Accadde il 15 ottobre 1822: di turno

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Trascrizione

Ecco come potremmo spiegare il significato e l’uso dell’espressione “di turno”, prendendo spunto da un riferimento storico italiano.

Il 15 ottobre 1822, il re di Sardegna Carlo Felice di Savoia istituì l’Amministrazione forestale, destinata alla custodia e alla tutela dei boschi, che poi divenne il Corpo Forestale dello Stato.

Il Corpo Forestale dello Stato è un’istituzione tipicamente italiana.

Dunque il protagonista di turno oggi è il Corpo Forestale dello stato, cioè un corpo speciale delle forze dell’ordine dedicato alla tutela dell’ambiente, delle foreste e della fauna.

In molti Paesi non esiste un corpo analogo: spesso le stesse funzioni vengono svolte dalla polizia ambientale, o da enti locali. In Italia, invece, per oltre 150 anni, i “forestali” sono stati gli agenti che proteggevano il patrimonio naturale nazionale.

Ad ogni modo il Corpo Forestale dello Stato, come corpo autonomo, non esiste più dal 1º gennaio 2017.
In quella data è stato assorbito dai Carabinieri, per ridurre la frammentazione e i costi.

Ma cosa c’entra tutto questo col turno?

Semplicemente possiamo dire che il corpo forestale dello stato è il protagonista di turno della rubrica “Accadde il”.

L’idea è che la parola “turno” introduce una sorta di rotazione o successione: oggi “tocca” a lui, domani toccherà ad altri.

L’espressione di turno si usa per indicare “quello che è designato per quel momento”, “quello a cui tocca in quel momento”. Implica un senso di rotazione, alternanza, o semplice ruolo assegnato per un’istanza particolare.

“Sono di turno”: io sono quello che oggi ha il compito assegnato (ad esempio al lavoro, in un ufficio, in un negozio).

Evidentemente è stata stabilita una turnazione tra diversi lavoratori c’è chi è di turno la mattina, chi il pomeriggio o chi fa il turno di notte. Vengono detti turnisti coloro che lavorano con i turni.

Un “turnista” è una persona che lavora quindi secondo un’organizzazione del lavoro a turni, alternandosi con altri dipendenti per coprire un orario che supera le normali 8 ore giornaliere, come nelle aziende che operano 24 ore al giorno.

Es: Chi è di turno domattina alla reception?”

La locuzione “di turno” si usa comunque anche in senso più ampio. Quando non si tratta di lavoro, normalmente parliamo del caso e di un qualche tipo di alternanza, quando c’è qualcosa di ciclico diverso dal turno lavorativo.

Es: parlando del lotto, ogni settimana ci sono vincitori. Sui vincitori dell’ultima lotteria, potrei dire:

“chi sono i fortunati di turno?”: parliamo di chi quel giorno ha vinto al gioco del lotto. “Di turno” perché il gioco del lotto si ripete continuamente tutte le settimane.

Se invece capita un evento negativo ma ripetitivo e qualcuno, per caso, ne subisce le conseguenze, potrei parlare del “malcapitato di turno”: chi quel giorno subisce una sventura.

Ad esempio, se il capo in ufficio è sempre molto nervoso e ogni giorno tratta male i suoi colleghi di lavoro, chissà a chi toccherà oggi, cioè chissà chi sarà il malcapitato di turno. È un evento ripetitivo e anche il caso gioca un ruolo importante. Non si sa chi sarà il malcapitato di turno, o il fortunato di turno nel caso della lotteria.

Se invece tutti i giorni ospito una persona a casa mia, abbiamo “l’ospite di turno”: chi ospitiamo oggi, chi è “in programma” oggi. Stavolta c’è magari un programma, ma non è detto. Può anche essere casuale, come nel caso del malcapitato di turno.

Quantificare – VERBI PROFESSIONALI (n. 94)

Quantificare

Descrizione

Vediamo come si usa il verbo QUANTIFICARE con numerosi esempi.

In ambito lavorativo, in qualsiasi lavoro intendo, è molto importante saper quantificare, e questo anche se non si conosce il significato di questo verbo.

Il file audio, la spiegazione completa e gli esercizi sono riservati ai membri dell’associazione Italiano Semplicemente. 

