Le avvisaglie (ep. 1006)

Le avvisaglie

DURATA MP3: 8 min. circa

 

Descrizione: benvenuti nell’episodio numero 1006 della rubrica due minuti con Italiano Semplicemente.

Ci occupiamo della differenza tra gli avvisi e le avvisaglie.

Proponiamo anche una serie di esercizi per testare il grado di comprensione di questo episodio.

Le frasi di ripasso degli episodi precedenti sono stati registrati da Marcelo – Argentina), Jennifer (UK), Danielle (Olanda) e Irina (California).

A partire dal numero 1001, gli episodi di questa rubrica sono solamente per i membri dell’associazione.

Saremo felici di avervi tra noi. Guardate tutti i vantaggi sulla pagina dell’associazione.

ENTRAADERISCI

 

avvisaglie di pioggia

L’aggettivo suscettibile (ep. 927)

L’aggettivo suscettibile (scarica audio)

Quello che state per leggere o ascoltare è l’episodio numero 927 della rubrica due minuti con Italiano Semplicemente.

Questo episodio non è particolarmente indicato per le persone che amano eccessivamente la grammatica, specie se particolarmente suscettibili.

Scherzi a parte (avete capito che scherzavo vero?), l’episodio è dedicato all’aggettivo suscettibile, che ha due significati.

Prima di tutto si utilizza per le persone. Infatti ci sono persone più suscettibili di altre. Cosa significa?

Una persona si dice suscettibile se dimostra un’eccessiva sensibilità verso un giudizio più o meno critico nei propri confronti. Una persona suscettibile è pertanto una persona permalosa, che si offende facilmente.

Quanto sei suscettibile! Non volevo affatto offenderti, perché mi tieni il muso?

E’ un aggettivo che si usa in particolare proprio per giustificarsi di fronte ad una persona che si mostra offesa, ma che non si ritiene aver offeso.

Ci sono molte situazioni diverse che possono far risentire o offendere una persona, anche se non c’era l’intenzione di offendere. Ad esempio, alcuni argomenti possono essere particolarmente delicati per alcune persone, come la religione, la politica o la salute mentale. Inoltre, alcune persone possono avere sensibilità diverse su determinati argomenti o possono essere più inclini a prenderla sul personale.

È importante ricordare che ogni persona ha la propria esperienza di vita che influenza la propria sensibilità e quindi la propria suscettibilità.

Questo è il primo significato del concetto di suscettibilità.

Un secondo significato è relativo alla possibilità di subire impressioni, influenze, modificazioni.

In pratica, quando qualcosa potrebbe cambiare. potrebbe subire una modifica, una variazione o una influenza da parte di altro o di qualcuno, possiamo usare l’aggettivo “suscettibile” e in questi casi si usa la preposizione “di”:

Dottore come sta mia madre?

Dottore: Non molto bene per ora, ma le sue condizioni sono suscettibili di miglioramento.

E’ dunque un modo alternativo per indicare un possibile cambiamento. Una modalità sicuramente meno informale, ma che tutti gli italiani comprendono senza difficoltà. Si usa maggiormente in contesti professionali, specie nella forma scritta.

Se qualcosa è suscettibile di cambiamenti o di modifiche (o termini analoghi, come “sviluppi”, “integrazioni”, “rifacimenti” allora parliamo di qualcosa di provvisorio, temporaneo. La preposizione “di” serve a indicare l’effetto (es: la modifica).

Vediamo altri esempi:

Il calendario degli eventi per la riunione dei membri dell’associazione è suscettibile di variazioni, a seconda delle condizioni metereologiche.

Quindi il calendario degli eventi, pur essendo già stabilito, potrebbe cambiare, potrebbe subire delle modifiche, potrebbe essere soggetto a cambiamenti/modifiche.

Se ricordate abbiamo già trattato “soggetto a” in uno dei primissimi episodi di questa rubrica.

Si può anche dire che il calendario è passibile di cambiamenti/modifiche. Ricordate anche l’episodio che abbiamo dedicato all’aggettivo passibile?

Dunque se qualcosa è suscettibile di modifiche allora è passibile di modifiche.

L’aggettivo passibile è sostituibile da suscettibile anche quando parliamo di possibile conseguenza (negativa) di un atto contrario alla legge.

