La volta buona, la buona volta (ep. 954)

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Giuseppina: Non è la prima volta che ci occupiamo di una locuzione che contiene la parola “volta”. Abbiamo anche visto, in un episodio, quando mettere l’aggettivo prima e quando dopo il sostantivo. Ma stavolta il discorso è diverso.

Stavolta però vediamo la differenza tra la “volta buona” e la “buona volta”.

Non è la stessa cosa? – Direte voi – no, rispondo io. Sono simili ma non si possono usare una al posto dell’altro perché cambia lo stato d’animo, cambia il sentimento che c’è dietro. Vediamo perché.

La volta buona: Questa espressione si riferisce a un momento opportuno o favorevole per fare qualcosa. Viene usata quando si desidera indicare che è giunto il momento giusto per agire o per ottenere un risultato desiderato.

Ad esempio, se tu mi stai dicendo che domani avrai un colloquio di lavoro, si potrebbe dire: “Spero che questa sia la volta buona che riuscirai a trovare un lavoro”.

Evidentemente hai già avuto altre occasioni, altre opportunità, altri colloqui, ma sono andati male, allora spero che questa sarà la volta buona. C’è ottimismo.

La buona volta è simile, ma esprime un sentimento radicalmente diverso.

Nella stessa occasione di prima, potrei dire:

Rouscirai, una buona volta, a far emergere le tue qualità?

Non c’è ottimismo qui, ma c’è un rimprovero, una sensazione quasi di malessere, come se avessi perso la pazienza.

La “buona volta” si utilizza sempre in questo modo: per sgridare, per rimproverare, per rammaricarsi di qualcosa.

Basta, smettila una buona volta di far rumore la mattina!

Finiscila una buona volta di promettere cose che sai di non mantenere.

Deciditi una buona volta! Vuoi imparare veramente l’italiano oppure no?

La “volta buona” non possiamo usarla in questo modo. Esprime ottimismo, speranza. Chiaramente possiamo usarla anche in senso ironico. Vediamo qualche esempio:

Mio figlio ha studiato molto. Questo esame all’università lo ha già fatto due volte. Speriamo che sarà la volta buona.

Non credi di aver mangiato abbastanza stasera? È la volta buona che ti senti male, vedrai!

Questo però non è un rimprovero? Direte voi.

Si, certo, però stavolta sono ironico, e la “buona volta” si usa sempre quando si è arrabbiati, delusi, amareggiati.

Per una buona volta, vuoi stare zitto?

Ok, la finisco qui allora. Avremo occasione di ripassare queste due locuzioni tante volte in futuro.

Adesso ripassiamo:

Marcelo: Oggi vorrei fare un ripasso in onore di mia nipote Juana, giocatrice di rugby niente poco di meno che nella Nazionale Spagnola Under 18. Dio permettendo tra poche ore giocaranno la finale Europea contro la Francia. Penso che le starà dando di volta il cervello con tanta emozione adosso. La sua sarà sicuramente una prestazione della Madonna! Scusatemi, ma il mio orgoglio è traboccante!

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831 La chiave di volta

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Trascrizione

Il termine “volta” lo abbiamo incontrato almeno tre … volte nei passati episodi su italiano semplicemente. Scusate. Non mi è venuto immediatamente un sinonimo di volta…

Diciamo che è accaduto in due, tre o forse più… occasioni diverse (questa è una possibilità: occasione al posto di volta).

Abbiamo visto insieme “di volta in volta“, poi anche a mia voltae ancheuna volta per tutte“. Un’altra volta abbiamo anche parlato della frase partire “alla volta” di qualche città.

Poi però ci siamo occupati anche del verbo svoltare.

Ricorderete che in quella… circostanza (questo può essere un’altro modo per sostituire il termine volta) abbiamo parlato di un cambiamento improvviso che modifica lo stato dei fatti e che determina un cambio di direzione degli eventi.

Accade qualcosa di molto importante che ci fa “svoltare“, o che fa svoltare una situazione, sempre in senso positivo. Si tratta di un problema che finalmente si risolve o che si avvia alla soluzione.

La frase “abbiamo svoltato” somiglia molto anche a “siamo a cavallo. È sempre una bella notizia che preannuncia la soluzione di una situazione negativa.

I giovani usano spessissimo il verbo svoltare in questo senso.

Se vinco alla lotteria ho svoltato!

Ho conosciuto una persona che mi sta aiutando con la lingua italiana. Finalmente ho svoltato!

