Politica italiana
In questa rubrica vengono spiegati i termini e le espressioni tipiche della politica italiana. Livello intermedio.
Va tutto bene madama la marchesa – POLITICA ITALIANA (Ep. n. 42)
Va tutto bene madama la marchesa (scarica audio)
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Bentornati nella rubrica di Italiano semplicemente dedicata al linguaggio della politica.
Una simpatica espressione di cui voglio parlarvi è “Va tutto bene madama la marchesa“.
Questa espressione è usata in modo ironico per indicare che le cose non vanno affatto bene, anche se apparentemente sembra tutto sotto controllo. È un modo sarcastico per sottolineare una situazione in realtà problematica o complessa.
Questa espressione evidenzia il comportamento di minimizzare o sdrammatizzare situazioni difficili o drammatiche.
L’origine risale a una canzone francese. In italiano infatti si dovrebbe dire “va tutto bene signora marchesa”, ma in questo modo è sicuramente più originale.
In pratica la storia è questa: il marito della marchesa si era suicidato. Una Tragedia! Oltretutto era scoppiato un incendio nel palazzo ed è morto anche un cavallo.
Il servitore, cioè il maggiordomo della marchesa doveva rassicurarla. Così, nonostante la gravità degli eventi, viene tranquillizzata in modo eccessivamente ottimista e superficiale dal servitore.
Si sottolinea così ironicamente il tentativo di minimizzare una situazione disastrosa.
L’espressione “va tutto bene madama la marchesa” si usa spesso parlando di politica, poiché i governanti cercano sempre di dire che va sempre tutto bene, che non ci sono gravi problemi nel paese, così, chi invece sta all’opposizione commenta spesso dicendo:
Smettiamola di dire va tutto bene madama la marchesa, perché non va bene proprio niente in Italia!
Teoricamente si può usare anche al di fuori dell’ambito politico, ma bisogna trovare un’occasione in cui ci sia una sdrammatizzazione da parte di qualcuno oppure semplicemente si tratta di fare ironia su un fatto accaduto.
Es:
Oggi è stata una giornata Tranquilla: Abbiamo solo perso il treno, perso le valigie e piove a dirotto. Insomma, va tutto bene madama la marchesa!
Qui si evidenzia in modo ironico che è stata una giornata di… vabbè avete capito…
Ci vediamo al prossimo episodio di italiano semplicemente dedicato al linguaggio della politica.
Piove governo ladro (Ep. n. 41)
Piove governo ladro (scarica audio)
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Bentornati nella rubrica di Italiano semplicemente dedicata al linguaggio della politica.
Siete felici quando piove? In Italia non tanto, e da sempre esiste una simpatica rspressione per indicare questo dispiacere:
Piove, governo ladro!
È un’esclamazione che oggi si utilizza solamente in senso ironico, perché il Governo italiano non ha chiaramente nessuna colpa quando piove e nessun merito quando è bel tempo. È utilizzata quindi per esprimere insoddisfazione o malcontento verso il governo cogliendo l’occasione quando le condizioni meteorologiche sono avverse, come quando cade la pioggia.
Eppure all’origine (almeno questa è una delle ipotesi sull’origine di questa espressione) questa esclamazione aveva, eccome, a che fare con le decisioni del Governo, ma non perché questo aveva il potere di far piovere, quanto perché quando pioveva, i contadini lombardi (circa 200 anni fa) sapevano che il governo austriaco (c’era la dominazione austriaca a quei tempi) avrebbe aumentato la tassa sul seminato, perché con la pioggia sarebbe migliorato il raccolto.
La tassa sul seminato era un’imposta sulla macinazione del frumento e dei cereali in genere.
Dunque: più pioggia, più raccolto, più tasse. Questa decisione non era chiaramente ben accolta dai contadini che quindi, alla vista della pioggia, imprecavano:
Piove, governo ladro!
Non si sa se sia veramente questa l’origine dell’espressione, ma valeva la pena parlarvene perché oggi si usa spesso per esprimere, quasi sempre con il sorriso, un dissenso verso i governanti di turno. Oggi, tra l’altro, è bel tempo e non osso dire nulla contro il Governo!
Pesi e contrappesi. Il bilanciamento dei poteri. Il linguaggio della politica (Ep. n. 40)
Pesi e contrappesi. Il bilanciamento dei poteri
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Descrizione
Parliamo dei “pesi e contrappesi” che contraddistinguono il sistema politico italiano.
