Ci fai e farci

Ci fai e farci (scarica audio)

In questo breve episodio vediamo tutti i modi per usare “ci fai” e farci

Prima vediamo un dialogo e poi la spiegazione dettagliata.

Ulrike: Ciao Giovanni, che ci fai qui?

Giovanni: Io? Tu che ci fai! Io ci abito! Questa di fronte infatti è casa mia.

Ulrike: Ah, non sapevo. Io sono qui per lavoro invece. Ma che casa grande che hai. Ma che ci fai con una casa così grande?

Giovanni: Siamo una famiglia di 10 persone, ci serve una casa grande.

Ulrike: 10 persone, wow! Ma come fai? Incredibile!!

Giovanni: Mi prendi in giro? Ci fai apposta? Comunque si, siamo tanti. Tu invece?

Ulrike: Io non sono sposata. Vivo da sola col mio cane.

Giovanni: Davvero?

Ulrike: Si, che vuoi farci. Pazienza. Ma non riuscirei a vivere con altre 9 persone come te.

Giovanni: Bisogna solo farci l’abitudine. Una volta che ci fai l’abitudine non è difficile.

Ulrike: Dici?

Giovanni: Sì, certo. Se ci fai caso, è così con tutte le abitudini. Ma il tuo cane come si chiama?

Ulrike: Si chiama Enzone. Aspetta che lo chiamo con whatsapp.

(suona il telefono)

Ulrike: Eccolo Enzone, guarda, Allora Enzone, ci fai sentire la tua voce? Enzone, dai!

Giovanni: Forse non ne ha voglia. Sembra che dorme…

Ulrike: Enzone dai, Non fare così, ché ci fai preoccupare!

Giovanni: Enzone, ma ci sei o ci fai? Secondo me ci fai

Enzone: BAU!

Ulrike: Bravo Enzone,

Giovanni: Scusa, ci fai una visita con Enzone una volta? Vieni a farci visita?

Ulrike: per carità! Così saremmo in 12! Vieni tu a farci visita piuttosto. Vieni quando vuoi, se ci fai una sorpresa non è un problema!

Spiegazione

Ulrike dice:

ciao Giovanni, che ci fai qui?

Che ci fai qui significa “cosa stai facendo in questo posto”. Ci si riferisce al luogo.

Io? Tu che ci fai! Io ci abito! Questa di fronte infatti è casa mia.

“Io ci abito”, cioè io abito in questo luogo. 

Ulrike dice:

Ma che ci fai con una casa così grande?

“Che ci fai con qualcosa” significa cosa ne fai, che uso ne fai, a cosa ti serve, come utilizzi questa cosa.

Siamo una famiglia di 10 persone, ci serve una casa grande.

“Ci serve una casa grande” è come dire “Noi abbiamo bisogno di una casa grande”. “Ci” indica noi, quindi ” a noi serve” = “ci serve”. 

Ci fai apposta? 

Questo è un modo informale per dire: lo fai apposta? Lo fai di proposito?

Ulrike dice:

Che vuoi farci. Pazienza.

“Che vuoi farci” è una domanda retorica, una finta domanda. In realtà è una affermazione e significa che non ci si può fare niente, cioè che la vita è così, bisogna accettarla. Ulrike si riferisce ovviamente al fatto che lei vive da sola col suo cane e che non è sposata. 

Bisogna solo farci l’abitudine. Una volta che ci fai l’abitudine non è difficile.

“Fare l’abitudine a qualcosa” significa abituarsi a questa cosa. “Bisogna farci l’abitudine” = è necessario abituarsi a questo. Il “ci” indica la cosa di cui si sta parlando.

Se ci fai caso, è così con tutte le abitudini. 

“Fare caso” a qualcosa significa “notare qualcosa”. Si usa spesso dire: ci avevi fatto caso? Facci caso! 

Allora Enzone, ci fai sentire la tua voce?