Un verbo, svoltare, che avremmo potuto usare anche in un altro episodio nel senso di cambiare direzione, analogamente a voltare, senza la lettera s iniziale. In senso proprio, in automobile ad esempio, ha lo stesso senso di girare, voltare, cambiare direzione (svoltare a destra, svoltare a sinistra).

Ebbene, “la chiave di volta”, che è l’espressione di oggi, si usa con un senso simile di svoltare, naturalmente parliamo dell’uso figurato, inteso come qualcosa di importante che determina un cambiamento delle cose.

La chiave fa sicuramente pensare all’apertura di una porta.

A dire il vero, adesso che mi è venuto in mente, anche nella frase “dare di volta il cervello” abbiamo un cambiamento importante. Anche questa espressione l’abbiamo già spiegata.

C’è sicuramente meno emotività nella “chiave di volta” . Questa è la prima cosa da dire.

Di primo acchito viene da pensare, come detto ad una chiave che apre una porta, come immagine di riferimento. In realtà la chiave di volta non è detto sia la soluzione del problema, non è esattamente la cosa che ci fa svoltare, che ci risolve una situazione in senso positivo.

Si tratta spesso dell’aspetto fondamentale di una questione, da cui può scaturire il cambiamento, che tra l’altro non è detto sia in senso positivo.

Potrei dire ad esempio che in tema di sicurezza e di controlli sugli aerei, la chiave di volta è stata l’11 settembre, il giorno dell’attentato alle torri gemelle.

Si tratta in questo caso anche solamente di un semplice cambiamento. Spessissimo comunque parliamo di problemi, e la chiave di volta è l’elemento che contiene ciò che serve a sbloccare la situazione in senso positivo, oppure la soluzione stessa.

Vediamo qualche esempio:

Come fare a risolvere il problema dell’inquinamento? La chiave di volta è sicuramente l’educazione ambientale.

La chiave di volta è…

Un’espressione che si usa quasi sempre in questo modo: per indicare l’elemento fondamentale per risolvere il problema.

Come mai la squadra della Roma non riesce più a vincere? L’allenatore dice che la chiave di volta per cambiare le cose è il centrocampo.

Quindi secondo l’allenatore bisogna cambiare qualcosa nel centrocampo, cioè nei giocatori che giocano nella parte centrale del campo, i cosiddetti “Centrocampisti”.

La chiave di volta, affermano invece gli esperti, può essere il tipo di allenamento dei calciatori. È quello che bisogna cambiare.

Un altro esempio:

Come fare per diminuire il numero altissimo degli incidenti sul lavoro in Italia?

La chiave di volta non sono le regole, ma i controlli e una adeguata formazione.

Un’espressione per niente usata dai giovani questa, ma molto professionale e adatta quindi a essere utilizzata al lavoro. Anche i giornalisti la usano abbastanza spesso.

Non vi ho detto però che la chiave di volta ha anche a che fare con l’architettura.

È qui infatti che si spiega il senso che abbiamo spiegato oggi di questa espressione.

La chiave di volta infatti è una pietra posta al vertice di un arco o di una volta.

La chiave di volta quindi ha una funzione strutturale, dà stabilità e si trova al centro dell’arco, al centro della volta.

In senso figurato quindi rappresenta l’elemento centrale, l’lemento portante di qualcosa.

Oggi, considerando che abbiamo rispolverato molti episodi passati, facciamo un brevissimo ripasso degli episodi precedenti (questa è sicuramente la chiave di volta per la memorizzazione).

Ulrike: Abbozzare un ripasso? Io non mi sento chiamata in causa. L’ultima volta, come sapete, me ne sono uscita con un vero e proprio obbrobrio, che il presidente ha bocciato senza remore. Un fallimento bell’e buono. Allora mi tengo alla larga dal farne un altro.

Hartmut: Può bastare così, perché l’episodio è bello lungo

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Per i membri dell’associazione ricordo che gli esercizi su questo episodio si trovano nella cartella di Google drive.

Esercizi

10 domande per mettervi alla prova sull’episodio. Seguono le risposte.
Disponibili ai membri dell’associazione Italiano Semplicemente.

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A mia volta

Audio

E’ possibile ascoltare e/o scaricare il file audio in formato MP3 tramite l’audiolibro in vendita su Amazon.

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Trascrizione

Buongiorno amici di Italiano Semplicemente, o buonanotte, dipende un po’ dal vostro paese in cui vi trovate in questo momento. Benvenuti su questo nuovo episodio dedicato ad una espressione italiana.

