793 Piuttosto o abbastanza?

Piuttosto o abbastanza?

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Trascrizione

Domanda del giorno: piuttosto e abbastanza hanno lo stesso significato?

Gianni: O meglio: piuttosto che usare abbastanza, posso anche usare piuttosto?

In generale la risposta è no, ma la domanda non è peregrina perché ci sono dei casi in cui usare abbastanza e piuttosto è “quasi” la stessa cosa. Questo accade quando ad esempio dico:

Oggi fa abbastanza caldo

È piuttosto strano

È stata una giornata abbastanza difficile

Due termini dal significato piuttosto diverso

Ho messo “quasi” tra virgolette perché se all’orale, nel linguaggio colloquiale, non ci si fa troppo caso a volte, in realtà qualche differenza c’è tra abbastanza e piuttosto.

Prima di tutto “abbastanza” viene da “bastare” che significa essere sufficiente per raggiungere un certo fine. Infatti molto spesso questo fine viene specificato:

Oggi fa abbastanza caldo per uscire senza giacca.

Non ho abbastanza soldi per comprarmi una macchina.

Per oggi ho lavorato abbastanza.

Il compito è andato abbastanza bene

Quindi può indicare una quantità sufficiente o un livello, un’intensità sufficiente.

Piuttosto” invece deriva da “più” ed è per questo che a volte possono somigliarsi quando parliamo di quantità o livelli.

Bisogna però iniziare a distinguere.

Se posso dire sia che il compito è andato abbastanza bene che piuttosto bene, normalmente non si dice ad esempio:

Il compito è andato abbastanza male.

In questo caso si preferisce usare “piuttosto”:

Il compito è andato piuttosto male.

Questo perché l’obiettivo è che il compito vada bene e non male.

Come stai? Ti trovo piuttosto bene!

Sì, sto abbastanza bene grazie.

Sì, sto piuttosto bene.

Se proprio devo trovare una differenza, dico che abbastanza sottolinea il minimo sufficiente per sentirsi soddisfatti, mentre piuttosto è maggiormente ottimistico.

Tuttavia “piuttosto” si usa anche proprio per indicare una forma di cautela, la volontà di non esagerare nella valutazione.

Se dico che il compito è andato piuttosto bene, evidentemente non è andato benissimo. Sempre meglio che “abbastanza bene” comunque.

C’è un proverbio in merito: “piuttosto è meglio che niente” cioè bisogna sapersi accontentare.

Se voglio indicare un livello alto anche se non altissimo, sempre meglio usare piuttosto:

Sono piuttosto portato per l’informatica

Sono piuttosto sicuro che la Roma stasera vincerà

Una seconda differenza tra abbastanza e piuttosto è che abbastanza si può usare anche come singola affermazione; di solito una risposta ad una domanda:

Ti senti bene oggi?

Risposta: abbastanza!

Non posso usare “piuttosto” in questo caso. Per lo stesso motivo, con le frasi negative si usa quasi sempre “abbastanza” e non “piuttosto”, perché si sottolinea un livello non raggiunto:

Non ho dormito abbastanza bene

Non sei abbastanza simpatico per farmi ridere

Più in generale poi è molto difficile che “piuttosto” si trovi alla fine di una frase. Cosa normale per “abbastanza”.

Per comprare questa macchina non ho soldi abbastanza.

Quando la fortuna non è abbastanza.

Non ho dormito abbastanza

Hai studiato ma non abbastanza

Di soldi ne ho abbastanza

Come avverbio possono essere entrambi simili a “parecchio” ma come detto è meno rispetto a “molto” e “assai

Sono piuttosto stanco. Devo fare una pausa caffè.

Naturalmente, in questi casi, “piuttosto” diventa più adatto rispetto ad “abbastanza” quando non parliamo di qualcosa di “sufficiente” (che basta) per ottenere un fine: una quantità, un numero o un livello, una intensità.
Il tempo è piuttosto peggiorato. Conviene rientrare.
Sto piuttosto male oggi, meglio che resti a casa.

L’obiettivo non è che peggiori il tempo. Sarebbe del tutto normale invece usare “abbastanza” se il tempo migliora o se sono migliorato in salute:

Il tempo è migliorato abbastanza. Possiamo uscire senza ombrello!

Sto abbastanza bene oggi.

