La stanza dei bottoni – POLITICA ITALIANA (Ep. n. 29)

La stanza dei bottoni (scarica audio)

Indice degli episodi della rubrica dedicata alla politica

Trascrizione

Giovanni: Oggi, per la rubrica dedicata alla politica italiana, parliamo della stanza dei bottoni.

E’ necessario aprire una breve parentesi sul termine “bottone“.

Si usa questo termine generalmente per indicare un piccolo oggetto di forma tondeggiante (ma ce ne sono di varie forme), che si usa con le camicie, le giacche, i cappotti e serve per riunire e chiudere due parti di un indumento. I bottoni si allacciano e si slacciano, mentre si usa il verbo abbottonare (o abbottonarsi) per indicare l’atto di chiudere (o congiungere) le due parti delle camicie o delle giacche usando i bottoni che vanno infilati negli appositi occhielli.

Abbottona/abbottonati la giacca ché fa freddo!

Prima si mette la cravatta e poi si abbottona la camicia.

Per l’operazione inversa invece si usa il verbo sbottonare e sbottonarsi. é interessante che sia abbottonarsi che sbottonarsi, quindi i verbi riflessivi, hanno anche un uso figurato.

Infatti abbottonarsi si usa anche per indicare una “chiusura” di altro tipo, e quindi non indica solamente l’azione di abbottonare i bottoni della propria giacca o camicia, ma anche, in senso figurato, nel senso di chiudersi in un cauto riserbo. Una persona “abbottonata” è una persona che non sembra affatto disponibile a parlare, a condividere informazioni. Quindi significa chiudersi nel silenzio per riserbo o per cautela.

Di contro, sbottonarsi significa anche iniziare a parlare, schiudersi, quindi aprirsi al dialogo, specie dopo una iniziale chiusura. Si usa spesso con la negazione:

Non ti sbottonare

Giovanni non si sbottona mai

Il presidente non si sbottona sulla possibile trasformazione della società

Maria è una persona prudente, una che non si sbottona facilmente neanche con gli amici.

Ci sono espressioni come “attaccare bottone“, un’espressione di cui ci siamo già occupati, che ha a che fare con l’approccio. Quando si cerca di avvicinare qualcuno per per parlargli, per tentare un approccio, si usa spesso l’espressione “attaccare bottone”. Simile anche a abbordare. Poi esiste anche “attaccare un bottone“, che più informalmente diventa “attaccare il pippone“, che abbiamo spiegato nello stesso episodio di attaccare bottone. Il senso è quello di infastidire, molestare qualcuno con dei lunghi e noiosi discorsi.

Non finisce qui perché esiste anche la cosiddetta “stanza dei bottoni“, espressione con cui si indica, in modo figurato il luogo in cui si prendono le decisioni. I bottoni sarebbe un modo alternativo per indicare i pulsanti. A dire il vero però un pulsante non viene praticamente mai chiamato bottone, al di fuori di questa espressione. La forma di un bottone comunque può essere abbastanza simile a quella di un pulsante. Più in generale infatti qualsiasi oggetto di forma tondeggiante che assomigli a un bottone, possiamo chiamarlo così, anche se ha usi diversi. In tal caso parliamo di un pulsante, quindi di un organo di comando che si può premere con un dito.

Dunque la stanza in cui si premono i pulsanti è il luogo in cui si prendono le decisioni. Ci si riferisce in particolare alle decisioni politiche e economiche, quindi si sta parlando del potere decisionale.

Nel linguaggio della politica si usa abbastanza spesso perché esprime in modo sintetico la capacità di poter influenzare le decisioni più importanti. Ovviamente quando si prende una decisione importante non si preme alcun pulsante, ma questa è ovviamente un’immagine figurata.

Vediamo qualche frase di esempio di attualità:

Il mondo ha un urgente bisogno di ridurre l’impatto ambientale dell’uomo, ma purtroppo nella stanza dei bottoni del mondo ci sono altre priorità.

Occorre riuscire a colmare la distanza tra il sud e il nord dell’Italia, a prescindere da chi si trovi nella stanza dei bottoni.

Una parte dello schieramento governativo si sta lamentando del fatto che nella stanza dei bottoni comandino solamente il presidente del Consiglio e il ministro dell’economia.