Durata: 11 minuti
Alla fine dell’episodio, come esercizio, si può provare rispondere a voce o per iscritto a 10 domande.
l’audio e la trascrizione completa dell’episodio sono disponibili per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente
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L’Aventino – Il linguaggio della politica (Ep. n. 39)
L’Aventino (scarica audio)
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Bentornati nella rubrica di Italiano semplicemente dedicata al linguaggio della politica.
Oggi vediamo il termine AVENTINO.
L’Aventino è una delle sette colline di Roma.
A Roma in realtà vengono chiamati colli.
I famosi sette colli di Roma. Del “Colle“, in particolare, abbiamo già parlato.
Uno di questi è l’Aventino.
Gli altri sei colli di Roma sono: Campidoglio, Celio, Esquilino, Palatino, Quirinale e Viminale.
Questi colli hanno un’importanza storica e culturale molto grande per la città di Roma, poiché su di essi si sono sviluppate alcune delle principali attrazioni turistiche, monumenti e luoghi di interesse della città.
Il termine AVENTINO viene utilizzato spessissimo nella politica italiana per indicare un movimento di opposizione o di contestazione.
Questo perché ai tempi degli antichi romani gli abitanti dell’Aventino, in gran parte artigiani e commercianti, come forma di protesta contro le decisioni dei Patrizi (le persone benestanti, quelle più ricche, la classe d’élite dell’antica società romana) si riunivano sull’Aventino e facevano una protesta non violenta.
Si parla di Aventino anche quando, nel 1924, quando c’è stata una storica protesta e molti deputati dell’opposizione rifiutarono di tornare nell’aula della Camera e partecipare ai suoi lavori. Si è trattato di una secessione nei confronti del governo Mussolini (il Duce) in seguito alla scomparsa di Giacomo Matteotti avvenuta nel giugno dello stesso anno.
Da allora, il termine “Aventino” è stato spesso utilizzato per indicare un’opposizione a un governo o a una decisione politica.
Non si tratta come detto di una rivolta violenta però.
La caratteristica dell’Aventino è il rifiuto di partecipare alla vita politica ed economica della città o del paese o al limite anche di un gruppo che fa attività politica, almeno fino a quando quelle richieste non verranno accettate. L’unica differenza rispetto ai tempi antichi è che oggi non si va più fisicamente sul colle dell’Aventino a protestare.
Vediamo qualche esempio:
Un partito ha deciso di sciogliere la sua sezione di Roma, a seguito di una serie di contrasti interni. Questo episodio è stato definito dalla stampa come un “Aventino interno” del partito , ovvero una sorta di protesta interna contro la linea ufficiale del partito.
Il partito di opposizione resterà sull’Aventino contro l’arroganza del governo.
Sulla decisione di eleggere come presidente il candidato indagato per mafia, il partito di opposizione sceglie l’Aventino: “impossibile un confronto democratico”, secondo i partecipanti alla protesta.
Se dunque dei parlamentari di un partito, anziché recarsi al parlamento e votare democraticamente, decidono di non partecipare alle votazioni, possiamo parlare di Aventino, una forte protesta, una forte opposizione a una decisione politica di qualunque tipo. L’impatto mediatico è sicuramente garantito, anche se non è detto ci siano risultati concreti dal punto di vista politico.
L’Aventino però può riguardare, sebbene si usi più raramente in questo modo, anche il popolo, non solo un gruppo parlamentare.
I cittadini, che protestano per l’aumento delle tasse, dicono: “staremo sull’Aventino fino a quando il governo non cambierà idea”.
L’obiettivo è sempre quello di ottenere un risultato protestando contro una decisione politica.
Ci vediamo al prossimo episodio di italiano semplicemente dedicato al linguaggio della politica.
Il malcostume – POLITICA ITALIANA (Ep. n. 38)
Il malcostume (scarica audio)
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Bentornati nella rubrica di Italiano semplicemente dedicata al linguaggio della politica.
Oggi vediamo il termine malcostume.
Questo termine deriva chiaramente da male (cattivo, negativo) + costume.
Il termine “costume” non si riferisce in questo caso al costume da bagno.
Sappiamo che il termine costume indica infatti anche un capo d’abbigliamento. Il costume si indossa al mare, al lago o in piscina.
Il termine costume però si usa anche per indicare gli usi, le tradizioni o le prassi di un popolo una comunità oppure all’interno di un sistema politico o di una determinata istituzione.
Il “malcostume” (si scrive tutto attaccato) si riferisce a un comportamento o una pratica (o condotta) socialmente inaccettabile, considerata volgare, indecente o immorale. Non si usa solamente parlando di società e politica.
