Stigmatizzare e biasimare (ep. 964)

Stigmatizzare e biasimare (scarica audio)

Trascrizione

Un verbo molto simile a “condannare” è stigmatizzare.

Stigmatizzare” significa, più precisamente, disapprovare con fermezza, con decisione, con determinazione.

Si riferisce al processo di etichettare, giudicare o persino emarginare qualcuno o qualcosa sulla base di caratteristiche percepite come negative.

Quasi sempre si stigmatizza un atto, un comportamento. Anche un’idea però si può stigmatizzare. In genere non è la persona ad essere stigmatizzata.

I lavoratori hanno stigmatizzato l’idea del presidente di lavorare anche la domenica.

Evidentemente i lavoratori erano niente affatto d’accordo col loro presidente, disapprovavano fortemente la sua idea.

È molto simile anche al verbo biasimare, che però è più un’accusa alla persona che al comportamento. Biasimare è più diretto, meno distaccato, tende più a colpevolizzare la persona biasimata per aver fatto qualcosa.

Esprimere biasimo, quindi biasimare, è anche questo un verbo vicino a giudicare negativamente, disapprovare, condannare, ma più frequentemente l’oggetto del biasimo è la persona stessa e non la cosa che fa o che dice, cioè il suo comportamento.

Questa è la principale differenza.

Stigmatizzare deriva dal termine “stimmate”.

Nel linguaggio ecclesiastico, cioè della chiesa, delle istituzioni religiose, le stimmate sono le piaghe sul corpo di Cristo in conseguenza della Crocifissione, specie quelle sulle mani, come conseguenza dei chiodi usati per la crocefissione.

In generale si tratta di una sorta di marchio, di impronta permanente. Somiglia anche a “stemma”.

Allora, stigmatizzare sta per imprimere un marchio, chiaramente in senso figurato, quindi marchiare un comportamento, etichettarlo in modo negativo. Anche “bollare” è abbastanza simile.

Il cosiddetto “marchio” generalmente si imprime sulla persona, che per tutta la vita avrà questa etichetta indelebile che dovrà portarsi appresso e che nessuno dimenticherà. Nel caso di stigmatizzare però il marchio, l’etichetta, il giudizio, è in genere associato al comportamento.

Posso anche dire che stigmatizzare significa:

Bollare con parole di biasimo

Bollare è molto simile a marchiare.

Es:

Stigmatizzare un comportamento, stigmatizzare le decisioni di qualcuno, stigmatizzare un’idea. Persino un’ipotesi ventilata da qualcuno può essere stigmatizzata.

Ad ogni modo la cosa che più comunemente viene stigmatizzata è un comportamento.

Non è un verbo che tutti usano e soprattutto non fa parte del linguaggio familiare. D’altronde la stessa cosa accade per biasimare.

Si usano spesso però nei giornali, si ascoltano di frequente nei telegiornali e i politici li usano quando vogliono esprimere un forte disaccordo.

Il biasimo è l’atto di incolpare o criticare qualcuno per un errore o un comportamento sbagliato.

Allora il verbo biasimare significa attribuire la colpa, dare la responsabilità di un errore o un comportamento sbagliato a qualcuno e criticarlo per questo.

Non è neanche questo un verbo informale, ma possiamo usarlo senza problemi. Vediamo qualche esempio:

Non ti biasimo per come ti sei comportato (cioè non ti giudico, non ti considero colpevole)

la disonestà è sempre da biasimare

Come faccio a non biasimarti per ciò che hai fatto?

La condotta dello studente è stata biasimata da tutti i professori.

Hanno macchiato un’opera d’arte con la vernice. Un episodio da stigmatizzare.

Allo stadio hanno esposto degli striscioni razzisti. Ovviamente stigmatizziamo questo tipo di comportamenti.

La violenza è una cosa che è sempre da stigmatizzare.

È doveroso stigmatizzare comportamenti di questo tipo.

Parlare di sesso a scuola? C’è chi dice che questo è sempre da stigmatizzare.

Adesso ripassiamo.

Estelle, membro dell’associazione Italiano semplicemente, ha voluto condividere una sua esperienza avuta in Italia con noi. Ascoltiamola dalla sua voce e da quella di altri membri.

Marcelo: già da qualche tempo c’eravamo prefissi di visitare l’isola di Capri, è così lo abbiamo fatto durante le nostre vacanze a Napoli.

Ulrike: In questo periodo è una sfida con tutta la folla nella nave e poi nella funicolare dell’isola. Vi risparmio i dettagli.