Ci fai sentire la tua voce? Cioè: fai sentire la tua voce a noi? Ce la fai sentire! Faccela sentire!

Non fare così, ché ci fai preoccupare!

Ulrike, non sentendo la voce di Enzone, dopo che ha risposto al cellulare, si preoccupa e dice “ci fai preoccupare”. Ci sta ancora una volta per noi. Fai preoccupare noi. 

Enzone, ma ci sei o ci fai? Secondo me ci fai

Questa è una espressione informale che significa: lo fai apposta oppure no? Secondo me “ci fai“, cioè secondo me lo fai apposta, o “ci fai apposta”.

Ci fai una visita con Enzone una volta? Vieni a farci visita?

Ci fai una visita = fai una visita a noi, cioè vieni a farci visita, vieni a trovarci, vieni a casa nostra a trovarci. Farci visita = fare visita a noi. 

Se ci fai una sorpresa non è un problema!

Ci fai una sorpresa = Fai una sorpresa a noi. 

Giochiamo con: ci, ce, ne e lo

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Video con sottotitoli

Ce, ci, ne, lo

Trascrizione

Giovanni: Facciamo un bell’esercizio oggi.
Io vi faccio una domanda e voi date la risposta cercando di usare ci, ce, ne e lo.
Se ad esempio io dico:
Vuoi un po’ d’acqua?
Risposta:
grazie, ne voglio un bicchiere.
Oppure:
Non so, ci penso un attimo
Ovviamente scegliete voi la risposta, perché in alcuni casi potreste usare anche altre particelle o anche il pronome lo (oppure le, la, gli, li).
Domanda:
Quanto tempo/minuti impieghi la mattina per andare al lavoro?
Risposta 1: ci metto 20 minuti
Risposta 2: ci vogliono 20 minuti
Risposta 3: di minuti ne impiego 20
Risposta 4: ce ne metto 20 di minuti.
—-
Domanda: Vuoi venire in Italia con me?
Risposta 1: ok, ci penso e ti faccio sapere.
Risposta 2: te lo faccio sapere domani

Domanda:
Dimmi, cosa pensi di Giovanni? È una brava persona?
Risposta: credo di sì, io ne penso bene.

Domanda: Pensi ancora che io sia attraente?
Risposta: si, lo penso ancora

Vuoi venire con me? Pensaci.
OK, ci penso.

Vuoi questo regalo?
Si grazie, lo voglio

Quanti regali vuoi?
Ne voglio mille!

Credi agli ufo 🛸 ?
Si, ci credo
No, non ci credo

Mi dici il tuo nome?
Certo che te lo dico.
No, non te lo dico!

Sei sicuro che sia così?
Si, ne sono sicuro
No, non ne sono sicuro

Giureresti di dire la verità?
Si, ci giurerei
No, non ci giurerei

Vuoi dei baci? Quanti?
Si, ne voglio molti!
No, non ne voglio

Adesso prova a mettere la particella o il pronome all’inizio e poi alla fine. Se ad esempio io dico:
Mangia due mele.
Tu dici:
Di mele ne mangi due.
Mangiane due
—-
Prova due paia di scarpe e basta.
Ne provi due e basta
Provane due e basta

Approfitti di questa occasione?
Ne vuoi approfittare di questa occasione?
Di questa occasione vuoi approfittarne?

Cosa vogliamo fare di questi libri?
Cosa ne vogliamo fare?
Cosa vogliamo farne?

Vuoi parlare di questo problema con tua madre?
Ne vuoi parlare con tua madre?
Vuoi parlarne con tua madre?
Che ne dici? Vuoi parlarne con lei?
Glielo vuoi dire a lei?
Gliene vuoi parlare a tua madre?

Ti invito a giocare con Matteo
Ci vuoi giocare con Matteo?
Giocaci con Matteo

Paolo ha bisogno di aiuto. Vuoi aiutare Paolo?
Lo vuoi aiutare?
Vuoi aiutarlo?