Si può quindi dire, ad esempio, che “un comportamento è passibile di denuncia” e anche che “un comportamento è suscettibile di denuncia”.

Possiamo anche dire che “chi va troppo veloce con la macchina è passibile di multa” e anche che “è suscettibile di multa”.

Quando usiamo suscettibile però, oltre alla preposizione “di” possiamo usare anche “a” ma in questo caso indichiamo la possibile causa del cambiamento o di influenza. Non parliamo dell’effetto ma della causa.

Es:

La quotazione dell’Euro rispetto al dollaro è molto suscettibile alle questioni geo-politiche.

Quindi le questioni geo-politiche, come ad esempio un conflitto europeo, anche potenziale, ha la capacità di influenzare il cambio euro-dollaro.

Il livello dell’inflazione è sempre molto suscettibile alle fluttuazioni di prezzo del petrolio.

Facciamo un esempio più terra-terra:

La popolazione anziana è maggiormente suscettibile agli effetti delle ondate di caldo sulla salute.

Sei troppo suscettibile a qualsiasi visita improvvisa. Che sarà mai se ti viene a trovare qualcuno all’improvviso? Non è una bella sorpresa? Che vuoi che sia se hai la casa disordinata?

Ricapitolando, l’aggettivo suscettibile può essere utilizzato per indicare la sensibilità di una persona. In questo caso la suscettibilità è la sensibilità verso i giudizi negativi nei suoi confronti. Si usa però anche per indicare una possibile modifica futura.

Si tratta comunque, in entrambi i casi di un cambiamento che deriva da qualcosa di esterno. Se usiamo la preposizione “di” indichiamo l’effetto (es: suscettibile di variazione) mentre se usiamo “a” indichiamo la causa (es: suscettibile alle visite improvvise).

Adesso ripassiamo qualche episodio passato. La parola passa ai membri dell’associazione Italiano Semplicemente.

marcelo

Marcelo: Ciao amici, come state? Oggi non mi sento veramente molto in vena per fare un ripasso! Dopo un po’ però mi sono detto: coraggio Marcelo, fallo! Hai il fegato per farne uno (spero anche la stoffa) e allora eccomi qua, indugiando di fronte al computer e navigando per i meandri dei miei pensieri alla ricerca di un’idea che non arriva. Tanto vale provarci però. Per questo, almeno in teoria, sono sempre abbastanza propenso a farne uno, dal momento che so che questo arricchisce il mio apprendimento della lingua del sì! Fatevi sotto amici! Datemi manforte!

Ulrike: in quanto alla odierna richiesta di un ripasso, sono alquanto restia. Non c’è un argomento valevole per farne uno come Dio comanda e nessuno mi ha fornito un assist adeguato. Perciò, essendo anch’io sguarnita di idee e proposte propizie, non resta che tacere. Mi dispiace Marcelo, non sono in grado di tenderti la mano.

Edita: Non c’è di che dispiacersi Ulrike! Ce ne fossero di amici come te, sempre disposti a tendere la mano all’uopo .
Forse abbiamo potuto aprire una breccia nel cuore di un altro dei nostri amici con questo dialogo improvvisato e quindi capace che a questo punto si precipiti a trovare un vero argomento sul quale destare interesse. Tutt’al più sarà un’occasione per fare pratica e destreggiarsi. Alla fine resta sempre un ripasso. Buttalo via!

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Gli esercizi su questo episodio (con soluzione) sono disponibili per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente

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Il verbo rimanere

Il verbo rimanere (scarica audio)

Trascrizione

Vediamo insieme come usare il verbo “rimanere“. Sono sicuro che rimarrete stupiti almeno di uno di questi utilizzi.

Infatti, tutti voi che state imparando la lingua italiana e che vi trovate ad un livello intermedio sicuramente conoscerete il modo più comune di utilizzare il verbo rimanere.

E’ molto simile a “restare“.

Quanto mi rimane da studiare l’italiano prima di imparare tutto?

Quando mio figlio mangia, non rimane niente per gli altri!

In questi casi c’è qualcosa che manca, che rimane, che resta ancora da fare, da mangiare eccetera.