Paul: Lo sapevamo, ma che volete, abbiamo colto l’opportunità di scoprire Capri appena possibile.

Khaled: Dopo una passeggiata nei meandri di Capri, è arrivata l’ora di pranzare.

Mary: avevamo una fame da lupo!

Estelle: Nostro malgrado, abbiamo scelto un dannato ristorante! Tutto liscio come l’olio all’inizio. Un bel posto, con una meravigliosa vista, dei tavoli ben apparecchiati, e c’era anche un non so che di affascinante!

Edita: E qui casca l’asino! Quando siamo arrivati, non c’era anima viva.
Eravamo i primi clienti! La cameriera ha preso l’ordine. Era poco affabile, ma che volete!

Estelle: Allora, pian piano il ristorante si è riempito di clienti, la maggior parte dei quali erano italiani. Chissà perché, avevano la priorità su di noi, così ci ha bellamente ignorato per parecchio tempo! Siamo stati serviti per ultimi.

Rauno: Dopo esserci armati di pazienza, è arrivata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: Nessun proposta di dolce e manco il caffè!

Sofie: Ci siamo alzati per pagare e finalmente le ho spiattellato tutto ciò che avevo sul cuore.
Mi sono preso il ghiribizzo di spiegargli che non era un atteggiamento giusto, che siamo noi turisti a farla vivere.

Irina: Per tutta risposta, mi ha detto che era colpa della mancanza di personale.
Ammesso e non concesso che tre persone a servire siano poche, potevamo attenderci un servizio lungo, ma con un minimo di rispetto!

Komi: Il suo viso è rimasto di marmo (direi più una faccia di bronzo piuttosto). Evidentemente non si attendeva rimproveri in italiano da parte mia.
Nel frattempo un altro cameriere ha confermato che questa donna si comportava spesso in modo veramente scorretto.

Peggy: Non vorrei passare per scortese, ma non sia mai detto che mi faccio trattare male da chicchessia.

Carmen: A prescindere da questa disavventura, comunque, la visita valeva veramente la pena. Capri è un’isola meravigliosa con tanti luoghi incantevoli.
Ci tornerò sicuramente.

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Nota: per partecipare al ripassi diventa anche tu un membro dell’associazione Italiano semplicemente.

Il malcostume – POLITICA ITALIANA (Ep. n. 38)

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Trascrizione

Bentornati nella rubrica di Italiano semplicemente dedicata al linguaggio della politica.

Oggi vediamo il termine malcostume.

Questo termine deriva chiaramente da male (cattivo, negativo) + costume.

Il termine “costume” non si riferisce in questo caso al costume da bagno.

Sappiamo che il termine costume indica infatti anche un capo d’abbigliamento. Il costume si indossa al mare, al lago o in piscina.

Il termine costume però si usa anche per indicare gli usi, le tradizioni o le prassi di un popolo una comunità oppure all’interno di un sistema politico o di una determinata istituzione.

Il “malcostume” (si scrive tutto attaccato) si riferisce a un comportamento o una pratica (o condotta) socialmente inaccettabile, considerata volgare, indecente o immorale. Non si usa solamente parlando di società e politica.

Può anche indicare un abbigliamento o uno stile inappropriato, che viola i canoni culturali o di buon gusto.

Il malcostume può però variare a seconda del contesto culturale, delle norme sociali e delle convenzioni di una determinata comunità.

Ad esempio, ciò che potrebbe essere considerato un malcostume in un certo paese o in un ambiente lavorativo, potrebbe essere accettabile in un ambiente informale o durante certe occasioni sociali o in altri paesi.

L’uso del termine “malcostume” può variare anche a seconda del contesto specifico. La politca è appunto uno di questi.

In particolare in questo contesto il malcostume viene “denunciato” o “condannato“.

Ad ogni modo può essere utilizzato per riferirsi a comportamenti o abbigliamenti provocatori, volgari o di cattivo gusto.

Può essere impiegato per criticare l’eccessiva esibizione del corpo, l’uso di un linguaggio volgare o osceno, la mancanza di rispetto per le norme sociali o l’abbigliamento inappropriato per un determinato evento.

In generale viene utilizzato per sottolineare la non conformità alle aspettative sociali riguardanti il comportamento e l’abbigliamento.

Spesso viene associato a un giudizio negativo sulla condotta delle persone coinvolte. Per condotta si intende il comportamento abituale di un individuo nei suoi rapporti sociali. Anche a scuola esiste la condotta. In particolare esiste il “voto in condotta” che è un giudizio dato sul comportamento sociale dello studente.

