Che me ne faccio (ep. 1013)

Che me ne faccio

DURATA MP3: 12 min. circa

Descrizione: benvenuti nell’episodio numero 1013 della rubrica due minuti con Italiano Semplicemente.

“Che me ne faccio” è un modo informale di esprimere l’idea di inutilità di qualcosa per chi parla.. 

Proponiamo anche una serie di esercizi per testare il grado di comprensione di questo episodio.

A partire dal numero 1001, gli episodi di questa rubrica sono solamente per i membri dell’associazione.

Alla fine dell’episodio proponiamo delle frasi di ripasso degli episodi precedenti formulate e registrate dai membri dell’associazione, dedicate alle cose inutili.

Se volete, saremo felici di avervi tra noi. Guardate tutti i vantaggi sulla pagina dell’associazione.

ENTRAADERISCI

N’è (ep. 933)

N’è (scarica audio)

Trascrizione

Oggi mi spetta un compito veramente difficile: devo affrontare un argomento legato alla grammatica italiana, ma non devo risultare noioso.

Tutt’altro: l’obiettivo è di essere persino divertente. So già che non ci riuscirò. Vabbè ci provo lo stesso. Alla fine spero di poter dire che ne è valsa la pena

L’obiettivo è spiegarvi l’uso di “ne è” e anche di “n’è”, che ne è l’abbreviazione.

Come vedete infatti c’è un apostrofo. Poi c’è il verbo essere.

Ma quando possiamo apostrofare? Sempre? La risposta è no.

A volte si può scrivere “n’è” (ho detto può, non deve) mentre altre volte si preferisce conservare la forma staccata: ne è.

Per distinguere i due casi vi può sicuramente aiutare notare cosa c’è prima di “ne è“.

Ad esempio quando diciamo “Ce n’è“, possiamo usare la forma abbreviata. Notate anche la pronuncia.

Ce n’è ancora di caffè?

No, non ce n’è. Bisogna comprarlo. Ma dove?

Al supermercato. Ve n’è uno proprio dietro l’angolo. Una volta c’erano tanti supermercati da queste parti, ma n’è rimasto uno solo adesso.

Chi va a comprarlo? Lo dico a Giovanni?

No, Giovanni se n’è andato. Allora vado io.

Aspetta però che chiediamo prima al vicino di casa.

Ciao, per caso hai un po’ di caffè?

Sì. Me n’è rimasto un pacchetto o due. Prendili pure.

Si, ti ringrazio. Controlla però. Se te n’è rimasto un solo di pacchetto, meglio che lo tieni per te.

Accidenti, è vero. Ce n’è solo uno! Ma che n’è stato dell’altro pacchetto?

Non saprei. Ma non importa quanto n’è rimasto. Prendilo comunque, tanto io lo tengo solo per gli ospiti.

In tutti i casi che avete appena letto o ascoltato, si può anche non usare la forma abbreviata, ma di solito si fa così, soprattutto all’orale e nel linguaggio informale.

Abbiamo già visto come “ci” è simile a “vi. Allo stesso modo “ce” è simile a “ve”. Quindi “c’è” è simile a “v’è” e quindi “ce ne è” è simile a “ve ne è” (con o senza accento) che al plurale diventano “ce ne sono” e “ve ne sono” ma al plurale chiaramente non si possono abbreviare.

Quindi, tornando all’argomento di oggi:

Ce n’è, ve n’è, se n’è, me n’è, te n’è, che n’è, quanto n’è.

Questi sono i casi in cui si può abbreviare. In genere si fa così. Si può però anche scrivere per esteso.

C’è anche “ma n’è” che si apostrofa meno spesso.

Ma n’è valsa la pena?

Se mettiamo “ma” davanti, viene molto più facile abbreviare. Soprattutto nella forma orale. È una questione di fluidità nella pronuncia.

Ne è valsa la pena?

Soprattutto nella forma scritta, in questo caso normalmente si scrive invece per esteso. All’orale si può chiaramente pronunciare più velocemente ricorrendo all’apostrofo.