Dicevo che nelle frasi negative non si usa in genere “piuttosto”. Se questo avviene, piuttosto ha spesso un altro significato. Infatti si può usare anche per fare confronti, esprimendo una preferenza. In questi casi si usano le preposizioni “di” e “che”. C’è una certa somiglianza con anziché e invece.

Piuttosto di rivedere la mia ex-moglie, mi trasferisco in Brasile!

Piuttosto che criticarmi, perché non mi aiuti?

Sono più portato alla matematica piuttosto che alle materie umanistiche.

Pasta? No grazie, vorrei piuttosto del riso.

Io sarei pigro? Non sei piuttosto tu che mi stai chiedendo troppo?

Vorrei capire se sono io a non capire, e se non è piuttosto o il professore che si spieghi male.

Questi ultimi due sono esempi di frase negativa di cui vi parlavo. Sto facendo un confronto. Questo “piuttosto” in questo caso somiglia a “invece di” e anche a “casomai“.

Veramente c’è anche un altro caso in cui si può fare:

Molte persone non si rendono conto del loro peggioramento dello stato di salute fino a quando non è piuttosto grave.

Questo però è un caso di non pleonastico. Ricordate il “non” pleonastico?

Qualche volta comunque anche piuttosto si usa con le frasi negative in modo analogo a abbastanza.

Se non sei piuttosto esperto, non ti prenderanno a lavorare qui.

Non è piuttosto curioso che a 40 anni Maria non sia ancora mai stata neanche fidanzata?

Dato che non è piuttosto semplice, meglio affidarsi a chi ne sa più di me.

Riguardo al fatto di terminare una frase con la parola piuttosto, possiamo farlo, ma il senso è simile a invece:

Non ho fatto il mio dovere? Tu piuttosto! (anche qui siamo vicini a “casomai“)

Anche qui si fa un confronto e questo è un modo abbreviato ma molto efficace per rimarcare qualcosa. C’è una contrapposizione in questi casi.

Come a dire:

Sei tu che non hai fatto il tuo lavoro, non io.

altro esempio:

Non sono io che ho sbagliato, piuttosto lui! (piuttosto è stato lui!)

All’inizio vi ho fatto l’esempio:

Piuttosto che criticarmi, perché non mi aiuti?

Questa frase può anche essere scritta così:

Basta con le critiche. Perché non mi aiuti piuttosto?

Piuttosto si usa anche nella locuzione “piuttosto che” ma non solo nel modo in cui lo abbiamo fatto finora, quando facciamo un confronto.

Parlo invece di un modo poco apprezzato ma molto diffuso di “piuttosto che” che significa “oppure“. Sicuramente però questo è un errore.

Ne abbiamo già parlato in un episodio passato in cui abbiamo confrontato invece e piuttosto. Vi invito a dare un’occhiata all’episodio in questione. Vi troverete molti esempi e questo vi chiarirà ancor di più le idee.

Poi come al solito, ci sono alcune espressioni e locuzioni cristallizzate che, anche potendo, non potremmo cambiare, come “ne ho abbastanza“.

Adesso se non siete abbastanza stanchi, vi propongo un ripasso piuttosto breve.

Marcelo: Non riesco più’ a tenere a bada la voglia di viaggiare oltreoceano. Tanto il covid è agli sgoccioli vero?

Peggy: Sali in soffitta allora a rispolverare le valigie. E poi andiamo online per dare una sbirciatina al nostro conto corrente. Prima che perdiamo tempo a pianificare un viaggio dovremmo assicurarci di non essere a corto dei fondi necessari per un po’ di svago.

Edita: Certo! se i fondi non ci sono, questa conversazione lascia il tempo che trova

Convenire – VERBI PROFESSIONALI (n. 80)

Convenire

Descrizione: iIl primo significato che mi viene in mente è quello della convenienza economica.

Durata: 22:34

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La trascrizione completa e il file audio dell’episodio sono disponibili per i membri dell’Associazione Italiano Semplicemente.

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783 Delle due l’una/una

Delle due l’una/una (scarica audio)

Trascrizione

Giovanni: Delle due l’una: un’espressione che si usa in genere per far chiarezza. In particolare per far notare l’impossibilità che due cose avvengano contemporaneamente oppure che non ci sono che due alternative e nessun’altra possibilità. In realtà la frase corretta sarebbe “delle due una”, ma si sente più spesso la versione con l’apostrofo, tecnicamente scorretta però.