In contesti politici, il malcostume può essere utilizzato per riferirsi a comportamenti o pratiche ritenute moralmente o eticamente inappropriati da parte di politici o figure pubbliche. Si denuncia nel senso che si dichiara pubblicamente che c’è un comportamento negativo che va condannato, che non va bene perché nuoce, va male alla società.

Parliamo del “costume politico“, che in particolare riguarda le norme non scritte o le convenzioni che governano il comportamento dei politici, i processi decisionali e le dinamiche delle istituzioni politiche.

Ad esempio, il “costume politico” può riguardare l’etica nella politica, come il rispetto delle regole di trasparenza e l’onestà.

Quando si parla di “malcostume” in un contesto politico, ci si riferisce pertanto a comportamenti o pratiche che violano (attenzione all’accento) o sono contrari a queste norme non scritte.

Ad esempio la corruzione, l’uso abusivo del potere, la violazione delle regole etiche o la mancanza di rispetto per il processo democratico possono essere considerati forme di “malcostume” politico.

Il nepotismo, la tangente (ne abbiamo già parlato, ricordate?) o l’abuso di potere per ottenere benefici personali o finanziari illeciti.

Ogni comportamento sleale può comunque essere condannato e segnalato come malcostume. Il termine potrebbe essere infatti utilizzato per condannare azioni sleali o scorrette durante le campagne elettorali, come la diffusione di informazioni false o calunniose sugli avversari politici.

Un abuso di autorità ad esempio. Il malcostume potrebbe essere menzionato per indicare l’uso improprio del potere o l’abuso di autorità da parte di politici, ad esempio nel caso di violazioni dei diritti umani o della libertà di stampa.

Il termine potrebbe essere impiegato anche per criticare politici che non rispettano le regole etiche o le norme di comportamento attese, come l’utilizzo di informazioni riservate a proprio vantaggio o la mancanza di trasparenza nelle attività politiche.

L’aggettivo “scostumato” è interessante perché questo aggettivo viene utilizzato per descrivere generalmente una singola persona o un comportamento che è considerato volgare, indecente o moralmente inaccettabile.

Il malcostume indica invece, in genere, un comportamento non di un singolo, ma di un gruppo, di una parte di una comunità: una abitudine diffusa.

Scostumato si usa per un individuo che si comporta in modo contrario alle norme sociali, anche in maniera provocatoria o offensiva: l’uso di un linguaggio volgare, gesti osceni o abbigliamento provocante, uno stile inappropriato, che viola (notate sempre l’accento. Il verbo è violare) i canoni culturali o di buon gusto. Un aggettivo, questo, che non si usa in genere parlando di politica.

Se una persona va in giro nuda si può dire che è una persona scostumata.

È un sinonimo di “volgare” e sintomo di cattiva educazione. È però un aggettivo abbastanza formale. Gli adolescenti e i giovani non lo usano. In tv si sente a volte ma è pronunciato da persone educate che non vogliono essere volgari.

Vediamo qualche esempio di come usare il termine malcostume:

Bisogna colpire il malcostume diffuso attraverso la vigilanza e il controllo.

È necessario prevenire il malcostume all’interno della magistratura.

Troppe persone non fanno correttamente la raccolta differenziata dei rifiuti. Questo malcostume è irrispettoso nei confronti della legge.

Dilaga (verbo dilagare, che indica una diffusione nella società) il malcostume tra i dipendenti pubblici nel comune, troppo facilmente corrompibili dalla malavita organizzata.

Avrete capito che il malcostume va combattuto, va condannato, va demonizzato, perseguito e prevenuto in ogni ambito perché è un male di una società e potrebbe dilagare. Ho usato anche il verbo perseguire. Meglio se lo spieghiamo nel prossimo episodio dedicato al linguaggio della politica.

Alla prossima.

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819 Gratuito e oneroso

Gratuito e oneroso (scarica)

Trascrizione

Anthony:

Ragazzi buonasera. Oggi parliamo di gratuità.

Cosa? Non sapete cosa sia la gratuità?

Vi dice nulla la parola gratis?

La gratuità riguarda le cose gratuite. La gratuità è la possibilità di fruire di un bene o di un servizio senza pagamento.

Insomma la gratuità, con l’accento sulla a, è delle cose gratis, che non si pagano.

Magari fosse solo questo, vero?

Si, è vero, le cose gratuite non si pagano. Quindi la gratuità riguarda le cose gratuite.

