Indice, indicativo e emblematico (ep. 1051)

Indice, indicativo e emblematico

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  • Trascrizione

    Emanuele: Come si chiamano le dita di una mano?

    C’è il pollice, l’indice, il medio, l’anulare e il mignolo.

    L’unico che serve ad indicare indovinate qual è?

    Chiaramente parlo dell’indice!

    Questo è un termine che si usa molto nella lingua italiana con diversi significati, ma tutti fanno riferimento in qualche modo al dito della mano. Tutti derivano dall’associazione con il dito della mano che usiamo per indicare, puntare o segnalare qualcosa.

    Ho detto “segnalare” e questo è, se vogliamo, il collegamento con l’ultimo episodio, in cui abbiamo parlato di “fare presente“, sebbene non fosse richiesto.

    Con il vostro Indice potete quindi far presente qualcosa a una persona. Ma il termine dicevo ha altri usi e significati legati al dito della mano.

    Infatti “Indice” può riferirsi a un segnale o un’indicazione di qualcosa. Ad esempio, l'”indice di pericolo” indica la presenza di un pericolo in un’area specifica.

    Quindi quando qualcosa è indice di pericolo, allora ci fornisce questa informazione, ci indica che c’è una forma di pericolo.

    Es:

    È aumentato il livello di inquinamento dell’aria in città, e questo è indice di pericolo per chi abita o lavora al centro.

    Con riferimento ai libri o a un testo di un documento, l’indice di un libro è una lista di argomenti o voci, solitamente situata all’inizio, che fornisce riferimenti numerici alle pagine dove possono essere trovati. Questo indice ci fornisce anch’esso un’informazione, ci indica le voci più importanti.

    Indice” può anche riferirsi a un numero o un valore utilizzato come punto di riferimento. Ad esempio, l'”indice di massa corporea” è un valore utilizzato per valutare il peso corporeo in rapporto all’altezza. Anche questo indice ci indica qualcosa.

    In ambito finanziario o economico, l'”indice” può indicare una misura statistica che rappresenta il valore di un gruppo di titoli o di un mercato nel suo complesso. Ad esempio, l'”indice azionario” rappresenta il valore medio di un gruppo di azioni. Anche questa è una indicazione.

    Insomma, il termine “indice” ha una vasta gamma di significati che ruotano attorno al concetto di indicazione, segnalazione, riferimento o misura.

    Qualunque informazione in realtà ci può indicare qualcosa, fornire qualche informazione, senza la necessità di voler misurare qualcosa o usare informazioni tecniche.

    Il concetto di “indice” può essere usato anche in contesti discorsivi più informali. In questo caso può essere utilizzato per introdurre un argomento o un aspetto che suggerisce o indica la presenza o la natura di qualcos’altro.

    Es:

    Le loro occhiate sospettose erano un chiaro indice di tensione tra di loro

    Questo esempio potrebbe essere utilizzato in una conversazione per indicare un comportamento o un atteggiamento che suggerisce la presenza di tensione o conflitto.

    L’aumento delle vendite è un buon indice di successo per la nostra nuova strategia di marketing.

    Questo è un modo per indicare un segnale o un elemento che suggerisce il raggiungimento di un obiettivo o di un risultato positivo.

    Oppure:

    Il suo sorriso mentre parlava dell’Italia è stato un chiaro indice di interesse per il Bel Paese.

    Se non vogliamo usare il termine “Indice“, informalmente possiamo usare diverse modalità: “questo vuol dire che”, “ciò significa che”, “è un segno che”, “è un indizio che”, “sembra indicare che” e così via.

    Queste espressioni sono più colloquiali e flessibili e adatte a conversazioni informali o situazioni meno formali rispetto all’uso di “indice di”.

    Si può usare anche “indicativo di” qualcosa, allo stesso modo di “indice di”, ma spesso il termine indicativo si usa da solo, senza preposizione seguente. In questo modo può avere due significati diversi.

    Può significare qualcosa che ci dà delle informazioni, che indica qualcosa, senza specificare cosa (dovrebbe essere scontato) oppure si utilizza per una misura approssimativa, solo indicativa, appunto, quindi non precisa. È simile a “più o meno” e “pressappoco”.

    Vediamo esempi di diverso tipo:

    Una temperatura del corpo è più alta o più bassa di 36-37 gradi può essere indicativa di una qualche problematica.

    Rispetto a “indice di”, questo utilizzo di “indicativo“, molto spesso si trova in ambiti più tecnici o comunque meno informali.

