Il 15 agosto in Italia è Ferragosto, ricorrenza che unisce l’antica pausa romana delle Feriae Augusti (volute da Augusto dopo i lavori nei campi) e la solennità cristiana dell’Assunzione di Maria.
È, insomma, una festa “pensata a che la gente riposi e celebri”.
Ho appena usato una locuzione: “a che”.
Che cos’è “a che”? Cosa vuol dire?
Forse è abbastanza intuitivo, ad ogni modo “a che” introduce uno scopo, una finalità, proprio come “affinché“.
E allora “a che” regge il congiuntivo (presente o passato), esattamente come affinché, perché, in modo che, in modo da.
Quindi, ad esempio “a che sia”, “a che fosse”, “a che abbia”, “a che avesse”,eccetera.
Devo dirvi che, benché si usi anche informalmente, suona abbastanza letterario o persino sostenuto. Nell’uso comune si usa ma si preferisce “affinché”, “perché“, “in modo che”.
Ne abbiamo già parlato in un episodio, ma in quella occasione vi ho parlato di acché, in una sola parola e con l’accento acuto sulla e.
Questo uso però è più raro rispetto alle due parole singole: a che. Viene più spontaneo usarlo in questo modo.
Esempi legati a Ferragosto:
Le Feriae Augusti nacquero a che i lavoratori potessero riprendersi dalle fatiche dei campi.
(= affinché potessero…)
Nel calendario cristiano la festa fu fissata il 15 agosto a che coincidesse con l’Assunzione di Maria.
(= affinché coincidesse…)
Organizziamo il pranzo di Ferragosto a che tutti si ritrovino in famiglia.
(= affinché si ritrovino…)
Mia madre, quando cucina, è molto attenta alle materie prime e a che il piatto risulti salutare.
(va benissimo anche “…e affinché sia salutare”: stesso significato, congiuntivo obbligatorio.)
Dobbiamo pulire tutto a che la casa sia pronta ad accogliere gli ospiti.
Non esitate a usare questa locuzione, a che chi vi ascolti possa pensare che la lingua italiana non ha più segreti per voi.
Termino l’episodio con un alert, che avevo già detto nell’episodio dedicato a “acché: in frasi come “Avere a che fare” e “avere a che dire/lamentarsi”, “avere a che vedere”, il significato è diverso. Lo vedremo in un altro episodio.
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Il 28 luglio 1976 è una data significativa per l’Italia. Lo è davvero, in tutti i sensi. Proprio in quel giorno, la Corte Costituzionale ha sancito l’illegalità del monopolio della RAI (Radio televisione italiana) dando di fatto il via libera alla nascita delle emittenti televisive private.
Una sentenza che ha cambiato il panorama mediatico italiano. Una svolta.
Ecco perché oggi voglio spiegare la parola “significativo”, partendo proprio da questo evento.
La parola “significativo” deriva da significare, che a sua volta deriva dal latino signum (segno) e facere (fare): fare segno, cioè trasmettere un senso, un messaggio.
Quando diciamo che un evento è significativo, intendiamo dire che ha un peso, un’importanza, un valore particolare, o che rappresenta qualcosa di più profondo, anche simbolico.
Nel 1976, fino a quel momento, tutta la TV italiana era pubblica, cioè gestita dalla RAI. Nessuno poteva trasmettere legalmente via etere. Ma il 28 luglio, la Corte Costituzionale dichiara questo monopolio illegittimo.
Ed è così che nascono le prime TV private, le piccole emittenti locali… che negli anni ’80 diventeranno reti nazionali, come Canale 5, Italia 1, Rete 4. Oggi c’è anche LA7 e tante altre emittenti. Non si contano più direi.
Un evento che non ha solo effetti giuridici o economici. Cambia le abitudini, la cultura, perfino il linguaggio.
Ecco perché possiamo dire che è stato un passaggio significativo per l’Italia.
Es:
È stato un cambiamento significativo nella politica italiana.
Un gesto molto significativo da parte del Presidente.
In ambito scientifico però un risultato statisticamente significativo vuol dire che non è dovuto al caso.
Una costruzione molto usata è “È significativo che…”
Con questa espressione si introduce un fatto che ha un senso profondo, che fa riflettere.
Per esempio:
È significativo che proprio in quegli anni si parlasse sempre più di libertà d’espressione.
È significativo che dopo la sentenza siano nate subito emittenti locali.
