Accadde il 5 agosto 1938: l’oblio

L’oblio (scarica audio)

Trascrizione

oblio

C’è stato un tempo in cui la parola razza compariva nelle leggi italiane.

Era il 1938, e proprio il 5 agosto di quell’anno veniva pubblicato il Manifesto della razza, sul primo numero della rivista “La difesa della razza“. Era l’inizio di una delle pagine più buie della storia italiana, con l’introduzione delle leggi razziali fasciste che discriminavano gli ebrei e altri gruppi ritenuti “non ariani”.

Eppure, per molti anni dopo la fine della guerra, questo fatto è caduto nell’oblio. L’oblio lo abbiamo lincontrato solo due giorni fa e così mi sono detto: non vorrei che ci fosse bisogno di un approfondimento. Allora ho pensato di realizzare subito l’episodio prima che questa idea finisca nel dimenticatoio.

Cadere nell’oblio è un’espressione perfetta per questo evento, per dire che, nonostante la gravità e le conseguenze storiche enormi, se ne è parlato poco, è stato dimenticato o volutamente messo da parte.
Solo in tempi più recenti la memoria di quelle leggi è stata recuperata e affrontata con la dovuta serietà.

Cadere nell’oblio” (a proposito di cadere, attenzione a dove cade l’accento…) è quindi un modo elegante e grave per dire che qualcosa non viene più ricordato. È stato dimenticato.
Si potrebbe dire che questa cosa è caduta o finita nel dimenticatoio, ma sarebbe troppo leggera come termine. L’oblio spesso fa paura e difficilmente si torna indietro da questo luogo.
Lo si può usare per persone, eventi, opere d’arte, idee.

Qualche altro esempio:

Dopo la sua morte, il pittore è caduto nell’oblio, ma oggi i suoi quadri sono tornati alla ribalta.

Alcuni dialetti regionali rischiano di cadere nell’oblio, se non vengono più tramandati alle nuove generazioni.

La vicenda è stata a lungo taciuta e lasciata cadere nell’oblio, forse per imbarazzo o convenienza politica.

Essere dimenticato, sparire dalla memoria, finire nel dimenticatoio, non essere più ricordato, essere messo da parte, sono tutte modalità simili e spesso utilizzabili ma se vogliamo dare un’idea più cupa e più triste, l’oblio è certamente più adatto.
Quelle rare volte che si torna dall’oblio, come abbiamo visto, si può usare l’espressione tornare alla ribalta, oppure che qualcosa viene riscoperto o che riemerge nella memoria o che riaffiora alla memoria o altre modalità simili.

49 – La chiusura infrasettimanale – ITALIANO COMMERCIALE

La chiusura infrasettimanale (scarica audio)

lista degli episodi di italiano commerciale

Trascrizione

Oggi, per la rubrica di Italiano Commerciale, ci occupiamo della chiusura infrasettimanale.

Come sapete la chiusura di un negozio è esattamente l’opposto dell’apertura.

Un negozio infatti ci sono giorni in cui è chiuso e altri in cui è aperto. Oggi non ci sono più limitazioni normative riguardo ai giorni in cui un esercito commerciale deve essere aperto o chiuso.

Molti esercizi commerciali chiudono un giorno alla settimana, altri non chiudono praticamente mai, qualcun altro chiude solamente una o due settimane nel periodo estivo.

Non c’è dunque una regola da rispettare da questo punto di vista.

I negozianti sono liberi di alzare e di abbassare la saracinesca nei giorni che ritengono opportuno. Domenica e feste a parte.

In altre parole, i giorni in cui alzare e abbassare la saracinesca sono facoltà del negoziante.

Alzare e abbassare la saracinesca (o serranda), è la modalità che spesso si usa per indicare l’apertura e la chiusura di un negozio.

Saracinesca e serranda sono i termini che si utilizzano, a scelta, per indicare quel serramento metallico di sicurezza usato per chiudere i negozi. Prima si chiude la porta e poi si abbassa la saracinesca.