Durata audio mp3: 8:16 minuti

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I verbi professionali: Disporre 

CORSO DI ITALIANO PROFESSIONALE

Audio

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Trascrizione

Bene amici, siamo arrivati alla seconda lezione dedicata ai verbi all’interno del corso di Italiano Professionale. Dopo aver spiegato il verbo valutare, oggi tocca al verbo disporre. 

Disporre è un verbo che ha molti significati diversi e solitamente non viene mai utilizzato dagli stranieri.  Oggi quindi spero che riuscirò a farvi alcuni esempi di applicazione che vi convinceranno dell’importanza di questo verbo , di quanto questo verbo sia importante nel mondo del lavoro e quanto ha a che fare con la vostra professione,  qualsiasi essa sia. 

Non è facile da usare, ed è per questo che vale la pena concentrare la nostra attenzione sugli usi professionali e quindi adatti a dialoghi di lavoro o a documenti scritti di lavoro. Ci sono tre fondamentali utilizzi, tre grandi categorie di utilizzo. Per ciascuno dei tre casi vedremo che potremmo sostituirlo con tre verbi diversi, tre verbi completamente diversi tra loro, I verbi in questione sono: Avere, Mettere e Decidere. Tali verbi in molti casi sono però poco adatti e poco professionali. Una persona straniera, anche di livello avanzato, userebbe questi verbi, ma in moltissimi casi vedremo che il verbo “disporre” è molto più adatto.

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La trascrizione integrale di questo episodio (file PDF) è disponibile per chi ha prenotato il corso. 

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Il lavoro nobilita l’uomo

Il lavoro nobilita l’uomo (scarica audio)

 

Trascrizione

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Il Palazzo della civiltà del lavoro, a Roma

Ciao ragazzi, eccoci arrivati all’appuntamento settimanale di Italiano Semplicemente.

Qualche giorno fa ho chiesto, sul gruppo Facebook di Italiano Semplicemente, se i visitatori, i membri della famiglia di Italiano Semplicemente, avessero delle domande da farmi, avessero qualche cosa da chiarire a proposito della lingua italiana, una domanda che  faccio di tanto in tanto per avere un’idea dei problemi degli stranieri con la lingua italiana. Ho ricevuto molte richieste e sto lavorando sulle risposte. State tranquilli quindi che piano piano cercherò di rispondere a tutte le vostre richieste.

Oggi invece vorrei parlarvi di una frase molto importante che ha un profondo significato. La frase è “il lavoro nobilita l’uomo“. La frase è stata detta probabilmente per la prima volta da Darwin, cioè da Charles Darwin, colui che creò la teoria dell’evoluzione.

Il lavoro nobilita l’uomo, cioè il lavoro rende nobile l’uomo, quindi lo nobilita, il lavoro nobilita l’uomo, lo rende  nobile. Rendere nobile qualcuno vuol dire far diventare nobile: é grazie al lavoro che l’uomo diventa nobile. Senza il lavoro invece, l’uomo, inteso come razza umana (quindi anche la donna) non sono nobili.

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Essere nobili significa essere superiori, significa avere un maggiore prestigio. In sostanza se qualcosa ci rende nobili, ci rende migliori, ci fa diventare migliori. Il lavoro è talmente importante che grazie al lavoro siamo persone migliori.

Questo è il significato della frase “il lavoro nobilita l’uomo“.

L’importanza del lavoro è talmente elevata che è universalmente riconosciuto, il lavoro,  come fondamentale, come un diritto fondamentale dell’uomo.

Il lavoro è un diritto fondamentale, cioè tra tutti i diritti, tra tutte le cose che spettano all’uomo, di cui l’uomo ha diritto, il lavoro è una delle cose più importanti, fondamentali. Fondamentale significa che senza il lavoro non c’è nulla. Il lavoro è fondamentale, cioè necessario, indispensabile.

Fondamentale viene da fondamenta, e le fondamenta (fondamenta è una parola femminile) sono ciò che si trova sotto le case, ciò che sostiene ogni casa: esistono le fondamenta di un palazzo, le fondamenta della casa, le fondamenta di una chiesa.

