Il verbo rimanere

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Trascrizione

Vediamo insieme come usare il verbo “rimanere“. Sono sicuro che rimarrete stupiti almeno di uno di questi utilizzi.

Infatti, tutti voi che state imparando la lingua italiana e che vi trovate ad un livello intermedio sicuramente conoscerete il modo più comune di utilizzare il verbo rimanere.

E’ molto simile a “restare“.

Quanto mi rimane da studiare l’italiano prima di imparare tutto?

Quando mio figlio mangia, non rimane niente per gli altri!

In questi casi c’è qualcosa che manca, che rimane, che resta ancora da fare, da mangiare eccetera.

C’è anche però il senso opposto, quello della persistenza, di qualcosa che non cambia. C’è una sorta di immobilità:

Io rimango concentrato tutta la lezione

Si usa spessissimo anche con i luoghi: restare/rimanere in un luogo, trattenersi in un luogo, senza andar via, senza lasciarlo.

Si può rimanere a Roma, si può rimanere in vita, si può rimanere da soli, oppure rimanere con Giovanni, come state facendo ora.
Ho cercato di usare rimanere con le preposizioni normalmente più utilizzate.
Ci sono anche un sacco di espressioni e locuzioni che sono nel linguaggio comune:
  • rimanere a bocca aperta (per lo stupore, per la bellezza)
  • rimanere di stucco (per lo stupore)
  • rimanere di sasso (per lo stupore, per qualcosa di spiacevole accaduto)
  • rimanere a bocca asciutta (per essere rimasti senza niente, per non aver ottenuto nulla rispetto ad altri)
  • rimanere al verde o rimanere all’asciutto (rimanere senza soldi)
  • rimanere a piedi (non riuscire a rimediare un passaggio)
  • rimanere a secco (es, senza benzina)
  • rimanere con un palmo di naso (restare deluso, rimanere male nonostante le aspettative fossero alte)
Un altro utilizzo abbastanza comune è rimanere indietro, proprio come restare indietro.
Qui c’è il senso di non riuscire a recuperare, non riuscire ad avanzare, magari in una gara, rispetto ad altri. C’è il senso di mancato movimento anche qui, mancato recupero.
Con lo stesso senso si può anche rimanere avanti (quindi non perdere posizioni).

In senso figurato può significare essere arrivati in un punto in una determinata attività, in un discorso, ecc.,

es:
Riprendiamo il lavoro da dove eravamo rimasti ieri.
In senso simile abbiamo già visto il significato di “come rimaniamo?” che si usa ugualmente quando una attività si interrompe per essere ripresa successivamente.

Il senso di immobilità, di mancato movimento si usa dunque anche in senso figurato.

Infatti se è vero che si può rimanere indietro, o sdraiato o in piedi, si può anche rimanere in carica (es. come direttore) nel senso che non si perde una carica un ruolo e si rimane con quella carica.

