Le alte sfere (ep. 1079)

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Trascrizione

Tutti noi abbiamo studiato, almeno un po’, matematica. Giusto? Tutti allora conosciamo la sfera, che ha la forma di una palla, ma parliamo del nome geometrico. La palla ha una forma sferica. Quindi la sfera è una figura geometrica tridimensionale.

Qualunque oggetto di forma sferica può venire in realtà detta sfera. Esistono molti usi frequenti nella lingua italiana:

La sfera celeste, cioè il cielo stellato, che ha una ipotetica superficie sferica sulla quale sembrano disposte le stelle. Esiste la “penna a sfera”, che ha una sfera metallica sulla punta. A parte questi usi, in senso figurato il termine sfera si può usare in diversi modi.

Da una parte può indicare una condizione sociale o professionale, un certo ambiente in cui si vive o si lavora.

Si dice ad esempio che una persona può appartenere a una sfera elevata.

Oppure, riferito anche ad organizzazioni di qualunque tipo, che una persona occupa le alte sfere militari, economiche, politiche, finanziarie.

Altre volte in modo molto simile si usa la parola cerchia, ma se usiamo cerchia, generalmente si tratta di  un gruppo ristretto di persone che si conoscono e si frequentano regolarmente, creando legami di amicizia, collaborazione o scambio di informazioni, come la “cerchia di amici”.

I termini “sfera” e “cerchia” possono avere alcune somiglianze nell’uso figurato, soprattutto quando si riferiscono a gruppi di persone o contesti sociali. Entrambi i termini possono suggerire un senso di appartenenza, coesione e condivisione di interessi comuni.

Le “alte sfere” si usa spessissimo in modo ironico, soprattutto in contesti politici o sociali. In questo senso, assume un significato simile a “luoghi elevati”. Si usa per sottolineare la distanza tra le persone comuni e coloro che le governano, e per criticare la loro presunzione o incompetenza.

Es:

Ma che ne sanno le alte sfere dei problemi della gente comune?

Le solite manovre delle alte sfere per accaparrarsi i posti di potere.

Non è che per caso alle alte sfere qualcuno ha deciso di aumentare le tasse?

In alcuni casi, l’ironia può assumere una sfumatura di sarcasmo o addirittura di rabbia, soprattutto quando l’espressione viene usata per denunciare ingiustizie o soprusi da parte dei potenti.

Non tutti gli usi dell’espressione “alte sfere” sono ironici. Può essere usata anche per indicare effettivamente i luoghi dove si esercita il potere o le persone che lo detengono. Tuttavia, l’uso ironico è sicuramente il più frequente.

A parte le sfere elevate e le alte sfere, gli altri usi figurati possono indicare anche semplicemente un ambito circoscritto, un determinato settore di attività o di competenza. Somiglia alla parola “ambito” (attenzione all’accento).

La sfera affettiva, ad esempio, è tutto ciò che riguarda l’ambito affettivo. Possiamo usare il verbo racchiudere (essendo una sfera): la sfera affettiva racchiude le nostre emozioni, sentimenti e passioni. È il regno dell’amore, della gioia, della tristezza, della rabbia, della paura e di tutte le sfumature emotive che colorano la nostra esistenza. Es: 

La sfera d’influenza invece cosa racchiude? Racchiude tutte le persone e i contesti in cui abbiamo potere. Rappresenta il nostro potere di agire e condizionare il mondo che ci circonda. Racchiude, cioè comprende, le nostre capacità, risorse, relazioni e il contesto sociale in cui viviamo.
E la sfera sessuale? Qui parliamo dell’ambito del sesso. Comprende la nostra sessualità, il nostro corpo, i nostri desideri e le nostre esperienze intime. È legata al piacere e alla riproduzione.
Esistono anche altre sfere chiaramente, come la sfera cognitiva, cioè il mondo del pensiero, dell’apprendimento, della memoria e della conoscenza. La sfera spirituale invece si riferisce alla dimensione trascendentale dell’esistenza, ai valori, alle credenze e al senso di connessione con qualcosa di più grande di noi stessi. Può includere esperienze religiose, mistiche o filosofiche.
La sfera sociale racchiude le nostre relazioni con gli altri.
La sfera economica, la sfera politica, sfera ecologica, la sfera mediatica eccetera. L’importante è che descriviamo ambiti specifici, come anche la sfera artistica, la sfera sportiva, la sfera culinaria o la sfera letteraria.
Ditemi di voi adesso. Parlatemi di una sfera a vostra scelta.
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Ripasso in preparazione a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente
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Jennifer Nella mia sfera sociale, qui in Abruzzo, è un miscuglio fra italiani che parlano italiano, quelli che parlano solo il dialetto e degli stranieri che, essendo ancora a carissimo amico con la lingua italiana, hanno cioè solo un’infarinatura. Potete immaginare come le nostre conversazioni siano alquanto divertenti. Quando ci ritroviamo in un mare di confusione siamo costretti ad usare gesticolazioni creative per farci capire, e di quelle in Italia ce n’è in abbondanza.
Marcelo:  Nella sfera sportiva e soprattutto nel mondo calcistico, si discute su chi sia il miglior giocatore mai esistito. Pelé, Maradona, Messi e nei circoli dei giornalisti, si aggiunge anche Alfredo Distefano. Secondo me, una discussione bizantina che sicuramente lascia il tempo che trova!
Segue una breve canzone dal titolo: “le sfere della vita”

