873 Chi ti incontro?

Chi ti incontro?

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Trascrizione

Ci sono tanti modi per esprimere stupore, meraviglia, nella lingua italiana.

Ne abbiamo già visto qualcuno anche in questa rubrica.

Mi riferisco ad esempio all’espressione “hai capito!” oppure “Caspita!” e anche “non mi dirai che” e “ma dimmi tu”e altre ancora.

Ogni volta cambia il tipo di stupore o la situazione.

Oggi vediamo un modo per esprimere uno stupore che abbiamo provato incontrando una persona.

In particolare, questa modalità espressiva si usa quando raccontiamo questo incontro inaspettato ad un’altra persona, e per manifestare questa meraviglia e incuriosire il nostro interlocutore, si può dire ad esempio:

indovina chi ti incontro?

Veramente strana come costruzione non è vero? Strano anche perché si usa il presente indicativo del verbo e non una forma del passato. Ma l’espressione funziona così.

La stranezza deriva anche dalla presenza di questo “ti” che qualcuno, a ragione, potrebbe definire “pleonastico” cioè inutile, di troppo. Abbiamo visto in un recente episodio il “non” pleonastico. Se lo avete dimenticato ve lo ricorderò tante volte finché non lo memorizzate!

In effetti questo “ti” in questo caso è proprio un pronome pleonastico, quindi sarebbe inutile, se non fosse che in questo modo si aggiunge un tono di ironia e si sottolinea maggiormente lo stupore.

A volte si dice anche:

Indovina chi ti vado ad incontrare?

Stesso significato.

Raramente può capitare di incontrare anche:

Chi non ti vado a incontrare?

Chi non ti incontro?

In questo casi c’è anche un “non” pleonastico, l’ennesimo caso, dopo quelli che abbiamo visto proprio in un episodio dedicato al “non” pleonastico.

Comunque, normalmente (per fortuna) la frase non presenta questa negazione. Accontentiamoci del “ti” pleonastico che è meglio!

Vediamo qualche esempio per prendere maggiore confidenza con l’episodio di oggi.

Sai, ieri al lavoro sono entrato all’improvviso nella stanza della direttrice per prendere un documento. Avevo una urgenza e così non ho neanche bussato. Ma, ta-da! Chi ti incontro appena entro? C’era Mario che stava baciando la Direttrice appassionatamente. Non ti dico che imbarazzo!

Evidentemente questo incontro era assolutamente inaspettato e in questo modo voglio trasmettere questo mio stupore al mio interlocutore.

È una modalità colloquiale ma molto usata tra amici, colleghi e familiari.

Questo “ti” pleonastico non può diventare un “vi“. Il “ti” è invariabile, anche quando non parlo di me:

I miei figli aprono la porta e ti trovano una ragazza completamente ubriaca a terra!

Si, avete capito bene: si possono usare anche altri verbi oltre a incontrare, come trovare o scoprire.

Vediamo ancora altri esempi. Prestate attenzione al tono in particolare.

Ho voluto rilassarmi una settimana lontanissimo da tutti, così sono andato in Brasile, ad Araraquara, vicino San Paolo. Ma chi ti vado ad incontrare? La mia collega Giuseppina in vacanza con l’amante! Incredibile quanto è piccolo il mondo!

Si può usare poi non solo con le persone:

Appena arrivo a casa di Maria, ti trovo un caldo asfissiante!

Notate che se uso questa espressione non significa necessariamente che questa sorpresa è non gradita. Si tratta solo di una sorpresa.

Ho controllato i compiti dei ragazzi e chi ti vado a scoprire che ha copiato tutto? Proprio Giovanni che si vantava di essere il primo della classe.

Ho rovistato nello zaino di mia figlia. Non puoi capire cosa non ti scopro! Dei profilattici!!!!

Avrete notato che, se pronunciate la frase con tono interrogativo, si tratta anche di una domanda retorica. Si può comunque anche pronunciare con tono esclamativo. C’è meno ironia ma l’effetto meraviglia non cambia.

Adesso ripassiamo.

Anthony: Ragazzi, posso raccontarvi una barzelletta sconcia?

Irina: Vi rendete conto che ogni tanto Anthony sembra avere una voglia impellente di raccontare una barzelletta un po’ troppo osé?

Hartmut: tra l’altro ogni due per tre se ne esce con una sciocchezza o ciofeca che dir si voglia.

Estelle: devo dire che in queste discussioni sono solita difenderlo, ma questa volta no! Stavolta sono più che mai di diverso avviso rispetto alla sua idea di ciò che è divertente. Risulta spesso sopra le righe e la cosa mi dà pure un po’ sui nervi.