Le saracinesche oltre che chiudere, impediscono completamente la vista, quindi è una duplice forma di sicurezza perché limitano le tentazioni.

Ad ogni modo, il titolo dell’episodio di oggi è la chiusura infrasettimanale.

Una chiusura infrasettimanale è una chiusura che riguarda uno o più giorni intermedi della settimana.

Non parliamo quindi della domenica, ma solo dei giorni dal lunedì al sabato.
Infrasettimanale è un aggettivo che si può usare anche per altre cose, non solo per la chiusura.

Anche una festività, cioè un giorno di festa, può essere infrasettimanale.

Se dunque una festa cade (cioè capita), o si attua entro la settimana lavorativa, cioè in uno dei giorni dal lunedì al sabato, possiamo chiamarla una festività infrasettimanale.

Anche una vacanza può essere infrasettimanale. Basta partire e tornare dal lunedì al sabato all’interno della stessa settimana.

Spesso poi gli esercizi commerciali usano, in alternativa a “chiusura infrasettimanale”, “riposo infrasettimanale”.

Perché si usa questo prefisso infra?

Infra significa “in mezzo”. Simile quindi a tra e fra.

Ci sono altre parole che ci ricordano questo.

Pensiamo agli infradito.

Gli infradito sono un tipo di calzatura estiva in cui c’è una striscia passante tra l’alluce e il secondo dito. Quindi c’è una striscia che passa tra due dita, quindi “in mezzo”.

Tornando alla chiusura di un esercizio commerciale, questa può essere infrasettimanale se avviene dal lunedì al sabato, oppure si chiama chiusura festiva, ma la chiusura festiva, che avviene di domenica e nei giorni di festa, è in generale obbligatoria, a parte pochissime eccezioni.

Allora ricapitoliamo.

Abbiamo parlato della chiusura e dell’apertura degli esercizi commerciali, e abbiamo detto che quando la chiusura avviene nei giorni dal lunedì al sabato, si chiama infrasettimanale.

Abbiamo parlato della saracinesca (o serranda) che si alza e si abbassa rispettivamente al momento dell’apertura e della chiusura.

Poi si è detto del prefisso “infra” che sta per “in mezzo”.

Infine abbiamo visto l’uso del verbo cadere per indicare che un giorno di festa capita in un determinato giorno.

Un verbo che si usa spesso anche in altre occasioni:

Quest’anno il giorno si Natale cade di lunedì, mentre lo scorso anno è caduto di domenica. Si parla sempre di date o feste periodiche. Molto simile a capitare, come ad indicare che è merito del caso.
Simile anche al verbo ricorrere. Il prefisso ri, d’altronde, ci ricorda la ricorrenza, cioè la periodicità dell’evento.

Avrete notato che si usa la preposizione di (con i giorni) oppure in (con i mesi le possiamo usare entrambe). Ad esempio:

Quest’anno Pasqua cade di (o in) aprile.

È tutto per oggi.

Ci vediamo al prossimo episodio di italiano commerciale.

n. 151 – CASCARE MALE e CASCARE BENE – 2 minuti con Italiano semplicemente

File audio

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Video

Trascrizione

Giovanni: Oggi voglio spiegare il senso di “cascare male” e “cascare bene“, ma per farlo è necessario spiegare “cascare“, un verbo che in famiglia e tra amici si usa al posto di cadere:

Sono cascato e mi sono fatto male

Cioè sono caduto. Semplicemente. Cascare, come in questo caso, si usa spesso per indicare un cadere per effetto della legge di gravità:

Una mela casca dall’albero.

La casa casca a pezzi

Si vuole indicare che la casa è ridotta male, sta in cattive condizioni, quindi cadono i pezzi, per quanto sono cattive le sue condizioni fisiche.

Altre volte però non si usa al posto di cadere in senso fisico, ma in senso figurato. Abbiamo già visto insieme la frase “qui casca l’asino, che è un esempio di immagine figurata: la caduta dell’asino (un animale simile al cavallo) rappresenta una difficoltà.