    Oppure:

    Un valore molto alto del livello di colesterolo nel sangue può essere indicativo di una cattiva alimentazione.

    Anche essere troppo magri può essere indicativo di una cattiva alimentazione, o di un metabolismo accelerato, o di una malattia o di un disturbo alimentare.

    Altro esempio, stavolta senza preposizione seguente:

    Negli ultimi anni le temperature medie sono state molto più alte del normale in tutta l’Italia e questo è indicativo secondo gli esperti, perché conferma la teoria del riscaldamento globale.

    Non posso usare “indice” in questo caso, perché indice è sempre seguito da “di”, “che” o una preposizione articolata, del, dello, della eccetera.

    Nell’ultimo esempio potrei dire, usando indice anziché indicatore:

    …questo è indice che la teoria del riscaldamento globale ha un fondamento di verità.

    Oppure:

    … questo è indice di come la questione del cambiamento ambientale sia un grande problema di tutti.

    L’uso di “indicativo” quindi, se non seguito da alcuna preposizione, non prevede di specificare: indicativo di cosa?

    Diciamo che è scontato, che si capisce dal contesto di quale indicazione stiamo parlando.

    Es:

    Non so se sia meglio, per vedere l’aurora boreale, andare in Finlandia a agosto oppure a ottobre. Certo, è indicativo che i prezzi degli aerei siano molto più alti a ottobre.

    Quindi sto dicendo che ho una indicazione importante. È Indicativo che i prezzi siano molto più alti a ottobre. Evidentemente, come è risaputo, per vedere l’aurora boreale è decisamente meglio andare a ottobre.

    Infine voglio parlarvi di “emblematico” che è qualcosa di simile a indicativo.

    Emblematico si riferisce a qualcosa che è rappresentativo o simbolico di un concetto più ampio. C’è spesso l’idea di un simbolo. Un emblema in effetti è un simbolo.

    Ma in senso figurato è qualcosa di particolarmente rappresentativo o significativo.

    Ad esempio, si usa spesso il “caso emblematico” o “l’esempio emblematico“. Esso rappresenta qualcosa, dimostra qualcosa, si può considerare a rappresentanza di qualcosa.

    Un caso emblematico è un esempio significativo o rappresentativo di un determinato fenomeno, concetto o situazione. È un esempio che è considerato particolarmente chiaro, rilevante o rappresentativo per comprendere un argomento specifico o illustrare una certa condizione.

    Es:

    è più facile imparare una lingua se si parla e si ascolta oltre a leggere e basta.
    I membri dell’associazione Italiano Semplicemente sono un caso emblematico perché imparano a comunicare molto più velocemente.

    Un altro esempio:

    I ragazzi che crescono dovendo affrontare delle difficoltà economiche sono più determinati quando diventano adulti. È emblematico il caso di Maria, che, partendo da zero, è riuscita a costruirsi una carriera di successo nel settore della moda.

    È possibile utilizzare “indicativo” in sostituzione di “emblematico“, ma solo in contesti in cui si intende indicare qualcosa che fornisce un’indicazione o un segnale di un concetto più ampio, e non tanto nel senso di rappresentare simbolicamente o essere esemplificativo di qualcosa.

    Ad esempio, potremmo dire:

    È indicativo il caso di Maria, il cui successo accademico e professionale suggerisce una forte determinazione e impegno nel perseguire i suoi obiettivi.

    In questo caso, “indicativo” viene utilizzato per sottolineare che il caso di Maria fornisce un’indicazione o un segnale della sua determinazione e impegno e magari la sua esperienza potrebbe anche suggerire che c’è probabilmente un legame tra difficoltà economiche e determinazione. Emblematico quindi è più forte rispetto a “indicativo” come concetto di legame tra una caratteristica e ciò che si vuole rappresentare.

    Indicativo” fornisce solo una indicazione, mentre “emblematico” va oltre, suggerendo che il caso di Maria rappresenta o simboleggia in modo esemplare la relazione tra difficoltà economiche e determinazione.

    Quindi, in effetti, “emblematico” ha una connotazione più forte e rappresentativa rispetto a “indicativo” quando si tratta di legami o relazioni tra caratteristiche e concetti più ampi.