Qui non stiamo solo raccontando un fatto. Lo stiamo valutando, interpretando. Per questo, il verbo che segue va al congiuntivo:
È significativo che i cittadini abbiano cominciato a cambiare abitudini proprio In quegli anni.
Devo dirvi però questa costruzione è abbastanza formale e giornalistica.
Allora vediamo le alternative:
Es:
Le adozioni sono state un cambiamento rilevante nella legge.
100 rose rosse sono un gesto emblematico di riconciliazione.
1 figlio di media per coppia è un dato indicativo della tendenza sociale demografica
Ricapitolando:
Significativo è ciò che ha senso, importanza, valore, effetto.
Si usa per eventi, dati, gesti, risultati, parole.
Infine, l’espressione “è significativo che…” introduce un fatto che merita attenzione e interpretazione.
E il 28 luglio 1976, con la fine del monopolio RAI, è senza dubbio una data significativa, perché segna l’inizio di una nuova epoca per la comunicazione italiana.
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🔵 “Motivo del contendere” vs. “Pomo della discordia” – Qual è la differenza?
In questo episodio di Italiano Semplicemente, scopriamo due espressioni spesso usate nei dibattiti e nelle discussioni, ma con sfumature diverse! Con esempi pratici e un tocco di leggerezza, capirai quando è meglio dire “il motivo del contendere” e quando invece usare “pomo della discordia” per indicare una questione che si trascina nel tempo.
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🎧 Metti che il verbo “mettere” sia più sorprendente di quanto pensi…
“Metti che” non è solo un’espressione, è un invito a immaginare. “Metti una sera a cena” non è solo il titolo di un film, è una porta su infinite ipotesi, storie e possibilità. In questo episodio del nostro podcast, esploriamo come un verbo semplice come “mettere” possa trasformarsi in uno strumento per costruire scenari, lanciare sfide e accendere la fantasia.
Ammettiamolo: non è solo grammatica, è il piacere di giocare con la lingua!
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Il congiuntivo in Italiano: omissione della particella “se”
L’uso della preposizione “a” seguita da un sostantivo in italiano ha diversi usi a seconda del contesto. Nei casi di ubbio, incertezza o rammarico e delusione, la particella “se” può essere omessa, soprattutto in frasi esclamative.
Descrizione: benvenuti nell’episodio numero 1019 della rubrica due minuti con Italiano Semplicemente. Proponiamo anche una serie di esercizi per testare il grado di comprensione di questo episodio.
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Parliamo dei vari utilizzi delle locuzioni “a meno che” e “a meno di”. Vedremo quando è possibile usarle in alternativa e come fare…
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Alla fine dell’episodio, come l solito, proponiamo delle frasi di ripasso. In questa occasione parliamo di “privazioni”:
Marcelo (Argentina): Per me le privazioni sono qualcosa di simile ai sacrifici, ovvero rinunciare a qualcosa di presente per ottenere un beneficio futuro. La nostra generazione, cresciuta dopo la guerra, è stata incalzata da austerità e il comandamento di non sprecare nulla.
Lejla (Bosnia Erzegovina): Ricordo quando mia madre mi metteva troppo cibo nel piatto, con l’intenzione di farmi abbuffare. Quando non ne potevo più e volevo lasciarne una parte, lei faceva: “Hai l’occhio più grande della pancia! Indi per cui ora te lo mangi tutto!”
Estelle (Francia): Le privazioni includevano l’utilizzo delle scarpe rimediate dai fratelli maggiori e l’abbigliamento regalato da altre famiglie. Nonostante ciò, ci piacevano e fingevamo di non accorgerci della loro usura. È possibile che i nostri figli e nipoti non credano che queste cose siano diventate un’abitudine per noi! In ogni caso, non auguro a nessuno di passare attraverso questo tipo di privazioni. Al contrario, vorrei che ricevessero tutto il bene che meritano! A presto.
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A partire dal numero 1001, gli episodi di questa rubrica sono solamente per i membri dell’associazione. Alla fine dell’episodio proponiamo delle frasi di ripasso degli episodi precedenti formulate e registrate dai membri dell’associazione, dedicate alle privazioni.
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Se volete, saremo felici di avervi tra noi. Guardate tutti i vantaggi sulla paginadell’associazione.
Gianni: Nonché, con l’accento sulla e, è una congiunzione che ha un significato simile a “anche”, ma è più vicino a “non solo”, “inoltre” , “per di più”, “in aggiunta”, “come pure”.
Il suo ruolo è spesso quello di evitare una serie di “e”. Altre volte semplicemente chiudere una lista. Questo accade soprattutto nel linguaggio burocratico.