Le espressioni idiomatiche viste prima sono un esempio di questo utilizzo.
L’utilizzo di cui vi accennavo prima, quello che molti di voi probabilmente non conoscete, è invece relativo ad un uso un po’ insolito del verbo rimanere. Si usa soprattutto in modo colloquiale, informale.
Se ad esempio vi trovate a Roma e chiedete un’informazione ad un italiano che incontrate per strada, perché non riuscite a trovare un luogo, come una chiesa, una via eccetera, potete dire:
Mi scusi, dove rimane il Colosseo?
In questo strano uso del verbo rimanere, significa stare, essere situato, essere posto, essere ubicato, trovarsi.
Quindi la domanda è equivalente a:
Mi scusi, dove si trova il Colosseo?
Oppure, quando si dà una informazione:
Casa mia rimane abbastanza vicina alla stazione
Il Colosseo rimane vicinissimo alla metropolitana linea B di Roma
Sempre parlando di localizzazione fisica, si può anche dire:
Casa tua mi rimane un po’ scomoda perché io abito dall’altra parte di Roma
Il senso della “localizzazione fisica” però non è l’unico, perché si può estendere l’uso di rimanere con un significato simile a risultare, finire per essere, finire per trovarsi in una certa situazione.
Sono rimasto a piedi
I peperoni mi rimangono un po’ indigesti
Vedete che in questo caso si nota ugualmente un senso legato ad un mancato movimento, una mancata progressione, al senso di stabilità, simile in qualche modo a “rimanere indietro” e simili. Come se questi peperoni non riuscissimo a digerirli al passare del tempo.
Questo senso si perde un po’ in frasi come “mi rimane scomodo“, “rimane lontano da casa mia” e somiglia in questi casi maggiormente a “risultare”, verbo che si usa prevalentemente per indicare la conseguenza di una azione o una chiara evidenza. In effetti si può tranquillamente dire:
Casa tua mi risulta scomoda
i peperoni mi risultano molto indigesti
Poi c’è un uso che abbiamo già incontrato nell’episodio n. 399: rimanerci o restarci male. Veramente abbiamo già incontrato anche l’espressione “ci sono rimasto“, senza aggiungere bene o male. In quel caso c’è ugualmente stupore.
Vabbè a questo punto non rimane che terminare l’episodio. Rimane da vedere se avete capito tutto!
Provate allora a rispondere alle domande su questo esercizio e verifichiamo subito. Non tutti però possono fare questi esercizi. Spero che non ci rimarrete male

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Vi aspetto!

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399 Rimanerci e restarci male

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Restarci male, rimanerci male

Trascrizione

Ciao ragazzi, benvenuti in questo episodio n. 399 della rubrica “2 minuti con Italiano Semplicemente”, ma se anche questa volta l’episodio sarà un po’ più lungo spero non ci restiate male.

E l’argomento del giorno è proprio questo: rimanerci male o restarci male.

La questione ha a che fare con le emozioni e in particolare con le offese.

Cos’è un’offesa? Un’offesa è un comportamento lesivo della dignità, integrità o autorità altrui. Questa è la definizione di offesa. Se una persona ti dice che sei uno stupido ti ha offeso, ti ha recato un’offesa. Si usa il verbo “recare” con le offese; le offese si recano, o al limite si fanno.

Comunque rimanerci male e restarci male non è la stessa cosa di un’offesa, perché un’offesa è qualcosa che ci colpisce direttamente, mentre quando si rimane male o quando si resta male, questo può avvenire anche se non c’è qualcosa che ci colpisce direttamente come un’offesa anzi, la maggioranza delle volte non è così: parliamo invece solo di una nostra sensazione, di un’emozione che può essere la conseguenza di un fatto accaduto o anche di qualcosa detto da una persona, ma questo qualcosa non deve essere per forza un’insulto o un’offesa.

Vediamo qualche esempio:

Le elezioni americane sono terminate ma sono rimasto male dal risultato finale.

Questo è sicuramente un modo colloquiale di esprimersi, ma riflette un sentimento, una sensazione immediata: non sono contento di come sia andata, non sono contento del risultato, potrei dire, non mi piace come siano andate le cose, ma non posso dire che mi sono offeso o che il risultato dell’elezione mi offende. Sto solamente esprimendo una mia reazione emotiva.

Quando hai detto che forse non potevi venire a cena con noi ci siamo tutti rimasti male.

Si può anche dire che “ci siamo restati male“, quindi rimanere e restare si usano in modo analogo. In quest’ultimo esempio le persone che avrebbero cenato con te (io compreso) non hanno preso bene la notizia che tu non saresti venuto a cena: ci siamo rimasti male o ci siamo restati male.

La particella “ci” solitamente si mette, ma a volte si omette. In generale non è obbligatoria, ma normalmente si mette.

Non mi hai salutato e ci sono rimasto male.

Non mi hai salutato e sono rimasto male.