A parte i casi di cui vi ho parlato, difficile se non impossibile trovarne altri. Almeno nell’uso comune della lingua.

A volte poi si trovano frasi di questo tipo:

Vacci piano con il vino, n’è mica acqua!

N’è mica facile

N’è vero!

N’è difficile

Queste però sono forme dialettali e in questi casi “n’è” sta per “non è”. Quindi le frasi corrette sono:

Vacci piano con il vino, non è mica acqua!

Non è mica facile

Non è vero

Non è difficile

Quindi “n’è” nella lingua italiana è solamente l’abbreviazione di “ne è”, che in molti casi non si usa invece abbreviare.

Quando?

Questo utilizzo ne è un esempio.

Non si abbrevia in questi casi.

Ce n’è un altro? Sì, più di uno:

Bullismo a scuola: cosa fare se mio figlio ne è vittima?

Quanti errori si possono fare? Qualcuno ne è consapevole?

Cosa ne è stato del sogno americano?

Il tuo compito è pieno di errori. Il mio invece ne è privo.

La forma “cosa ne è ” è chiaramente analoga a “che ne è“, ma l’uso di “cosa” è meno informale e pertanto è più facile trovare la forma non accentata. Nella forma scritta, in realtà, anche “che ne è ” si trova sempre o quasi sempre per esteso.

Vi ricordo ad esempio l’episodio dedicato: Cosa ne è, cosa ne fu, cosa ne è stato, che ne sarà. In questo episodio non ho mai usato la forma abbreviata. A volte però avrei potuto farlo.

Allora, adesso che avete ascoltato o letto questo episodio, ditemi: n’è valsa la pena?

Non state a pensare più di tanto. Occorre solo leggere e ascoltare parecchio.

Attenzione però a non confondere “ne è” con .

Infatti né, scritto senza apostrofo ma con l’accento acuto sulla e, è una congiunzione e significa “e non”, simile a “neanche”.

Non voglio né questo né quello.

Non mangio né carne né pesce.

Adesso facciamo qualche esempio di “ne è” dove si preferisce non usare l’apostrofo e poi vediamo un ripasso degli episodi precedenti.

1. Sono andato a vedere un film. A me è piaciuto ma mia moglie ne è rimasta delusa.
2. Ho preso troppa pizza per stasera. Ne è avanzata parecchia.
3. Ho cercato di scrivere velocemente la relazione che mi è stata chiesta, ma ne è uscito un disastro.
4. Abbiamo piantato molti alberi nel giardino e ne è già fiorito uno.
5. Ho cercato di prenotare due tavoli al ristorante, ma ne è rimasto solo uno disponibile.
6. Ho provato a seguire la ricetta, ma ne è uscito un piatto completamente diverso.

Estelle (Francia 🇫🇷): avete fatto caso che Gianni ci chiede spesso un ripasso di notte? Non voglio passare per una lingua dì vipera, questo però mi sembra un po’ scostumato. Non credete che sia un comportamento che viola le regole delle buone maniere?

Albéric: ma perché criticare? Ce n’è veramente bisogno?

André (Brasile 🇧🇷): Hai ragione, Estelle, Gianni ci chiede dei ripassi quando gli europei sono già sulla soglia dell’incontro con Morfeo!

– – – – –

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Gli esercizi su questo episodio (con soluzione) sono disponibili per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente

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749 Non averne più

Non averne più (scarica audio)

Trascrizione

Gianni: oggi parliamo di “non averne più”.

Cosa? Ne abbiamo già parlato?

Vero. Abbiamo già affrontato qualcosa di simile in passato.

Abbiamo già detto infatti che oltre al senso proprio di “non averne più” di qualcosa (“ne” può riferirsi a qualunque cosa, può indicare qualunque cosa), abbiamo anche parlato (già due volte) di locuzioni simili, locuzioni che contengono sia il verbo avere che la particella “ne”.