Anthony: ma è mai possibile che la mia battuta vi sia andata così di traverso?Allora prendo atto del fatto che un po’ di sana sconcezza a voi non sconfinfera.

Peggy: ma dai Anto’, che palle! Fai conto che non abbiamo detto niente! Sono battute da prendere con filosofia! Mi fa specieche proprio tu non le capisca!

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770 Per non

Per non (scarica audio)

Trascrizione

Mi è stato chiesto di spiegare gli utilizzi delle due parole per e non quando sono una di seguito all’altra.

Ne abbiamo già in parte parlato in uno dei passati episodi, ma per non saper né leggere né scrivere meglio spiegarlo ancora e anche in modo più completo.

Allora per è una preposizione semplice ma questo non ci interessa, altrimenti il sito si sarebbe chiamato italiano noiosamente 🙂

Scherzi a parte, “per non” significa, letteralmente “al fine di non“, “al fine di evitare”.

Per” viene usata in tal caso per dare una spiegazione, con lo scopo di descrivere una finalità. È simile a perché.

Non” invece serve a negare qualcosa e come sappiamo c’è sempre un verbo all’infinito dopo “non“. Abbiamo se volete un breve episodio sulla differenza tra no e non.

Questo accade anche nell’espressione “per non saper né leggere né scrivere“.

Vi ricordo che il senso di questa espressione è stare sicuri, quindi fare qualcosa con la finalità di ottenere un risultato o prevenire un problema, perché non si sa mai. Quindi non potendo riuscire a prevedere tutte le possibilità, meglio andare sul sicuro.

Un senso simile lo troviamo in molte altre occasioni, anche in frasi comuni:

Per non perdere l’aereo, meglio partire un po’ prima.

Per non cadere, mi sono aggrappato alla ringhiera.

Sto in silenzio per non far rumore

Cosa fare per non russare la notte?

Eccetera.

Altre volte invece troviamo “per non” in frasi diverse in cui il senso cambia. E qui viene il bello.

Es:

Tuo fratello è simpaticissimo, per non parlare di sua moglie!

Voglio dire che la moglie di tuo fratello, cioè tua cognata, è anch’essa molto simpatica, persino più simpatica di tuo fratello.

Il mio obiettivo in questa frase è sottolineare, enfatizzare una affermazione secondaria, che, in quanto secondaria, potrebbe passare in secondo piano, ma io non voglio che questo accada. E allora uso “per non parlare/dire”.

Vediamo altri esempi:

Giovanni è un tipo noiosissimo e pesante. Ricordo quando mi ha parlato di tutte le coniugazioni del verbo “espellere”! Mamma mia che noia! Per non parlare di quando mi ha chiesto di ascoltarlo per ben tre ore parlando di accenti acuti e gravi.

Oppure:

La squadra italiana di calcio a volte fa delle figuracce incredibili. Ricordate quando ha perso contro la Corea del sud ai mondiali del 2002? Per non parlare della recente sconfitta con la Macedonia che ci è costata il secondo mondiale consecutivo!

In questi casi il verbo usato è sempre “parlare” oppure “dire“.

Ti scordi sempre di tutto. Ieri hai dimenticato il mio compleanno. Per non dire di quando ti sei dimenticato di me e sei partito da solo dopo la sosta in autogrill sull’autostrada!

Avrete sicuramente notato la somiglianza con la locuzione “senza contare che abbiamo già visto insieme.

Infatti In questi ultimi esempi, il motivo per cui si sottolinea la seconda affermazione è per confermare e rafforzare la prima, per rafforzare ciò che vogliamo dire, il concetto che vogliamo esprimere, che è esattamente l’uso, se ricordate, della locuzione “senza contare“.

Per non”, quando ha questo utilizzo (seguito dal verbo dire o parlare) è di uso più comune e più colloquiale rispetto a “senza contare“.

Adesso mi auguro che qualcuno voglia realizzare un ripasso coi fiocchi.

Peggy: Potrei sfoderare un ripasso in men che non si dica se non fosse che sono particolarmente indaffarata oggi

Irina: ricorri sempre alla solita solfa per non raccogliere la provocazione di Giovanni

Marcelo: e vedi un po’. E’ ovvio che Peggy non partecipi alla costruzione di un ripasso visto che ha sempre il tempo risicato, ma a mio avviso quando ce lo chiede il capo non possiamo restare a braccia conserte.

Edita: allora ragazzi abbozziamo qualcosa all’insegna del miglioramento del nostro italiano.