C’è anche però il senso opposto, quello della persistenza, di qualcosa che non cambia. C’è una sorta di immobilità:

Io rimango concentrato tutta la lezione

Si usa spessissimo anche con i luoghi: restare/rimanere in un luogo, trattenersi in un luogo, senza andar via, senza lasciarlo.

Si può rimanere a Roma, si può rimanere in vita, si può rimanere da soli, oppure rimanere con Giovanni, come state facendo ora.
Ho cercato di usare rimanere con le preposizioni normalmente più utilizzate.
Ci sono anche un sacco di espressioni e locuzioni che sono nel linguaggio comune:
  • rimanere a bocca aperta (per lo stupore, per la bellezza)
  • rimanere di stucco (per lo stupore)
  • rimanere di sasso (per lo stupore, per qualcosa di spiacevole accaduto)
  • rimanere a bocca asciutta (per essere rimasti senza niente, per non aver ottenuto nulla rispetto ad altri)
  • rimanere al verde o rimanere all’asciutto (rimanere senza soldi)
  • rimanere a piedi (non riuscire a rimediare un passaggio)
  • rimanere a secco (es, senza benzina)
  • rimanere con un palmo di naso (restare deluso, rimanere male nonostante le aspettative fossero alte)
Un altro utilizzo abbastanza comune è rimanere indietro, proprio come restare indietro.
Qui c’è il senso di non riuscire a recuperare, non riuscire ad avanzare, magari in una gara, rispetto ad altri. C’è il senso di mancato movimento anche qui, mancato recupero.
Con lo stesso senso si può anche rimanere avanti (quindi non perdere posizioni).

In senso figurato può significare essere arrivati in un punto in una determinata attività, in un discorso, ecc.,

es:
Riprendiamo il lavoro da dove eravamo rimasti ieri.
In senso simile abbiamo già visto il significato di “come rimaniamo?” che si usa ugualmente quando una attività si interrompe per essere ripresa successivamente.

Il senso di immobilità, di mancato movimento si usa dunque anche in senso figurato.

Infatti se è vero che si può rimanere indietro, o sdraiato o in piedi, si può anche rimanere in carica (es. come direttore) nel senso che non si perde una carica un ruolo e si rimane con quella carica.

Le espressioni idiomatiche viste prima sono un esempio di questo utilizzo.
L’utilizzo di cui vi accennavo prima, quello che molti di voi probabilmente non conoscete, è invece relativo ad un uso un po’ insolito del verbo rimanere. Si usa soprattutto in modo colloquiale, informale.
Se ad esempio vi trovate a Roma e chiedete un’informazione ad un italiano che incontrate per strada, perché non riuscite a trovare un luogo, come una chiesa, una via eccetera, potete dire:
Mi scusi, dove rimane il Colosseo?
In questo strano uso del verbo rimanere, significa stare, essere situato, essere posto, essere ubicato, trovarsi.
Quindi la domanda è equivalente a:
Mi scusi, dove si trova il Colosseo?
Oppure, quando si dà una informazione:
Casa mia rimane abbastanza vicina alla stazione
Il Colosseo rimane vicinissimo alla metropolitana linea B di Roma
Sempre parlando di localizzazione fisica, si può anche dire:
Casa tua mi rimane un po’ scomoda perché io abito dall’altra parte di Roma
Il senso della “localizzazione fisica” però non è l’unico, perché si può estendere l’uso di rimanere con un significato simile a risultare, finire per essere, finire per trovarsi in una certa situazione.
Sono rimasto a piedi
I peperoni mi rimangono un po’ indigesti
Vedete che in questo caso si nota ugualmente un senso legato ad un mancato movimento, una mancata progressione, al senso di stabilità, simile in qualche modo a “rimanere indietro” e simili. Come se questi peperoni non riuscissimo a digerirli al passare del tempo.
Questo senso si perde un po’ in frasi come “mi rimane scomodo“, “rimane lontano da casa mia” e somiglia in questi casi maggiormente a “risultare”, verbo che si usa prevalentemente per indicare la conseguenza di una azione o una chiara evidenza. In effetti si può tranquillamente dire:
Casa tua mi risulta scomoda
i peperoni mi risultano molto indigesti
Poi c’è un uso che abbiamo già incontrato nell’episodio n. 399: rimanerci o restarci male. Veramente abbiamo già incontrato anche l’espressione “ci sono rimasto“, senza aggiungere bene o male. In quel caso c’è ugualmente stupore.
Vabbè a questo punto non rimane che terminare l’episodio. Rimane da vedere se avete capito tutto!
Provate allora a rispondere alle domande su questo esercizio e verifichiamo subito. Non tutti però possono fare questi esercizi. Spero che non ci rimarrete male

