817 Che vuoi che…

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Che vuoi che…

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Trascrizione

Giovanni: che volete che vi spieghi oggi?

Forse potrei fare qualche esempio su come una brevissima pausa o il tono sia a volte importante per capire il senso di una frase.

Oppure potrei mettervi alla prova su come distinguere una vera domanda da una domanda retorica.

Potremmo fare entrambe le cose allora.

Ricordate l’episodio sulle domande retoriche, spero.

Una domanda retorica non è una vera domanda, anche se può sembrare una domanda.

Che volete che vi spieghi oggi?

Questa è una vera domanda.

Che vuoi che ne sappia io?

Questa è una domanda retorica.

Come distinguere? Questo è un dubbio che potrebbe nascere sempre quando c’è “che vuoi che” seguito da qualcos’altro.

Vediamo allora cosa può essere questo qualcos’altro:

Che vuoi che sia?

Questa è un’altra domanda retorica.

Questo genere di domanda, col verbo essere al congiuntivo, si usa per sminuire qualcosa, per sdrammatizzare, per dare meno importanza a qualcosa.

Es: un ragazzo è triste e spiega il motivo a un suo amico:

Maria mi ha lasciato. È una tragedia!

Risposta dell’amico:

ma che vuoi che sia? Alla nostra età più esperienze si hanno, meglio è.

È come dire: non è niente di grave, niente di così importante.

Esiste anche la forma al plurale “che vuoi che siano”.

Es:

Dovrò fare cinque esami quest’anno all’università.

Risposta: che vuoi che siano cinque esami in un anno?

Cioè: non sono tanti cinque esami.

Andiamo avanti:

Che vuoi, che non lo sappia?

Questa è un’altra domanda retorica. Significa: certo che lo so, è una cosa ovvia, lo trovi strano che io ne sia a conoscenza?

Avrete notato che in questo caso c’è una piccola pausa dopo “vuoi”.

La frase è equivalente a:

vuoi che non lo sappia?

Abbiamo già visto questo “vuoi che non“, e mettere un secondo “che” all’inizio serve solo a dare maggiore enfasi alla frase. Questo si può fare sempre.

Andiamo avanti:

Che vuoi che ti dica…

Questa può essere una vera domanda ma generalmente non lo è. È un’altra domanda retorica.

Questa frase si utilizza nel linguaggio colloquiale quando non si ha una chiara idea di qualcosa. Solitamente si tratta di cercare una ragione che ci spieghi qualcosa ma non ne abbiamo proprio idea e proviamo spesso a dare comunque una risposta.

Es.

Sai perché Giovanni ha deciso di diventare un prete?

Risposta: che vuoi che ti dica, sarà perché ha parlato con Dio, o forse perché ha avuto una crisi mistica.

Che è un po’ come dire: non saprei proprio cosa dirti, non lo so. Non so come rispondere, ma provo a ragionare e provo a dare una risposta.

Non è come dire: che vuoi che ci mangiamo oggi?

Questa è una vera domanda ma può diventare retorica se il frigo è vuoto.

che vuoi che ci mangiamo oggi che il frigo è vuoto?

Come distinguere? L’uso del congiuntivo può spiegare qualcosa? In realtà è vero che la frase “che vuoi che ti dica” è sempre usata in modo retorico e esprime sempre una forma di incertezza, di dubbio e di ricerca di una risposta. Spesso è preceduta da un “mah”:

Mah, che vuoi che ti dica?

A volte denota scoraggiamento, delusione:

Come va tuo figlio all’università?

Mah, che vuoi che ti dica, ha fatto un esame in due anni, speriamo riesca a sbloccarsi.

Dipende spesso anche dal verbo che si usa.

Che vuoi che faccia?

Questa in genere è una vera domanda. Spesso provocatoria, ma pur sempre una domanda.

Es:

Perché nei tuoi episodi fai tanti esempi?

Risposta: che vuoi che faccia, un episodio senza esempi? Non è possibile!

Vediamo adesso:

Che vuoi che ne sappia…

Un’altra domanda retorica.

In questo modo si esprime un convincimento mostrando un po’ di fastidio.

Chiedi a Giovanni come si usa il congiuntivo.

Risposta: ma che vuoi che ne sappia Giovanni di grammatica, che lui non la sopporta?

In queste frasi, col verbo sapere ma anche con altri verbi, c’è sempre una seconda parte della frase che inizia con “che”, come nel caso appena visto.

Altro esempio:

Che vuoi che ti racconti della vacanza, che l’ho passata interamente in quarantena per via del covid?

La seconda parte della frase serve a giustificare la prima, serve a spiegare il motivo.

“Che vuoi che” è equivalente a “cosa vuoi che”, e se sono molto arrabbiato possiamo anche aggiungere una parolina intermedia:

Che cavolo vuoi che abbia scritto sul compito, che non avevo studiato per niente?

Cosa cacchio vuoi che ci siamo detti io e Cathy, che lei non parla una parola di italiano?

Cosa diamine vuoi che ne capisca io di lingua latina, che non me l’ha mai insegnata nessuno?

C’è sempre un tono abbastanza irritato, perentorio, deciso.

Lo stesso concetto può avvenire comunque anche senza necessariamente contenere “che vuoi che”, ma il verbo volere non manca quasi mai.

Solo per farvi un esempio:

Ti aiuto io a recuperare matematica a scuola:

Risposta possibile:

Cosa vuoi aiutarmi tu, che non hai mai preso una sufficienza in matematica?

Abbiamo visto le forme più utilizzate: che vuoi che sia, che vuoi che ne sappia, che vuoi che ti dica, ma “che vuoi che” può essere seguito in realtà da tutti i verbi al congiuntivo, spesso con un tono scocciato, infastidito per qualcosa che si ritiene ovvio.

Es:

Mi dici perché 10 anni fa non mi hai fatto il regalo di compleanno?

Risposta:

ma cosa vuoi che mi ricordi di 10 fa che a malapena ricordo cosa ho mangiato oggi!

Oppure, se mia moglie mi dice: stai male? Sei un po’ troppo silenzioso oggi.

Mia risposta:

ma niente, che vuoi che abbia? Sono solo un po’ stanco.

Tanto per concludere l’episodio, se si parla con più persone si può anche dire “che volete che…“. Questo vale per tutti gli verbi.

Adesso ripassiamo qualche episodio passato dalle voci dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente.

Poi, tutti voi membri potrete verificare quanto avrete appreso di questo episodio rispondendo a 10 domande. Lo scorso episodio almeno un paio di domande hanno creato qualche difficoltà anche ai più bravi.

Chi volesse mettersi alla prova in questo e in altri futuri episodi invii la richiesta alla pagina di iscrizione all’associazione italianosemplicemente.com/chi-siamo

Ulrike: quale regione italiana vorreste visitare? A me piace il vino, ragion per cui vanno bene tutte. Dovendo scegliere però direi Toscana, che è più congeniale ai gusti di mio marito in fatto di cultura.

Marcelo: io meglio che sto alla larga dai vini. Il medico dice che potrebbe pregiudicare la mia salute.

Peggy: io non sono al corrente di quale siano i vini italiani più buoni, ma a detta di molti, si casca sempre bene.