L’espressione è “a mia volta”.

A mia volta è, più che un’espressione idiomatica, una frase che può risultare ostica, cioè difficile da capire per uno straniero.

A mia volta è una frase composta da tre parole.

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“A” è una preposizione semplice, e le preposizioni semplici sono in tutto 9: di, a, da, in, con, su, per, tra, fra.

Quindi “A” è una preposizione semplice. Solitamente si usa in molti modi diversi:

1) A me piace studiare italiano. In questo caso “a me” indica la mia persona.

2) Vado a casa. In questo caso “a” serve ad indicare il luogo in cui sto andando: dove vado? Vado “a casa”

3) Un albergo a 5 stelle. L’albergo è a 5 stelle, cioè si tratta di un albergo di una categoria alta. A può sembrare un verbo in questo caso, ma in realtà è una preposizione semplice. Infatti la preposizione “a” non si scrive con la lettera h davanti.

4) A proposito! Avrete sentito spesso questa locuzione italiana. In questo caso la “a” indica la cosa di cui stavate parlando.

5) A mia madre piace il gelato. A chi piace il gelato? A mia madre, è a lei che piace il gelato. Quindi la “a” qui indica mia madre. Lei è la persona a cui piace il gelato.

Inutile stare qui a spiegare tutti gli utilizzi della preposizione a. Non serve questo a capire la frase “a mia volta”. Però era importante capire che la preposizione “a” serve per riferirsi a qualcosa o a qualcuno o a un luogo.

Notate che l’ultima frase che ho detto “a mia madre piace il gelato” contiene anche l’aggettivo possessivo “mia”.

Di chi è la madre? È mia. È mia madre.

Sto indicando mia madre, quindi è mia madre la protagonista. Posso ovviamente dire quindi “a mia madre” ma anche “a mio padre”, “ a mia sorella” eccetera.

Sto indicando una persona in questo caso.

Quindi vediamo cosa succede quando dopo la lettera “a” c’è l’aggettivo possessivo “mia” o “mio”.

Notate intanto che “a”, può anche diventare “al”: al mio gatto piace fare delle passeggiate, al mio posto, tu cosa avresti fatto? Al mio sguardo nessuna ragazza sa resistere! (magari!). In generale, se dite “a mio”, o “a mia” dovete poi aggiungere qualcosa che vi riguarda: mia madre, mio padre, mia sorella eccetera, al mio gatto, eccetera. Qualcosa che appartiene a me, qualcosa che è mio.

Invece, “a mia volta” cosa significa?

La parola “volta” non è una cosa, una persona o un animale che appartiene a me o a qualcun altro.

Infatti di solito quando uso la parola “volta” in italiano è per dire un numero: una volta, due volte, tre volte, eccetera. Si indica una circostanza, una occasione, un momento preciso, un tempo preciso.

Es: quest’estate sono andato al mare 10 volte, tu invece sei andata al mare solamente una volta.

“Volta” però si usa anche in altri modi.

Ad esempio se dico:

E’ andata sempre male, ma questa volta andrà meglio”, “sono andato sempre in montagna, ma questa volta andrò al mare” eccetera. “Volta” quindi dà l’idea di un cambiamento. Finora è andata così, stavolta (cioè questa volta) andrà diversamente.

Un altro modo per usare “volta” è dire ad esempio: “venite uno per volta, venite uno alla volta”, cioè prima venga una persona, poi un’altra persona, uno alla volta, uno dopo l’altro, non tutti insieme quindi. Posso dirlo a dei bambini ad esempio, per farli entrare uno alla volta in una stanza.

Ancora un altro significato: “una volta che hai deciso, poi non potrai più cambiare idea”. In questo caso “una volta che hai deciso” significa “quando hai deciso”, “quando avrai preso una decisione”, in quel momento, non potrai più cambiare idea. Una volta deciso ormai la decisione è presa.

La parola “volta” ha anche altri significati, e, lo avete capito, dipende molto dalle parole che stanno le vicino.

La frase “una volta” ad esempio si usa anche per indicare “tanto tempo fa”, e non solamente per indicare quante volte hai fatto qualcosa. Solitamente se si trova all’inizio della frase, “una volta” significa qualche tempo fa, alcuni anni fa, un numero imprecisato di anni fa.

Es: una volta, quando ero giovane, avevo i capelli rossi.

Una volta mi piaceva andare sulla barca a vela

Una volta amavo moltissimo stare a casa, ora preferisco viaggiare.