Rimane il fatto comunque che potete sempre iscrivervi alla nostra associazione. In questo modo potrete fare tutti gli esercizi in tutti gli episodi e vedrete che rimarrete stupiti di quanti episodi a cui potete accedere e di quanto sia bello far parte della nostra associazione.

Cosa? Vi rimane scomodo venire in Italia per partecipare alle attività dell’associazione? Ma noi facciamo tutto online, anche se una volta l’anno almeno ci incontriamo in Italia per conoscerci meglio. Poi qualcuno ci rimane pure in Italia!

Vi aspetto!

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831 La chiave di volta

La chiave di volta (scarica)

Trascrizione

Il termine “volta” lo abbiamo incontrato almeno tre … volte nei passati episodi su italiano semplicemente. Scusate. Non mi è venuto immediatamente un sinonimo di volta…

Diciamo che è accaduto in due, tre o forse più… occasioni diverse (questa è una possibilità: occasione al posto di volta).

Abbiamo visto insieme “di volta in volta“, poi anche a mia voltae ancheuna volta per tutte“. Un’altra volta abbiamo anche parlato della frase partire “alla volta” di qualche città.

Poi però ci siamo occupati anche del verbo svoltare.

Ricorderete che in quella… circostanza (questo può essere un’altro modo per sostituire il termine volta) abbiamo parlato di un cambiamento improvviso che modifica lo stato dei fatti e che determina un cambio di direzione degli eventi.

Accade qualcosa di molto importante che ci fa “svoltare“, o che fa svoltare una situazione, sempre in senso positivo. Si tratta di un problema che finalmente si risolve o che si avvia alla soluzione.

La frase “abbiamo svoltato” somiglia molto anche a “siamo a cavallo. È sempre una bella notizia che preannuncia la soluzione di una situazione negativa.

I giovani usano spessissimo il verbo svoltare in questo senso.

Se vinco alla lotteria ho svoltato!

Ho conosciuto una persona che mi sta aiutando con la lingua italiana. Finalmente ho svoltato!

Un verbo, svoltare, che avremmo potuto usare anche in un altro episodio nel senso di cambiare direzione, analogamente a voltare, senza la lettera s iniziale. In senso proprio, in automobile ad esempio, ha lo stesso senso di girare, voltare, cambiare direzione (svoltare a destra, svoltare a sinistra).

Ebbene, “la chiave di volta”, che è l’espressione di oggi, si usa con un senso simile di svoltare, naturalmente parliamo dell’uso figurato, inteso come qualcosa di importante che determina un cambiamento delle cose.

La chiave fa sicuramente pensare all’apertura di una porta.

A dire il vero, adesso che mi è venuto in mente, anche nella frase “dare di volta il cervello” abbiamo un cambiamento importante. Anche questa espressione l’abbiamo già spiegata.

C’è sicuramente meno emotività nella “chiave di volta” . Questa è la prima cosa da dire.

Di primo acchito viene da pensare, come detto ad una chiave che apre una porta, come immagine di riferimento. In realtà la chiave di volta non è detto sia la soluzione del problema, non è esattamente la cosa che ci fa svoltare, che ci risolve una situazione in senso positivo.

Si tratta spesso dell’aspetto fondamentale di una questione, da cui può scaturire il cambiamento, che tra l’altro non è detto sia in senso positivo.

Potrei dire ad esempio che in tema di sicurezza e di controlli sugli aerei, la chiave di volta è stata l’11 settembre, il giorno dell’attentato alle torri gemelle.

Si tratta in questo caso anche solamente di un semplice cambiamento. Spessissimo comunque parliamo di problemi, e la chiave di volta è l’elemento che contiene ciò che serve a sbloccare la situazione in senso positivo, oppure la soluzione stessa.