Ad ogni modo, l’espressione è equivalente a:

delle due cose ne devi scegliere una

oppure:

delle due cose solamente una delle due è possibile.

Oppure:

Non ci sono vie di mezzo

Si usa quasi sempre con le congiunzioni o e oppure.

Vediamo qualche esempio:

Non si può restare neutrali di fronte ad una guerra. Delle due l’una: o scegliamo di stare da una parte oppure dall’altra.

Dunque si sottolinea una alternativa obbligatoria e si esclude che ci siano altre possibilità.

Bisogna scegliere.

Ho letto una statistica secondo cui una persona su dieci crede che la terra sia piatta. Io dico che delle due l’una: o questa statistica è completamente sbagliata oppure che c’è una pandemia di stupidità.

Quindi solamente una delle due cose è possibile.

Se il dato è esatto allora siamo di fronte ad una pandemia di stupidità, oppure siamo tutte persone più o meno intelligenti e il dato è sbagliato.

È senza dubbio una frase che si usa quando si vuole fare chiarezza e con la quale si afferma una doppia possibilità, due cose alternative, senza via d’uscita.

Tante volte però si usa in frasi cosiddette ad effetto, quando non ci sarebbe bisogno di questa espressione, e però si vuole in questo modo attirare l’attenzione, rischiando, è importante dirlo, di apparire un tantino saccenti, presuntuosi.

Se ad esempio sto facendo una discussione con una persona, se dico:

Delle due l’una: o non sei abbastanza intelligente oppure non hai studiato abbastanza.

Questo è molto irritante, fastidioso, perché si sta dicendo che la persona con cui si parla è un ignorante oppure, in alternativa uno stupido. Non ci sono altre possibilità. Una forma di ironia fastidiosa senza dubbio.

Naturalmente in questi casi si vuole apparire saccenti e irritanti, facendo innervosire l’interlocutore.

In questo caso specifico, tra l’altro, non si vuole evidenziare l’impossibilità che entrambe le cose siano vere, ma solo insultare una persona attraverso una doppia alternativa che purtroppo è sempre negativa per la persona a cui si rivolge.

Notate che si usa sempre e solamente in questo modo: al femminile.

“Delle due” sta per “delle due cose”, (“cosa” è femminile) quindi “l’una” rappresenta una delle due cose. Quindi. è ancora femminile:

di queste due cose, solamente una è vera.

Se invece non voglio apparire saccente, presuntuoso, il mio deve essere solamente un chiarimento.

Es:

Vuoi venire a Tirana a vedere la finale di Conference league ma non hai il biglietto? Scusa, ma delle due l’una: o trovi un biglietto prima di partire oppure è inutile che tu vada a Tirana.

Adesso ripassiamo:

Peggy: Notate che l’una va scritto con l’apostrofo, proprio come l’ora. Es: Che ore sono? È l’una in punto. Ma forse è meglio che di questo ne parliamo in un episodio a sé stante.

Estelle: Infatti, perché delle due l’una: o facciamo episodi brevi, e allora il nome della rubrica descrive bene le prerogative degli episodi, oppure li facciamo più lunghi e cambiamo il nome alla rubrica.

Marcelo: ma si sa che Giovanni non brilla per puntualità. E precisione. Resta pur sempre un italiano. Ciò non toglie che gli episodi abbiano comunque il loro perché. Ci mancherebbe!

Rauno: non per contraddirti Peggy, ma per inciso, si trova spesso scritto anche senza apostrofo: Delle due una. Mi dirai che Treccani non ne parla. Questo è vero, ma nessun italiano va a controllare dopo che lo hai detto.

769 Se non

Se non (scarica audio)

Trascrizione

Peggy: Gianni, ho trovato un’espressione che non so bene come usare.

Espressione è “se non per

Ad esempio, una volta dopo aver fatto una domanda, mi hai risposto:

Certo, a che servo se non per spiegartelo?

Giovanni: grazie della domanda Peggy.

Provo a dare una spiegazione. La congiunzione “se” si utilizza spesso in questo modo, seguita da “non”. Normalmente si tratta semplicemente di una condizione, tipo:

Se non mi credi, guarda tu stesso

Se non mi ami più, lasciamoci

Altre volte invece è più complicato.