La prima volta abbiamo parlato di tempo, nell’episodio 524, (es: “ne ho ancora per 1 ora” cioè mi manca ancora un’ora) poi in quello successivo, dove invece abbiamo parlato di non risparmiare nessuno (es: se mi fate arrabbiare non ne avrò per nessuno), cioè non risparmierò nessuno.

In questo caso posso anche aggiungere “più”: non averne più per nessuno, e il senso non cambia molto.

Ma “non averne più”, di cui parliamo oggi, può avere anche un altro significato.

“Non averne più”, in questi casi, può significare essere stanchissimi, quindi si sta parlando, anche se non viene detto, di energie: significa terminare le energie, non avere più energie, fisiche o mentali.

Sapete bene che in genere se usiamo la particella “ne” ci riferiamo a qualcosa di cui abbiamo già parlato.

Es:

Quanti anni hai?

Ne ho 25.

Parliamo di anni in questo esempio.

Stavolta invece, proprio come nell’espressione “non averne per nessuno” non siamo in quel caso.

Oggi parliamo di energie, ma questo lo possiamo capire solamente dal contesto.

“Non averne più” è simile a “essere esausti”. Si usa spesso parlando di sport.

Es:

È stata una partita molto intensa, e al minuto 90°, quando i giocatori avversari non ne avevano più, è arrivato il gol della vittoria.

I giocatori avversari quindi non avevano più energie da spendere, perché evidentemente le avevano spese tutte: non ne avevano più.

È solo leggendo tutta la frase che capiamo il significato.

Altri esempi simili:

I ragazzi non ne avevano più dal punto di vista fisico e mentale, al contrario degli avversari.

All’ultimo km di strada il ciclista è crollato sia psicologicamente che fisicamente, non ne aveva più.

Per oggi non ne ho proprio più, mi devo assolutamente riposare.

Attenzione perché la locuzione non ha esattamente lo stesso senso di “non poterne più“.

Dire “non ne ho più” non è esattamente come “non ne posso più” perché quest’ultima (che abbiamo visto ugualmente in un altro episodio) può esprimere ugualmente sia una stanchezza fisica che mentale, ma oltre ad essere più adatta per le esclamazioni, spesso è legata alla sopportazione quindi ha quasi sempre un forte contenuto emotivo e di conseguenza c’è solitamente più enfasi.

Potrei dire lo stesso di “averne abbastanza, ma non lo faccio perché anche in questo caso abbiamo un episodio passato ad hoc.

Diciamo che “non averne più” ha la caratteristica di riferirsi alle energie fisiche, mentali e/o psicologiche ma non si usa quando si parla di sopportazione o di sfoghi personali tipo:

Basta, ne ho abbastanza di te, non ti sopporto più, non ne posso più!

Adesso è il momento del ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente:

Peggy: mi pare che “non averne più” sia anche simile a dare fondo a tutte le energie. Mi sbaglio?

Giovanni: bravissima Peggy. È proprio così infatti. Nell’episodio dedicato a “dare fondo” abbiamo visto che significa terminare, finire, esaurire una qualsiasi risorsa. Anche una risorsa economica però.

Irina: bene, vedo che a differenza di me c’è chi riesce a far tesoro degli episodi passati. Che frustrazione…

(ps: nel prossimo episodio parleremo proprio della frustrazione).

Segue commento e spiegazione del ripasso

718 Cosa ne è, cosa ne fu, cosa ne è stato, che ne sarà

Cosa ne è, cosa ne fu, che ne è stato, che ne sarà (scarica file)

Trascrizione

Giovanni: oggi vediamo un uso particolare della particella ne.

Ne abbiamo parlato già varie volte di questa particella, ma più se ne parla, meglio è. Che ne pensi? Ne convieni? (cioè sei d’accordo?)