Vediamo qualche esempio:

Come fare a risolvere il problema dell’inquinamento? La chiave di volta è sicuramente l’educazione ambientale.

La chiave di volta è…

Un’espressione che si usa quasi sempre in questo modo: per indicare l’elemento fondamentale per risolvere il problema.

Come mai la squadra della Roma non riesce più a vincere? L’allenatore dice che la chiave di volta per cambiare le cose è il centrocampo.

Quindi secondo l’allenatore bisogna cambiare qualcosa nel centrocampo, cioè nei giocatori che giocano nella parte centrale del campo, i cosiddetti “Centrocampisti”.

La chiave di volta, affermano invece gli esperti, può essere il tipo di allenamento dei calciatori. È quello che bisogna cambiare.

Un altro esempio:

Come fare per diminuire il numero altissimo degli incidenti sul lavoro in Italia?

La chiave di volta non sono le regole, ma i controlli e una adeguata formazione.

Un’espressione per niente usata dai giovani questa, ma molto professionale e adatta quindi a essere utilizzata al lavoro. Anche i giornalisti la usano abbastanza spesso.

Non vi ho detto però che la chiave di volta ha anche a che fare con l’architettura.

È qui infatti che si spiega il senso che abbiamo spiegato oggi di questa espressione.

La chiave di volta infatti è una pietra posta al vertice di un arco o di una volta.

La chiave di volta quindi ha una funzione strutturale, dà stabilità e si trova al centro dell’arco, al centro della volta.

In senso figurato quindi rappresenta l’elemento centrale, l’lemento portante di qualcosa.

Oggi, considerando che abbiamo rispolverato molti episodi passati, facciamo un brevissimo ripasso degli episodi precedenti (questa è sicuramente la chiave di volta per la memorizzazione).

Ulrike: Abbozzare un ripasso? Io non mi sento chiamata in causa. L’ultima volta, come sapete, me ne sono uscita con un vero e proprio obbrobrio, che il presidente ha bocciato senza remore. Un fallimento bell’e buono. Allora mi tengo alla larga dal farne un altro.

Hartmut: Può bastare così, perché l’episodio è bello lungo

– – –

Per i membri dell’associazione ricordo che gli esercizi su questo episodio si trovano nella cartella di Google drive.

Esercizi

10 domande per mettervi alla prova sull’episodio. Seguono le risposte.
Disponibili ai membri dell’associazione Italiano Semplicemente.

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638 A questa parte

610 In divenire, in fieri

In divenire, in fieri

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Trascrizione

In divenire, in fieri

Giovanni: una locuzione latina interessante e abbastanza utilizzata nell’Italiano moderno è “in fieri“.

Si può usare ogni volta che si parla di un avvenimento, un fatto, che ha già avuto un inizio, cioè è già iniziato ma che non è del tutto completato, è ancora in corso. Le cose cambiano continuamente e non si capisce bene come andrà a finire. Ho appena usato la locuzione “in corso” che però è diversa poiché indica semplicemente che qualcosa è in fase di svolgimento, che non è ancora terminata, come una riunione in corso o dei lavori in corso. Ma qui oggi parliamo soprattutto di cambiamento e non di semplice svolgimento.

Soprattutto c’è il senso di qualcosa destinato a rimanere a lungo incompiuto. Potrebbe anche trattarsi di qualcosa ancora in fase di ideazione o di progettazione.

Qualcosa di incompiuto non è portato a termine, è incompleto: un romanzo incompiuto, un lavoro incompiuto, un’opera rimasta incompiuta.

Molto spesso si dice “ancora in fieri“. Quando aggiungiamo “ancora” è molto probabile che si sta parlando di qualcosa di incompiuto.

Ad ogni modo non ci sono certezze sull’evoluzione di una situazione che si definisce in fieri.

Esiste anche “in divenire” che è la traduzione letterale, ugualmente molto usata.

Perché usare “in”?

Questa preposizione si usa spesso per indicare uno stato di fatto, il punto in cui ci troviamo, per fotografare una situazione:

Sono in Italia

Sono in mutande

Sono in lacrime

Stiamo in una brutta situazione

Sono in vacanza

Il verbo divenire invece è un sinonimo di diventare, ma la cosa curiosa è che il verbo divenire esprime anche un concetto filosofico (oggi parliamo anche di filosofia!) perché questo cambiamento che esprime viene inteso in senso opposto al concetto espresso dal verbo “essere“.