Es
A Roma ci sono molte chiese da vedere, ma anche monumenti, opere d’arte, nonché luoghi storici, musei e piazze.
Si trova quindi sempre alla fine di una frase in cui si fa una lista.
In caso di assenza dal lavoro per malattia, occorre comunicare la propria assenza alla segreteria del personale, nonché giustificare la propria assenza attraverso il proprio medico.
Questo è un esempio di linguaggio burocratico.
In teoria si può usare anche in un contesto familiare ma è un po’ esagerato e in genere non si fa:
Devi mangiare tutto: la pasta, la carne, la verdura nonché la frutta.
In contesti familiari è sicuramente meglio usare “anche”, “e anche”, “senza dimenticare..”
Domani vediamo la forma staccata composta dalle parole “non” e “che”.
Adesso un brevissimo ripasso:
Anthony: avete notato che d’emblée non si parla più di Covid?
Buongiorno amici di Italianosemplicemente.com e benvenuti in questo nuova puntata dedicata ai donatori, coloro che aiutano italiano semplicemente a sostenersi. Gli episodi dedicati ai donatori devono essere utili, ed allora parliamo oggi del congiuntivo. Lo facciamo attraverso quella che ho chiamato la catena del congiuntivo. Cosa significa?
Un semplice gioco utile a capire la differenza tra congiuntivo e condizionale.
Si forma una frase che contiene un verbo al congiuntivo ed uno al condizionale, poi la frase successiva inizia con lo stesso verbo precedente ma usando la forma del congiuntivo e poi un nuovo verbo al condizionale. L’uso del condizionale non è obbligatorio in tutti i casi, come vedremo.
La catena comunque continua con la frase successiva. In questo modo noterete la differenza tra il congiuntivo ed il condizionale. Provate a farlo anche voi insieme a me, provando a pensare ad una possibile frase.
Pronti?
Se vivessi in Brasile parlerei il portoghese.
Quindi vivessi è congiuntivo (imperfetto) invece parlerei è condizionale (presente).
Adesso quindi dobbiamo usare il verbo parlare al congiuntivo, in una delle forme possibili, non è importante quale, la cosa che conta è la frase che deve essere corretta.
Posso ad esempio dire:
Se parlassi più velocemente voi non capireste.
Andiamo avanti in questo modo.
Se capissi la lingua bulgara, mi trasferirei a Sofia.
Che io mi trasferisca o meno, a nessuno interesserebbe.
Ho cambiato la forma del congiuntivo: stavolta era la forma presente di trasferirsi.
Se tu fossi interessato alla cucina italiana, avresti scoperto la pasta alla norma.
Ho usato il congiuntivo trapassato di interessarsi.
Se loro scoprissero quanto è bella l’Arizona, ci andrebbero un paio di mesi l’anno per giocare a golf.
Adesso usiamo il congiuntivo passato del verbo andare:
Che voi siate andati in vacanza a san Paolo o a Santa Fe, per me non fa alcuna differenza.
In questo caso non abbiamo usato il condizionale. Parliamo del passato (che voi siate andati) e non ho messo “se” davanti come si fa con altre forme del congiuntivo.
Continuiamo. Iniziamo la frase col verbo “fare” per continuare la catena.
Se un canadese facesse una donazione per italiano semplicemente io me ne accorgerei.
Ed infatti me ne sono accorto!
Se vi foste accorti prima di italiano semplicemente, avreste imparato meglio il congiuntivo.
Accorti, verbo accorgersi, e imparato, verbo imparare.
Qualora imparassimo ad essere empatici, seguiremmo l’esempio del Belgio, che infatti è il primo paese al mondo in termini di sensibilità verso le persone in difficoltà.
Se imparassimo, quindi congiuntivo imperfetto, e seguiremmo, cioè condizionale presente.
Nell’eventualità che noi seguissimo i vostri consigli, siccome ci fidiamo di voi, sicuramente rimarremmo molto soddisfatti.
Rimarremmo è il verbo rimanere.
Adesso sentiamo qualche membro dell’associazione se ha qualche idea di come proseguire.
Sentiamo Ulrike dalla Germania. Ulrike devi iniziare con rimanere.
Ulrike: Casomai rimaneste a bocca asciutta io ci resterei e verrei a trovarvi per una lezione in privato.
Nel caso che venissi a trovarvi per una lezione in privato mi aspetterei un piatto tipico prelibato del vostro paese.