Un altro esempio ancora di immagine figurata è quando faccio uno scherzo ad una persona e questa persona non si accorge che si tratta di uno scherzo. In questo caso posso dire:

Ci sei cascato!

Si dice anche “ci sei caduto” con lo stesso significato: sei caduto, sei cascato nello scherzo, cioè hai creduto veramente che quello che ho detto fosse la verità, ed invece era uno scherzo, ma tu “ci sei cascato”. Fa parte ovviamente del linguaggio informale.

Altre volte ancora si usa in un senso simile a “capitare“, come nell’espressione “cascare a fagiolo“: che si dice quando qualcosa capita proprio al momento giusto.

Anche nella nella frase di oggi: “caschi male!” il senso è simile a capitare.

Che c’è? Cosa devi dirmi? Oggi non è una bella giornata per me, quindi se devi chiedermi qualcosa, caschi male!

In questo caso si vuole indicare una situazione negativa. “Caschi male” è come dire:

Sei capitato il giorno sbagliato!

Hai scelto un giorno sbagliato

Cascare è anche legato, in questo caso, alla casualità: questa cosa è accaduta, casualmente proprio quel giorno: è capitata in quella circostanza. Vedete la somiglianza con capitare.

Un altro esempio:

Se credi di convincermi facilmente, caschi male!

E’ come dire: non sono la persona giusta se vuoi convincermi, hai scelto la persona sbagliata: la tua scelta è capitata su una persona sbagliata.

Oppure:

Oggi caschi bene, sono di buon umore quindi puoi chiedermi qualsiasi cosa!

In questo caso caschi bene, capiti bene, hai scelto il giorno giusto.

Il verbo cascare quindi ha questa caratteristica legata alle scelte casuali e più in generale al verbo “capitare“. Si usa anche con alcuni eventi particolari, come la Pasqua:

Quando capita/casca quest’anno la Pasqua?

Quest’anno capita/casca il 21 aprile.

Lo scorso anno cascava il 1 aprile.

Ovviamente non posso sempre sostituire capitare con cascare.

“Cascare male” e “cascare bene” sono quindi due espressioni idiomatiche che vogliono indicare (quando la frase è idiomatica) il trovarsi in una cattiva o buona situazione. Quindi “cascare” è simile a “capitare”:

Quando invece il senso è quello di “cadere” allora “cascare male” indica il cadere nel modo sbagliato, o cadere in un modo peggiore, con delle conseguenze peggiori.

Se cado dalla bicicletta, posso dire:

Sono cascato proprio male, e mi sono rotto una gamba!

Questo non è senso figurato.

Lo stesso se dico:

Sono caduto dall’albero, ma sono cascato bene e non mi sono fatto niente!

Adesso esercitiamoci con le espressioni già spiegate:

Doris (Austria): Si avvicinano le vacanze natalizie: ho adocchiato un vestitino proprio carino da regalare a mia sorella. Niente di osè, per carità! Vado oggi stesso ad acquistarlo così da evitare di accalcarmi con gli altri nei giorni vicini al Natale. Spero le piacerà, altrimenti per ripicca si offenderà fino all’anno prossimo! Per mio nipote invece comprerò un bel giocattolo: sono 15 giorni che mi tallona e mi incalza di richieste da quando non crede più a Babbo Natale.

woman wearing white and blue floral dress carrying brown handbag

Che ne dite, le casca bene questo vestito? Photo by Godisable Jacob on Pexels.com

Giovanni: Grazie Doris! Ah dimenticavo che anche un vestito può cascare male o cascare bene: se il vestito ti sta bene puoi dire che “casca bene“, o che “ti casca bene” se invece non ti casca bene addosso (si dice anche così con i vestiti: cascare addosso) allora non è adatto a te. Si dice così perché il vestito, indossato da una persona, cioè quando sta “addosso” ad una persona, assume la forma della persona, con tutti i pregi e difetti fisici della persona. Quindi un vestito può cascare bene su una persona ma cascare male su un’altra.

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