Nata il 17 luglio 1939, è celebre per la sua carriera intensa e poliedrica: voce potente, presenza scenica marcata e interpretazioni spesso drammatiche.
Le sue esibizioni — sia nel teatro musicale che nella canzone d’autore — spesso vivevano di contrasti forti, scelte stilistiche decise e passaggi emotivi netti.
Tutti elementi che si prestano perfettamente a spiegare significati e sfumature legate all’aggettivo “drastico“.
Durante un suo spettacolo, Milva decise di cambiare drasticamente il repertorio: abbandonò melodie rassicuranti e fece scelte drastiche, introducendo canzoni cariche di tensione emotiva, testi impegnati e interpretazioni intense.
L’aggettivo drastico si presta perfettamente per descrivere un cambiamento. Ma deve essere un cambiamento vero, non un cambiamento all’acqua di rose, per intenderci.
Indica qualcosa di rigoroso, deciso, con conseguenze evidenti e radicali.
È un cambiamento netto rispetto a una situazione precedente.
Tra i sinonimi più prossimi, c’è infatti radicale, che descrive un cambiamento o una scelta fondamentale, totale, dalla radice.
Anche una scelta infatti spesso viene detta drastica. È una decisione presa con determinazione, senza ambiguità.
Un intervento drastico invece è un rimedio severo, che comporta delle scelte necessarie e dal quale non si torna indietro.
Un taglio drastico è altresi molto comune. È qualcosa di netto.
Es:
per risanare i conti dell’azienda c’è voluto un taglio drastico del personale.
Un taglio drastico della spesa pubblica è necessaria in periodi di crisi economica.
Si è deciso di accorciare drasticamente la lunghezza degli episodi della rubrica “Accadde il”.
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Nell’episodio dedicato ai dubbi che abbiamo realizzato qualche tempo fa non vi ho parlato della locuzione “essere in forse”. “Essere in forse” è un’espressione comune che indica incertezza o dubbio riguardo a una situazione, una decisione o un evento futuro. Questa locuzione può essere applicata a diversi contesti della vita quotidiana e assume un significato di indecisione o mancanza di certezza riguardo a qualcosa.
La parola “forse” d’altronde fornisce un grosso aiuto per la comprensione di questa locuzione. “Forse” è un avverbio che indica una possibilità, ma non una certezza assoluta. Viene utilizzato per esprimere incertezza riguardo a una situazione o un’azione futura. Ad esempio, “Forse pioverà domani” suggerisce la possibilità di pioggia senza garantirne la certezza.
L’utilizzo del verbo “essere” insieme alla preposizione “in” in questa locuzione è importante perché stabilisce in questo caso lo stato di incertezza di qualcosa o qualcuno.
La combinazione di “essere” e “in” con altri sostantivi o aggettivi può creare espressioni simili. Ad esempio, “Essere in fermento” indica un periodo di agitazione o cambiamento. “Essere in pace” indica uno stato di tranquillità o serenità interiore. Si usa “In allegria” per indicare uno stato mentale simile alla felicità (quest’ultimo è un parolone, mentre l’allegria è più a portata di mano di tutti direi); “in fretta” per indicare un’azione svolta velocemente, “in silenzio” per indicare uno stato di assenza di rumore.
Potrei citare anche “essere in forma” che indica uno stato di buona salute fisica, “essere in ritardo” indica il non essere puntuali o il non rispettare un orario prestabilito, oppure “essere in grado” che indica la capacità di fare qualcosa.
Vediamo alcuni esempio con “essere in forse“:
La data della riunione è ancora in forse.
Ad esempio sono state proposte alcune date per la riunione, ma al momento è ancora in forse poiché stiamo aspettando la conferma della disponibilità di tutti i partecipanti.
Con questo tempaccio, la gita per domani è in forse!
E’ la gita ad essere “in forse”. Questo è importante, perché sostituire “essere in forse” con “essere in dubbio” non sempre è una buona idea. “Essere in forse” riguarda maggiormente la possibilità che avvenga un evento futuro. Questi eventi possono dipendere da una decisione di una persona, che però può dipendere a sua volta da circostanze esterne. Non è detto ci sia una indecisione, un dubbio. Ci si riferisce sempre direttamente all’esito: la festa è in forse (non si sa se si svolgerà). Oppure: “la mia presenza per domani alla festa è in forse. Vediamo se starò meglio“.
“Essere in dubbio” è più specifico per le persone e il loro pensiero, specie se ci sono più alternative: sono in dubbio se venire o meno, l’allenatore è in dubbio se giocare on due o tre attaccanti.
