Stigmatizzare e biasimare (scarica audio)
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Trascrizione
Un verbo molto simile a “condannare” è stigmatizzare.
“Stigmatizzare” significa, più precisamente, disapprovare con fermezza, con decisione, con determinazione.
Si riferisce al processo di etichettare, giudicare o persino emarginare qualcuno o qualcosa sulla base di caratteristiche percepite come negative.
Quasi sempre si stigmatizza un atto, un comportamento. Anche un’idea però si può stigmatizzare. In genere non è la persona ad essere stigmatizzata.
I lavoratori hanno stigmatizzato l’idea del presidente di lavorare anche la domenica.
Evidentemente i lavoratori erano niente affatto d’accordo col loro presidente, disapprovavano fortemente la sua idea.
È molto simile anche al verbo biasimare, che però è più un’accusa alla persona che al comportamento. Biasimare è più diretto, meno distaccato, tende più a colpevolizzare la persona biasimata per aver fatto qualcosa.
Esprimere biasimo, quindi biasimare, è anche questo un verbo vicino a giudicare negativamente, disapprovare, condannare, ma più frequentemente l’oggetto del biasimo è la persona stessa e non la cosa che fa o che dice, cioè il suo comportamento.
Questa è la principale differenza.
Stigmatizzare deriva dal termine “stimmate”.
Nel linguaggio ecclesiastico, cioè della chiesa, delle istituzioni religiose, le stimmate sono le piaghe sul corpo di Cristo in conseguenza della Crocifissione, specie quelle sulle mani, come conseguenza dei chiodi usati per la crocefissione.
In generale si tratta di una sorta di marchio, di impronta permanente. Somiglia anche a “stemma”.
Allora, stigmatizzare sta per imprimere un marchio, chiaramente in senso figurato, quindi marchiare un comportamento, etichettarlo in modo negativo. Anche “bollare” è abbastanza simile.
Il cosiddetto “marchio” generalmente si imprime sulla persona, che per tutta la vita avrà questa etichetta indelebile che dovrà portarsi appresso e che nessuno dimenticherà. Nel caso di stigmatizzare però il marchio, l’etichetta, il giudizio, è in genere associato al comportamento.
Posso anche dire che stigmatizzare significa:
Bollare con parole di biasimo
Bollare è molto simile a marchiare.
Es:
Stigmatizzare un comportamento, stigmatizzare le decisioni di qualcuno, stigmatizzare un’idea. Persino un’ipotesi ventilata da qualcuno può essere stigmatizzata.
Ad ogni modo la cosa che più comunemente viene stigmatizzata è un comportamento.
Non è un verbo che tutti usano e soprattutto non fa parte del linguaggio familiare. D’altronde la stessa cosa accade per biasimare.
Si usano spesso però nei giornali, si ascoltano di frequente nei telegiornali e i politici li usano quando vogliono esprimere un forte disaccordo.
Il biasimo è l’atto di incolpare o criticare qualcuno per un errore o un comportamento sbagliato.
Allora il verbo biasimare significa attribuire la colpa, dare la responsabilità di un errore o un comportamento sbagliato a qualcuno e criticarlo per questo.
Non è neanche questo un verbo informale, ma possiamo usarlo senza problemi. Vediamo qualche esempio:
Non ti biasimo per come ti sei comportato (cioè non ti giudico, non ti considero colpevole)
la disonestà è sempre da biasimare
Come faccio a non biasimarti per ciò che hai fatto?
La condotta dello studente è stata biasimata da tutti i professori.
Hanno macchiato un’opera d’arte con la vernice. Un episodio da stigmatizzare.
Allo stadio hanno esposto degli striscioni razzisti. Ovviamente stigmatizziamo questo tipo di comportamenti.
La violenza è una cosa che è sempre da stigmatizzare.
È doveroso stigmatizzare comportamenti di questo tipo.
Parlare di sesso a scuola? C’è chi dice che questo è sempre da stigmatizzare.
Adesso ripassiamo.
Estelle, membro dell’associazione Italiano semplicemente, ha voluto condividere una sua esperienza avuta in Italia con noi. Ascoltiamola dalla sua voce e da quella di altri membri.
Marcelo: già da qualche tempo c’eravamo prefissi di visitare l’isola di Capri, è così lo abbiamo fatto durante le nostre vacanze a Napoli.
Ulrike: In questo periodo è una sfida con tutta la folla nella nave e poi nella funicolare dell’isola. Vi risparmio i dettagli.
Paul: Lo sapevamo, ma che volete, abbiamo colto l’opportunità di scoprire Capri appena possibile.
Khaled: Dopo una passeggiata nei meandri di Capri, è arrivata l’ora di pranzare.
Mary: avevamo una fame da lupo!
Estelle: Nostro malgrado, abbiamo scelto un dannato ristorante! Tutto liscio come l’olio all’inizio. Un bel posto, con una meravigliosa vista, dei tavoli ben apparecchiati, e c’era anche un non so che di affascinante!
Edita: E qui casca l’asino! Quando siamo arrivati, non c’era anima viva.
Eravamo i primi clienti! La cameriera ha preso l’ordine. Era poco affabile, ma che volete!
Estelle: Allora, pian piano il ristorante si è riempito di clienti, la maggior parte dei quali erano italiani. Chissà perché, avevano la priorità su di noi, così ci ha bellamente ignorato per parecchio tempo! Siamo stati serviti per ultimi.
Rauno: Dopo esserci armati di pazienza, è arrivata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: Nessun proposta di dolce e manco il caffè!
Sofie: Ci siamo alzati per pagare e finalmente le ho spiattellato tutto ciò che avevo sul cuore.
Mi sono preso il ghiribizzo di spiegargli che non era un atteggiamento giusto, che siamo noi turisti a farla vivere.
Irina: Per tutta risposta, mi ha detto che era colpa della mancanza di personale.
Ammesso e non concesso che tre persone a servire siano poche, potevamo attenderci un servizio lungo, ma con un minimo di rispetto!
Komi: Il suo viso è rimasto di marmo (direi più una faccia di bronzo piuttosto). Evidentemente non si attendeva rimproveri in italiano da parte mia.
Nel frattempo un altro cameriere ha confermato che questa donna si comportava spesso in modo veramente scorretto.
Peggy: Non vorrei passare per scortese, ma non sia mai detto che mi faccio trattare male da chicchessia.
Carmen: A prescindere da questa disavventura, comunque, la visita valeva veramente la pena. Capri è un’isola meravigliosa con tanti luoghi incantevoli.
Ci tornerò sicuramente.
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Nota: per partecipare al ripassi diventa anche tu un membro dell’associazione Italiano semplicemente.