I ragazzi ti chiedono aiuto. Chiedi loro cosa vogliono.
Gli vuoi chiedere cosa vogliono?
Vuoi chiedergli cosa vogliono?

Fossi in te, proverei a fare l’esame domani. Cosa pensi di questo?
Che ne pensi, vuoi fare l’esame domani? Fossi in te ci proverei!
Ci vuoi provare a fare l’esame domani?
Vuoi provarci?

Scommetteresti sulla vittoria del Barcellona?
Ci scommetteresti?
Prova a dare una risposta:
Es:
Sì, ci scommetterei!
Non ci scommetterei proprio!

Prova a dare una risposta:
Vuoi un altro esercizio?
Sì, grazie, ne vorrei un altro.
No, non ne voglio altri
Vuoi pensarci un po’ ancora?
Sì, grazie, ci penso un po’
Sì, grazie, vorrei pensarci un po’.

Sei sicuro?
Sì, ne sono sicuro
No, non ne sono sicuro.

Mi vuoi sposare?
Sì, lo voglio
No, non lo voglio

Vuoi dei figli?
No, non ne voglio
Sì, ne voglio 5

Vieni a Roma domani?
Sì, certo che ci vengo

Hai voglia di venire a Roma?
Sì, ne ho voglia.
No, non ne ho voglia

Hai dei dubbi?
Sì, ne ho qualcuno.
No, non ne ho nessuno

Dici tu agli zii che non andiamo alla festa? risposta:
1) si’ ci parlo io
2) si’, non ti preoccupare, ci penso io.
3) dirglielo? Non ne vedo il motivo.
4) se ce lo chiedono, glielo diciamo

Quando parliamo del problema?
Ne parliamo adesso.
Parliamone adesso
Non ne voglio parlare

Riesci ad arrivare in tempo per la riunione?
1) dubito di riuscirci
2) arrivero’ un po’ tardi, ma ce la farò
3) alla riunione non ci sarò
4) no, me ne frego della riunione
5) Sai cosa ti dico? Di questa riunione me ne infischio proprio!

Hai fatto il tampone prima di partire per il Brasile?
Risposta 1: certo, ne ho fatti due!
Risposta 2: sì, il primo me lo sono fatto ieri. Il secondo me lo faranno fra una settimana.
Risposta 3: Ma no, non ci credo ai tamponi.
Risposta 4: leri sono andato dal medico ma non ne aveva più.

Sai che abbiamo finito l’esercizio?
Sì, lo so.
No, non lo sapevo
—-
Vorresti altri esercizi come questi?
Sì, ne vorrei altri
No, non ne vorrei altri

André: Stasera preparerò delle caipirinha, chi vorrebbe provarle?
1: ne vorrà sicuramente un bicchiere anche Anthony
2: purtroppo non ci starà Ulrike
3: le berrà tutte Giovanni

Allarme covid: le regioni italiane sono state suddivise in diversi colori a seconda della gravità.
Sofie: Lo hai capito tu su quale base vengono attribuiti i colori alle regioni italiane?
1: no, io non ci capisco niente!
2: No, ne ho sentito parlare ma ho l’impressione che cambino tutti i giorni.
3: se vuoi saperne di più ti consiglio di telefonare al presidente. Ci pensi lui a spiegartelo!

Allora la facciamo finita?
1) facciamola finita subito!
2) basta, non ne posso più!
3) ok, ci vediamo domani?

175 – Ci, ce e c’è

Episodio 175 della rubrica due minuti con italiano semplicemente: episodio per imparare a distinguere ci, ce e c’è.

Audio

Emanuele: Ci sei Gianni?

Gianni: Si, ci sono, certo che ci sono. Che c’è?

Emanuele: C’è che se ci sei anche domani, ce la facciamo ad andare al cinema? C’è spazio nella tua agenda?

Gianni: Ce la facciamo, sì. C’è spazio finalmente.Lo sai che con me ci vuole pazienza. Sono molto impegnato. Che ci vuoi fare.