Alla fine dell’episodio metterò anche dei collegamenti ai passati episodi in cui abbiamo utilizzato questa particella, ma l’uso di cui vorrei parlare oggi è nelle locuzioni “cosa ne è”, “cosa ne fu”, “cosa ne è stato” e “cosa ne sarà”.

Ricorderete che “ne” si utilizza spesso per sostituire qualcosa nella frase, allora se io dico:

Quanti anni hai?

Posso dire: 50, oppure “ho 50 anni”, oppure “ne ho 50“.

Non c’è bisogno di ripetere la parola “anni“.

Volendo però posso dire:

Ne ho 50 di anni

Di anni ne ho 50

In questi casi, sebbene non ci sia bisogno di ripetere “anni” (perché già sappiamo di cosa si parla) a volte sentiamo il bisogno di specificare e se lo facciamo dobbiamo usare le preposizioni di, delle, degli, eccetera.

Questo non era l’esempio più adatto, ma se io chiedessi: quanti figli hai?

Potrei rispondere: di maschi ne ho due, mentre di femmine ne ho tre.

Sto specificando.

Anche nelle domande a volte si usa questa particella, e alcune volte si specifica:

Io ho 50 anni. Tu invece quanti ne hai?

E quanti ne hai di figli?

Qui, in quest’ultimo caso, sono costretto a specificare altrimenti non si capisce di cosa stia parlando.

Insomma avete capito che anche se uso la particella ne, a volte devo specificare, altre volte è solo un’opzione.

Un altro caso in cui si specifica è quando usiamo “ne” per ricordare qualcosa, per richiamare qualcosa dal passato.

La locuzione di oggi, a parte il tempo (passato, presente o futuro) si usa solo per fare domande.

Esempio:

Marito e moglie parlano del loro passato e la moglie si lamenta col marito perché il loro rapporto non è più quello di tanti anni fa. Secondo lei non c’è più l’amore di un tempo:

Cosa ne è stato del nostro amore?

Cosa ne è stato degli occhi con cui mi guardavi?

Che ne è stato delle nostre cene romantiche, dei nostri discorsi fino alle tre di notte, dei nostri sogni e delle nostre promesse?

Il marito a questo punto, dopo qualche secondo di interminabile silenzio, inizia a sudare…

Il senso di queste frasi è simile a:

Che fine ha fatto il nostro amore?

Che fine hanno fatto gli occhi con cui mi guardavi?

Perché non mi guardi più come prima? Neanche le nostre cene sono romantiche come prima, e non parliamo più fino alle tre di notte, e i nostri sogni e le nostre promesse? Qualcosa è cambiato.

Così è molto meno romantico però, meno malinconico, meno sentimentale, meno drammatico (anche per il marito…).

Anche in questi casi siamo costretti a specificare, perché non stiamo rispondendo a nessuna domanda. Siamo noi a fare le domande.

Si ricorda qualcosa che non c’è più, qualcosa che è scomparso, mentre invece non doveva scomparire.

È una domanda, ma quasi sempre somiglia ad una esclamazione, dunque a una domanda retorica.

Questo tipo di espressioni si usano ovviamente non solo con l’amore, ma ogni volta che ci si lamenta, si contesta qualcosa, qualcosa che ci si aspettava (spesso da altre persone) e invece questa cosa oggi non c’è.

Siamo solitamente in polemica con qualcuno. Altre volte invece si ricorda il passato con tristezza e con rimpianto.

Si usa spesso anche in politica:

Che ne è stato delle promesse del sindaco?

Con questa frase si stanno chiedendo spiegazioni.

Come mai il sindaco aveva promesso tante cose e adesso non se ne parla più?

Che fine hanno fatto le sue promesse?

Cioè:

Che ne è stato delle sue promesse

Oppure:

Che ne è stato dei politici di una volta, quelli che amavano la politica?

Si ricorda il passato con rimpianto: oggi non ci sono più i politici di un tempo.

È l’uso del verbo essere che dà questo particolare senso alla frase.

A volte non si tratta di domande retoriche e allora si esprime semplicemente stupore, meraviglia.