    Giovanni: grazie Emanuele. Certo che episodi di questo tipo, che contengono un sacco di informazioni e soprattutto che durano più di dieci minuti sono emblematici perché in questa rubrica, che si chiama “due minuti con Italiano Semplicemente” quasi mai sono riuscito a rispettare la durata promessa. Questo episodio dunque rappresenta alla perfezione tutta la rubrica. Evidentemente però questo è un chiaro indice che ho sbagliato il nome della rubrica…

    A mia giustificazione, potrei dirvi che il nome della rubrica è solo indicativo della durata degli episodi. Assai indicativo…

    All’inizio Emanuele vi ha detto infatti che “indicativo” si può utilizzare anche per indicare una misura approssimativa, appunto, quindi non precisa. È ciò che ho appena fatto. D’altronde una indicazione ci fornisce solo qualche informazione, non ci dice tutto.

    Indicativo in questo caso è dunque simile a “più o meno” e “pressappoco“. Potrei dire che indicativamente ha questo significato.

    Quindi il nome della rubrica indica una durata solo indicativa.

    Domanda: ma Indicativa di cosa?

    Risposta: Indicativa della vera durata degli episodi.

    In questo caso posso specificare, se necessario, oppure no. Tanto si capisce lo stesso. Chiaramente non posso usare “indice” in questo caso, che non c’entra con l’approssimazione.

    Adesso un brevissimo ripasso dedicato alle indicazioni stradali. Ma prima una piccola canzoncina indicativa del mio livello di creatività.

    – – –

    Segue una breve canzone dal titolo “un amore indicativamente emblematico”

    – – –

    Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente

    Marcelo: Io piuttosto che chiedere a qualcuno come raggiungere un luogo, preferisco seguire le indicazioni del mio navigatore. Ci sarà pure c’è il rischio di sbagliarmi ugualmente, ma almeno, evito di rinfacciargli il suo inutile aiuto e mandarlo a quel paese!

La Concordanza dei tempi. Uso del Congiuntivo 

Video con sottotitoli

Audio

Trascrizione

immagine_concordanza

Buongiorno a tutti ragazzi. Vediamo oggi la concordanza dei tempi. Questo è l’argomento di oggi.

Ringrazio Leily di avermi proposto questo interessante argomento. Si tratta, a dire il vero, di un argomento molto difficile, a volte anche per gli italiani. La concordanza dei tempi.

Naturalmente non vi spaventate perché state ascoltando un podcast di Italiano Semplicemente, e la parola “semplicemente” non sta lì per caso.

Riusciremo a far diventare anche la concordanza dei tempi una cosa semplice da capire. Questa è la sfida di oggi dunque!

Cominciamo a spiegare anche le parole però. Cos’è la concordanza dei tempi?

Beh se il verbo concordare ci sembra difficile, sappiate che concordare significa semplicemente andare d’accordo.

Se due persone concordano, se concordano tra loro vuol dire che la pensano nello stesso modo, che sono d’accordo.

Se io vi dico:

io credo che imparare bene l’italiano sia difficile .

Voi potrete dirmi “sì, è vero, sono d’accordo con te, l’italiano è una lingua difficile”.

Ebbene, voi siete d’accordo con me, quindi voi concordate con me. Ed io concordo con voi. Io e voi concordiamo nel dire che imparare bene l’italiano è abbastanza difficile. Concordare significa quindi andare d’accordo.

Analogamente se vi dico

Temo che (cioè ho paura che) la mia fidanzata mi tradisca“. Ebbene, spero che voi non concordiate con me e che mi diciate: no, non è vero che ti tradisce! In questo caso voi siete in disaccordo con me, cioè non concordate con me.

Bene. Questa sono la concordanza e la discordanza. Ma Leily mi ha chiesto la concordanza tra i tempi indicativo e congiuntivo, non la concordanza tra due persone.

Sono due verbi quindi, due tempi verbali che devono concordare. Ma come fanno due tempi a concordare? In che senso due verbi concordano? Mica sono persone! Infatti, dico io, non sono persone. Ma allora i verbi possono anche essere in disaccordo? Possono non concordare tra loro? Ebbene sì!

I tempi sono come le persone! Possono andare d’accordo ma anche essere in disaccordo. E quando sono in disaccordo siete bocciati all’esame di italiano.

Prima abbiamo detto che:

credo che imparare l’italiano sia difficile.

Bene, in questa frase c’è il verbo credere. Attenzione perché la concordanza dei tempi è un problema che esiste solamente quando nella frase utilizzate alcuni verbi particolari. Credere è uno di questi. Ma ci sono anche i verbi pensare, immaginare, temere, sperare, aspettare e attendere. Fondamentalmente questi sono i verbi in cui i tempi possono andare d’accordo oppure no, possono concordare o non concordare.
Quando ci sono questi verbi infatti, cosa succede? Succede che la frase continua solitamente con una parolina particolare: la parolina “che”. E poi c’è la seconda parte della frase, che contiene un altro verbo qualsiasi.