Quindi io dico “quando ero giovane”, quindi molto tempo fa, cioè “una volta”. È come dire “un tempo”, o “molti anni or sono”. Si dice anche tcosì.

Molte favole e racconti per bambini iniziano poi con una frase particolare: “c’era una volta”, che equivale all’inglese “one upon a time”. Molte favole iniziano così. In questo caso può significare “tanto tempo fa”, ma questa frase: “c’era una volta” si usa solitamente per indicare che stiamo raccontando una favola, una storia non vera, una cosa frutto della fantasia.

Ok, quindi la parola “volta” ha molti significati.

Ma quello che interessa a noi oggi è “a mia volta”.

Ed allora la frase “a mia volta”? Cosa significa?

La parola “volta” ha qui un altro significato, che è molto simile alla parola “anche”.

Proprio così: se davanti alla parola “volta” c’è “a mia” allora la frase ha un significato simile a “anche io”. A mia volta = anche io, cioè anch’io. Ma anch’io cosa?

Questa è la domanda da fare. Infatti “a mia volta” non è esattamente identico ad anch’io. Non è proprio così. C’è una sottile differenza, sottile, cioè piccola, ma molto importante.

Ad esempio ascoltate la frase.

Oggi vado al mare.

Tu puoi rispondere: “anch’io”.

Quindi tu dici: anch’io vado al mare. In teoria potresti dire: “anche io, a mia volta, vado al mare”.

Oppure puoi rispondere “io, a mia volta, ho deciso di andare in montagna”.

Nel primo caso ho detto “anche io a mia volta”, e nel secondo caso ho detto solamente “a mia volta”. Perché?

Il motivo è che a mia volta non significa esattamente anche io, e non posso, in generale, sostituirlo ad “anch’io”, ma posso, volendo aggiungerlo, come in questo caso: “anch’io, a mia volta, vado al mare”

Vai al mare? “Anche io, a mia volta, vado al mare”

Perché lo faccio? Perché aggiungo “a mia volta” in questa frase?

Lo aggiungo perché voglio creare un legame, un collegamento tra me e te. Tu vai al mare e ci vado anche io.

Voi mi direte: Ma non basta dire “anche io” per creare un legame?

Può bastare infatti, non è obbligatorio aggiungere “a mia volta” in questo caso. Ma qualche volta accade che la frase “a mia volta” si usa non per aggiungere un legame di uguaglianza: “io vado al mare ed anche io vado al mare, come te”.

Infatti nella seconda frase dico: “io, a mia volta, ho deciso di andare in montagna”.

A volte quindi si usa per aggiungere delle informazioni diverse, che riguardano un’altra persona ma stiamo parlando sempre dello stesso argomento. Quindi voglio creare un legame tra la prima frase e la seconda frase.

Facciamo un altro esempio:

Io e te avevamo un appuntamento oggi alle 12 ma poi non ci siamo più incontrati.

Infatti tu hai perso l’autobus e sei arrivato un po’ tardi. Io, a mia volta, ho avuto un problema e non sono potuto più andare all’appuntamento. Quindi io ti ho chiamato ed ho detto: scusami ma non posso venire più all’appuntamento!

Tu a tua volta mi rispondi: “tranquillo, nessun problema, perché anch’io, a mia volta, ho avuto un problema perché ho perso l’autobus”.

Oppure: io chiamo te per dire che non verrò più all’appuntamento e tu, a tua volta, chiami tua madre per dirle che andrai a casa sua.

Oppure: io ti chiamo e ti avviso che non verrò all’appuntamento, tu, a tua volta, mi dici che ti eri dimenticato.

Quindi a mia volta non significa necessariamente “anche io come te”, ma può anche significare “io invece”,“ oppure “per quanto mi riguarda”, “per quanto riguarda me”, oppure anche “da parte mia” o frasi di questo tipo. Quindi serve a creare un legame, che può essere anche un legame di diversità, non sempre di uguaglianza.

Facciamo altri esempi per capire meglio:

Ho appena litigato con la mia fidanzata e dopo un anno lei si arrabbia con me perché dice che non la guardo più come un tempo. Io, a mia volta, ritengo che anche lei sia cambiata molto in questi anni; anche lei, a sua volta, ha meno interesse per me oggi.

E’ simile ad “anche”, solo che “anche” si usa in tutti i casi; è molto generico, e serve sempre a creare un legame di uguaglianza, mentre “a mia volta” si usa di più nei dialoghi tra persone, per meglio spiegare le dinamiche sociali, le relazioni tra persone maggiormente e anche per creare un legame di diversità.