Abbiamo già visto in un episodio “se non che“, sia staccato in tre parole che attaccato (sennonché).

Abbiamo anche visto se non fosse che, seguito da “che”, ha un uso particolare come abbiamo visto

Tu mi hai chiesto “se non per” ma partiamo da “se non“. Spesso abbiamo a che fare con le alterative.

Parto da un esempio:

È Pasqua e come tutti gli anni abbiamo acquistato un uovo di Pasqua. Mio figlio vorrebbe mangiarlo e io dico a mio figlio che non è il momento giusto per farlo.

Lui potrebbe rispondermi:

Ma papà, se non oggi, quando?

Vale a dire: quale altro giorno è il più adatto a mangiare l’uovo di Pasqua se non proprio a Pasqua?

Come a dire che oggi è esattamente il giorno in cui bisogna rompere e mangiare l’uovo di Pasqua. Se non oggi, quando? Ci sono alternative?

Se oggi non si può mangiare, quando si può mangiare?

Questo è un modo equivalente per dire che oggi è il giorno più adatto.

Se non ora, quando?

Si usa spessissimo questa breve frase per indicare l’urgenza si fare qualcosa subito, non in futuro (questa è l’alternativa).

Un altro esempio:

Perché viviamo, se non per essere felici?

Che è un modo originale per dire che il motivo per cui si vive è la felicità. Puoi trovare altre ragioni più valide per vivere? Ci sono alternative più valide?

Ciò che sto cercando di fare in pratica è dare importanza a ciò che sto dicendo:

Questo è il giorno più adatto per mangiare l’uovo di Pasqua.

Essere felici è il motivo più importante, l’unico che conta per dar senso alla vita.

Chi è stato a mangiare l’uovo di Pasqua?

Nessun’altro può essere stato se non Emanuele.

Cioè: solo Emanuele può essere stato. Non ci sono alternative.

Chi può essere stato se non lui?

Questa è una domanda in cui si cercano delle alternative, ma è quasi una domanda retorica, nel senso che sono sicuro sia stato lui e nessun altro.

Non può essere stato nessun altro che lui.

Non può essere stato nessun altro all’infuori di lui

Questi sono dei modi equivalenti. Non hanno però la forma di una domanda.

Molto spesso questa forma “se non” è quindi un modo per dire solamente, soltanto, escludendo tutte le alternative.

Anziché dire:

Ti dico ciò che penso solo per dimostrarti che sono tuo amico.

Posso dire:

Non ti mento se non per dimostrarti che sono tuo amico.

Si usa spesso la doppia negazione, specie nelle esclamazioni.

Perché non ti mento? Solo per dimostrarti che sei un amico. Vedi altre possibilità? Non ci sono altre ragioni.

Ciò che faccio è negare le alternative. Negando tutte le alternative sto rafforzando quella che è l’unica possibilità.

Come stanno le cose? Qual è la verità?

Risposta: Quale vuoi che sia se non quella che ho detto io?

La verità non è (nessun’altra) se non quella che ho detto io.

Equivalente a:

La verità non è che quella che ho detto io.

La verità non è altra che quella che ho detto io.

Un altro Es:

Le cose non stanno (in altro modo) se non come ho detto io

Le cose non stanno che come ho detto io

Le cose non stanno altro che come ho detto io.

Il senso è sempre quello: la verità è solamente quella che ho detto io. Escluso le altre possibilità, cioè le alternative.

A proposito di cosa aggiungere dopo “se non“, posso aggiungere, oltre a “che”, come già visto (se non che) anche, in particolare, “per“, oppure “altro“.

Se uso “per” (simile a perché) sto dando una motivazione, l’unica motivazione, quindi è ancora una volta simile a dire soltanto, solamente.

Se invece aggiungo “altro” non escludo il resto, ma comunque sto dicendo la cosa più importante, qualcosa di simile a “almeno“, nel senso di qualcosa che è sufficiente a uno scopo.

Devi laurearti, fallo se non altro per i tuoi genitori!

Come dire che se le altre ragioni non le ritieni valide, almeno questo è un motivo valido.

