Ce ne vuole, ce ne passa

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Trascrizione

Buongiorno amici, chi vi parla è Giovanni, il presidente dell’Associazione culturale Italiano Semplicemente e creatore del sito italianosemplicemente.com.

Oggi voglio parlarvi della particella “ce”. Lo abbiamo già fatto in precedenti puntate di Italiano Semplicemente – non me ne vogliate per questo – ma ritengo che sia il caso di fare ancora un episodio vista la difficoltà che voi stranieri avere a riguardo.

Bene, nei precedenti episodi dedicati alla particella “ce” abbiamo visto che questa particella si accoppia spesso con un’altra particella, che è la particella “ne”.

Ovunque ci sia “ce” è difficile non trovare anche “ne”. Poi abbiamo visto che ce è diverso da “ci”, un’altra particella fastidiosa.

Oggi in particolare vediamo la frase: “ce ne vuole” e “ce ne passa”.

Bene, per capire il significato della frase “ce ne passa”, o “ce ne vuole” o “ce ne corre” devo subito puntualizzare una cosa: stiamo parlando di opinioni. Inoltre parliamo di associazioni, nel senso di associare due cose tra loro, accoppiare, mettere in relazione, parliamo di distanza ed infine parliamo di futuro, cioè di tempo. Parliamo anche di fantasia.

Spero di non avervi confuso ulteriormente. Mi spiego meglio.

Parliamo di opinioni, ho detto, perché “ce ne passa” e “ce ne vuole” (si dice anche “ce ne corre”) sono frasi che si usano quando si esprime un’opinione, quando si fa una considerazione, quando si esprime un pensiero.

Ho parlato di associazioni, perché questo pensiero si riferisce a due cose, due cose che potrebbero essere associabili, potrebbero essere accostate, potrebbero essere messe a confronto, si potrebbe addirittura credere che queste due cose siano una la conseguenza dell’altra.

Ho parlato di distanza, perché questa relazione tra le due cose che stiamo confrontando, secondo l’opinione di chi parla, è in realtà una relazione da non fare.

Non si devono accostare due concetti, due fatti, due eventi, due questioni; tra le due cose c’è invece una certa distanza, non sono due cose da avvicinare, perché sono ancora distanti.

Ho parlato di tempo e di futuro, perché queste due cose di cui stiamo parlando spesso riguardano il tempo.

Ecco, adesso sicuramente vi ho disegnato la cornice in cui inquadrare le due espressioni: “ce ne vuole” e “ce ne passa”. Ora che la cornice è fatta adesso vi disegno il quadro.

Vi faccio subito qualche esempio delle frasi di oggi:

Ho trovato dei soldi, (ad esempio 100 euro) nelle tasche dei pantaloni di mio figlio. Allora preoccupato di questo vado da mia moglie e dico: guarda cosa ho trovato! Secondo me li ha rubati tutti questi soldi!

Mia moglie allora potrebbe dire:

Rubati? E perché? Di qui a pensare che li abbia rubati ce ne vuole!

Questa risposta di mia moglie ha un significato preciso: non è vero che li ha rubati, o meglio: abbiamo trovato 100 euro nelle tasche di nostro figlio, questo è un fatto. Ma tu stai dicendo che li ha rubati, che li ha sottratti a qualcuno. Queste due cose non sono associabili secondo me. Secondo me non dobbiamo necessariamente pensare che li abbia rubati. È una associazione che non dobbiamo fare, perché non è l’unica conclusione possibile. Potrebbero essere tante le ragioni:

– Potrebbe averli guadagnati con un lavoro

– Potrebbe averli trovati

– potrebbe averglieli regalati qualcuno

– Potrebbe aver vinto una scommessa

– Potrebbero essere il frutto dei suoi risparmi

Quindi da/di qui a pensare che li abbia rubati, ce ne passa! Da qui a pensare che li abbia rubati ce ne vuole! Di qui a dire che sia un ladro ce ne corre.

Vedete che stiamo cercando di creare una distanza tra le due cose: la prima cosa è la scoperta dei 100 euro trovati nella tasca dei pantaloni e la seconda è considerare ladro nostro figlio.

Le due cose non sono confrontabili per la madre, ecco perché dice: “da/di qui” (cioè da questo fatto, se partiamo da questa scoperta, dal trovare 100 euro nei pantaloni) a considerare nostro figlio un ladro ce ne vuole!

Vedete come ho fatto un confronto: “da – a” e con questo la madre vuole creare una distanza trale due cose, non vuole associare la scoperta con un giudizio negativo su suo figlio.

“Da – a” si usa spesso con le distanze nello spazio, quando cioè parliamo di distanze tra luoghi: da Roma a Parigi ci sono più di 1000 km. Da casa mia a casa tua la distanza è di 100 metri. Sembra strano ma anche la preposizione di si può usare in questa espressione, mentre per le distanze si usa solamente da.

Lo stesso accade con i concetti da collegare tra loro, o da allontanare tra loro: “da/di qui a pensare che li abbia rubati ce ne passa!”

“Ce ne passa” o “ce ne vuole” è la parte finale della frase, che sta ad indicare la molta distanza.

È un’immagine quella che la madre sta cercando di dare al marito.

Quanti km ci sono tra Parigi e Roma? Ce ne sono molti!