Potreste chiedervi il motivo per cui ho deciso di parlare di lavoro oggi.

La motivazione principale è che, come molti di voi sanno, sto sviluppando da tempo il corso di Italiano Professionale, un corso che forniscaetutti gli strumenti linguistici per poter lavorare in Italia, ma c’è anche un altro motivo.

Mi è infatti capitato qualche giorno fa di vedere un programma in TV in cui si parlava della religione islamica e delle regole che ogni musulmano deve rispettare.

Mi ha molto colpito che all’interno del Corano, scusate la mia ignoranza ma in quanto cattolico non conosco nel dettaglio il contenuto del Corano, ci sia spazio anche per il lavoro.

Allora ho chiesto ai miei amici su Facebook di spiegarmi in legame tra l’ISLAM e il lavoro.

Allora mi è stato spiegato, e ringrazio Mohamed, Safia e Rania per il loro aiuto, che secondo la religione islamica, “Lavorare è un dovere“.

Lavorare è un dovere quindi, oppure lavorare è un diritto?

E’ un dovere, cioè è una cosa che si deve fare, oppure è un diritto, cioè è una cosa che ci spetta, e di cui tutti ne hanno il diritto?

Due concetti opposti: diritto e dovere, se ci pensate bene, ma vediamo meglio:

Mohamed specifica che secondo la dottrina islamica:

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Il Corano

“il lavoro costituisce la base sulla quale si fonda l’universo ed è il solo garante della sopravvivenza delle creature”.

Spieghiamo: garante significa che garantisce, cioè che assicura. Il lavoro è il solo garante della sopravvivenza delle creature, cioè il lavoro assicura la sopravvivenza. Grazie al lavoro si è vivi. Lavoro è vita.

Continuo citando testualmente le parole di Mohamed:

Dio l’Altissimo ha dotato ciascuna delle Sue creature di adeguati mezzi, mediante i quali esse possono trarre profitto ed evitare i danni.L’uomo, che è la più stupefacente e complessa specie dell’universo, ha maggiori necessità rispetto alle altre creature. È per questo che gli occorre una maggiore attività per potere da un lato soddisfare le sue numerose esigenze e dall’altro mantenere la famiglia che deve per natura formare.È questo il motivo per il quale l’Islam, religione naturale e sociale, considera il lavoro come uno dei doveri dell’essere umano. A tal proposito il sommo Profeta dice: “È dovere di ogni Musulmano, uomo o donna che sia, lavorare per conseguire beni leciti con i quali sostentarsi”.

Ok. Vale la pena evidenziare la parola “leciti“:  con il lavoro si devono conseguire, cioè raggiungere, i beni leciti con i quali sostentarsi. I beni leciti sono i beni ottenuti senza commettere illeciti, cioè rispettando la legge

Tutto ciò che è lecito si può fare, perché la legge ci consente di farlo. I beni quindi sono leciti se sono ottenuti lecitamente, cioè rispettando la legge.

Torniamo però al concetto di dovere e di diritto.

« “Il diritto è un apparato simbolico che struttura un’organizzazione sociale anche quando si sa che alcune sue norme sono destinate a rimanere inapplicate”. »

(Definizione di Stefano Rodotà)

Secondo la dottrina islamica il lavoro è un dovere, abbiamo detto. Si deve lavorare, perché se non si  lavora vuol dire che per sopravvivere si deve ricorrere a qualcosa di illecito, di non lecito.

Chi non lavora, questo credo sia il senso, vuol dire che non rispetta la legge.

Questo è molto interessante, ma nello stesso tempo si dice anche che, come detto prima, che il lavoro costituisce la base sulla quale si fonda l’universo ed è il solo garante della sopravvivenza delle creature.

Questa frase dà maggiormente l’idea del diritto, perché è il mezzo attraverso il quale si vive. La sopravvivenza  quindi è la posta in gioco. Quindi in questo senso il lavoro è maggiormente interpretabile come un diritto che come un dovere.

Il lavoro è importante ovviamente in tutto il mondo, e se usciamo dalla religione islamica e vediamo come il lavoro è visto in Italia in generale, c’è un chiaro riferimento al lavoro nella Costituzione Italiana, che è la legge più importante d’Italia. In questo caso quindi non si sta parlando di una religione, ma si parla di diritti e doveri in generale.