Infatti quando qualcosa “è”, in pratica esprimiamo una situazione stabile, immutabile per sempre:

Sofia è bella

Noi siamo una squadra

Siamo tutti d’accordo

Sei molto simpatico

Eccetera

Sembra qualcosa di immutabile. Ma quando usiamo il verbo essere. Il contrario avviene quando qualcosa è in divenire.

Filosofia a parte, vediamo qualche esempio di utilizzo di in fieri e in divenire:

La situazione in Italia riguardo alla diffusione del virus è in divenire, perché c’è sempre il pericolo che in qualche regione ci sia un’impennata improvvisa dei contagiati.

Nel corso della riunione sono stati presentati 10 progetti, di cui 5 già realizzati 3 sono in fieri e 2 sono per ora solamente un’idea.

Il mio libro autobiografico è eternamente in divenire. Non riuscirò mai a terminarlo. Forse finirà automaticamente alla mia morte!

Si sta pensando a dove svolgere la prossima riunione dei membri. Mi stanno arrivando diverse proposte ed è ancora tutto in fieri.

Quanti cittadini afgani arriveranno dopo le attuali vicende politiche? La cifra delle persone che dovrebbero arrivare è in divenire.

Ripassiamo adesso:

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente

Marcelo: Ragazzi da 2 giorni al nostro amico NON GLI GIRA per niente bene. La sua attuale fidanzata l’ha avvistato con una sua ex, la quale non fa esattamente parte DELLA ROMA Bene, a dirla con leggerezza..

Marta (voce da uomo): adocchiatolo con lei, la attuale fidanzata SE L’E’ AVUTA A MALE a dir poco. Anzi è proprio uscita dai gangheri e voi direte che NE AVEVA BEN DONDE. La successiva sgridata della fidanzata lui ce l’ha raccontata per filo e per segno.

Irina “Ma da quant’è che ti vedi con QUESTA? CHE Classe che hai! Se sei un traditore sai cosa faccio? LA PRENDO CON FILOSOFIA. TANTO mi fai un favore che non ho tempo da sprecare con i donnaioli. Sai una cosa? lo lo sapevo che sarei dovuta STARE ALLA LARGA da uno come te. infatti me l’hanno detto in tante.

Albéric: In realtà sapevamo tutti, almeno noi amici, che la sua ex lui la frequentava, sebbene a sprazzi, ma da un pezzo. Ma non ci siamo mai presi la briga di fare domande o intrometterci in nessun modo. Questo significa che non siamo neanche noi persone PER BENE? Attendiamo lumi.

Sofie: vi risparmiamo la PAPPARDELLA ma in breve sì. Siete delle merde.

483 Prendere piede

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E’ il terzo episodio dedicato al verbo prendere. Ci state prendendo gusto spero. Spero cioè che vi stia iniziando a piacere.

Oggi però è il turno di “prendere piede“.

Prendere piede è una locuzione simile a “prendere corpo“, e “prendere forma“. Ancora una volta prendere esprime cambiamento, mutazione, trasformazione in qualcosa; stavolta, in particolare, c’è qualcosa che si sta affermando.

Ad affermarsi può essere un’abitudine, una moda, una usanza, un modo di fare. La cosa che conta è che la questione riguarda le persone, cioè il numero di persone che fanno qualcosa. Quando prende piede una moda ad esempio, questa moda, questo modo di vestirsi ad esempio, si diffonde, quindi si afferma in modo consistente. Molte persone in iniziano a vestirsi in un certo modo e la cosa inizia a diffondersi. C’è questo fenomeno in aumento che riguarda molte persone.

Si può usare anche il verbo “attecchire“. Per ricordarlo pensate ad “attaccare”, ma non pensate ad attaccare nel senso della guerra (attaccare il nemico) ma nel senso di contagiare, come quando si dice che una persona attacca l’influenza ad un’altra persona, cioè la passa ad un’altra persona. Oppure nel senso di attaccare come la colla, che serve per attaccare due oggetti o due superfici.

