Descrizione: benvenuti nell’episodio numero 1011 della rubrica due minuti con Italiano Semplicemente.
“Vada per” è una locuzione informale simile a “aggiudicato” (di cui ci siamo già occupati), adatta per esprimere la conclusione di un accordo. Ci sono tuttavia alcune occasioni in cui non possiamo usare le due modalità indifferentemente.
Proponiamo anche una serie di esercizi per testare il grado di comprensione di questo episodio.
A partire dal numero 1001, gli episodi di questa rubrica sono solamente per i membri dell’associazione.
Alla fine dell’episodio proponiamo delle frasi di ripasso degli episodi precedenti formulate e registrate dai membri dell’associazione, dedicate proprio all’intuizione.
Se volete, saremo felici di avervi tra noi. Guardate tutti i vantaggi sulla paginadell’associazione.
Spieghiamo l’espressione formale ‘rimettere alla discrezionalità’ molto usata in contesti formali e professionali, soprattutto nella forma scritta. Chiariamo anche l’uso del verbo rimettere e i diversi significati del termine discrezione. Vediamo alcuni esempi e proviamo a formulare le singole frasi anche in un modo meno formale.
Giovanni: Oggi, per la rubrica dedicata alla politica italiana, parliamo della stanza dei bottoni.
E’ necessario aprire una breve parentesi sul termine “bottone“.
Si usa questo termine generalmente per indicare un piccolo oggetto di forma tondeggiante (ma ce ne sono di varie forme), che si usa con le camicie, le giacche, i cappotti e serve per riunire e chiudere due parti di un indumento. I bottoni si allacciano e si slacciano, mentre si usa il verbo abbottonare (o abbottonarsi) per indicare l’atto di chiudere (o congiungere) le due parti delle camicie o delle giacche usando i bottoni che vanno infilati negli appositi occhielli.
Abbottona/abbottonati la giacca ché fa freddo!
Prima si mette la cravatta e poi si abbottona la camicia.
Per l’operazione inversa invece si usa il verbo sbottonare e sbottonarsi. é interessante che sia abbottonarsi che sbottonarsi, quindi i verbi riflessivi, hanno anche un uso figurato.
Infatti abbottonarsi si usa anche per indicare una “chiusura” di altro tipo, e quindi non indica solamente l’azione di abbottonare i bottoni della propria giacca o camicia, ma anche, in senso figurato, nel senso di chiudersi in un cauto riserbo. Una persona “abbottonata” è una persona che non sembra affatto disponibile a parlare, a condividere informazioni. Quindi significa chiudersi nel silenzio per riserbo o per cautela.
Di contro, sbottonarsi significa anche iniziare a parlare, schiudersi, quindi aprirsi al dialogo, specie dopo una iniziale chiusura. Si usa spesso con la negazione:
Non ti sbottonare
Giovanni non si sbottona mai
Il presidente non si sbottona sulla possibile trasformazione della società
Maria è una persona prudente, una che non si sbottona facilmente neanche con gli amici.
Ci sono espressioni come “attaccare bottone“, un’espressione di cui ci siamo già occupati, che ha a che fare con l’approccio. Quando si cerca di avvicinare qualcuno per per parlargli, per tentare un approccio, si usa spesso l’espressione “attaccare bottone”. Simile anche a abbordare. Poi esiste anche “attaccare un bottone“, che più informalmente diventa “attaccare il pippone“, che abbiamo spiegato nello stesso episodio di attaccare bottone. Il senso è quello di infastidire, molestare qualcuno con dei lunghi e noiosi discorsi.
Non finisce qui perché esiste anche la cosiddetta “stanza dei bottoni“, espressione con cui si indica, in modo figurato il luogo in cui si prendono le decisioni. I bottoni sarebbe un modo alternativo per indicare i pulsanti. A dire il vero però un pulsante non viene praticamente mai chiamato bottone, al di fuori di questa espressione. La forma di un bottone comunque può essere abbastanza simile a quella di un pulsante. Più in generale infatti qualsiasi oggetto di forma tondeggiante che assomigli a un bottone, possiamo chiamarlo così, anche se ha usi diversi. In tal caso parliamo di un pulsante, quindi di un organo di comando che si può premere con un dito.
Dunque la stanza in cui si premono i pulsanti è il luogo in cui si prendono le decisioni. Ci si riferisce in particolare alle decisioni politiche e economiche, quindi si sta parlando del potere decisionale.
Nel linguaggio della politica si usa abbastanza spesso perché esprime in modo sintetico la capacità di poter influenzare le decisioni più importanti. Ovviamente quando si prende una decisione importante non si preme alcun pulsante, ma questa è ovviamente un’immagine figurata.
Vediamo qualche frase di esempio di attualità:
Il mondo ha un urgente bisogno di ridurre l’impatto ambientale dell’uomo, ma purtroppo nella stanza dei bottoni del mondo ci sono altre priorità.
Occorre riuscire a colmare la distanza tra il sud e il nord dell’Italia, a prescindere da chi si trovi nella stanza dei bottoni.
Una parte dello schieramento governativo si sta lamentando del fatto che nella stanza dei bottoni comandino solamente il presidente del Consiglio e il ministro dell’economia.