Ma una cosa è gratuita non solo quando è gratis.

Se qualcuno vi regala un libro, lo fa gratuitamente, senza compenso o pagamento. Non bisogna dare soldi, perché non sono richiesti.

Le cose gratuite, si dice anche che non sono a titolo oneroso, cioè non si pagano.

Questo è un linguaggio burocratico. Quando si acquista un bene o un servizio, si paga per averlo, quindi si tratta di beni e servizi a pagamento.

Non si tratta di un omaggio. Si dice appunto che questi beni o servizi sono a titolo oneroso.

Ma soldi a parte, le cose gratuite sono sempre poco gradite.

Infatti si dice spesso di comportamenti gratuiti.

Perché si dicono gratuiti e perché sono qualcosa di negativo?

Prima di tutto notate l’accento della pronuncia di gratuito.

Riguardo al perché, si dice che un comportamento è gratuito quando è immotivato, cioè quando manca un motivo che lo giustifica, manca un fondamento logico, una ragione alla base del comportamento.

Si usa sempre però nel caso di torti o cose che recano danno a qualcuno.

Sei proprio stupido!

Risposta: La gratuità della tua offesa mi stupisce!

Anche in questo caso si parla di gratuità, sebbene non ci sia niente di gratis, ma c’è comunque qualcosa di gratuito, qualcosa che non corrisponde ad altro, qualcosa che non è una reazione motivata a un comportamento, ma è qualcosa di gratuito.

Perché mi hai offeso gratuitamente? Cosa ho fatto per meritarmi questo?

Quindi c’è in realtà una analogia tra le cose gratuite perché non si pagano, cioè cui non corrisponde alcuna forma di pagamento o di compenso e quelle gratuite perché non corrispondono a una ragione precisa.

In entrambi i casi manca una corrispondenza.

Dunque cosa può essere gratuito dal punto di vista figurato?

Solitamente una affermazione quando è priva di qualsiasi motivo o fondamento.

Spesso anche le accuse sono gratuite.

Sei stato tu a rubare dal mio portafogli!

Risposta: perché questa accusa gratuita nei miei confronti? Sai bene che non ho mai rubato in vita mia.

Spesso è qualcosa di immeritato, come in questo caso.

Se io ti do un calcio nel sedere, tu puoi dirmi che si tratta di qualcosa di assolutamente gratuito, perché non ti spieghi il motivo di questo calcio.

Sia il termine gratuità che l’aggettivo oneroso sono non esattamente di uso comune. Oneroso nell’uso colloquiale diventa “a pagamento”, mentre gratuito diventa gratis e quando si tratta di comportamenti si usa offensivo, immotivato, senza ragione, o si usano termini come cattiveria e crudeltà.

Usare la gratuità è molto più sofisticato e anche elegante quando si vuole accusare una persona:

Questo tuo atteggiamento è assolutamente gratuito.

La gratuità della tua accusa mi lascia sconcertato

L’aggettivo oneroso spesso si trova nell’espressione “a titolo oneroso” che sta per a pagamento.

Si tratta di linguaggio giuridico. Un tipico atto a titolo oneroso è la compravendita (lo scambio di un bene verso un prezzo).

La vendita di un immobile è un contratto a titolo oneroso.

Anche il mutuo per acquistare casa è a titolo oneroso, sebbene esista anche quello a titolo non oneroso, cioè, a titolo gratuito o detto più semplicemente, gratuito.

Ovviamente non posso usare il titolo oneroso quando parliamo di comportamenti. I concetti di gratuità e di onerosità in questo caso non possono usarsi in modo contrario.

Esercizio

Peggy: io l’unica cosa gratuita che abbia mai ricevuto sono degli insulti. È accaduto una volta con uno che mi accusava di avergli rubato il parcheggio. E dire che aveva la faccia pure simpatica.

Hartmut:

magari ti ha insultato tanto per.

Irina:
Che vuoi che ti dica Peggy. Questo tipo di insulti purtroppo fanno parte del traffico stradale, allora niente di trascendentale, anzi, da prendere con filosofia. Sono in tanti quegli uomini, benché sembrino simpatici, che ritengono la ricerca di un parcheggio una gara e la perdita del parcheggio desiderato una vera e propria sconfitta.

Estelle:
In queste circostanze prima di tutto bisogna stare zitti, e secondo poi non arrabbiarsi! Checcé se ne dica, questo tizio avrebbe potuto prenderti a pugni. Sei cascata bene!

Esercizio: 10 domande e 10 risposte.