Segue una spiegazione del ripasso

769 Se non

Se non (scarica audio)

Trascrizione

Peggy: Gianni, ho trovato un’espressione che non so bene come usare.

Espressione è “se non per

Ad esempio, una volta dopo aver fatto una domanda, mi hai risposto:

Certo, a che servo se non per spiegartelo?

Giovanni: grazie della domanda Peggy.

Provo a dare una spiegazione. La congiunzione “se” si utilizza spesso in questo modo, seguita da “non”. Normalmente si tratta semplicemente di una condizione, tipo:

Se non mi credi, guarda tu stesso

Se non mi ami più, lasciamoci

Altre volte invece è più complicato.

Abbiamo già visto in un episodio “se non che“, sia staccato in tre parole che attaccato (sennonché).

Abbiamo anche visto se non fosse che, seguito da “che”, ha un uso particolare come abbiamo visto

Tu mi hai chiesto “se non per” ma partiamo da “se non“. Spesso abbiamo a che fare con le alterative.

Parto da un esempio:

È Pasqua e come tutti gli anni abbiamo acquistato un uovo di Pasqua. Mio figlio vorrebbe mangiarlo e io dico a mio figlio che non è il momento giusto per farlo.

Lui potrebbe rispondermi:

Ma papà, se non oggi, quando?

Vale a dire: quale altro giorno è il più adatto a mangiare l’uovo di Pasqua se non proprio a Pasqua?

Come a dire che oggi è esattamente il giorno in cui bisogna rompere e mangiare l’uovo di Pasqua. Se non oggi, quando? Ci sono alternative?

Se oggi non si può mangiare, quando si può mangiare?

Questo è un modo equivalente per dire che oggi è il giorno più adatto.

Se non ora, quando?

Si usa spessissimo questa breve frase per indicare l’urgenza si fare qualcosa subito, non in futuro (questa è l’alternativa).

Un altro esempio:

Perché viviamo, se non per essere felici?

Che è un modo originale per dire che il motivo per cui si vive è la felicità. Puoi trovare altre ragioni più valide per vivere? Ci sono alternative più valide?

Ciò che sto cercando di fare in pratica è dare importanza a ciò che sto dicendo:

Questo è il giorno più adatto per mangiare l’uovo di Pasqua.

Essere felici è il motivo più importante, l’unico che conta per dar senso alla vita.

Chi è stato a mangiare l’uovo di Pasqua?

Nessun’altro può essere stato se non Emanuele.

Cioè: solo Emanuele può essere stato. Non ci sono alternative.

Chi può essere stato se non lui?

Questa è una domanda in cui si cercano delle alternative, ma è quasi una domanda retorica, nel senso che sono sicuro sia stato lui e nessun altro.

Non può essere stato nessun altro che lui.

Non può essere stato nessun altro all’infuori di lui

Questi sono dei modi equivalenti. Non hanno però la forma di una domanda.

Molto spesso questa forma “se non” è quindi un modo per dire solamente, soltanto, escludendo tutte le alternative.

Anziché dire:

Ti dico ciò che penso solo per dimostrarti che sono tuo amico.

Posso dire:

Non ti mento se non per dimostrarti che sono tuo amico.

Si usa spesso la doppia negazione, specie nelle esclamazioni.

Perché non ti mento? Solo per dimostrarti che sei un amico. Vedi altre possibilità? Non ci sono altre ragioni.

Ciò che faccio è negare le alternative. Negando tutte le alternative sto rafforzando quella che è l’unica possibilità.

Come stanno le cose? Qual è la verità?

Risposta: Quale vuoi che sia se non quella che ho detto io?

La verità non è (nessun’altra) se non quella che ho detto io.

Equivalente a:

La verità non è che quella che ho detto io.

La verità non è altra che quella che ho detto io.

Un altro Es:

Le cose non stanno (in altro modo) se non come ho detto io

Le cose non stanno che come ho detto io

Le cose non stanno altro che come ho detto io.

Il senso è sempre quello: la verità è solamente quella che ho detto io. Escluso le altre possibilità, cioè le alternative.

A proposito di cosa aggiungere dopo “se non“, posso aggiungere, oltre a “che”, come già visto (se non che) anche, in particolare, “per“, oppure “altro“.

Se uso “per” (simile a perché) sto dando una motivazione, l’unica motivazione, quindi è ancora una volta simile a dire soltanto, solamente.

Se invece aggiungo “altro” non escludo il resto, ma comunque sto dicendo la cosa più importante, qualcosa di simile a “almeno“, nel senso di qualcosa che è sufficiente a uno scopo.

Devi laurearti, fallo se non altro per i tuoi genitori!

