A comando (scarica audio)
Trascrizione

L’8 ottobre 1881 nasceva Vincenzo Peruggia, un uomo che passò alla storia per aver portato via dal Louvre nientemeno che la Gioconda.
Ricordate vero?
Ne abbiamo già parlato in questa rubrica.
Un gesto, questo, che fece scalpore in tutta Europa — potremmo dire eclatante, addirittura — ma che oggi ci serve solo come punto di partenza per parlare di un’espressione curiosa: fare qualcosa a comando.
Questa locuzione si usa quando qualcuno compie un’azione non per iniziativa personale, ma perché gli è stato ordinato o chiesto da qualcun altro.
In altre parole, agisce solo quando riceve un ordine, un segnale o una richiesta esplicita.
È un po’ come dire che non si muove foglia se non c’è un comando dall’alto.
(Non sapete che significa “non si muove foglia”? Nessun problema: ce ne occuperemo a breve!)
Dunque, se immaginiamo che Peruggia (che si scrive come la città umbra Perugia, ma con una erre in più) avesse rubato la Gioconda perché qualcuno glielo avesse ordinato — magari un committente nascosto, un collezionista aumm aumm, uno di quelli che amano l’arte più della legge — allora potremmo dire che lo fece a comando.
Ma se lo fece di sua spontanea volontà, allora no: in quel caso agì per conto proprio, seguendo un impulso indomito, senza che nessuno lo spingesse o lo guidasse.
Nel linguaggio comune, dire che una persona “fa qualcosa a comando” può avere varie sfumature. Può significare che è pronta, reattiva, obbediente: il cane che “si siede a comando”, l’allievo che risponde subito quando il maestro lo chiama, il dipendente che esegue un compito appena il capo glielo assegna.
Ma può anche avere un tono più critico o ironico: si usa per chi si fossilizza nel ruolo di esecutore, che non fa nulla di sua iniziativa, che si muove solo quando gli altri glielo dicono.
In casi estremi, potremmo definirlo un atteggiamento servile — e non semplicemente servizievole, come direbbe qualcuno più indulgente, nel tentativo di edulcorare un comportamento.
Insomma, “fare qualcosa a comando” è un po’ come “fare qualcosa su ordine”, “su richiesta” o anche “a richiesta”, così usiamo la stessa preposizione.
La differenza è che “a comando” suggerisce una risposta immediata, quasi automatica: qualcuno parla, e tu agisci, senza battere ciglio. Una richiesta è ben diversa da un comando. Infatti una richiesta lascia libertà di scelta; un comando invece impone un’obbedienza immediata.
E per chi pensa che non sia poi così difficile agire a comando… beh, provate a sorridere a comando quando vi chiedono di farlo per una foto alle sette del mattino!
Non è proprio la stessa cosa, vero?



Dicevo che spesso si parla di anticipo di un pagamento, ma questo è un termine che ha molti più utilizzi, tra cui appunto quella di una somma di denaro che viene anticipata. L’acconto invece ha a che fare solamente con i pagamenti.