Impelagarsi, mettersi in un pelago (scarica audio)
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Giovanni: tutti noi, prima o poi nella vita, ci capita di impelagarsi in qualcosa.
Non è una cosa piacevole. Questo è bene dirlo subito.
Il verbo “impelagarsi” indica l’atto di coinvolgersi o ritrovarsi in situazioni complesse, in intricati affari, o difficoltà da cui è complicato uscire.
È un termine che esprime il concetto di essere intrappolati o coinvolti in modo involontario in situazioni problematiche. Alcuni sinonimi di “impelagarsi” potrebbero essere “avvilupparsi,” “avvolgersi,” “incastrarsi,” “coinvolgersi in complicazioni,” o “immergersi in situazioni intricate.”
Impelagarsi evidenzia chiaramente il concetto di difficoltà e complicazioni associate a tale avventura.
Si usa anche espressione “mettersi in un pelago.”
“Un pelago di guai” è sicuramente quello più usato, ma non è necessario specificare.
Es:
Ti sei impelagato in una relazione con una donna sposata che ti porterà solo problemi.
Se continui a frequentare quelle persone, rischi di impelagarti in un mare di guai.
Non acquistare una casa troppo costosa. Rischi di impelagarti nei debiti.
Mi sono messo in un pelago da cui non uscirò mai.
Ma cos’è il pelago?
Avete presente l’Arcipelago? Si chiama così un gruppo di isole o isolette disposte in prossimità l’una dell’altra. Le galapagos, le Maldive, l’arcipelago delle Isole Hawaii, eccetera. Questi sono famosi arcipelaghi.
Invece il “pelago” rappresenta, nel senso proprio, una porzione di mare aperto. Deriva dal greco e significa proprio “mare”. Rappresenta la vastità del mare.
Posso allora dire, ad esempio:
Il professore si è specializzato nello studio dei vari ecosistemi che si trovano in un pelago
Parliamo quindi di una porzione di mare da qualche parte.
Ma nel senso figurato è simbolo di situazione o vicenda difficile, pericolosa, o anche di quantità eccessiva, che non serve a niente e anzi è qualcosa di nocivo.
Un pelago di guai è dunque una quantità di guai molto grande.
“Mettersi in un pelago di guai” (cioè impelagarsi) quindi significa entrare in una situazione difficilissima dalla quale si fa fatica a uscire.
Il termine pelago però può anche essere usato semplicemenete per indicare qualcosa di grande, vasto, senza confini, e non necessariamente essere legato a guai e problemi.
Es:
La mente dell’artista era come un pelago di creatività, sempre in fermento con nuove idee.
Il viaggiatore si sentì piccolo e insignificante quando contemplò l’immensità di un pelago di stelle nel cielo notturno.
Potete sbizzarrire la vostra creatività nell’uso di questo termine. Chiaramente l’obiettivo deve essere legato a qualcosa possibilmente di immateriale.
Possiamo anche parlare di un “pelago di persone” per indicare che sono tante, ma in genere si usa per dare un tocco di classe, di eleganza, di creatività o di romanticismo a una frase.
A seconda dello scopo della frase, potrei anche usare altri termini soprattutto se parlo di persone.
Ad esempio, Umberto Eco ha detto che con lo sviluppo dei social media si dà la parola a una “legione di imbecilli”.
Qui lo scopo è completamente diverso e Eco ha deciso di usare la “legione“, un termine militare che indica un gruppo molto numeroso di soldati.
In senso più dispregiativo potrei usare “mandria“, che in senso proprio indica un gruppo di “animali”.
Potrei usare anche “combriccola” in altre occasioni e altri termini ancora. Non voglio però impelagarmi in spiegazioni troppo lunghe e nell’evidenziare tutte le differenze che esistono tra i vari termini.
Tra l’altro ci sono anche altri verbi che si avvicinano al verbo impelagarsi, tipo perdersi o impantanarsi.
Vi lascio invece al ripasso di oggi dove i membri dell’associazione Italiano Semplicemente parlano del loro rapporto con la musica.
Anthony: Apprezzo un’ampia gamma di musica però non è mai stato nelle mie corde fare il musicista e quindi non ho mai dato seguito a questo mio apprezzamento. Rimane una fonte di rammarico nella mia vita. Fortunatamente però ho scoperto di essere votato alla medicina, e con queste competenze riesco almeno a campare. Sarà per la prossima vita!
Ulrike: Se penso al mio rapporto con la musica, in primo luogo mi viene in mente il lungo periodo della mia infanzia e adolescenza in cui suonavo il violino. Benché portata per lo strumento, almeno a parere dei miei insegnanti insistenti, dopo 8 anni di studio e competizioni musicali, per tutta risposta e senza remore ho chiuso per sempre la custodia del violino.
Marcelo: Da piccolo, alle scuole elementari, ero volto agli studi di musica e mi piaceva! Eccome! Ero parte di un complesso musicale e suonavo il tamburo. Col tempo e senza che nessuno caldeggiasse un mio futuro dedicato allo strumento, ho smesso il mio rapporto con la musica. Vai a capire perché! Ora, a posteriori e a ragion veduta, posso dire che è molto importante assecondare un bambino nello sviluppo dei suoi gusti e inclinazioni. Peccato!
Andrè: non so che ne pensate, ma quando esco con gli amici per una cena o per fare un aperitivo nel posto dove andiamo deve per forza esserci la musica dal vivo, sennò nisba! Non importa il ritmo, sebbene io sia un po’ nostalgico e preferisca le musiche degli anni 60 70 e 80! Se poi è anche musica brasiliana ben venga!