Es: io credo che, io penso che, io tempo che, io aspetto che, eccetera.

Quindi vi ripeto il concetto perché è importante: c’è una frase, dove all’inizio, come primo verbo, usate uno dei verbi tra pensare, credere, sapere, immaginare, temere , sperare, aspettare e attendere, poi c’è la la parola “che” e poi c’è la seconda parte della frase che contiene il secondo verbo, che può essere un verbo qualsiasi, uno qualunque. “Che” in realtà a volte potrebbe non essere presente, quindi è più importante ricordarsi del verbo utilizzato nella prima frase.

“credo che imparare l’italiano sia difficile”.
Questa è quindi una delle tante frasi in cui si pone il problema della concordanza. “CREDO” e “SIA” sono i due verbi, che in questo caso sono credere e essere.
Come facciamo a far andare d’accordo i due tempi dei due verbi? Semplicissimo. Io poi vi spiego la regola, ma sappiate una cosa: non vi servirà a nulla nella comunicazione orale. Serve solamente per svolgere degli esercizi scritti.

Io allora ora utilizzerò il mio solito metodo, quello che vi è più utile per comunicare, e soprattutto quello che vi farà risparmiare moltissimo tempo.
Vi racconterò una storia, e nella storia ogni volta che ci saranno frasi di questo tipo ascolterete un piccolo suono, fatto da mio figlio al Pianoforte (vai Emanuele fai ascoltare il suono… Ok perfetto), dopo il suono, ascolterete la frase la frase.
Ok iniziamo ed alla fine vi dirò la regola. Promesso. Tenete presente che io non conosco ancora la regola, ma la cercherò in qualche pagina internet, dove si spiegano le regole, sapete quei siti noiosi pieni di regole? Proprio Quelli!

Allora ecco la storia.
È una storia vera, accaduta a me stesso qualche giorno fa.

Ero a Parigi e dovevo tornare a Roma con l’aereo. L’aereo era alle ore 21, la sera, e sapete cosa è successo? Ho perso l’aereo!
Quello giorno alle ore 17 ho pensato:

credo sia meglio che vada.
Altrimenti perderò l’aereo delle 21 per Roma. In questo modo credo che domani sarò in ufficio.
Penso che questa sia la scelta giusta. Sì ho deciso, vado! Questa è l’ora giusta. Farò sicuramente in tempo a prendere l’aereo.
In realtà credo che io sia stato un po’ imprudente quel giorno.

Alle ore 17 quindi:
credevo che fosse meglio partire, credevo fosse meglio partire per non perdere l’aereo. Credevo che fosse l’ora giusta. Credevo fosse l’ora giusta.

Ho creduto fosse meglio partire. Ho creduto che le 17 fosse l’ora giusta per partire.

Tutto era stato programmato in anticipo. Infatti il giorno precedente ho immaginato che io fossi (sarei) stato abbastanza prudente a partire alle 17.
Ho pensato che in questo modo, il giorno successivo sarei riuscito ad andare in ufficio al lavoro.
Infatti ero ad un’ora di distanza dall’aeroporto e dovevo prendere dei mezzi pubblici ed allora ho consultato Google maps che mi dava diverse possibilità: metropolitana più treno, autobus più metro, treno più autobus eccetera.

Io allora ho pensato:
Penso (che) sia il caso di scegliere il percorso più veloce.
Ho quindi creduto che fosse meglio scegliere il percorso più veloce, quello che richiedeva il minor tempo.
Questo credevo quel giorno.
Ma oggi, sapendo che poi ho perso l’aereo, non farei più la stessa scelta.
Oggi credo che quel giorno sarebbe stato più prudente partire alle 16, un’ora prima.
Immagino che io sia stato imprudente quel giorno a partire alle 17, e penso che partire almeno alle 16 sarebbe stato più prudente, più saggio.
La prossima volta credo che partirò alle 16, perché in questo modo credo che riuscirò sicuramente ad andare al lavoro il giorno successivo.