Emanuele: Ci vuole pazienza lo so, ma quanta ce ne vuole però!! È un mese che ci proviamo e ancora non ce la facciamo ad andare al cinema. Che c’era di così importante da fare?

Gianni: Eh, il lavoro è importante lo sai. Oggi c’è e domani chi lo sa. E vabbè dai, domani al cinema ci compriamo anche dei popcorn, così ci tiriamo su il morale e ci rilassiamo. C’è bel tempo domani? Speriamo non ci sia pioggia.

Emanuele: Infatti. Bravo. Dopo quello che ci è successo… Si, c’è bel tempo domani. Almeno questo dicono le previsioni. Anche se non ci azzeccano mai.

Gianni: Ci vorrebbe anche una terza persona però. Ce la fai a chiamare qualcun altro? C’è speranza che almeno tu riesca a trovare il tempo anche per questo?

Emanuele: Spiritoso. Ci posso provare. Ci sarebbe Alfredo. Che dici ci provo a chiamarlo? C’è anche Maria, poi ci sono anche Carlo e Franco

Gianni: Provaci con Alfredo dai. Alfredo è simpatico, e poi è sempre disponibile. Altre persone no. Ci vuole troppo tempo. E non ne abbiamo.

Emanuele: e se si offendono poi?

Gianni: e che ci importa, uno ci basta..

Emanuele: Si infatti, ci divertiremo anche così. Poi non si possono raccontare segreti a tutti. Allora, adesso sono un pò occupato, ma Alfredo lo chiamo tra 10 minuti. Ce la dovrei fare.

Gianni: Ok, io nel frattempo do un’occhiata alla lista dei film disponibili. Se uno ci piace scegliamo quello.

Emanuele: e se non ce ne piace nessuno?

Gianni: Ci andiamo lo stesso e ce ne faremo una ragione! Ci stai? L’importante è che c’è armonia tra noi e che ci togliamo questo peso.

Emnauele: Giusto, l’importante è rilassarci. Ci sto. Ma Alfredo è di gusti difficili in quanto a film. Ce la farà a sopportare un film che non gli piace?

Gianni: Ah. A questo non avevo pensato. Ma se gli raccontiamo ciò che ci è successo, magari viene lo stesso. È molto curioso Alfredo. Ci verrà, vedrai.

Emanuele: Dovremmo dirgli quello che ci è capitato? Scherzi?

Gianni: Che c’è? È un nostro amico. Ci capirà. È un tipo ampio di vedute. Capisce tutte le situazioni Alfredo. Vedrai che ci aiuterà e ci capirà.

Emanuele: Ci capirà? Quindi ci capirà quando gli racconteremo che abbiamo acquistato della droga ma che ci hanno dato una fregatura e ci hanno portato solo polvere? Ce la farà? Lui che lavora in polizia!

E ci capirà anche quando gli diremo che con noi c’era anche sua moglie e che proprio lei aveva voluto acquistare questa droga? Ce l’ha tutta questa ampiezza di vedute?

E ci capirà anche quando hli diremo cosa ci voleva fare con questa droga? Ci capirà quando gli diremo che ci serviva per animare la serata del suo compleanno? Ce la potrà fare?

Gianni: Io credo che ce la potrà fare. Ci mancherebbe altro. Poi lui ci tiene molto a sua moglie. C’è bisogno di dirlo? Alfredo ne è pazzo e poi ci vuole bene. Ci vorrà forse un po’ di tempo, all’inizio forse ci odierà, ma poi ci ringrazierà per avergli detto tutto con sincerità. Ora ce ne vogliamo tornare all’organizzazione o c’è altro da dire?

Vabbè, allora Alfredo lo chiami tu.Ci vediamo domani al Cinema.