Immaginatevi una persona a New York il 12 settembre 2001, il giorno successivo all’attacco alle twin towers. Una persona che si risveglia dopo 24 ore di sonno, che non si è accorta di nulla, si affaccia alla finestra e esclama:

Scusate, ma cosa ne è stato delle torri gemelle?

Una domanda per niente retorica in questo caso.

In tutti i casi, è bene chiarire che si può anche invertire la posizione degli elementi della frase e il senso non cambia:

Cosa ne è stato delle sue promesse?

È identico a:

Delle sue promesse cosa ne è stato?

Lo stesso vale per tutti gli altri esempi.

Riguardo ai tempi, finora ho usato il passato prossimo.

Si possono usare anche altri tempi comunque.

Se ad esempio uso il futuro:

Che/cosa ne sarà di noi?

Che ne sarà di tutti i nostri progetti futuri?

Stavolta sono pessimista riguardo al futuro.

Esprimo un forte pessimismo e questo accade quando c’è un grosso cambiamento che mette in discussione i miei progetti. Qui c’è una forte emotività. Il futuro è in dubbio.

Cosa ne sarà dei nostri figli dopo la pandemia?

Potranno andare a ballare come abbiamo fatto noi?

Cosa ne sarà di loro se ci saranno altre pandemie?

Sia al passato che al futuro comunque il messaggio è sempre negativo. Al futuro c’è apprensione. Vogliamo chiamarla paura?

Il verbo essere gioca un ruolo particolare, e se cambiamo il verbo molto spesso non c’è un senso negativo. Se dico:

Che ne hai fatto dei soldi che ti ho dato ieri?

Resta un senso di accusa e polemica ma questa è una vera domanda.

Il senso altre volte cambia completamente:

Cosa ne pensi di me?

Cosa ne sai di me?

Anche qui si tratta di vere domande.

In realtà se uso il verbo rimanere e restare trasmettono un senso quasi identico rispetto ad essere e spesso si tratta di domande meno retoriche:

Cosa ne resta della nostra casa dopo il terremoto?

Cosa ne rimane di tutti i soldi che abbiamo guadagnato?

Vediamo adesso che al presente si usa praticamente con lo stesso senso del passato prossimo.

Che ne è delle promesse del sindaco?

Come a dire:

Cosa ne resta oggi di quelle promesse?

Oggi cosa abbiamo di quelle promesse?

Nella pratica ha lo stesso senso di:

Che fine hanno fatto quelle promesse?

Col passato remoto invece (che/cosa ne fu) si usa parlando di un passato, appunto, remoto, cioè di tanto tempo fa. Semplicemente.

Cosa ne fu delle tre persone che entrarono nelle acque contaminate di Chernobyl?

Cioè: cosa ne è stato, che fine hanno fatto? Si parla però di qualcosa di molto indietro nel tempo, senza più legami col presente.

Adesso vi dico anche che, a proposito dell’importanza della particella ne, a volte (abbastanza raramente) si omette e il senso non cambia.

C’è da dire però che la particella dà alla frase più forza, oltre che maggiore chiarezza, soprattutto se si tratta di una polemica o di paura (al futuro).

Quindi posso dire:

Cosa è stato del nostro amore?

Cosa sarà di noi?

Cosa fu di nostra nonna quando il nonno partì per la guerra?

Al presente invece non si usa omettere la particella ne.

Vi vorrei ricordare, prima di congedarmi, che c’è un episodio interessante in cui abbiamo parlato dei vari modi che esistono per “dispiacersi del passato“. Un episodio che vi potrebbe aiutare ad aumentare ancor più il vocabolario.

Parlare del passato e del tempo che passa vi mette ansia? Ma è sempre meglio che non si fermi, no?

In proposito, abbiamo un bel ripasso:

Marguerite: posso proporvi un soggetto di riflessione? I cinesi dicono che i giorni trascorrono molto velocemente. Che ne pensate? Avete questa sensazione?