Quel giorno ho iniziato a temere di perdere l’aereo intorno alle ore 18, più o meno.
Alle 18 Infatti, mentre aspettavo l’autobus alla stazione di palais des congrès, pensavo:
Mmmmmmm, come mai non passa l’autobus? Ci sarà un incidente? Se continua così temo che perderò l’aereo.
In effetti c’era un incidente sulla strada per l’aeroporto, un incidente che immagino (che) abbia fatto perdere l’aereo a molte persone, non solo a me.
Appena ho saputo dell’incidente ho pensato di essere molto sfortunato.
C’è sfortuna! Se avessi immaginato, sarei sicuramente partito prima.
Mia figlia mi aspettava quella sera, voleva il bacino della buonanotte prima di andare a dormire. Quando sono arrivato a casa mi ha detto: “papà, credevo che tu fossi (saresti) arrivato a casa ieri”.
Mi dispiace, le ho detto, ma…
“sei sempre il solito distratto papà!”

lo so, pensavo di fare in tempo, quel giorno ho creduto che fossi uscito in tempo per prendere l’aereo, ma non è colpa mia! Credevo di essere in tempo.

E lei mi ha risposto: ma il giorno prima, quando hai programmato il viaggio, credevi che fossi (saresti) arrivato in tempo per l’aereo?

Sì, certo” – ho risposto io, “credevo fossi (sarei) arrivato in tempo, e l’ho creduto fino alla fine, anche il giorno stesso credevo fossi in tempo”.

Ele: “e pensavi anche che il giorno successivo al viaggio saresti stato in ufficio?”

“”Sì, lo pensavo, lo pensavo sì! Non credevo che a Parigi ci fosse traffico”.

Poi mia figlia mi ha chiesto: “ma il dirigente del tuo ufficio, sa che sei stato a Parigi?

Sì, certo che lo sa che ero a Parigi, sa che sono stato a Parigi“.

Ele: “e sa che adesso sei a Roma?

Sì, lo sa, certo! Sa bene che ora sono a Roma.”

Ele: “e sa anche che solo domani andrai al lavoro?

“Sì, naturalmente, lo sa, lo sa che domani sono al lavoro. La mia dirigente sa tutto! Sa che andai via da Roma, sa chesono stato a Parigi, sa che ora sono di nuovo a Roma, e sa anche che domani andrò al lavoro. Tutto sa”

Quindi la mia dirigente ha saputo che sono tornato a Roma, e sapeva anche che il giorno prima ero stato a Parigi, e sapeva anche che il giorno dopo sarei stato in ufficio.

Bene, finita la storia. Tranquilli, capisco che la prima volta può spaventare. Quello che dovete fare ora è solo finire di ascoltare il podcast, dopo aver fatto un esercizio di ripetizione. Non pensate alle regole, non vi preoccupate.

Ripetete dopo di me e state trqnauilli: Pronti? Via!

mio figlio sa che ieri sono stato a Parigi.

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mio figlio sa che adesso sono tornato a Roma, senza cioccolatini

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mio figlio sa che domani tornerò in ufficio

credo che ieri io sia stato troppo superficiale

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penso che oggi io sia un po’ più saggio di ieri

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Immagino che io domani sarò in ufficio

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Bene, dopo questa storia, dopo averla ascoltata più volte vedrete che la parolina “CHE” in realtà non sempre è presente tra i due verbi. Nella storia ci sono molti esempi in cui ho ripetuto la stessa frase con e senza il “che”.

Infatti posso dire ad esempio:

“oggi pensavo non venissi al lavoro, oppure “oggi pensavo che non venissi al lavoro”. Pensavo che non venissi, oppure pensavo non venissi. Posso dire in entrambi i modi. Il verbo pensare però c’è sempre. Ricordate questo.

Poi, vi avevo promesso che vi avrei spiegato la regola.

Innanzitutto dobbiamo dire che tecnicamente si parla non di due verbi, ma di due frasi, quella che viene prima e quella che viene dopo. La prima si chiama frase principale e la seconda frase subordinata. Ma questo è meno importante, ed io non sapevo questa cosa prima di leggerla su internet. Non c’è bisogno di saperlo.

Potete continuare a pensare ad una sola frase divisa in due parti dove nella prima parte c’è uno dei verbi elencati sopra: pensare, credere, temere, immaginare, eccetera.

Ok? ascoltate più volte l’episodio.Non dimenticate! Per la spiegazione tecnica della regola vi rimando a due pagine ben fatte.
1) http://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2012/01/19/concordanza-dei-tempi-con-lindicativo/
2) http://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2012/10/18/la-concordanza-dei-tempi-con-il-congiuntivo-1/

Ele: papà, hai portato i cioccolatini da Parigi?

Gianni: oddio, i cioccolatini!!

Ele: ma sei restato anche un giorno in più! Uffa!!!

Video con sottotitoli