Gianni: eh, ti pareva. Ok

Ora ascoltiamo una frase di ripasso:

Harmut (Germania 🇩🇪):

Per scrivere una frase di ripasso ci vuole tempo Gianni. Mica ne abbiamo tanto noi, e ce ne vorrebbe molto di più di quello che abbiamo. Una frase di ripasso… Ne avrei voglia, ma al contempo mi piacerebbe anche un episodio più lungo sulle particelle ci e ne. Ce la puoi Gianni? E ne sei capace? Raccogli la provocazione?

Gianni: eccome se la raccolgo!

– – –

L’nizio e/o la fine di ogni episodio dei “due minuti con Italiano Semplicemente” servono a ripassare le espressioni già viste e sono registrate dai membri dell’associazione. Se vuoi migliorare il tuo italiano, anche tu puoi diventare membro. Ti aspettiamo!

34 – Ci e VI – 2 minuti con Italiano semplicemente

Audio (scarica il file audio)

 

Para ver el episodio completo, hazte socio de Italiano Semplicemente o escribe al autor.

Elisabetta Maccani

Trascrizione

Vi saluto ragazzi, vi voglio bene, vi amo tutti e vi chiamo domani.

No, non sto parlando di questo “vi”, che si riferisce a “voi”.

L’oggetto dell’episodio di oggi è quando usare la particella “VI” al posto della particella “CI”.

Non lo posso fare sempre naturalmente, perché quando “ci” si riferisce a noi (noi ci amiamo, ci resta, ci basta, ci beviamo un bicchiere d’acqua eccetera), cambiando la persona, cambia il pronome personale: mi, ti, gli, ci, vi.

Quando allora posso usare vi al posto di ci?

Lo posso fare quando usiamo ci per indicare un luogo. Infatti “vi” viene da “ivi”, che significa in quel luogo. Anche ivi, sebbene molto più raramente, viene usato allo stesso scopo.

In questi casi è più formale usare vi piuttosto che ci.

Giovanni nacque a Roma e vi rimase per 10 anni.

Quindi Giovanni nacque a Roma e rimase in quel luogo per 10 anni.

Posso ugualmente dire che Giovanni rimase là o lì per 10 anni, versioni più informali, come anche “ci rimase” .

Ovviamente “ci rimase per 10 anni” è più usato da tutti gli italiani, ma se usate “vi” avete un linguaggio più elegante, più formale.

Andiamo a Roma, è una città in cui vi s’incontra tanta gente. Vi possiamo rimanere due settimane.

In realtà il luogo è inteso anche in senso figurato.

Non vi sono ragioni per studiare la grammatica.

Che equivale a:

Non ci sono ragioni…

Vi sono problemi? Ci sono problemi? Stessa cosa.

Nella lavatrice vi mettiamo i panni sporchi.

A volte è più difficile capire se “vi” si riferisce a voi o al luogo:

Nella lavatrice vi mettete i panni sporchi.

Anche alla fine del verbo potete mettere vi, proprio come ci:

Cosa mettiamo nel portafogli? Possiamo mettervi/metterci delle banconote.

Inoltre, attenzione, posso dire che non v’è molta differenza tra c’è e v’è. C’è significa “ci è” , e v’è sta per “vi è”. Comunque c’è si usa molto più spesso. Certo, vi sono studiosi della lingua che possono pensarla diversamente e non v’è modo di convincerli.

Non vale però per tutti i “vi è“.

Vi è chiaro? Oppure v’è ancora qualche dubbio?

Pensateci bene. Prendete un foglio e trascrivetevi sopra questo episodio.


Mettiti alla prova: 10 domande e 10 risposte sul’episodio

Domande

  1. Si può usare la particella “VI” al posto della particella “CI”? Sì o no?
  2. Quando “ci” si riferisce a noi, ogni persona ha il suo pronome personale: m_, _i, _ _ _, ci, _ _,
  3. Usiamo “Vi” al posto di “Ci” quando vogliamo indicare un luogo. “Vi” viene da _ v _, che significa “in quel _ _ _ _ _”
  4. Usare “vi” al posto di “_ _” è più _ _ _ _ ale.
  5. “Giovanni rimase là” si può tradurre come “Giovanni ci _ _ _ _ _ _ “.
  6. Se usate “vi” al posto del “ci”, avete un linguaggio più e_ _ _ _ _ _ _ e meno i _ _ _ _ _ _ _ _.
  7. “Vi sono problemi” e “_ _ sono problemi” sono equivalenti
  8. Attenzione alla differenza tra c’è e v’è. C’è significa _ _ è, e v’è sta per _ _ è. Non è detto siano sempre intercambiabili.