Giovanni: bene Ulrike, tedesca e membro dell’associazione Italiano Semplicemente.
Grazie, e adesso se qualcuno si aspettasse un esempio anche da un membro finlandese, io azzarderei il nome di Rauno, anche lui membro della nostra associazione.
Vai Rauno, tocca a te. Azzardare è il verbo da usare.
Rauno: se putacaso…..
Putacaso qualcuno si azzardasse ad accendere una sigaretta in macchina, gliela farei spegnere subito.
Giovanni: grazie Rauno. Ottimo. Hai ragione, e se anche io facessi come te, sarei orgoglioso di me. Vai. Ritocca a te.
Rauno: Se la frase fosse stata perfetta non avrei imparato quella cosa.
Giovanni: perfetto Rauno. All’inizio Rauno aveva fatto un piccolissimo errore (si fa per dire) dicendo “se putacaso”, quando sarebbe bastato “se” oppure solamente “putacaso” (ma può andar bene anche così).
In generale putacaso può sostituire la parola “se”, ma le due parole si possono anche scrivere insieme poiché “putacaso” è molto simile a “metti il caso”, quindi sottolinea l’eventualità. In questi casi “putacaso” si inserisce tra due virgole.
Niente di grave quindi ma Bogusia ha qualcosa da dire per continuare la catena. Bogusia è anche lei un membro dell’associazione.
Bogusia: ammettiamo che Rauno avesse ascoltato con attenzione un bell’episodio intitolato “putacaso ti tradissi “ non avrebbe mai fatto un errore del genere.
Giovanni: ehehe, però la tua frase doveva iniziare con “imparare”.
Bogusia: Putacaso imparasse qualcosa dovrebbe condividerlo con il mondo.
Giovanni: Bene ragazzi, grazie anche a Bogusia. Begli esempi che abbiamo fatto. spessso abbiamo citato alcuni paesi da cui sono arrivate le ultime donazioni ad italiano Semplicemente. Stati Uniti, Brasile, Bulgaria, Nuovo Messico, Canada e Belgio.
Per chi fosse interessato abbiamo realizzato altri episodi sul congiuntivo. Vi metto a seguire sull’articolo così potete dare un’occhiata, se volete.
E’ possibile leggere ed ascoltare e/o scaricare il file audio di questo episodio in formato MP3 tramitel’audiolibro (+Kindle) in vendita su Amazon, che contiene in tutto 54 espressioni italiane e 24 ore di ascolto.
Trascrizione
Buongiorno amici di Italianosemplicemente.com.
Oggi facciamo un bell’episodio di esempi sul congiuntivo, e lo facciamo rendendo omaggio ad alcune città: gli esempi di oggi riguarderanno le città di OrAkiva, in Israele, Berlino (Germania), Bruges (in Belgio), Oristano, città della Sardegna, in Italia e infine la città di Canpinas, in Brasile
Da queste località provengono infatti le ultime donazioni fatte ad italiano Semplicemente e mi fa piacere rendere loro omaggio con un episodio dedicato.
Ho trovato pertanto alcune curiosità su queste città e voglio condividerle con voi.
Se volete potete ripetere le singole frasi. Attenzione all’utilizzo del. Congiuntivo.
– se la distanza tra Roma e Or Akiva, in Israele, fosse inferiore ai quattromila chilometri (c. imperfetto) forse ci farei un salto di tanto in tanto. Se partissi adesso (c. Imperfetto) che è il 24 dicembre, non è detto che riesca ad arrivare in tempo per il 26 (c. presente. Verbo riuscire).
– È possibile che qualora partissi da Berlino (c. Imperfetto) a piedi per andare a Bruges, in Belgio, impiegherei ben sette giorni. Sette giorni a piedi? Fossi scemo! (c. imperfetto).
– sto aspettando un amico dal Brasile. Ha detto che è appena partito con la sua bicicletta. Temo che non ce la faccia ad arrivare per l’ora di cena (c. presente). Arriverà domani? Neanche per domani credo possa farcela.
Se fosse partito un mese fa probabilmente oggi sarebbe qui (c. trapassato).
– È facile che prima o poi io riesca a visitare Berlino (c. presente). Finora non ci sono mai riuscito. Sento che il giorno è vicino, me lo sento. Ma che io losenta o meno forse non è molto importante (c. presente).
– sono andato in Brasile a maggio. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che io fossi addirittura statoinvitato da un membro dell’associazione Italiano Semplicemente. Eppure è proprio così (fossi stato, congiuntivo trapassato. Verbo invitare).