Attecchire è abbastanza simile e in senso proprio è tipico delle piante. Si mette una pianta nel terreno  e si vede cosa succede nel tempo. Se la pianta attecchisce, mette le radici e tutto è andato bene: la pianta è sopravvissuta e sta crescendo. Si potrebbe dire che “ha funzionato”, nel senso che siamo riusciti a far attecchire la pianta al terreno. Vedete come attecchire è simile a attaccare. In effetti la pianta con le radici si è attaccata al terreno   D’altronde esiste anche il piede di insalata e il piede di lattuga, che è un modo comune di chiamare una singola pianta, un singolo cespo di insalata.

In senso figurato attecchire si può usare al posto di diffondersi, affermarsi, prendere piede

Avete notato che ogni tanto la moda anni settanta sembra prendere piede nuovamente?

Anche una moda che prende piede sicuramente possiamo dire che “funziona”. Ha attecchito tra la gente. Inizia ad emergere, a diffondersi, a farsi strada.

Dicevo che prendere piede si utilizza anche per le abitudini se si parla di più persone, e più in generale qualunque cosa possa diffondersi ed affermarsi.

Tra gli italiani sta prendendo piede l’abitudine di mettersi la mascherina prima di uscire di casa!

 La variante inglese del Covid sta prendendo piede anche in Italia.

Whatsapp ha preso piede già da qualche anno in tutto il mondo.

Si usa in realtà anche con le ipotesi, a volte impropriamente, proprio come “prendere corpo“. Es:

Sta prendendo piede l’ipotesi di un allungamento del calendario scolastico, per consentire agli studenti di recuperare il tempo perduto a causa del Covid.

Dipende dal senso che si vuole dare alla frase. In questo caso ad esempio potrei voler dire che questa ipotesi di allungare le lezioni per un periodo di tempo aggiuntivo sta prendendo piede nel senso che inizia a trovare un sacco di persone che sarebbero d’accordo con questa idea.

Vedete come col verbo prendere c’è una certa flessibilità nell’utilizzo.

Irina: Sono di un avviso particolare sull’apprendimento della lingua italiana: Mi butto a pesce su ogni episodio per approfondire il mio vocabolario. Non lascio nulla d’intentato pur di migliorare il mio livello.
Devo ammettere  che a volte mi cascano le braccia, perché sembra che il mio cervello somigli a un colino.
Non mi capacito di come ogni due per tre dimentichi delle parole. Forse questo accade perché parlare mi procura batticuore, ho una fifa blu di sbagliare. 
Peraltro va aggiunto che sbaglio un sacco. Ogni volta, parlando a tu per tu con qualcuno, sono lì lì per mollare tutto.
Ciò non toglie che io abbia intenzione di continuare, purché vedrò un miglioramento significativo. A ben pensare, l’amore per la lingua italiana mi far andare avanti di buona lena.
Non so cos’altro dire, se non che tentar non nuoce.
Infatti, nonostante i problemi di cui vi ho parlato,  tanto non me la sento di arrendermi.
Do fondo a tutta la mie energie, perché mi sono prefissa di migliorare. A questo punto non mi va di piantar baracca e burattini.
Finora ho visto i sorci verdi con la grammatica, ma d’ora in poi cambio registro con Italiano Semplicemente. Questo sito è una fucina di idee e un pozzo d’ispirazione.

482 Prendere forma

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Prendere forma è una locuzione simile a prendere corpo, che abbiamo visto nell’ultimo episodio. Può capitare anche che vengano usate una al posto dell’altra, ma in realtà c’è una differenza. La cosa in comune è che il verbo prendere indica sempre una trasformazione, un cambiamento. La differenza è che prendere forma non si usa, o meglio non dovrebbe usarsi per le ipotesi che si concretizzano, ma si usa per indicare che le caratteristiche di qualcosa iniziano a delinearsi, iniziano a definirsi. Questa cosa inizia ad assumere delle caratteristiche precise.

Es: guarda mia figlia, adesso ha 14 anni. Fino allo scorso anno era ancora una bambina. Adesso la donna inizia a prendere forma.

Questo è un esempio in cui mi riferisco alla forma fisica, la forma intesa in senso materiale. La ragazza inizia ad assumere le forme femminili, di una donna, e non più di una bambina. In senso immateriale invece:

Il progetto inizia a prendere forma.