Come dire che se le altre ragioni non le ritieni valide, almeno questo è un motivo valido.

Poi è importante dire che “se non altro” non si usa mai per fare domande:

Dovete ascoltare attentamente, se non altro per capire la pronuncia, poi anche per capire come usare le varie espressioni.

Devi ascoltarmi, se non altro perché ho più esperienza di te.

Quindi il motivo per cui devi ascoltarmi è almeno questo. Anche solamente per questo motivo, senza aggiungerne altri. Questo è già un motivo sufficiente. Non c’è bisogno si avere altre ragioni.

Vado in Italia tutti gli anni, se non altro per rilassarmi, poi approfitto per vedere monumenti storici e incontrare alcuni amici.

Perché hai mandato a quel paese il tuo direttore?

Guarda, l’ho fatto se non altro per togliermi un sassolino dalla scarpa. Lo so, mi ha licenziato, ma ho avuto, se non altro, questa soddisfazione.

Per cosa vale la pena di vivere, se non per togliersi soddisfazioni?

Peggy: grazie mille per la spiegazione. Ti ringrazio, se non altro perché ci dedichi tanto tempo. Di nuovo.

Giovanni: figurati, a cosa servo se non per dare spiegazioni?

Irina: oggi ci risparmi il ripasso Gianni? Se non altro perché in fondo hai già inserito qualche ripasso nell’episodio.

Giovanni: aggiudicato!

747 Nonché

Nonché (scarica audio)

Trascrizione

Gianni: Nonché, con l’accento sulla e, è una congiunzione che ha un significato simile a “anche”, ma è più vicino a “non solo”, “inoltre” , “per di più”, “in aggiunta”, “come pure”.

Il suo ruolo è spesso quello di evitare una serie di “e”. Altre volte semplicemente chiudere una lista. Questo accade soprattutto nel linguaggio burocratico.

Es

A Roma ci sono molte chiese da vedere, ma anche monumenti, opere d’arte, nonché luoghi storici, musei e piazze.

Si trova quindi sempre alla fine di una frase in cui si fa una lista.

In caso di assenza dal lavoro per malattia, occorre comunicare la propria assenza alla segreteria del personale, nonché giustificare la propria assenza attraverso il proprio medico.

Questo è un esempio di linguaggio burocratico.

In teoria si può usare anche in un contesto familiare ma è un po’ esagerato e in genere non si fa:

Devi mangiare tutto: la pasta, la carne, la verdura nonché la frutta.

In contesti familiari è sicuramente meglio usare “anche”, “e anche”, “senza dimenticare..”

Domani vediamo la forma staccata composta dalle parole “non” e “che”.

Adesso un brevissimo ripasso:

Anthony: avete notato che d’emblée non si parla più di Covid?

Ulrike: Già. Della seriec’è emergenza e emergenza

Segue spiegazione del ripasso (solo audio)

741 Il “non” pleonastico

Il “non” pleonastico

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Trascrizione

Giovanni: nell’ultimo episodio vi ho accennato ad un uso particolare di “non”, che però normalmente serve a negare.

Abbiamo visto in particolare alcune frasi:

Non ti parlerò più fino a quando non mi dirai che hai sbagliato!

Vediamo altri esempi simili:

Devi studiare fino a quando non sarai abbastanza preparato.

Camminerò fino a quando non sarò arrivato a casa.

In questi casi si parla sempre di qualcosa che continuerà fino ad un momento preciso, fino ad un certo punto.

Possiamo ovviamente sostituire “fino a quando” e “fino a che” con finché:

Ti bacio finché non ti stanchi

Mangerò finché non sarò sazio

Un non madrelingua però può trovare strano l’uso della negazione “non” in questi casi. In effetti il senso delle frasi non cambia se togliamo “non“:

Non ti parlerò più fino a quando mi dirai che hai sbagliato!

Devi studiare fino a quando sarai abbastanza preparato.

Camminerò fino a quando sarò attivato a casa.

Ti bacio finché sarai stanca

Mangerò finché sarò sazio

Se ricordate abbiamo già incontrato un caso simile nell’episodio dedicato al termine “appena“.

Anche in quell’episodio abbiamo visto che c’è un uso particolare di “appena” in cui la frase ha lo stesso significato con e senza “non“:

Prendo il caffè non appena mi sveglio.

Non appena arrivo a casa mi sdraio sul divano.

In questi casi “appena” come abbiamo visto, ha il senso di “subito dopo“, “subito dopo che”:

Prendo il caffè subito dopo che mi sono svegliato

Subito dopo essere arrivato a casa mi sdraio sul divano.