– non è importante che io sia già stato in Brasile. Voglio tornarci presto! (congiuntivo passato).
– Oristano è una città italiana che si trova in Sardegna, e devo dire che io non credevo che lì ci fossero visitatori di italiano Semplicemente (c. Imperfetto).
– Siete stati a Bruges ma eravate distratti? Ebbene se aveste prestato attenzione vi sareste accorti che a Bruges c’è il primo birradotto al mondo, cioè un sistema che permette di trasportare la birra attraverso un sistema di tubature sotterranee (se aveste prestato, congiuntivo trapassato).
– sapevate che il cimitero di Or Akiva, in Israele, ha un sito web che permette di ricercare le persone seppellite in quel cimitero? Basta inserire nome e cognome. Se però qualcuno ve neavessegiàparlato, questa non sarebbe una novità (Congiuntivo trapassato).
– dovete sapere che la città di Canpinas, in Brasile, nel corso degli anni ’70 ha raddoppiato le sue dimensioni grazie ai flussi migratori. Molti italiani si trasferirono a Campinas in quel periodo. La città per questo suo veloce sviluppo viene chiamata la “Principessa dell’Ovest”, ovest perché si trova ad ovest rispetto a San Paolo, la capitale dello stato omonimo. Tutto questo è accaduto senza che io ne sapessi nulla finora! (congiuntivo imperfetto).
– vi racconto queste curiosita soltanto affinché possiate conoscere notizie interessanti su alcune località del mondo (Congiuntivo presente)
– gli abitanti di Bruges sono molto sensibili al problema dell’inquinamento. Recentemente una grande balena è stata realizzata con rifiuti di plastica ed è stata esposta proprio a Bruges. Fossimo anche noi italiani così virtuosi! (congiuntivo imperfetto).
– molto interessante la scritta che si legge sul logo della città di Or Akiva. Si tratta di un versetto biblico che tradotto recita così: ve lo faccio ascoltare da una signora israeliana di nome Bella.
Bella: “se le tue origini sono umili, il tuo futuro sarà prospero“.
Grazie Bella, un omaggio all’umiltà dunque. Prospero significa felice, ricco soddisfacente. Un futuro radioso potremmo anche dire.
Se qualcuno non ci crede e vuole recarsi a vedere questa scritta di persona, ci andasse pure! Non se ne pentirà (congiuntivo imperfetto).
– se solo fossi un pochino più libero, volerei subito a Berlino a trovare un’amica, che mi porterebbe a fare un giro della Città sempre che si trovasse anche lei a Berlino, considerando che sta spesso in Italia (se fossi, si trovasse, sempre congiuntivo imperfetto).
– mi sono sempre trovato particolarmente a mio agio con i brasiliani. Che io abbia vissuto in Brasile in una mia vita precedente? Chissà! (congiuntivo passato)
– credete che io abbia già terminato l’episodio? (congiuntivo passato). Se fosse vero (cong. Imperfetto) voi avreste già completamente imparato l’uso del Congiuntivo, sia che abitiate a Campinas (cong. Presente), sia che siate di Berlino, di Oristano oppure di Bruges.
– È possibile che nell’episodio di oggi abbiate trovato alcuni esempi più interessanti di altri (cong. passato), in questa eventualità, abbiate pazienza! (cong. presente) perché che io mi sia impegnato molto non ci sono dubbi (cong. passato).
– gli abitanti di Oristano si chiamano oristanesi. Se invece vi avessi parlato degli abitanti di Sassari (altra città della Sardegna) vi avrei parlato dei sassaresi (se avessi parlato, congiuntivo trapassato).
– se uno studente della lingua italiana berlinese desse (c. Presente) una mano con l’italiano ad uno studente belga di Bruges, e quest’ultimo non stesse attento alle spiegazioni (c. Presente) il primo direbbe al secondo: temo che tu non sia abbastanza concentrato (c. Presente).
“È possibile che io abbia bevuto troppa birra” , risponderebbe il secondo (c. passato). Che io sia ubriaco? (c. passato).
No, replicherebbe lo studente tedesco, invece è probabile che a quest’ora tu sia molto stanco (c. presente).
Suppongo che l’episodio termini qui (c. presente).
Grazie ai donatori di Oristano, Bruges, Berlino e Campinas. Grazie a tutti per l’ascolto. Ed il fatto che siate arrivati fino alla fine mi rende felice. Che io sia un a persona che si accontenta di poco?
Non credo proprio!
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