Soluzioni

  1. MI, TI, GLI, CI, VI
  2. Vi viene da ivi, che significa “in quel LUOGO “
  3. Usare “vi” al posto del “ci” è più FORMALE
  4. “Giovanni rimase là” si può tradurre come “Giovanni ci RIMASE”.
  5. Se usate “vi” al posto del “ci” avete un linguaggio più ELEGANTE e più FORMALE
  6. “Vi sono problemi” e “CI sono problemi” sono equivalenti
  7. C’è significa ci è, mentre v’è sta per VI è. Non è detto siano sempre intercambiabili.

Ce ne vuole, ce ne passa

Audio

E’ possibile ascoltare e/o scaricare il file audio in formato MP3 tramite l’audiolibro (+Kindle) in vendita su Amazon, che contiene 54 espressioni italiane e 24 ore di ascolto.

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Video

Trascrizione

Buongiorno amici, chi vi parla è Giovanni, il presidente dell’Associazione culturale Italiano Semplicemente e creatore del sito italianosemplicemente.com.

Oggi voglio parlarvi della particella “ce”. Lo abbiamo già fatto in precedenti puntate di Italiano Semplicemente – non me ne vogliate per questo – ma ritengo che sia il caso di fare ancora un episodio vista la difficoltà che voi stranieri avere a riguardo.

Bene, nei precedenti episodi dedicati alla particella “ce” abbiamo visto che questa particella si accoppia spesso con un’altra particella, che è la particella “ne”.

Ovunque ci sia “ce” è difficile non trovare anche “ne”. Poi abbiamo visto che ce è diverso da “ci”, un’altra particella fastidiosa.

Oggi in particolare vediamo la frase: “ce ne vuole” e “ce ne passa”.

Bene, per capire il significato della frase “ce ne passa”, o “ce ne vuole” o “ce ne corre” devo subito puntualizzare una cosa: stiamo parlando di opinioni. Inoltre parliamo di associazioni, nel senso di associare due cose tra loro, accoppiare, mettere in relazione, parliamo di distanza ed infine parliamo di futuro, cioè di tempo. Parliamo anche di fantasia.

Spero di non avervi confuso ulteriormente. Mi spiego meglio.

Parliamo di opinioni, ho detto, perché “ce ne passa” e “ce ne vuole” (si dice anche “ce ne corre”) sono frasi che si usano quando si esprime un’opinione, quando si fa una considerazione, quando si esprime un pensiero.

Ho parlato di associazioni, perché questo pensiero si riferisce a due cose, due cose che potrebbero essere associabili, potrebbero essere accostate, potrebbero essere messe a confronto, si potrebbe addirittura credere che queste due cose siano una la conseguenza dell’altra.

Ho parlato di distanza, perché questa relazione tra le due cose che stiamo confrontando, secondo l’opinione di chi parla, è in realtà una relazione da non fare.

Non si devono accostare due concetti, due fatti, due eventi, due questioni; tra le due cose c’è invece una certa distanza, non sono due cose da avvicinare, perché sono ancora distanti.

Ho parlato di tempo e di futuro, perché queste due cose di cui stiamo parlando spesso riguardano il tempo.

Ecco, adesso sicuramente vi ho disegnato la cornice in cui inquadrare le due espressioni: “ce ne vuole” e “ce ne passa”. Ora che la cornice è fatta adesso vi disegno il quadro.