Anche in questi casi dunque il “non” perde il valore della negazione.

In ognuno di questi casi si parla di “non” pleonastico.

“Pleonastico” significa superfluo, inutile, non necessario. Un aggettivo questo che è in genere usato per descrivere comportamenti.

Anche con “appena“, dunque, posso togliere il “non” (in quanto pleonastico) senza cambiare il senso della frase:

Prendo il caffè appena mi sveglio.

Appena arrivo a casa mi sdraio sul divano.

Direi però che quando si parla di tempo e di eventi che si susseguono rapidamente, il “non” dà un maggior senso di vicinanza tra le due azioni, come a dire “subito dopo” , “immediatamente dopo”.

Ci sono però anche altre occasioni in cui compare questo “non pleonastico“: quando usiamo “per poco” e anche “a meno che” e le sue forme più o meno equivalenti, cioè “salvo che” e “eccetto che“.

Vediamo qualche esempio:

Oggi mi sono svegliato tardi e per poco non perdevo l’autobus.

Anche in questo caso si può togliere il non e il senso non cambia, sebbene a dire il vero si perda ancora una volta quel senso legato al tempo: qualcosa che accade ma solamente per una questione di un tempo brevissimo.

Vediamo con “a meno che”:

Vieni a cena da me? A meno che tu non preferisca andare al ristorante.

Stesso discorso. Togliendo il non va bene lo stesso. In questo caso, non parlando di tempo, non c’è proprio alcuna differenza. Nessuna delle due forme è sbagliata.

Notate che se invece io dico:

Vieni a cena da me? Sempre che tu non preferisca andare al ristorante.

In questo caso il “non” conserva il senso di negazione.

Oggi il ripasso del giorno lo dedichiamo al matrimonio di Khaled, un membro dell’associazione “Italiano Semplicemente“.

Irina: Tanti auguri Khaled, che tu possa essere felice come hai sempre desiderato. Notate che ho usato il congiuntivo. Non so se rendo!

Sofie: Una bella notizia, su questo non ci piove, anche per i membri de l’associazione che sono agli antipodi dell’Egitto. Non voglio essere da meno degli altri membri nel congratularmi con te!

Rafaela: Dunque, cari Khaled e Nadia, state li li per esordire nella nuova vita di coppia. Accettatene tutti gli annessi e connessi. Datevi manforte in ogni momento e circostanza. Assecondatevi a vicenda nei vostri progetti che sono ancora in fieri. Vi auguriamo numerosi successi e una vita con i fiocchi.

Harjit: Buongiorno Khaled e amici!. Per Khaled e Nadia invio i miei auguri di felicità per questa nuova tappa della vita. Che tutti i progetti che hanno immaginato come coppia diventino realtà. Auguri! Ah, dimenticavo, ricorda la frase di ripasso: hai voluto la bicicletta! Ora sai cosa segue!

Albèric: Devo dire che se fossi al tuo posto, probabilmente fino all’ultimo momento avrei dei dubbi in merito. Non voglio dare adito a fraintendimenti, ma è una decisione con la D maiuscola. In queste occasioni comunque, è sempre meglio che i miei amici facciano quadrato attorno a me piuttosto che dirmi “attaccati al tram“!

Marcelo: Khaled, non molto tempo fa abbiamo parlato della vita di coppia e ricorderai che ho pressappoco 48 anni di matrimonio alle spalle. Sento il dovere di tenderti la mano. Ti posso dire che mi ricordo di tutti i momenti di felicità vissuti insieme, ma anche quelli cattivi. Per questi ultimi, devi solo armarti di pazienza. Sii accondiscendente con tua moglie e non deve mai mancare il “sì, amore!” Se c’è amore, anche le giornate no si superano sempre. Il matrimonio è una vera svolta nella vita e va vissuta all’insegna dell’amore, del rispetto reciproco e di Dio. Adesso non voglio più farti sorbire i miei consigli, ma soltanto i miei auguri di una vita piena di amore e felicità!. Questo è quanto.

Khaled: Grazie a tutti. Sono felice di sposarmi. Come ricorderete, anche in tempi non sospetti ho manifestato la mia voglia di avere una famiglia. Volete sapere che ne sarà della vecchia vita da single? Non la rimpiango, della serie “ogni cosa a suo tempo“. Adesso la mia vita sarà edificante più che mai. Già mi immagino circondato dai miei figli e già immagino mia moglie che mi rimprovera per essere troppo accondiscendente! In Egitto l’educazione dei figli è un compito prettamente femminile, ma ovviamente io darò manforte a Nadia, se non altro per non farmi dare del paravento! Che Dio ce la mandi buona!