1) in Italia la sanità è ________ mentre negli Stati Uniti è a ______ oneroso

2) la tua cattiveria è ________.Cosa ho fatto per meritarla?

3) Le tue accuse ______ non mi piacciono per niente!

4) La ______ riguarda le cose gratuite.

5) Se Maria mi regala un libro, lo fa _______, cioè senza alcun ________.

6) Una affermazione si dice gratuita quando è priva di qualsiasi _______.

7) le cose gratis non sono _ ______ oneroso

8) le cose che si pagano sono a titolo ______.

9) le accuse gratuite sono meritate/immeritate

10) la gratuità è l’ ____________ sono due concetti opposti.

Soluzioni

1) In Italia la sanità è GRATUITA mentre negli Stati Uniti è a TITOLO oneroso

2) la tua cattiveria è GRATUITA. Cosa ho fatto per meritarla?

3) Le tue accuse GRATUITE non mi piacciono per niente!

4) LA GRATUITÀ riguarda le cose gratuite.

5) Se Maria mi regala un libro, lo fa GRATUITAMENTE cioè senza alcun PAGAMENTO.

6) Una affermazione si dice gratuita quando è priva di qualsiasi FONDAMENTO.

7) Le cose gratis non sono A TITOLO oneroso.

8) Le cose che si pagano sono a titolo ONEROSO

9) Le accuse gratuite sono IMMERITATE

10) La gratuità è l’ ONEROSITÀ sono due concetti opposti.

626 Sopra le righe

Sopra le righe (scarica audio)

Trascrizione

Giovanni: avete mai conosciuto persone che hanno avuto o che hanno sempre un comportamento sopra le righe?

Si dice che un comportamento è sopra le righe, quando è poco opportuno, poco adatto alla circostanza, o quando il tono della voce utilizzato è eccessivo, troppo alto.

Si dice anche di persone a volte:

Alessia è sempre sopra le righe.

La riga in qualche modo rappresenta la normalità. Immaginate una barra, una linea orizzontale, quindi una riga è come una linea immaginaria che rappresenta un livello ritenuto normale, medio, di comportarsi.

Chi sta sopra le righe o chi va sopra le righe, sempre al plurale, sta esagerando, magari non di molto, ma si discosta da questa linea della normalità.

Quindi una persona che ha un comportamento sopra le righe viene facilmente notata e la gente si chiede:

Questo non è normale, cosa c’è che non va? Come mai si comporta così?

Le persone che hanno comportamenti sopra le righe non passano mai inosservate per questo motivo. Spesso creano imbarazzo.

Quando un comportamento o un atteggiamento è caricato, troppo enfatico, eccedente la norma, si può sempre dire che è sopra le righe. Enfatico significa che questa persona si compiace di caricare i toni ad esempio in ogni suo comportamento. C’è troppa enfasi.

Ma allora voi potreste chiedervi: quando è il caso di usare opportuno per giudicare un comportamento e quando dire che è sopra le righe?

Direi che una persona, quando ha un comportamento sopra le righe, può essere descritta inopportuna, ma nel termine inopportuno c’è meno giudizio e inoltre inopportuno si addice maggiormente ad un singolo comportamento:

Spero di non essere inopportuno se non do del lei alla professoressa

Sarebbe opportuno prenotare prima di andare al ristorante.

Vedete che nell’opportinitâ ci può semplicemente essere la cosa giusta da fare, cioè prenotare, per non restare senza tavolo al ristorante.

Inopportuno significa, più in generale, contrario alla convenienza del momento.

Non conviene non prenotare

Prenotare sarebbe opportuno

Non prenotare sarebbe inopportuno

Il tuo è stato un intervento veramente inopportuno durante la riubione. Come ti è venuto in mente di fare quella battuta sulla fidanzata del direttore? Ma sei fuori di testa?

Questo è un singolo comportamento, un singolo atto criticabile per il fatto che non è stato conveniente per nessuno. Non era il caso di fare una battuta simile.

Si usa spesso anche questa formula per dare una valutazione negativa ad un fatto:

Non è il caso di arrivare sempre tardi o ufficio

Non è il caso di vestirsi di bianco in un matrimonio quando non sei la sposa. Una cosa veramente inopportuna.

Anche nell’inopportunitâ c’è spesso una critica ad un comportamento, quando non si fa una cosa corretta, o educata, criticabile da un punto di vista umano, professionale o anche solo di consuetudine, solo perché generalmente non si fa in questo modo.