Parliamo sempre del luogo di “esercizio del potere“. Il luogo in cui si esercita il potere è appunto la stanza dei bottoni.
Voglio, in chiusura di questo episodio, parlarvi di questo interessante uso del verbo esercitare.
L’uso prevalente di esercitare è quello di tenere in attività, cioè tenere in esercizio, in allenamento.
Esercitare la memoria
Esercitarsi facendo esercizi ginnici
ecc.
Esercitare significa però anche adoperare un potere, far valere un proprio potere in virtù di una investitura. Questo significa che, ad esempio, poiché un personaggio politico ricopre una certa carica pubblica, allora ha determinate facoltà, ha determinati poteri che può decidere di utilizzare o meno.
Se lo fa, allora esercita il suo potere, quindi lo utilizza, lo fa valere.
C’è anche chi approfitta di questo potere e va oltre ciò che è consentito. In questo caso si parla di “abuso di potere“. Ma di questo ne parliamo nel prossimo episodio.
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Le domande e le risposte su questo episodio sono disponibili ai soli membri dell’associazione Italiano Semplicemente.
Quando dobbiamo prendere una decisione, spesso usiamo il verbo propendere.
Cosa? Non l’avete mai usato?
Fino ad oggi no, capisco, ma lo farete in futuro!
Se usiamo questo verbo non esprimiamo un’opinione netta, decisa, ma è come se avessimo fatto una valutazione, una riflessione, e alla fine decidiamo qual è il nostro pensiero su una questione.
Più precisamente, vogliamo dire che siamo favorevoli a una soluzione o una decisione.
Che facciamo, proviamo a uscire anche se forse potrebbe piovere? Rischiamo?
Io propendo per il si, e voi?
Io propendo per aspettare un po’ e vediamo come si mette il tempo!
Propendere per il si o per il no si usano spessissimo.
In generale usiamo la preposizione per seguita da un verbo all’infinito:
Io propendo per provare, per aspettare eccetera.
Non è detto ci sia un verbo però.
Es:
Che facciamo, la guerra oppure trattiamo?
Io propendo per un compromesso.
Io propendo per trattare
Io propendo per la guerra
Usare questo verbo dunque è un modo per esprimere un’opinione pensata, su cui si è riflettuto e sulla quale si sono fatto le dovuteriflessioni.
Ha senso usarlo quando c’è una alternativa.
Non posso dire ad esempio:
Oggi propendo per leggere un libro.
Questa è solamente una decisione.
Invece ha senso dire:
Ho un bel libro da leggere, oppure potrei fare una passeggiata col mio amico Marcelo.
Io propendo per la passeggiata!
Dunque, si usa nei casi in cui vi sia dubbio o necessità di scelta.
Non si usa sempre la preposizioneper:
Giovanni ha detto che nelle sue spiegazioni non parla mai di grammatica:
Io propenderei a credergli, e voi?
Come facciamo a scegliere la preposizione da usare?
Si usa la preposizione “a” quando il senso è più vicino a essereincline, essere disposto. L’alternativa è meno marcata, meno netta, non esattamente definita. Sto dicendo che sono disposto a fare qualcosa.
Es: se c’è un problema e credo che si sistemerà. Posso dire:
Propendo a credere che tutto si sistemerà.
È simile a “penso che“. In questi casi si usa anche “essere propenso”:
Sonopropensoa credere che si troverà una soluzione.
Con questa forma “sonopropenso” (propensa al femminile) si usa sempre “a” seguita dal verbo all’infinito.
Vedete che c’è un pensiero, spesso una speranza, ma anche una riflessione.
Pensiamo un attimo alla radice del verbo propendere:
Propendere è simile a “pendere“, quindi possiamo considerare, come immagine un piano inclinato. E se mettiamo una pallina su un piano inclinato la pallina va in una direzione precisa: va in discesa. Fate conto che quella pallina è il vostro pensiero: va in una certa direzione. Tende ad andare in quella direzione.
Si usa anche una forma più formale: essere incline a, molto simile a essere propenso a:
Sono incline a credere che la crisi non terminerà a breve.
L’inclinazione è però un concetto più complesso. Lo vediamo in uno dei prossimi episodi di due minuti con Italiano Semplicemente. Con l’occasione parleremo anche della cosiddetta propensione.
Concludo dicendo che per esprimere lo stesso concetto del verbo propendere si può anche semplicemente usare la forma condizionale:
Mare o montagna quest’anno?
Propendo per la montagna
Oppure:
Io andrei in montagna
Io sceglierei la montagna.
Quindi io propendo per fare diventa io farei. Io sono propenso a mangiare può diventare io mangerei eccetera.
Adesso il ripasso del giorno.
Ricordatevi che la caratteristica degli episodi di questa rubrica, la caratteristica che contraddistingue questa rubrica dalle altre è proprio la presenza dei ripassi, che servono a rispolverareciò che abbiamo già spiegato e questo lo facciamo per non dimenticare.
Un metodo unico che non trovate in nessun altro sito.
Dimenticavo che dopo il ripasso i membri possono fare anche un l’esercizio che consiste nel rispondere a 10 domande.
Marcelo: dopo due mesi e passa che giro in Italia, devo ammettere che mi manca un po’ la mia casa. Tra l’altro ho lasciato svariatecosette in sospeso.