Poi questo “ci” si può anche attaccare al verbo:

Non ci devi restare male se non ti saluto

Non devi restarci male se non ti saluto

Non devi rimanerci male…

Non ci devi rimanere male…

Si può in teoria anche dire:

Non ti devi offendere se non ti saluto

E

Mi sono offeso perché…

Ma l’offesa è molto legata alla volontà di offendere. Ci si offende quando c’è la volontà, altrimenti ha più senso usare rimanerci o restarci male.

Poi c’è da dire che solo una persona può rimanerci male per qualcosa di accaduto o detto, mentre l’offesa può riguardare anche altri soggetti:

Questo quadro è un’offesa alla decenza.

Evidentemente si ritiene che il quadro sia indecente, cioè brutto, senza gusto, quindi offende la decenza. La decenza non può rimanerci male.

Una violenza è un’offesa alla dignità umana.

Anche la dignità umana non può rimanerci male. Si può però offendere, nel senso di colpire, oltraggiare. In questo senso. Offendere ha anche questo utilizzo.

Invece restarci male e rimanerci male è una cosa che riguarda le persone, che confrontano ciò che si aspettavano con la realtà. E se questo confronto vede la realtà molto peggiore rispetto alle aspettative, allora ci rimangono male.

Ma perché usare rimanere e restare? Perché questi due verbi? Questi sono verbi che indicano una mancanza di movimento. Ad esempio:

Rimango a casa

Resto a casa

Voglio dire che non mi muovo da casa. Non vado da nessuna parte.

Allora si usa questa immagine perché i due verbi indicano una nostra reazione che si manifesta con una mancanza di movimento: restare e rimanere indicano questo in fondo: “non muoversi”. È il contrario di un’esultanza.

Ci sono molte espressioni simili che indicano qualcosa di simile quando c’è una reazione di quel tipo:

Restare di sasso (i sassi non si muovono)

Restare di stucco (lo stucco serve ad fissare, quindi è simile alla colla, che serve ad incollare quindi ad impedire il movimento)

Rimanere di stucco/ di sasso

Rimanere scioccato (indica l’incapacità di andare avanti con una vita normale, anche qui c’è un arresto di movimento)

Rimanere pietrificato (le pietre sono come i sassi).

Queste espressioni sono comunque più adatte ad evidenziare una forte sorpresa e non necessariamente un dispiacere.

Infine rimanerci male e restarci male si usano sempre in situazioni non troppo gravi in termini di conseguenze. È sempre una condizione temporanea che passa dopo poco tempo. Niente di troppo grave.

Si può rimanere male per un brutto voto preso a scuola, per non essere invitati ad una festa, per un atteggiamento poco cortese verso di me o anche per qualcosa che non ci aspettavamo e che ci provoca una delusione. Anche una sconfitta sportiva ci può far rimanere male.

Non posso dire lo stesso per la morte di una persona cara, per lo scoppio di una guerra o se sono stato mollato dalla mia fidanzata o da mia moglie. Il quei casi il sentimento che si prova è ben peggiore.

Adesso ripassiamo:

Hartmut:
Amici, facciamo un ripasso in gruppo che verte sui ripassi, o meglio sul metodo da usare per abbozzarne uno.

Lia:
Ma va, vuoi che non lo sappiamo già?
E poi gli ascoltatori della rubrica se ne fregano del metodo, vogliono vedere rispolverate le espressioni passate e basta.

Ulrike:
Hartmut, hai proprio ragione. Gianni è evidentemente insofferente a fare i ripassi da solo e nel gruppo vi sono ancora troppo pochi membri che raccolgono la provocazione per dargli manforte con un bel ripasso.

Flora: 
Giusto, ragion per cui dobbiamo essere d’ausilio a coloro che ancora non osano farsi vivi con un ripasso.

Komi:
Bando alle ciance! Vi sono alcuni membri che scalpitano in attesa di qualche suggerimento. Mettiamoci all’opera. Ci ritroviamo nel gruppo WhatsApp dell’associazione per condividere le nostre esperienze.