Ma l’essere sopra le righe, come detto, riguarda spesso un’abitudine e non un singolo comportamento e poi ciò che stiamo criticando in fondo non è l’atteggiamento ma la persona, che si comporta in modo strano, che può mettere in imbarazzo le altre persone con questo di comportamenti.

Anche una persona che ha bevuto un po’ può avere comportamenti sopra le righe.

Persone di questo tipo di solito non si comportano in modo inopportuno una sola volta, ma in genere spesso, nelle stesse circostanze.

Ci sono conunque anche altri modi per descrivere tali atteggiamenti, ad esempio abbiano visto i comportamenti poco ortodossi, simile, se ricordate, a poco adatti.

Altri li vediamo meglio nel prossimo episodio.

Per adesso ripassiamo e parliamo di poesia.

Ma a cosa serve la poesia? Lo sanno i membri dell’associazione Italiano Semplicemente?

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente (in registrazione)

Irina: non saprei. Ma non voglio eludere la domanda. Serve forse a istruire le persone? Ha uno scopo educativo o istruttivo? Mi prendi un po’ in contropiede con questa domanda. Di sicuro non mi è mai andata molto a genio per via dei troppi versi da imparare a memoria

Andrè (Brasile): secondo me la poesia è una passione, e magari anche un’arte. Non deve però necessariamente servire a qualcosa. Avevo un amico che mi costringeva sempre ad ascoltare le sue poesie… Che pesantezza! Mi chiedevo sempre: Ne avrà ancora per molto?

Peggy (Taiwan): ah? cosa? Ma quando mai! Magari il tuo amico non era all’altezza. Dovevi starne alla larga allora!

Ulrike (Germania): Secondo Giovanni Pascoli, che era qualcuno nella poesia, più che altro la poesia serve a riconoscere le cose belle anche in cose semplici, a vedere la bellezza anche in cose umili, semplici e vicine, senza curarsi della scienza o di ragionamenti complicati. La poesia è semplice come la mente di un fanciullino.

Mary (Stati Uniti): e avvicina tutti, poveri e ricchi, perché la poesia vive solo di intuizione, sicché scopre ogni giorno la realtà, il mondo, come se fosse nuovo.

Karin (Germania): Proprio come i bambini, che in quanto tali non sanno le cose e non conoscono il mondo.

Hartmut (Germania): a suo dire la poesia permette a tutti di dialogare, basta far parlare il fanciullino che è in ognuno di noi. È così semplice che tanto vale provare.

Sofie (Belgio): io sono esattamente agli antipodi e Pascoli non mi tange proprio. Infatti credo che lo scopo della poesia sia esprimere un pensiero mettendo insieme parole a caso, o copiando pari pari qualche verso scritto da altri, cercando di far credere a tutti che ci sia qualcosa di profondo in me. Così si fa una bella figura.

Harjit (India): basta! Io questa non la reggo più!! Sempre irriverente e poco ortodossa. Datemi pure dell’intransigente ma io questo sassolino dalla scarpa me lo dovevo togliere!

16 – AVERE UN FARE – 2 minuti con Italiano semplicemente

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TRASCRIZIONE

Avere un fare? Cos’è questa una espressione italiana?

Esattamente, e si usa per descrivere l’atteggiamento di una persona. Molto usata come modalità espressiva, ma più all’orale. Bisogna aggiungere una caratteristica, sia positiva che negativa:
– Giovanni ha un fare molto gentile
– Francesca ha un fare molto delicato
– Giuseppe e Giovanna hanno un fare alquanto sgarbato oggi
Avere un fare è semplicemente l’abbreviazione di “avere un modo di fare”. semplicemente come sempre, ma potete usare il verbo fare anche da solo:
Cos’è questo fare un po’ maleducato?
Giovanni, col suo fare da sapientone, è proprio antipatico!

Episodio 16 – Avere un fare ESERCIZI

1) Se io volessi esprimere che Giovanni si comporta sempre in maniera allegra potrei dire che Giovanni _ _ un fare molto _ _ _ _ _ _ _

2) La locuzione “avere un fare” è l’abbreviazione di avere un _ _ _ _ di fare.

3) La locuzione “avere un fare” si usa per descrivere una Car _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ di una persona.

4) Cos’è questo _ _ _ _ un po’ maleducato?

5) Oggi hai _ _ fare veramente irritatante!

Risposte

1) GIOVANNI HA UN FARE MOLTO ALLEGRO.

2) MODO

3) CARATTERISTICA

4) FARE

5) Oggi hai UN fare veramente irritatante!