Parliamo sempre del luogo di “esercizio del potere“. Il luogo in cui si esercita il potere è appunto la stanza dei bottoni.

Voglio, in chiusura di questo episodio, parlarvi di questo interessante uso del verbo esercitare.

L’uso prevalente di esercitare è quello di tenere in attività, cioè tenere in esercizio, in allenamento.

Esercitare la memoria
Esercitarsi facendo esercizi ginnici
ecc.
Esercitare significa però anche adoperare un potere, far valere un proprio potere in virtù di una investitura. Questo significa che, ad esempio, poiché un personaggio politico ricopre una certa carica pubblica, allora ha determinate facoltà, ha determinati poteri che può decidere di utilizzare o meno.
Se lo fa, allora esercita il suo potere, quindi lo utilizza, lo fa valere.
C’è anche chi approfitta di questo potere e va oltre ciò che è consentito. In questo caso si parla di “abuso di potere“. Ma di questo ne parliamo nel prossimo episodio.
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43 – PIN e tasto verde

PIN e tasto verde

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Trascrizione

Lezione numero 43 di Italiano Commerciale.

Se non avete mai acquistato nulla in Italia, non conoscete questa frase: “PIN e tasto verde”.

È la frase che pronuncia ogni volta il cassiere o la cassiera di ogni supermercato italiano ogni volta che si paga con il bancomat o la carta di credito.

Il PIN, lo sapete tutti, è il numero che viene digitato sulla tastiera ed è il vostro numero segreto, che solo voi dovete conoscere. Dopo aver scritto il PIN vi viene però richiesto di premere anche il tasto verde che si trova in basso a destra sul tastierino del POS.

PIN e tasto verde” è quasi una parola d’ordine alla cassa.

Chissà quante volte viene pronunciata ogni giorno.

Ad ogni modo il tasto è ciascuna delle piccole leve, di plastica, che formano la tastiera, che sia quella del pc, del pos, o del cellulare o anche del pianoforte e altri strumenti musicali, che servono ad azionare un meccanismo.

Il POS invece è il terminale di pagamento, un POS (letteralmente, “punto di vendita” che in inglese sta per “Point of Sale”) è un dispositivo elettronico e informatico e il suo ruolo consiste nel permettere di effettuare pagamenti elettronici mediante l’utilizzo di carte di credito o bancomat.

Il tasto verde invece serve per dare l’ok, quindi, una volta inserito il PIN, serve a inviare il pagamento. Riguardo al verbo da usare, il tasto verde va premuto (verbo premere) così come vanno premuti i numeri che compongono il PIN. Premere significa esercitare una pressione, in questo caso con il dito.

Significa sottoporre a pressione, si può dire anche “schiacciare“, un verbo che si usa a volte in luogo di premere, sebbene schiacciare abbia altri significati, anche abbastanza negativi, tipo schiacciare il nemico.

Premere è simile anche a spingere, ma non si usa spingere per i tasti.

Naturalmente quando si dà una carta per pagare, questa carta può essere solamente un bancomat, solamente una carta di credito oppure entrambi, come nel mio caso. La mia tessera è sia bancomat che carta di euro credito e alla cassa mi viene sempre chiesto di scegliere come effettuare il pagamento. La cassiera dice:

Carta o bancomat?

Io scelgo quale circuito utilizzare, dopodiché digitare pin e tasto verde per dare l’ok.

Ho usato la parola circuito, un termine che generalmente ha a che fare con l’elettricità (il circuito elettrico, il cortocircuito ecc. perché ci si riferisce alla circolazione della corrente elettrica), ma è proprio questo termine che si usa quando occorre distinguere tra bancomat e carta si credito.

Si chiamano “circuiti di pagamento“, utilizzati sia per il servizio di prelievo di denaro contante da sportelli automatici sia per il pagamento di beni e servizi presso i terminali POS, appunto.

Non è sbagliato chiamarli circuiti, infatti quando si sceglie di prelevare denaro o di pagare, scegliendo il circuito di pagamento, si prendono due strade diverse, attivate da segnali elettrici.

Non ricordate Il PIN? Non vi resta che pagare in contanti, cioè usando monete e banconote.

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