836 Ridurre ai minimi termini

Ridurre ai minimi termini (scarica)

Trascrizione

Ciao a tutti.

Oggi vediamo un’espressione, piuttosto colloquiale ma che usano molto i giornalisti. Deriva dalla matematica. Parlo della riduzione ai minimi termini.

Nella matematica si utilizza quando c’è una frazione che si può semplificare.

Ad esempio 12/8 (dodici ottavi) posso scriverla anche come 6/4 (sei quarti) e anche come 3/2 (tre mezzi).

Il risultato di queste tre frazioni è lo stesso (1,5).

Ciò che ho fatto è semplicemente ridurre il valore dei due termini che si trovano sopra e sotto alla frazione.

Dividendo per due sia 12 che 8 si ottiene 6 e 4, e dividendo ancora per due ottengo 3 e 2.

Non posso continuare a ridurre i due termini. Quindi ciò che ho fatto è una riduzione ai minimi termini.

In matematica si usa spesso il verbo “semplificare” (semplificare una frazione) anche se i professori potrebbero arrabbiarsi.

Se usciamo dalla matematica possiamo ugualmente usare questa espressione “ridurre ai minimi termini”, e quando lo facciamo stiamo quasi sempre parlando delle cattive condizioni di qualcuno o qualcosa.

Dico cattive perché quando una persona o qualcosa è ridotta ai minimi termini, vuol dire che rispetto alle potenzialità iniziali, o teoriche, c’è stata una notevole riduzione.

C’è stata una perdita di potenza, di forza, o anche solo la diminuzione di un numero che però è indicativo di una perdita di qualcosa.

Mi spiego meglio con qualche esempio.

Si usa spesso parlando di competizioni, di sfide, gare, partite.

Es:

Le speranze della Roma di vincere lo scudetto sono ridotte ai minimi termini.

Questa non è una bella notizia per la Roma. Ci sono evidentemente ancora speranze di vincere lo scudetto, ma sono molo basse e comunque molto più basse di prima.

C’è stato evidentemente un cambiamento, in peggio, della situazione in classifica della Roma.

L’esistenza di un cambiamento verso una situazione peggiore c’è sempre quando c’è una riduzione ai minimi termini, se non parliamo di matematica ovviamente.

Spesso poi c’è qualcuno che provoca questa riduzione.

Es:

La Russia ha ridotto ai minimi termini l’erogazione di gas verso l’Europa.

La McLaren ha ridotto gli avversari ai minimi termini.

Qui c’è una competizione, uno scontro, una gara, dove uno degli avversari sembra avere la meglio sugli altri, le cui speranze sono ai minimi termini, cioè molto basse, come mai sono state finora.

Possiamo dunque usare anche i minimi termini senza il verbo ridurre, come ho appena fatto.

Il covid si trova ai minimi termini da molti mesi a questa parte

L’attacco della Juventus, dopo gli ultimi infortuni, è ai minimi termini

In questi casi parliamo del numero dei malati di Covid e del numero degli attaccanti.

Questa dunque è una bella notizia per noi, ma brutta se la vediamo dal punto di vista del virus.

Anche in questo caso c’è stato un cambiamento.

Per quanto riguarda la parola “termini“, parliamo di “termini” anche al di fuori della matematica, sebbene se non ci sia un vero motivo. Non vi scervellate troppo dunque.

Usare “I minimi termini” è spesso un modo meno forte, meno diretto, e quindi un eufemismo, per dire che lo stato di una persona o di qualcosa è pietoso, o inservibile o disastroso. In ogni caso uno stato negativo.

Molto usato in politica:

La sanità italiana è ridotta ai minimi termini!

