472 Beato te

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Che significano le espressioni “beato te“, “beati loro“, “beata lei” e “beato lui”? 

Beato te è una esclamazione che significa “quanto sei fortunato!”. E’ un modo simpatico per dire che a me piacerebbe essere nei tuoi panni. 

Beato te che vai in vacanza in Italia!

Maria ha superato l’esame di italiano al primo colpo? Beata lei, quanto la invidio!

Beato Mario che vive in campagna!

Beato colui che riesce a vivere senza desiderare le ricchezze.

Non si tratta di invidia però. Ha un senso molto più attenuato, è più un apprezzamento e anche un desiderio di poter godere dello stesso bene che altri possiedono. Nel’invidia invece c’è rivalità, e non felicità per l’altro. L’invidia per questo è addirittura uno dei sette vizi capitali, secondo la dottrina cattolica (opposto alla virtù della carità). 

L’espressione “beato te” non contiene quindi rivalità e malanimo, ma si usa quando si apprezza qualcosa di altre persone, una condizione, qualcosa di accaduto, una prospettiva futura, una qualità posseduta eccetera. E’ come dire “come vorrei fosse accaduto a me”, “piacerebbe anche a me”, “che bello sarebbe se accadesse anche a me”. 

L’aggettivo in realtà viene dalla religione, dalla condizione di beatitudine, quindi il beato, sostantivo, è colui che gode della beatitudine eterna. La beatitudine è simile alla santità e rappresenta una tappa obbligatoria verso la santità. Prima di diventare santi bisogna diventare beati.

Ma torniamo all’aggettivo.

A volte si usa anche per scherzo, come nell’espressione “beato tra le donne” che si può utilizzare quando un uomo si trova ad essere l’unico uomo insieme a tante donne. Può anche essere rivolto a una condizione, come in “beata gioventù“, con cui si apprezza la condizione della gioventù, dell’essere giovani e tutto ciò che ne deriva.

In senso ironico, “beato” si usa anche quando diciamo di apprezzare qualcosa che in realtà è un grosso difetto: “beata ignoranza” potremmo dire ad esempio a persone che reputiamo ignoranti, se vogliamo intendere che questa loro ignoranza gli impedisce di affrontare dei grossi problemi, e per questo sono da invidiare.
Il senso comunque è ironico e il tono con cui si pronuncia questa esclamazione è importante.
Posso usare l’ironia anche in frasi simili, tipo:

Beato te che ancora credi nell’amore!

Speri ancora che questi episodi durino due minuti? Beato te!

Ricordatevi infine che se mi rivolgo a te, si dice “beato te” e non  “beato tu”.
Ora vediamo un breve ripasso delle puntate precedenti.

Irina:  Ciao caro amico! Sei scomparso di nuovo… Stavo scalpitando per il tuo messaggio da giorni ormai, ma sono rimasta a bocca asciutta. Mi chiedo se io abbia detto qualcosa che non ti vada a genio. Forse devo dare una stretta ai miei sentimenti. Immagino che dopo San Valentino la tua vita sia proprio scatenata con le nuove amiche. Ma io non mi scoraggio, bensì resto ottimista, in quanto ancora in balia dei miei sogni. *Sicché per non saper né leggere né scrivere, io continuo ad aspettare notizie da te.