Vi faccio subito qualche esempio delle frasi di oggi:

Ho trovato dei soldi, (ad esempio 100 euro) nelle tasche dei pantaloni di mio figlio. Allora preoccupato di questo vado da mia moglie e dico: guarda cosa ho trovato! Secondo me li ha rubati tutti questi soldi!

Mia moglie allora potrebbe dire:

Rubati? E perché? Di qui a pensare che li abbia rubati ce ne vuole!

Questa risposta di mia moglie ha un significato preciso: non è vero che li ha rubati, o meglio: abbiamo trovato 100 euro nelle tasche di nostro figlio, questo è un fatto. Ma tu stai dicendo che li ha rubati, che li ha sottratti a qualcuno. Queste due cose non sono associabili secondo me. Secondo me non dobbiamo necessariamente pensare che li abbia rubati. È una associazione che non dobbiamo fare, perché non è l’unica conclusione possibile. Potrebbero essere tante le ragioni:

– Potrebbe averli guadagnati con un lavoro

– Potrebbe averli trovati

– potrebbe averglieli regalati qualcuno

– Potrebbe aver vinto una scommessa

– Potrebbero essere il frutto dei suoi risparmi

Quindi da/di qui a pensare che li abbia rubati, ce ne passa! Da qui a pensare che li abbia rubati ce ne vuole! Di qui a dire che sia un ladro ce ne corre.

Vedete che stiamo cercando di creare una distanza tra le due cose: la prima cosa è la scoperta dei 100 euro trovati nella tasca dei pantaloni e la seconda è considerare ladro nostro figlio.

Le due cose non sono confrontabili per la madre, ecco perché dice: “da/di qui” (cioè da questo fatto, se partiamo da questa scoperta, dal trovare 100 euro nei pantaloni) a considerare nostro figlio un ladro ce ne vuole!

Vedete come ho fatto un confronto: “da – a” e con questo la madre vuole creare una distanza trale due cose, non vuole associare la scoperta con un giudizio negativo su suo figlio.

“Da – a” si usa spesso con le distanze nello spazio, quando cioè parliamo di distanze tra luoghi: da Roma a Parigi ci sono più di 1000 km. Da casa mia a casa tua la distanza è di 100 metri. Sembra strano ma anche la preposizione di si può usare in questa espressione, mentre per le distanze si usa solamente da.

Lo stesso accade con i concetti da collegare tra loro, o da allontanare tra loro: “da/di qui a pensare che li abbia rubati ce ne passa!”

“Ce ne passa” o “ce ne vuole” è la parte finale della frase, che sta ad indicare la molta distanza.

È un’immagine quella che la madre sta cercando di dare al marito.

Quanti km ci sono tra Parigi e Roma? Ce ne sono molti!

Potrei dire: Ce ne sono di Km da Parigi a Roma!

È una esclamazione, che ha il valore di una affermazione. “Ce ne sono di km” vuole dire che “ce ne sono molti”. La parola “molti” non si dice, si dà per scontata. È come se la dicessimo.

Allo stesso modo la frase della madre: da qui a pensare che li abbia rubati ce ne vuole!

In questo caso non mi riferisco alla distanza in km ovviamente. In questo caso mi riferisco alla capacità di deduzione, alla fantasia. La madre vuole dire che ci vuole molta fantasia (ce ne vuole di fantasia!) a pensare che le due cose siano associabili.

Quelle che seguono sono tutte frasi equivalenti che vi invito a ripetere anche nel tono:

Da qui a pensare che li abbia rubati ce ne vuole!

Da qui a pensare che li abbia rubati ce ne passa!

Da qui a pensare che li abbia rubati ce ne vuole di fantasia!

Da qui a pensare che li abbia rubati ce ne vuole di immaginazione!

L’uso di “vuole” è più intuitivo di “passa”. Si capisce più facilmente che “ci vuole molta fantasia” viene sostituito da “ ce ne vuole di fantasia” oppure di “ce ne vuole” e basta.