Spesso si usano indifferentemente, ma meno spesso per indicare il dubbio di una persona.
Es:
“Il calciatore è in forse/dubbio per domani” significa che non si sa se giocherà, ma in genere non si sta parlando della sua indecisione. Non si sa se giocherà, ma questo dipenderà dal suo staff medico o dalle scelte tattiche dell’allenatore.
Lo stesso se dico “La nostra vacanza è in dubbio/forse”. Qui è più chiaro, perché una vacanza non è una persona, quindi non può avere un dubbio. E’ la vacanza ad essere in forse/dubbio. Posso usare entrambi i termini, anche “dubbio”, sebbene io non stia parlando del dubbio che può venire a una persona.
Ci sono casi in cui si può comunque indicare una indecisione:
Sull’acquisto della casa, siamo ancora in forse/dubbio.
Sto parlando di noi, quindi questo significa che evidentemente dopo aver valutato diverse opzioni, siamo ancora in forse riguardo all’acquisto della casa poiché non siamo sicuri se sia la scelta migliore per la nostra famiglia. Detto in altre parole, non è detto che acquisteremo, in tempi brevi almeno, una casa; la decisione non è stata ancora presa. Possiamo usare sia “in dubbio” che “in forse”. Ma usare “in forse”, come detto, non è molto comune quando parliamo di dubbi personali.
Un altro esempio di questo tipo:
Riguardo al piano delle vacanze estive, siamo ancora in forse/dubbio sulla destinazione da scegliere.
Vale a dire che non abbiamo deciso ancora dove andare in vacanza quest’estate. Siamo in forse tra una località al mare o un viaggio in montagna, entrambe sembrano attraenti e non riusciamo a prendere una decisione definitiva. In questi casi meglio usare “in dubbio” perché, quando parliamo esplicitamente di dubbi tra due o più alternative, non suona molto bene usare “in forse”.
Un altro esempio:
riguardo alla scelta tra andare al mare o in montagna sono molto in forse
In questi casi molto meglio usare “essere in dubbio“, quindi:
Riguardo alla scelta tra andare al mare o in montagna sono molto in dubbio.
In definitiva per gli eventi meglio usare “in forse” mentre per le indecisioni è decisamente preferibile “in dubbio”.
Come ripasso del giorno vi propongo di parlare di certezze e incertezze. Potete parlare di eventi futuri o di vostri pensieri. Se siete in dubbio su qualche espressione , chiedetemi pure un consiglio.
Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente
Albéric: Mi viene in mente la frase “ogni dubbio è lecito”. Infatti, parlando di dubbi e certezze, col senno di poi è sempre facile individuare le misure cautelative che sarebbero dovute adottarsi per rimediare a un danno o una situazione pericolosa.
Marcelo: Avevo un biglietto per la lotteria di Spagna e la certezza di ottenere il primo premio, ma nisba! Il vecchietto che me l’ha venduto mi aveva fatto l’occhiolino facendomi cenno di quale biglietto comprare! in compenso posso dire che mi sono fatto un nuovo amico, il vecchietto! Una magra consolazione direi!
Descrizione: benvenuti nell’episodio numero 1011 della rubrica due minuti con Italiano Semplicemente.
“Vada per” è una locuzione informale simile a “aggiudicato” (di cui ci siamo già occupati), adatta per esprimere la conclusione di un accordo. Ci sono tuttavia alcune occasioni in cui non possiamo usare le due modalità indifferentemente.
Proponiamo anche una serie di esercizi in PDFper testare il grado di comprensione di questo episodio.
A partire dal numero 1001, gli episodi di questa rubrica sono solamente per i membri dell’associazione.
Alla fine dell’episodio proponiamo delle frasi di ripasso degli episodi precedenti formulate e registrate dai membri dell’associazione, dedicate proprio di concessioni.
Se volete, saremo felici di avervi tra noi. Guardate tutti i vantaggi sulla paginadell’associazione.
Spieghiamo l’espressione formale ‘rimettere alla discrezionalità’ molto usata in contesti formali e professionali, soprattutto nella forma scritta. Chiariamo anche l’uso del verbo rimettere e i diversi significati del termine discrezione. Vediamo alcuni esempi e proviamo a formulare le singole frasi anche in un modo meno formale.
Giovanni: Oggi, per la rubrica dedicata alla politica italiana, parliamo della stanza dei bottoni.
E’ necessario aprire una breve parentesi sul termine “bottone“.
