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Ecco un’altra frase che Dante Alighieri ha portato nel linguaggio di oggi: DEGNO DI NOTA.
Accade nel canto XX della Divina Commedia, nell’ottavo girone, dove Dante vede avanzare una schiera di dannati che lentamente camminano con la faccia all’indietro come in una processione: si tratta degli indovini, che vengono puniti impedendo loro di “guardare avanti”, avendo in vita peccato facendo proprio questo: indovinare, prevedere il futuro, cioè guardare avanti.
Così Dante, guardando queste anime, chiede a Virgilio (la sua guida) se fra questi indovini ve ne fosse qualcuno degno di nota, cioè conosciuto, noto, o qualcuno che valesse la pena di notare, qualche personaggio noto, famoso.
Allo stesso modo oggi si usa questa espressione quando vogliamo indicare qualcosa o qualcuno che merita di essere notato, qualcosa o qualcuno dunque di importante, di notevole; qualcuno che meriti attenzione, che non è come gli altri.
La dignità è un concetto abbastanza difficile da spiegare, e in genere è una caratteristica associata alle persone. Tra l’altro esiste anche come ricorderete, l’aggettivo dignitoso.
Ma essere degno di qualcosa, come abbiamo visto anche nell’episodio 287, significa meritare questa cosa, più semplicemente.
Se sei degno di attenzione meriti la mia attenzione o quella di altri.
Se sei degno di stima meriti la stima delle persone.
Eccetera.
In questo caso abbiamo “degno di nota” che è più generale e significa importante: meritare una nota, cioè meritare considerazione, attenzione, meritare di essere menzionato, o annotato se vogliamo.
Qualsiasi cosa può essere degna di nota: un documento, una notizia, una frase, uno studente eccetera e può anche indicare una qualità, ma non è affatto detto.
A proposito di qualità: adesso attenti perché abbiamo un bel ripasso degno di nota, che consta di una trentina di episodi passati.
State concentrati ed ascoltate la voce di Emma, che fa parte degnamente dell’associazione Italiano Semplicemente.
Emma: Gianni è un professore eccellente. Per tendere la mano a noi membri, questa volta ci ha chiamato in causa con una caterva di indovinelli, cosicché possiamo ingranare con la lingua giocando.
A dire il vero, alcuni membri se la cavano benissimo, ma di contro, altri meno, tra cui, mio malgrado, sono annoverata.. Mi incarto ogni due per tre nello scervellarmi per trovare la risposta. Sicché mi domando e dico: “ o sono io la dura di comprendonio o magari questo gioco non fa proprio al caso mio? O peggio, persino questo gioco è soltanto appannaggio delle teste più veloci. Se fosse così, sono passibile di miglioramento? E qui ti voglio!”.
Inoltre è meglio precisare, a scanso di equivoci, che questo ripasso che ho scritto non vuole essere la benché minima lagna, se non altro quanto a me e al mio livello di italiano, bensì un pretesto per rispolverare qualche episodio passato. Che io sappia, ripetere giova, eccome! Non ci resta pertanto che esercitarci di continuo.
Con i miei sentiti auguri, saluto tutti i membri dell’associazione, nella speranza che via via, con l’allenamento, riusciamo a destreggiarci con la lingua sempre meglio.
Di nuovo buon anno e tanti Auguri.