Invece il verbo “passare” è più difficile da capire. Cerco di spiegarvelo.

Passare fa riferimento ad uno spazio, che è sempre una distanza tra due cose.

Ad esempio io non riesco a passare con la mia macchina in una strada molto stretta. Questo perché il passaggio è stretto. Non ci passo!

La distanza tra una parte e l’altra della strada è troppo breve. Non ci passo! Con la mia macchina non ci passo! È troppo stretto!

Se invece la strada è molto larga, tanto larga che ci passano 10 automobili, potrei dire: certo che ci passo con la mia macchina in quella strada, ce ne passano di macchine in quella strada!

Ce ne passano di macchine!

Questo è un modo per dire che ne passano molte di macchine.

In modo figurato posso usare il verbo passare per indicare una distanza, una grande distanza. Quindi la madre dice:

Da qui a pensare che li abbia rubati ce ne passa!

Credo che ora sia abbastanza chiaro il concetto!

Per capire ancora meglio: c’è anche un proverbio italiano che dice: tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare!

Questo per indicare che la distanza tra il dire ed il fare è notevole! Una cosa è dire, un’altra cosa è fare. Potrei anche trasformare questo proverbio così:

Tra il dire e il fare ce ne passa!

Quindi questo significa che c’è una grande differenza, c’è una grande distanza tra il dire: ci vuole poco a parlare! E il fare, che è molto più faticoso J

Il verbo passare e volere sono spesso collegati al tempo. All’inizio ho detto che anche il tempo e il futuro è chiamato in causa spesso in questo tipo di frasi: il passaggio del tempo, cioè il trascorrere del tempo. Spesso si dice: ci vuole molto tempo. Il che significa: dovrà passare molto tempo. Quindi volere e passare si usano spesso quando si parla di tempo: ore, secondi, minuti, anni!

Quindi posso dire ad esempio:

A mia figlia di 6 anni piacciono molto gli aeroplani. Ce bello! Ma per curiosità: quanto tempo ci vuole per diventare un esperto di ingegneria aerospaziale?

Potrei rispondere: ce ne vuole di tempo! Ne deve passare di tempo prima di diventare esperto di ingegneria aerospaziale!

Vedete che qui in realtà ho puntualizzato, ho specificato: ce ne vuole di tempo, ne deve passare di tempo. Aggiungo “di tempo” perché sto puntualizzando, sto specificando che mi sto riferendo al tempo.

Ma potrei anche dire:

Ah, ce ne vuole!

Prima di diventare esperto di ingegneria aerospaziale ce ne vuole!

In questo caso faccio implicitamente riferimento al tempo, ma mi potrei riferire anche alla fatica, alle cose che possono accadere nel frattempo, ai gusti che cambiano, insomma a tutte le cose che “passano” tra il semplice piacere verso gli aeroplani e il diventare ingegneri aerospaziali.

Tra il semplice piacere verso gli aeroplani e il diventare ingegneri aerospaziali ce ne passa!

Bene ragazzi, un ultimo avvertimento: le due particelle “ce” e “ne” non sempre hanno questo significato. L’uso dei verbi passare e volere aiuta a interpretare la frase in questo modo, ma con altri verbi non funziona così. Ad esempio:

Domanda: dove andate? Risposta: Ce ne andiamo!

Domanda: ve ne siete accorti? Risposta: sì, ce ne siamo accorti!

Affermazione: Abbiamo perso l’aereo! Risposta: Ce ne dispiace molto!

Domanda: Quante speranze vi date? Ce ne diamo molte!

Domanda: Quanti gelati volete? Risposta: ce ne mangiamo due a testa!

Domanda: quante arance ci sono in frigo? Risposta: ce ne sono molte!

Domanda: quanti modi ci sono di usare le due particelle ce e ne? Risposta: ce ne sono molti!

Spero di essere stato esaustivo amici con la spiegazione di oggi. Certo che ce ne vuole di tempo per imparare una lingua!

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