Si usa questo termine generalmente per indicare un piccolo oggetto di forma tondeggiante (ma ce ne sono di varie forme), che si usa con le camicie, le giacche, i cappotti e serve per riunire e chiudere due parti di un indumento. I bottoni si allacciano e si slacciano, mentre si usa il verbo abbottonare (o abbottonarsi) per indicare l’atto di chiudere (o congiungere) le due parti delle camicie o delle giacche usando i bottoni che vanno infilati negli appositi occhielli.
Abbottona/abbottonati la giacca ché fa freddo!
Prima si mette la cravatta e poi si abbottona la camicia.
Per l’operazione inversa invece si usa il verbo sbottonare e sbottonarsi. é interessante che sia abbottonarsi che sbottonarsi, quindi i verbi riflessivi, hanno anche un uso figurato.
Infatti abbottonarsi si usa anche per indicare una “chiusura” di altro tipo, e quindi non indica solamente l’azione di abbottonare i bottoni della propria giacca o camicia, ma anche, in senso figurato, nel senso di chiudersi in un cauto riserbo. Una persona “abbottonata” è una persona che non sembra affatto disponibile a parlare, a condividere informazioni. Quindi significa chiudersi nel silenzio per riserbo o per cautela.
Di contro, sbottonarsi significa anche iniziare a parlare, schiudersi, quindi aprirsi al dialogo, specie dopo una iniziale chiusura. Si usa spesso con la negazione:
Non ti sbottonare
Giovanni non si sbottona mai
Il presidente non si sbottona sulla possibile trasformazione della società
Maria è una persona prudente, una che non si sbottona facilmente neanche con gli amici.
Ci sono espressioni come “attaccare bottone“, un’espressione di cui ci siamo già occupati, che ha a che fare con l’approccio. Quando si cerca di avvicinare qualcuno per per parlargli, per tentare un approccio, si usa spesso l’espressione “attaccare bottone”. Simile anche a abbordare. Poi esiste anche “attaccare un bottone“, che più informalmente diventa “attaccare il pippone“, che abbiamo spiegato nello stesso episodio di attaccare bottone. Il senso è quello di infastidire, molestare qualcuno con dei lunghi e noiosi discorsi.
Non finisce qui perché esiste anche la cosiddetta “stanza dei bottoni“, espressione con cui si indica, in modo figurato il luogo in cui si prendono le decisioni. I bottoni sarebbe un modo alternativo per indicare i pulsanti. A dire il vero però un pulsante non viene praticamente mai chiamato bottone, al di fuori di questa espressione. La forma di un bottone comunque può essere abbastanza simile a quella di un pulsante. Più in generale infatti qualsiasi oggetto di forma tondeggiante che assomigli a un bottone, possiamo chiamarlo così, anche se ha usi diversi. In tal caso parliamo di un pulsante, quindi di un organo di comando che si può premere con un dito.
Dunque la stanza in cui si premono i pulsanti è il luogo in cui si prendono le decisioni. Ci si riferisce in particolare alle decisioni politiche e economiche, quindi si sta parlando del potere decisionale.
Nel linguaggio della politica si usa abbastanza spesso perché esprime in modo sintetico la capacità di poter influenzare le decisioni più importanti. Ovviamente quando si prende una decisione importante non si preme alcun pulsante, ma questa è ovviamente un’immagine figurata.
Vediamo qualche frase di esempio di attualità:
Il mondo ha un urgente bisogno di ridurre l’impatto ambientale dell’uomo, ma purtroppo nella stanza dei bottoni del mondo ci sono altre priorità.
Occorre riuscire a colmare la distanza tra il sud e il nord dell’Italia, a prescindere da chi si trovi nella stanza dei bottoni.
Una parte dello schieramento governativo si sta lamentando del fatto che nella stanza dei bottoni comandino solamente il presidente del Consiglio e il ministro dell’economia.
Parliamo sempre del luogo di “esercizio del potere“. Il luogo in cui si esercita il potere è appunto la stanza dei bottoni.
Voglio, in chiusura di questo episodio, parlarvi di questo interessante uso del verbo esercitare.
L’uso prevalente di esercitare è quello di tenere in attività, cioè tenere in esercizio, in allenamento.
Esercitare la memoria
Esercitarsi facendo esercizi ginnici
ecc.
Esercitare significa però anche adoperare un potere, far valere un proprio potere in virtù di una investitura. Questo significa che, ad esempio, poiché un personaggio politico ricopre una certa carica pubblica, allora ha determinate facoltà, ha determinati poteri che può decidere di utilizzare o meno.
Se lo fa, allora esercita il suo potere, quindi lo utilizza, lo fa valere.