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Secondo la Costituzione italiana, al primo articolo della Costituzione si legge che:

L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

Questa è la prima parte del primo articolo della Costituzione Italiana.

Secondo la Costituzione Italiana quindi la stessa Italia, lo stesso paese, è fondato sul lavoro.

Non parla di diritti o doveri quindi, ma dice che l’Italia, la Repubblica Italiana è fondata sul lavoro. Il lavoro è un fondamento della Repubblica Italiana. Senza il lavoro la Repubblica Italiana non esiste.

Quindi anche qui, come nel Corano nella frase che abbiamo visto prima, è chiaro, anche se non viene scritto, si sta più parlando di diritti che di doveri.

Ci sono poi altre parti, altri articoli della Costituzione che parlano del lavoro, ad esempio nell’articolo 48, dove si parla del lavoro come un diritto ma, attenzione, anche come di un dovere civico, cioè di un dovere del cittadino, di ogni cittadino italiano.

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L’articolo numero 4  poi è molto importante perché afferma che tutti i cittadini hanno  il diritto al lavoro, e che ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Insomma per la legge italiana il lavoro è un diritto-dovere.

Non è obbligatorio lavorare però, quindi non possiamo dire che il lavoro sia un vero dovere, però sicuramente è un diritto.

Sul diritto non ci sono dubbi. Riguardo al dovere, si tratta, come detto prima, di un dovere civico, cioè per potersi sentire un vero cittadino, bisogna lavorare, è importante che ciascun cittadino italiano lavori per potersi ritenere un vero cittadino Italiano.

Certo, parlare di un vero dovere, nell’Italia moderna, fa un po’ ridere, poiché in effetti oggi è molto difficile lavorare, è difficile riuscire a trovare un lavoro, riuscire ad esercitare il diritto al lavoro.

Quindi purtroppo nella società di oggi è facile parlare di diritto, perché nessuno ci può negare il diritto al lavoro ma parlare di dovere non è, diciamo, così scontato.

Un dovere è il frutto di una scelta , e se non si può scegliere se lavorare o non lavorare, parlare di dovere lascia un po’ il tempo che trova. Se una cosa lascia il tempo che trova vuol dire che non serve a nulla, è inutile.

Bene ragazzi mi è piaciuto fare questo confronto tra la religione musulmana e la Costituzione Italiana sul tema del lavoro.

Mi spiace molto che ci siano i cosiddetti Hadith, cioè i detti del Profeta, che parlano di lavoro ma che purtroppo non vengono tradotti in italiano.

Grazie  a Rania per questa informazione.

Attendo comunque i vostri commenti su Facebok oppure sullo stesso articolo sui italianosemplicemente.com e mi scuso con tutti se non fossi riuscito a ben interpretare la dottrina musulmana su questo argomento.

Mi rendo conto che l’argomento necessita di approfondimento ma lascio a voi visitatori la possibilità di commentare l’articolo e  aggiungere tutte le informazioni che ritenete opportune.

Ora facciamo un piccolo esercizio di ripetizione per esercitare la pronuncia: ripetete dopo di me e cercate di ricopiare ciò che dico.

Non pensate alla grammatica ma ripetete semplicemente.

Il lavoro nobilita l’uomo

Il lavoro nobilita l’uomo

Il lavoro nobilita l’uomo

Il lavoro rende nobile l’uomo

Il lavoro rende nobile l’uomo

Lavorare è un dovere

Lavorare è un dovere

Lavorare è un diritto

Lavorare è un diritto

Ciao ragazzi, ci sentiamo al prossimo podcast e grazie a tutti coloro che aiutano Italiano Semplicemente attraverso i loro suggerimenti, commenti, e anche a chi ci aiuta attraverso una donazione con paypal o con carta di credito.

Vi farò vedere attraverso una foto su Facebook il regalo che acquisterò per i miei con i primi soldi raccolti.

Per i più esigenti vi ricordo poi che esiste l’associazione italiano semplicemente. 

Grazie a tutti e al prossimo podcast dove cercherò di venire incontro alle vostre numerose richieste di spiegazione.