La pazienza degli italiani è ai minimi termini!

La Produzione industriale si trova ai minimi termini nell’ultimo mese.

Anche la vostra di pazienza potrebbe essere ai minimi termini a forza di ascoltare lunghe spiegazioni della rubrica due minuti con Italiano Semplicemente!

Aggiungo solamente che esistono anche i “massimi termini“, molto meno usati comunque.

Spesso si usano i massimi termini per esprimere un concetto simile, altre volte è solo un modo alternativo per esprimere il concetto di massimo, o di massimi livelli. Un uso più tecnico dunque:.

Es.

Il costo delle materie prime è ai massimi termini.

I rapporti tra me e la mia ex moglie non sono ai massimi termini.

Allora adesso ripassiamo parlando di educazione.

Irina: la mancanza di classe spesso è sintomo di maleducazione

Peggy: vai a capire perché le buone maniere non vadano più per la maggiore. Non riesco minimamente a capacitarmi perché abbia preso piede la maleducazione come modo di relazionarsi con gli altri.

Esercizi

10 domande per mettervi alla prova sull’episodio. Seguono le risposte.

Disponibili ai soli membri dell’associazione Italiano Semplicemente.

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410 – La moltiplicazione

File audio disponibile per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente (ENTRA)

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Trascrizione

Giovanni: Il termine moltiplicazione è ovviamente un termine matematico:

due per tre è uguale a 6

Cinque per otto fa quaranta

Sei per nove è pari a cinquantaquattro.

Per esprimere il risultato si può usare “fa”, cioè il vero fare, ma si può dire anche “è uguale a” oppure “è pari a”. Se parlo velocemente non c’è bisogno di usare nulla. Basta il risultato:

cinque per uno, cinque

sei per sei, trentasei

Inoltre il numero 1, quando si parla velocemente, può diventare “un” ma solo se sta all’inizio della frase:

Quindi:

cinque per uno, cinque

Un per cinque, cinque

Sei per uno, sei

Un per sei, sei.

i numeri che vengono moltiplicati si chiamano fattori.

La moltiplicazione si usa anche fuori dalla matematica, quando si vuole indicare l’aumento di una quantità, ma si tratta di un aumento che si ripete più volte, con insistenza, quindi di un reiterato accrescimento numerico, quantitativo o d’intensità.

La moltiplicazione dei contagi del virus

La moltiplicazione dei pani e dei pesci (il miracolo operato da Gesù)

La moltiplicazione in matematica si chiama anche prodotto.

osso quindi dire che se cinque per sei fa trenta, allora il prodotto di cinque e sei fa trenta.

Oppure che:

la moltiplicazione tra cinque e sei produce un risultato pari a trenta.

In questa frase ho usato prima il prodotto e poi  ho detto che questo prodotto produce come risultato un numero pari a 30.

Questa parte finale posso in realtà usarla in ogni operazione elementare. “Produrre un risultato” si usa nella matematica in generale e non è relativo solo ai “prodotti”.

Posso anche dire che:

la somma (+) tra due e tre produce come risultato un numero pari a cinque

La divisione (/) tra 10 e due produce un numero pari a cinque

La sottrazione (-) tra 10 e 9 produce un numero pari a uno.

Infine “produrre un risultato” si utilizza normalmente anche per indicare una performance, cioè il rendimento o l’esito di un evento.

Che risultato ha prodotto la produzione l’elezione americana? Ha prodotto la vittoria di Biden

Che risultato hai prodotto al lavoro? Ho prodotto ottimi risultati.

Che risultati ha prodotto Emanuele a scuola? Eccellenti risultati direi.

Vediamo se i membri dell’associazione hanno prodotto un bel ripassino delle puntate precedenti:

Rauno (Finlandia): Ok, allora nulla quaestio se inizio io?

Sofie (Belgio): Per me va bene. Fermo restando che sarebbe inutile contraddirti, visto che ormai hai iniziato!

Ulrike (Germania): Quindi il problema di chi inizia non si pone!

Irina (Stati Uniti):  Io volevo dire che siamo arrivati a qualcosa come 410 episodi con quello di oggi!

Xiaoheng (Cina): io invece volevo dire che stamattina mi sono imbattuta in un verbo sconosciuto: scartabellare!

Doris (Austria): Embè? Che problema c’è? Prima o poi Giovanni, bontà sua, ce lo spiegherà!

Andrè: direi che la frase giusta per concludere questo episodio dedicato alla moltiplicazione è: tutti per uno, uno per tutti! 

la moltiplicazione