Poi è importante dire che “se non altro” non si usa mai per fare domande:

Dovete ascoltare attentamente, se non altro per capire la pronuncia, poi anche per capire come usare le varie espressioni.

Devi ascoltarmi, se non altro perché ho più esperienza di te.

Quindi il motivo per cui devi ascoltarmi è almeno questo. Anche solamente per questo motivo, senza aggiungerne altri. Questo è già un motivo sufficiente. Non c’è bisogno si avere altre ragioni.

Vado in Italia tutti gli anni, se non altro per rilassarmi, poi approfitto per vedere monumenti storici e incontrare alcuni amici.

Perché hai mandato a quel paese il tuo direttore?

Guarda, l’ho fatto se non altro per togliermi un sassolino dalla scarpa. Lo so, mi ha licenziato, ma ho avuto, se non altro, questa soddisfazione.

Per cosa vale la pena di vivere, se non per togliersi soddisfazioni?

Peggy: grazie mille per la spiegazione. Ti ringrazio, se non altro perché ci dedichi tanto tempo. Di nuovo.

Giovanni: figurati, a cosa servo se non per dare spiegazioni?

Irina: oggi ci risparmi il ripasso Gianni? Se non altro perché in fondo hai già inserito qualche ripasso nell’episodio.

Giovanni: aggiudicato!

476 Giocoforza

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Giocoforza (scarica audio)

Episodio 476 della rubrica due minuti con Italiano Semplicemente.

La caratteristica che rende la rubrica, unica nel suo genere, è la presenza, alla fine di ogni episodio, di un ripasso degli episodi passati. In questo modo, è giocoforza impossibile dimenticare.

Proprio “giocoforza” è l’argomento della puntata di oggi.

Significa inevitabilmente, necessariamente, obbligatoriamente.

Ma perché dovremmo usare giocoforza se non l’abbiamo mai fatto finora?

Se non volete usarlo, sempre meglio conoscerne almeno il significato e l’uso, altrimenti vi spiego anche come si usa. Notiamo che compare la “forza“.

Nel linguaggio colloquiale, quando qualcosa è obbligatorio o quando è inevitabile spesso si usa la locuzione “per forza“. Si usa soprattutto quando non si ha voglia, quando un’azione non è spontanea o volontaria, ma bisogna farla per forza, obbligatoriamente.

Devo studiare per forza oggi? Proprio non ne ho voglia!

Andiamo a trovare Giovanni?

Risposta: No, non ne ho voglia!

Devi venire per forza. Non puoi non venire.

Ebbene, giocoforza è simile ma meno informale, meno legato alle emozioni personali.

Si usa quando non si può fare a meno di fare qualcosa, quando un’azione è inevitabile, quando non c’è altra strada. Quindi obbligatorio ma solo in questo senso, non un obbligo imposto da una persona, da un dovere o da una regola da seguire.

In questi casi si può anche usare l’espressione “per forza di cose“, anch’essa più informale rispetto a giocoforza e forse anche più utilizzata.

Es: la pandemia ha comportato giocoforza misure restrittive.

Quindi: Per forza di cose si sono dovuti prendere dei provvedimenti. Non c’era un’altra strada.

Le circostanze hanno imposto delle decisioni, altrimenti le conseguenze sarebbero state ancora peggiori. Non si poteva evitare di prendere provvedimenti. E’ stata una scelta obbligata. Potrei anche dire che “è stato inevitabile prendere provvedimenti”.

L’esempio che ho fatto è il più semplice possibile.

Molto spesso però si usa insieme al verbo essere nella locuzione: “essere giocoforza“.

La presenza di “gioco“, dà quasi l’idea di una strategia di gioco. Questo rende il termine non troppo colloquiale. Comunque possiamo usarlo per qualunque tipo di discorso, anche in senso ironico:

Quando i miei figli si picchiano è giocoforza intervenire.

In questa frase posso anche non usare la locuzione col verbo essere:

Quando i miei figli si picchiano devo giocoforza intervenire.

Quando i miei figli si picchiano, giocoforza è necessario un mio intervento.

Comunque la maggioranza delle volte si usa col verbo essere. Vediamo altri esempi:

Appena ho scoperto la rubrica due minuti con Italiano Semplicemente, era la puntata 476. A quel punto fu giocoforza iniziare dal primo episodio.