Albéric: Un detto valevole di approfondimento perché gli antichi greci dicono a loro volta che il tempo si può paragonare a una ruota che ricomincia ogni volta da capo.

Peggy: Pur avendo contezza che la durata dei giorni è quello che è, cioè sono sempre 24 ore, mi rendo conto che con l’avanzare dell’età vi è questa preoccupante sensazione che i giorni passino in men che non si dica.

Marcelo: Ma Peggy, “domani è un altro giorno” come dicono i francesi.

Anne France: Anche se è sempre meglio non ridursi all’ultimo se hai in programma di fare qualcosa di importante.

Chi tempo ha e tempo aspetta, tempo perde.

Questo è un altro bel proverbio all’insegna della saggezza.

Rauno: I giapponesi a loro volta dicono: se parli di domani i topi nel soffitto avranno ben donde di ridere. Per dire che nessuno sa di cosa il domani sarà fatto e meglio non fare voli pindarici in merito.

Hartmut: Ragion per cui occorre non perdere troppo tempo e non tirarla troppo per le lunghe.

Marguerite: Ma anche io volevo dire la mia! Forse non è che il tempo si acceleri. È che noi siamo sempre più lenti. Io allora mi domando e dico: Ma come fare a essere un po’ meno lenti sicché la ruota giri più piano?

Ho una voglia smodata di chiudere con una poesia che ci sta perfettamente:

Quant’è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
del doman non v’è certezza

Episodi utili

Giochiamo con: ci, ce, ne e lo

File audio disponibile per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente (ENTRA)

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Video con sottotitoli

Ce, ci, ne, lo

Trascrizione

Giovanni: Facciamo un bell’esercizio oggi.
Io vi faccio una domanda e voi date la risposta cercando di usare ci, ce, ne e lo.
Se ad esempio io dico:
Vuoi un po’ d’acqua?
Risposta:
grazie, ne voglio un bicchiere.
Oppure:
Non so, ci penso un attimo
Ovviamente scegliete voi la risposta, perché in alcuni casi potreste usare anche altre particelle o anche il pronome lo (oppure le, la, gli, li).
Domanda:
Quanto tempo/minuti impieghi la mattina per andare al lavoro?
Risposta 1: ci metto 20 minuti
Risposta 2: ci vogliono 20 minuti
Risposta 3: di minuti ne impiego 20
Risposta 4: ce ne metto 20 di minuti.
—-
Domanda: Vuoi venire in Italia con me?
Risposta 1: ok, ci penso e ti faccio sapere.
Risposta 2: te lo faccio sapere domani

Domanda:
Dimmi, cosa pensi di Giovanni? È una brava persona?
Risposta: credo di sì, io ne penso bene.

Domanda: Pensi ancora che io sia attraente?
Risposta: si, lo penso ancora

Vuoi venire con me? Pensaci.
OK, ci penso.

Vuoi questo regalo?
Si grazie, lo voglio

Quanti regali vuoi?
Ne voglio mille!

Credi agli ufo 🛸 ?
Si, ci credo
No, non ci credo

Mi dici il tuo nome?
Certo che te lo dico.
No, non te lo dico!

Sei sicuro che sia così?
Si, ne sono sicuro
No, non ne sono sicuro

Giureresti di dire la verità?
Si, ci giurerei
No, non ci giurerei

Vuoi dei baci? Quanti?
Si, ne voglio molti!
No, non ne voglio

Adesso prova a mettere la particella o il pronome all’inizio e poi alla fine. Se ad esempio io dico:
Mangia due mele.
Tu dici:
Di mele ne mangi due.
Mangiane due
—-
Prova due paia di scarpe e basta.
Ne provi due e basta
Provane due e basta

Approfitti di questa occasione?
Ne vuoi approfittare di questa occasione?
Di questa occasione vuoi approfittarne?

Cosa vogliamo fare di questi libri?
Cosa ne vogliamo fare?
Cosa vogliamo farne?