Parliamo di un progetto qualsiasi, le cui caratteristiche iniziano ad essere evidenti.

Questo giorni in Italia sta prendendo forma il piano vaccinale contro il Covid.

Infatti ci sarà presto una comunicazione da parte del governo in cui si spiegheranno tutte le caratteristiche del piano: chi sarà vaccinato, dove, quando, dove prenotare la vaccinazione, chi sarà abilitato a farlo eccetera. Qualunque cosa allora può prendere forma nel momento in cui iniziamo a vedere dei cambiamenti che rendono questa cosa più chiara, con caratteristiche precise, che fino ad ora non erano emerse. Ancora una volta non dobbiamo mettere l’articolo, come in “farsi strada” e “prendere corpo” , perché è una locuzione con un significato preciso. Se lo facciamo ci riferiamo a una forma precisa e dobbiamo indicare questa forma.

La ragazza sta assumendo la forma di una donna. Il progetto inizia a prendere la forma di ciò che avevamo in mente.

Adesso ripassiamo: Mariana: va detto che comporre delle frasi per ripassare gli episodi precedenti non è facile, ma ci consente di metterci alla prova. Ulrike: le prime volte che si prova a farlo è facile che fiocchino gli errori. Wilde: che vuoi, da che mondo è mondo una lingua non si impara in un giorno!

345 – Dacché

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Trascrizione

Giuseppina: l’episodio di oggi è sul termine dacché, un’unica parola che si scrive con due c, l’acca e una e accentata. Dacché si può scrivere anche con due parole staccate “da che”, ma si sa come è fatta la lingua italiana e spesso due parole diventano una sola. E c’è sempre un motivo per questo. Infatti dacché si usa in particolari circostanze e spesso ha lo stesso significato di poiché, dato che, dal momento che, siccome. Es: dacché Giovanni desidera una mela, gliela darò.

Si sta quindi dicendo il motivo per cui si compie un’azione. Dacché esiste anche questo termine occorre spiegarlo anche ai non madrelingua. Esempi di questo tipo se ne possono fare a bizzeffe. C’è anche un uso di dacché che ha a che fare col tempo: Dacché sei andato via, non ci divertiamo più. Significa semplicemente “da quando”. La preposizione “da” si usa però spesso per indicare un cambiamento: Da qui a li Da oggi a domani Da quando non ci sei tutto è cambiato. E infatti dacché ha anche un altro utilizzo, proprio quando i sono dei cambiamenti rilevanti che ci colpiscono. Si usa per indicare la situazione precedente al cambiamento:

Cosa? Ora ami i gatti? Dacché dicevi che li odiavi, adesso li ami?

In questo modo voglio evidenziare questo cambiamento: prima la situazione era diversa da adesso.

Dacché sembrava dovessi morire dalla stanchezza, adesso vuoi andare a ballare?

È un modo abbastanza veloce di evidenziare un qualcosa che stupisce. Potete usarlo senza problemi nelle modalità che vi ho descritto. Certo, non lo usano tutti gli italiani, ma tutti lo capiscono. Lo usano spesso i giornalisti. Giovanni: ed ora un po’ di ripasso. Scusate se parlo poco ma mi trovo in vacanza in montagna

Anthony: Vedendoti là in montagna MI HA COLTO DAVVERO SUL VIVO. Anzi MI HA COLTO ALLA SPROVVISTA. Eri a Roma e poi come niente fosse sei DI PUNTO IN BIANCO in vetta al Monte Bianco!
E per altro NON TI DICO quanto mi mancano le montagne del nord italia. Se mi invitassi ti raggiungerei in montagna SPESSO E VOLENTIERI ogni estate ma ai tempi del Covid, stando fuori dell’europa, Mi dovrei addirittura SCERVELLARE per trovare il modo di unirmi a voi. E se io ci riuscissi potreste RIVENDICARE il diritto di farmi SOTTOSTARE ad una quarantena di 14 giorni. Naturalmente SAREI DI DIVERSO AVVISO ma avreste comunque ragione voi. Per non FARLA TROPPO LUNGA adesso TAGLIO Corto! Intanto vi auguro buon proseguimento delle vacanze e fate attenzione sulla via del rientro a Roma, MI RACCOMANDO.