C’è anche chi approfitta di questo potere e va oltre ciò che è consentito. In questo caso si parla di “abuso di potere“. Ma di questo ne parliamo nel prossimo episodio.
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Le domande e le risposte su questo episodio sono disponibili ai soli membri dell’associazione Italiano Semplicemente.
Quando dobbiamo prendere una decisione, spesso usiamo il verbo propendere.
Cosa? Non l’avete mai usato?
Fino ad oggi no, capisco, ma lo farete in futuro!
Se usiamo questo verbo non esprimiamo un’opinione netta, decisa, ma è come se avessimo fatto una valutazione, una riflessione, e alla fine decidiamo qual è il nostro pensiero su una questione.
Più precisamente, vogliamo dire che siamo favorevoli a una soluzione o una decisione.
Che facciamo, proviamo a uscire anche se forse potrebbe piovere? Rischiamo?
Io propendo per il si, e voi?
Io propendo per aspettare un po’ e vediamo come si mette il tempo!
Propendere per il si o per il no si usano spessissimo.
In generale usiamo la preposizione per seguita da un verbo all’infinito:
Io propendo per provare, per aspettare eccetera.
Non è detto ci sia un verbo però.
Es:
Che facciamo, la guerra oppure trattiamo?
Io propendo per un compromesso.
Io propendo per trattare
Io propendo per la guerra
Usare questo verbo dunque è un modo per esprimere un’opinione pensata, su cui si è riflettuto e sulla quale si sono fatto le dovuteriflessioni.
Ha senso usarlo quando c’è una alternativa.
Non posso dire ad esempio:
Oggi propendo per leggere un libro.
Questa è solamente una decisione.
Invece ha senso dire:
Ho un bel libro da leggere, oppure potrei fare una passeggiata col mio amico Marcelo.
Io propendo per la passeggiata!
Dunque, si usa nei casi in cui vi sia dubbio o necessità di scelta.
Non si usa sempre la preposizioneper:
Giovanni ha detto che nelle sue spiegazioni non parla mai di grammatica:
Io propenderei a credergli, e voi?
Come facciamo a scegliere la preposizione da usare?
Si usa la preposizione “a” quando il senso è più vicino a essereincline, essere disposto. L’alternativa è meno marcata, meno netta, non esattamente definita. Sto dicendo che sono disposto a fare qualcosa.
Es: se c’è un problema e credo che si sistemerà. Posso dire:
Propendo a credere che tutto si sistemerà.
È simile a “penso che“. In questi casi si usa anche “essere propenso”:
Sonopropensoa credere che si troverà una soluzione.
Con questa forma “sonopropenso” (propensa al femminile) si usa sempre “a” seguita dal verbo all’infinito.
Vedete che c’è un pensiero, spesso una speranza, ma anche una riflessione.
Pensiamo un attimo alla radice del verbo propendere:
Propendere è simile a “pendere“, quindi possiamo considerare, come immagine un piano inclinato. E se mettiamo una pallina su un piano inclinato la pallina va in una direzione precisa: va in discesa. Fate conto che quella pallina è il vostro pensiero: va in una certa direzione. Tende ad andare in quella direzione.
Si usa anche una forma più formale: essere incline a, molto simile a essere propenso a:
Sono incline a credere che la crisi non terminerà a breve.
L’inclinazione è però un concetto più complesso. Lo vediamo in uno dei prossimi episodi di due minuti con Italiano Semplicemente. Con l’occasione parleremo anche della cosiddetta propensione.
Concludo dicendo che per esprimere lo stesso concetto del verbo propendere si può anche semplicemente usare la forma condizionale:
Mare o montagna quest’anno?
Propendo per la montagna
Oppure:
Io andrei in montagna
Io sceglierei la montagna.
Quindi io propendo per fare diventa io farei. Io sono propenso a mangiare può diventare io mangerei eccetera.
Adesso il ripasso del giorno.
Ricordatevi che la caratteristica degli episodi di questa rubrica, la caratteristica che contraddistingue questa rubrica dalle altre è proprio la presenza dei ripassi, che servono a rispolverareciò che abbiamo già spiegato e questo lo facciamo per non dimenticare.
Un metodo unico che non trovate in nessun altro sito.
Dimenticavo che dopo il ripasso i membri possono fare anche un l’esercizio che consiste nel rispondere a 10 domande.
Marcelo: dopo due mesi e passa che giro in Italia, devo ammettere che mi manca un po’ la mia casa. Tra l’altro ho lasciato svariatecosette in sospeso.