In teoria potete sempre usare “a mia volta” al posto di anche, infatti non si tratta di un grande errore, ma è improprio, non ha molto senso in questo modo.

“Io ti amo, e tu?“

“Anche io” è la risposta più corretta (anche per non litigare!).

Ma volendo potete rispondere:

“Anche io, a mia volta amo te”.

Questa frase non è scorretta di per sé, ma non è questo il motivo per cui è nata la frase “a mia volta”.

La parola “volta” ha un ruolo preciso: quello di aggiungere delle informazioni che riguardano me: “a mia volta”, oppure che riguardano te: “a tua volta”, o che riguardano lui: “a sua volta”, o noi: “a nostra volta”, o voi: “a vostra volta”, ed infine loro: “a loro volta”.

Quindi alla domanda “io ti amo e tu?” potete rispondere: “tu mi ami, ma io, a mia volta, amo un’altra ragazza”.

La frase tecnicamente è perfetta…. avete usato benissimo “a mia volta”. Peccato per la ragazza che ci resterà un po’ male però.

Le informazioni che si aggiungono quindi possono essere di qualsiasi tipo, non è detto che siano uguali.

Mi ami? Beh, anche io, a mia volta, credo di provare qualcosa per te, ma non sono sicuro sia amore.

Questo è più rassicurante per la ragazza.

Facciamo altri esempi con tutte le persone.

Una squadra di calcio, diciamo la Juventus, perde alcune partite, allora l’allenatore della squadra dice: “la colpa è di tutti. Anche dei giocatori quindi: ho parlato con la squadra, e ho detto loro che anche io è giusto che mi prenda a mia volta le responsabilità”.

Quindi i calciatori sono colpevoli, è colpa loro se perdono in campo ma anche l’allenatore, a sua volta, si prende le sue responsabilità.

Lo stesso allenatore potrebbe dire: il mio obiettivo principale è conoscere bene i calciatori e farmi a mia volta conoscere sempre più da loro. Quindi non solamente io devo conoscere loro, ma anche loro, a loro volta, devono conoscermi bene.

Secondo esempio: Trump ha deciso di essere l’uomo più potente del mondo. Il presidente della corea del nord, a sua volta, non vorrebbe essere da meno, non vorrebbe cioè apparire più debole del presidente Trump.

Terzo esempio: c’è un Incidente stradale. Un uomo e sua moglie vanno fuori strada. L’uomo rimane ferito ad una gamba, e la moglie, a sua volta, riporta delle lesioni al braccio sinistro.

Quarto esempio: è una buona cosa che i migranti arrivino in un paese europeo per lavorare? Questo è un bel tema da trattare. Infatti è vero che in Italia ad esempio ci sono molte persone anziane, quindi è difficile riuscire a pagare tutte le pensioni di anzianità agli anziani italiani. Gli stranieri che arrivano in Italia, quindi i migranti, molto giovani, lavorando possono aiutare l’Italia a pagare le pensioni agli anziani di oggi.

Ma tra 40 anni quando anche loro saranno anziani, sarà il momento a nostra volta di pagare le loro di pensioni.

Ultimo esempio: ci sono molte persone che picchiano i propri bambini nel mondo.

Le ragioni per cui queste persone violente oggi picchiano i loro bambini è dovuto anche al fatto che siano stati picchiati a loro volta dai loro genitori quando erano piccoli. Da piccoli, a loro volta, anche loro sono stati picchiati dai loro genitori.

Facciamo ora un piccolo esercizio di ripetizione. Ripetete dopo di me, senza pensare a nulla. Limitatevi ad ascoltare e ripetere, ascoltando la mia voce e cercando di fare la stessa cosa voi.

A mia volta

A tua volta

A sua volta

A nostra volta

A vostra volta

A loro volta

Bene amici, spero che abbiate capito il significato di questa frase di oggi, che vi consiglio di usare spesso perché è carina da ascoltare, elegante anche e dà bene l’idea che la lingua italiana la conosciate molte bene. Se avete ascoltato attentamente avrete sicuramente assimilato il concetto, io, a mia volta, spero di aver fatto il massimo nello spiegare bene il significato.

Un saluto a tutti i membri della famiglia di italianoSemplicemente.com e grazie ancora a tutti i donatori che aiutano in questo modo Italiano Semplicemente, che a sua volta vuole aiutare tutti gli stranieri ad imparare la lingua di Dante Alighieri.

Ciao.