Gli attaccanti titolari sono tutti infortunati. È giocoforza chiamare un ragazzo dalla squadra primavera.

Anche se oggi sono povero, il mio futuro non è giocoforza segnato.

Di fronte alla violenza è giocoforza cedere

Se domani piove, è giocoforza restare a casa

Se ci pensate, la questione è simile a quella dell’episodio scorso, dove si è parlato del verbo andare usato per esprimere il senso di dovere, o obbligo in modo impersonale.

Non è un caso che ho voluto affrontare subito il termine giocoforza.

Ad esempio le frasi:

I compiti vanno fatti subito!

Questo lavoro va finito entro domani!

Si parla sempre di necessità, di dovere, di bisogno, spesso di regole da rispettare o di doveri appunto. Obblighi in questo senso. Non si tratta di scelte inevitabili, di qualcosa di obbligatorio e ineluttabile.

Nel caso di giocoforza invece, come ho detto anche all’inizio dell’episodio, non ci sono alternative, non ci sono altre scelte. Un obbligo in questo senso. Inoltre quest’obbligo è sempre la conseguenza di una causa, qualcosa che ci obbliga, qualcosa che rende necessaria o obbligatoria un’azione.

Vediamo un esempio per chiarire maggiormente la differenza:

Va fatta attenzione quando si guida la macchina con la neve.

Se nevica tantissimo è giocoforza mettere le catene alle ruote.

Irina: adesso è giocoforza ripassare, sennò dimentichiamo, giusto? Però finora non mi ero mai imbattuta in questo termine.

Lejla: Adesso che la conosciamo però, non è solo appannaggio dei madrelingua!

Hartmut: però bisogna anche imparare ad usare questa nuova parola. E qui ti voglio!

Ulrike: è vero. Ma verrà il giorno che non avremo altra scelta. Allora faremo di necessità virtù.

Ventilare un’ipotesi

Audio

E’ possibile ascoltare il file audio e leggere la trascrizione di questo episodio tramite l’audiolibro (Kindle o cartaceo) in vendita su Amazon, che contiene in tutto 42 espressioni italiane.

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Trascizione

Ciao ragazzi, chi vi parla è Giovanni, il creatore di. Italianosemplicemente.com, il sito per imparare a comunicare in italiano in modo semplice e divertente.

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Oggi voglio spiegare a tutti voi, membri fedeli della famiglia di Italiano Semplicemente, una frase: ventilare un’ipotesi: una frase non di uso molto comune, ma veramente molto adatta in certe circostanze e che quindi secondo me vale sicuramente la pena di sapere il significato

È una frase che appartiene più, sicuramente, al mondo professionale. Vediamo perché.

Con l’occasione vedremo di approfondire in particolare il significato e l’utilizzo di alcuni verbi e termini o frasi poco utilizzati dagli stranieri, parole e frasi come “attendibilità”, “grado di attendibilità”, “ventilare”, “credibilità” e anche il verbo “scartare”.

Cominciamo dal verbo ventilare.

Sicuramente avete già pensato al ventilatore, che è quello strumento che si usa durante l’estate, quando fa molto caldo, e che ha lo scopo di produrre del vento per rinfrescarci. Il vento è semplicemente dell’aria in movimento.

E infatti il ventilatore, muovendo l’aria, spostando l’aria all’interno di un ambiente serve a ventilare, cioè ad areare, serve a portare aria fresca in un certo ambiente: una casa, una stanza generica, un locale eccetera.

Questo significato del verbo ventilare, però, non ha nulla a che vedere col significato della frase “ventilare un’ipotesi”.

Non è possibile ventilare fisicamente un’ipotesi. Un’ipotesi infatti non è un locale, uno spazio in cui si può far circolare dell’aria con un ventilatore ad esempio. Un’ipotesi invece (un – apostrofo – ipotesi – si mette l’apostrofo perché ipotesi è un sostantivo femminile: sarebbe una ipotesi) è una condizione relativa al possibile o eventuale verificarsi di un fatto. Un’ipotesi riguarda solitamente il futuro, perché il futuro deve ancora avvenire, a differenza del presente e del passato, e quindi possiamo ipotizzare che qualcosa accada nel futuro. Possiamo fare delle ipotesi sul futuro. Ad esempio domani pioverà? Oppure ci sarà il sole?