Potrei dire: Ce ne sono di Km da Parigi a Roma!

È una esclamazione, che ha il valore di una affermazione. “Ce ne sono di km” vuole dire che “ce ne sono molti”. La parola “molti” non si dice, si dà per scontata. È come se la dicessimo.

Allo stesso modo la frase della madre: da qui a pensare che li abbia rubati ce ne vuole!

In questo caso non mi riferisco alla distanza in km ovviamente. In questo caso mi riferisco alla capacità di deduzione, alla fantasia. La madre vuole dire che ci vuole molta fantasia (ce ne vuole di fantasia!) a pensare che le due cose siano associabili.

Quelle che seguono sono tutte frasi equivalenti che vi invito a ripetere anche nel tono:

Da qui a pensare che li abbia rubati ce ne vuole!

Da qui a pensare che li abbia rubati ce ne passa!

Da qui a pensare che li abbia rubati ce ne vuole di fantasia!

Da qui a pensare che li abbia rubati ce ne vuole di immaginazione!

L’uso di “vuole” è più intuitivo di “passa”. Si capisce più facilmente che “ci vuole molta fantasia” viene sostituito da “ ce ne vuole di fantasia” oppure di “ce ne vuole” e basta.

Invece il verbo “passare” è più difficile da capire. Cerco di spiegarvelo.

Passare fa riferimento ad uno spazio, che è sempre una distanza tra due cose.

Ad esempio io non riesco a passare con la mia macchina in una strada molto stretta. Questo perché il passaggio è stretto. Non ci passo!

La distanza tra una parte e l’altra della strada è troppo breve. Non ci passo! Con la mia macchina non ci passo! È troppo stretto!

Se invece la strada è molto larga, tanto larga che ci passano 10 automobili, potrei dire: certo che ci passo con la mia macchina in quella strada, ce ne passano di macchine in quella strada!

Ce ne passano di macchine!

Questo è un modo per dire che ne passano molte di macchine.

In modo figurato posso usare il verbo passare per indicare una distanza, una grande distanza. Quindi la madre dice:

Da qui a pensare che li abbia rubati ce ne passa!

Credo che ora sia abbastanza chiaro il concetto!

Per capire ancora meglio: c’è anche un proverbio italiano che dice: tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare!

Questo per indicare che la distanza tra il dire ed il fare è notevole! Una cosa è dire, un’altra cosa è fare. Potrei anche trasformare questo proverbio così:

Tra il dire e il fare ce ne passa!

Quindi questo significa che c’è una grande differenza, c’è una grande distanza tra il dire: ci vuole poco a parlare! E il fare, che è molto più faticoso J

Il verbo passare e volere sono spesso collegati al tempo. All’inizio ho detto che anche il tempo e il futuro è chiamato in causa spesso in questo tipo di frasi: il passaggio del tempo, cioè il trascorrere del tempo. Spesso si dice: ci vuole molto tempo. Il che significa: dovrà passare molto tempo. Quindi volere e passare si usano spesso quando si parla di tempo: ore, secondi, minuti, anni!

Quindi posso dire ad esempio:

A mia figlia di 6 anni piacciono molto gli aeroplani. Ce bello! Ma per curiosità: quanto tempo ci vuole per diventare un esperto di ingegneria aerospaziale?

Potrei rispondere: ce ne vuole di tempo! Ne deve passare di tempo prima di diventare esperto di ingegneria aerospaziale!

Vedete che qui in realtà ho puntualizzato, ho specificato: ce ne vuole di tempo, ne deve passare di tempo. Aggiungo “di tempo” perché sto puntualizzando, sto specificando che mi sto riferendo al tempo.

Ma potrei anche dire:

Ah, ce ne vuole!

Prima di diventare esperto di ingegneria aerospaziale ce ne vuole!

In questo caso faccio implicitamente riferimento al tempo, ma mi potrei riferire anche alla fatica, alle cose che possono accadere nel frattempo, ai gusti che cambiano, insomma a tutte le cose che “passano” tra il semplice piacere verso gli aeroplani e il diventare ingegneri aerospaziali.

Tra il semplice piacere verso gli aeroplani e il diventare ingegneri aerospaziali ce ne passa!

Bene ragazzi, un ultimo avvertimento: le due particelle “ce” e “ne” non sempre hanno questo significato. L’uso dei verbi passare e volere aiuta a interpretare la frase in questo modo, ma con altri verbi non funziona così. Ad esempio:

Domanda: dove andate? Risposta: Ce ne andiamo!

Domanda: ve ne siete accorti? Risposta: sì, ce ne siamo accorti!

Affermazione: Abbiamo perso l’aereo! Risposta: Ce ne dispiace molto!

Domanda: Quante speranze vi date? Ce ne diamo molte!

Domanda: Quanti gelati volete? Risposta: ce ne mangiamo due a testa!

Domanda: quante arance ci sono in frigo? Risposta: ce ne sono molte!

Domanda: quanti modi ci sono di usare le due particelle ce e ne? Risposta: ce ne sono molti!

Spero di essere stato esaustivo amici con la spiegazione di oggi. Certo che ce ne vuole di tempo per imparare una lingua!

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Un abbraccio e un grazie a tutti per l’ascolto.

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