Vuoi parlare di questo problema con tua madre?
Ne vuoi parlare con tua madre?
Vuoi parlarne con tua madre?
Che ne dici? Vuoi parlarne con lei?
Glielo vuoi dire a lei?
Gliene vuoi parlare a tua madre?

Ti invito a giocare con Matteo
Ci vuoi giocare con Matteo?
Giocaci con Matteo

Paolo ha bisogno di aiuto. Vuoi aiutare Paolo?
Lo vuoi aiutare?
Vuoi aiutarlo?

I ragazzi ti chiedono aiuto. Chiedi loro cosa vogliono.
Gli vuoi chiedere cosa vogliono?
Vuoi chiedergli cosa vogliono?

Fossi in te, proverei a fare l’esame domani. Cosa pensi di questo?
Che ne pensi, vuoi fare l’esame domani? Fossi in te ci proverei!
Ci vuoi provare a fare l’esame domani?
Vuoi provarci?

Scommetteresti sulla vittoria del Barcellona?
Ci scommetteresti?
Prova a dare una risposta:
Es:
Sì, ci scommetterei!
Non ci scommetterei proprio!

Prova a dare una risposta:
Vuoi un altro esercizio?
Sì, grazie, ne vorrei un altro.
No, non ne voglio altri
Vuoi pensarci un po’ ancora?
Sì, grazie, ci penso un po’
Sì, grazie, vorrei pensarci un po’.

Sei sicuro?
Sì, ne sono sicuro
No, non ne sono sicuro.

Mi vuoi sposare?
Sì, lo voglio
No, non lo voglio

Vuoi dei figli?
No, non ne voglio
Sì, ne voglio 5

Vieni a Roma domani?
Sì, certo che ci vengo

Hai voglia di venire a Roma?
Sì, ne ho voglia.
No, non ne ho voglia

Hai dei dubbi?
Sì, ne ho qualcuno.
No, non ne ho nessuno

Dici tu agli zii che non andiamo alla festa? risposta:
1) si’ ci parlo io
2) si’, non ti preoccupare, ci penso io.
3) dirglielo? Non ne vedo il motivo.
4) se ce lo chiedono, glielo diciamo

Quando parliamo del problema?
Ne parliamo adesso.
Parliamone adesso
Non ne voglio parlare

Riesci ad arrivare in tempo per la riunione?
1) dubito di riuscirci
2) arrivero’ un po’ tardi, ma ce la farò
3) alla riunione non ci sarò
4) no, me ne frego della riunione
5) Sai cosa ti dico? Di questa riunione me ne infischio proprio!

Hai fatto il tampone prima di partire per il Brasile?
Risposta 1: certo, ne ho fatti due!
Risposta 2: sì, il primo me lo sono fatto ieri. Il secondo me lo faranno fra una settimana.
Risposta 3: Ma no, non ci credo ai tamponi.
Risposta 4: leri sono andato dal medico ma non ne aveva più.

Sai che abbiamo finito l’esercizio?
Sì, lo so.
No, non lo sapevo
—-
Vorresti altri esercizi come questi?
Sì, ne vorrei altri
No, non ne vorrei altri

André: Stasera preparerò delle caipirinha, chi vorrebbe provarle?
1: ne vorrà sicuramente un bicchiere anche Anthony
2: purtroppo non ci starà Ulrike
3: le berrà tutte Giovanni

Allarme covid: le regioni italiane sono state suddivise in diversi colori a seconda della gravità.
Sofie: Lo hai capito tu su quale base vengono attribuiti i colori alle regioni italiane?
1: no, io non ci capisco niente!
2: No, ne ho sentito parlare ma ho l’impressione che cambino tutti i giorni.
3: se vuoi saperne di più ti consiglio di telefonare al presidente. Ci pensi lui a spiegartelo!

Allora la facciamo finita?
1) facciamola finita subito!
2) basta, non ne posso più!
3) ok, ci vediamo domani?