Se ipotizziamo che pioverà, allora andrò al lavoro, altrimenti, nell’ipotesi che ci sia il sole, nell’ipotesi che domani sia una bella giornata, allora posso andare a fare una bella passeggiata.

Quindi è sul futuro che solitamente si fanno delle ipotesi, ma teoricamente posso farle in tutti i contesti in cui non abbiamo sufficienti conoscenze. Se non sappiamo qualcosa possiamo ipotizzare, possiamo fare delle ipotesi, quindi anche su un evento passato o presente: lo facciamo perché vogliamo dimostrare qualcosa. In genere si fanno diverse ipotesi sulle cose che non si conoscono, ed il fine solitamente è dimostrare qualcosa, arrivare ad una tesi, ad una assunzione. Dove ci sono delle ipotesi solitamente c’è anche qualcosa che si vuole dimostrare: una tesi. In matematica ad esempio si usano molto le ipotesi.

Si usano molto anche a livello investigativo. Quando la polizia deve fare delle indagini su un delitto o un omicidio cosa fa? Fa delle ipotesi. Non sapendo chi abbia commesso il delitto, ipotizza che lo abbiano commesso più persone diverse, e cerca di capire quale di queste ipotesi risulti più attendibile, cioè più credibile. Ogni ipotesi ha una sua attendibilità, una sua credibilità: quanto possiamo credere che ciascuna ipotesi sia credibile? Quanto mi posso attendere che sia proprio quella la verità?

Solo una delle ipotesi è vera, quindi ogni ipotesi ha un suo grado di attendibilità, che è la probabilità che io associo a quell’ipotesi che corrisponda al vero. Questa è l’attendibilità di una ipotesi. Più è elevato il grado di attendibilità di una ipotesi, maggiore è la probabilità che corrisponda alla verità, perché l’osservazione della realtà, oggi, ci porta a credere questo, soprattutto perché non ci sono circostanze ed accadimenti che ci fanno pensare il contrario o che sono in contraddizione con questa ipotesi.

Questo è un altro termine particolare: contraddizione: una contraddizione è qualcosa che sta in opposizione, che sta in contrasto con un’altra, e sta in contrasto perché è incoerente, è inconciliabile.

Quando un’ipotesi non sembra avere contraddizioni, allora posso pensare che sia vera.

Se invece ci sono alcune contraddizioni inizio ad avere dei subbi sulla sua attendibilità.

Bene a questo punto torniamo alla nostra frase: ventilare un’ipotesi, che è simile a “fare un’ipotesi”.

Un’ipotesi infatti può essere fatta, nel senso che chi “fa” un’ipotesi la presenta, prende in considerazione questa ipotesi, la considera perché questa persona reputa, cioè valuta, crede, che questa ipotesi sia attendibile. Quindi la considera come una delle ipotesi attendibili, e non la scarta finché non trova alcune contraddizioni.

Scartare un’ipotesi significa appunto non prenderla più in considerazione. Un’ipotesi ha molte contraddizioni? Allora sta perdendo credibilità, perde attendibilità, la reputo meno probabile rispetto a prima. Se le contraddizioni aumentano ad un certo punto posso dire: Beh, meglio che questa ipotesi la scartiamo. E l’ipotesi viene così scartata, cioè non più considerata attendibile. Le nostre ricerche sulla verità saranno concentrate su altre ipotesi che abbiano meno o nessuna contraddizione.

Bene, “ventilare un’ipotesi” è come “fare un’ipotesi”, ma è sicuramente più professionale e adatta in particolare quando davanti a noi abbiamo più persone alle quali vanno presentate delle ipotesi per spiegare un fenomeno.

Queste persone devono cercare di capire qualcosa, ed allora che possiamo fare? Possiamo ventilare una o anche più ipotesi, cioè possiamo prospettare, fare un prospetto di tutte le ipotesi possibili che riguardano un certo fenomeno.

Ad esempio, se lavoro in una azienda come altri lavoratori e l’azienda è in forte crisi economica, il direttore dell’azienda o l’organo decisionale può prendere decisioni diverse sul futuro dell’azienda. Ci sono pochi soldi, siamo in crisi. Cosa possiamo fare?

Anche i lavoratori se lo chiedono ovviamente e qualcuno dice che è stata ventilata l’ipotesi della chiusura dell’azienda, ed è stata ventilata anche l’ipotesi del licenziamento di parte del personale.

Vedete quindi che in realtà il significato del verbo ventilare non è così lontano poi dal suo significato primario. Il ventilatore fa muovere l’aria, ma l’aria può anche trasportare delle notizie, ed in questo caso l’aria può trasportare delle ipotesi sul futuro dell’azienda in crisi.

“Sono state ventilate più ipotesi”, dice il capo del personale ai lavoratori, ed alla fine abbiamo deciso di resistere! Non licenzieremo nessuno!

Quest’ipotesi sarebbe sicuramente la preferita dei lavoratori. Peccato che spesso invece a ventilare sono solitamente altri tipi di ipotesi.

Quindi ventilare un’ipotesi è sicuramente un modo originale per esprimere che sia stata presa in considerazione un’ipotesi, per esprimere il fatto che quell’ipotesi è una delle ipotesi che sono ventilate, cioè di cui si è parlato, che sono state considerate.

In genere si usa più spesso “fare delle ipotesi”, ma questo accade quando dobbiamo spiegare qualcosa. Chi ha fatto questo? Possono essere stato io, oppure Franco, oppure Carla, oppure Giovanna. Non lo sappiamo, quindi facciamo delle ipotesi e vediamo se troviamo delle contraddizioni.

Invece “ventilare delle ipotesi” si usa più, non per spiegare qualcosa che è accaduto, ma per cercare di risolvere un problema, per cercare delle soluzioni ad un problema che solitamente coinvolge più persone, direttamente o indirettamente.

Come salviamo questa azienda? Sono state ventilate due ipotesi: o licenziamo metà del personale (prima ipotesi) oppure aspettiamo ancora un anno (seconda ipotesi).

Facciamo un altro esempio: Trump, il Presidente degli Stati Uniti, decide di lasciare la presidenza. Una decisione clamorosa che tutti cercano di spiegarsi. Perché Trump fa questo? Si cerca allora di ventilare delle ipotesi, si cerca un motivo per spiegarci questo fatto incredibile: ha forse ricevuto delle minacce? Qualcuno l’ha minacciato? Oppure ha capito che fare il presidente degli Stati Uniti è troppo faticoso per lui? Qualcuno ventila persino l’ipotesi che sia colpa della Corea del Nord. No! Chi si è permesso di ventilare questa ipotesi? Potrebbe dire Trump ai giornalisti. L’ho fatto, dice, semplicemente perché ho capito di non essere capace, quindi torno a fare l’imprenditore. Quindi, cari giornalisti, smettetela di ventilare delle ipotesi bizzarre sul mio conto.

È una frase quindi, lo avete capito, anche molto giornalistica: non farete nessuna fatica quindi a trovare articoli su Google news in cui vengono ventilate delle ipotesi per qualsiasi ragione.

A proposito, solamente un’ipotesi può essere ventilata, nessun’altra cosa. Volendo, al limite, anche delle possibilità possono essere ventilate, con lo stesso identico significato. Infatti possibilità è un sinonimo di ipotesi, ma senza dubbio si usa molto più spesso ventilare delle ipotesi. Non ci sono altre cose che sono ventilabili, a parte una stanza o un ambiente nel senso proprio del termine.

Bene amici, grazie di essere stati all’ascolto di questo episodio e di fare parte del numeroso gruppo di ascoltatori, che a me piace chiamare la famiglia di italiano semplicemente. Grazie anche ai donatori che sostengono il nostro progetto, che è quello di imparare la lingua italiana senza sforzo ma con divertimento.

Ora facciamo un bell’esercizio di ripetizione, come facciamo sempre, nel rispetto della settima regola d’oro: parlare. Pronti? Via.

Ventilare delle ipotesi

—-

Non mi piace ventilare ipotesi

Tu hai ventilato un’ipotesi assurda

Lui ha ventilato troppe ipotesi

Lei ama ventilare ipotesi bizzarre

Noi non abbiamo ventilato alcuna ipotesi

Voi non dovete ventilare ipotesi del genere

Loro non hanno ventilato ipotesi attendibili

Ciao ragazzi un saluto e mi raccomando, se volete imparare l’italiano in modo ancora più approfondito potreste ventilare l’ipotesi di acquistare il corso di Italiano Professionale.

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