Può anche indicare un abbigliamento o uno stile inappropriato, che viola i canoni culturali o di buon gusto.
Il malcostume può però variare a seconda del contesto culturale, delle norme sociali e delle convenzioni di una determinata comunità.
Ad esempio, ciò che potrebbe essere considerato un malcostume in un certo paese o in un ambiente lavorativo, potrebbe essere accettabile in un ambiente informale o durante certe occasioni sociali o in altri paesi.
L’uso del termine “malcostume” può variare anche a seconda del contesto specifico. La politca è appunto uno di questi.
In particolare in questo contesto il malcostume viene “denunciato” o “condannato“.
Ad ogni modo può essere utilizzato per riferirsi a comportamenti o abbigliamenti provocatori, volgari o di cattivo gusto.
Può essere impiegato per criticare l’eccessiva esibizione del corpo, l’uso di un linguaggio volgare o osceno, la mancanza di rispetto per le norme sociali o l’abbigliamento inappropriato per un determinato evento.
In generale viene utilizzato per sottolineare la non conformità alle aspettative sociali riguardanti il comportamento e l’abbigliamento.
Spesso viene associato a un giudizio negativo sulla condotta delle persone coinvolte. Per condotta si intende il comportamento abituale di un individuo nei suoi rapporti sociali. Anche a scuola esiste la condotta. In particolare esiste il “voto in condotta” che è un giudizio dato sul comportamento sociale dello studente.
In contesti politici, il malcostume può essere utilizzato per riferirsi a comportamenti o pratiche ritenute moralmente o eticamente inappropriati da parte di politici o figure pubbliche. Si denuncia nel senso che si dichiara pubblicamente che c’è un comportamento negativo che va condannato, che non va bene perché nuoce, va male alla società.
Parliamo del “costume politico“, che in particolare riguarda le norme non scritte o le convenzioni che governano il comportamento dei politici, i processi decisionali e le dinamiche delle istituzioni politiche.
Ad esempio, il “costume politico” può riguardare l’etica nella politica, come il rispetto delle regole di trasparenza e l’onestà.
Quando si parla di “malcostume” in un contesto politico, ci si riferisce pertanto a comportamenti o pratiche che violano (attenzione all’accento) o sono contrari a queste norme non scritte.
Ad esempio la corruzione, l’uso abusivo del potere, la violazione delle regole etiche o la mancanza di rispetto per il processo democratico possono essere considerati forme di “malcostume” politico.
Il nepotismo, la tangente (ne abbiamo già parlato, ricordate?) o l’abuso di potere per ottenere benefici personali o finanziari illeciti.
Ogni comportamento sleale può comunque essere condannato e segnalato come malcostume. Il termine potrebbe essere infatti utilizzato per condannare azioni sleali o scorrette durante le campagne elettorali, come la diffusione di informazioni false o calunniose sugli avversari politici.
Un abuso di autorità ad esempio. Il malcostume potrebbe essere menzionato per indicare l’uso improprio del potere o l’abuso di autorità da parte di politici, ad esempio nel caso di violazioni dei diritti umani o della libertà di stampa.
Il termine potrebbe essere impiegato anche per criticare politici che non rispettano le regole etiche o le norme di comportamento attese, come l’utilizzo di informazioni riservate a proprio vantaggio o la mancanza di trasparenza nelle attività politiche.

L’aggettivo “scostumato” è interessante perché questo aggettivo viene utilizzato per descrivere generalmente una singola persona o un comportamento che è considerato volgare, indecente o moralmente inaccettabile.
Il malcostume indica invece, in genere, un comportamento non di un singolo, ma di un gruppo, di una parte di una comunità: una abitudine diffusa.
Scostumato si usa per un individuo che si comporta in modo contrario alle norme sociali, anche in maniera provocatoria o offensiva: l’uso di un linguaggio volgare, gesti osceni o abbigliamento provocante, uno stile inappropriato, che viola (notate sempre l’accento. Il verbo è violare) i canoni culturali o di buon gusto. Un aggettivo, questo, che non si usa in genere parlando di politica.
Se una persona va in giro nuda si può dire che è una persona scostumata.
È un sinonimo di “volgare” e sintomo di cattiva educazione. È però un aggettivo abbastanza formale. Gli adolescenti e i giovani non lo usano. In tv si sente a volte ma è pronunciato da persone educate che non vogliono essere volgari.
Vediamo qualche esempio di come usare il termine malcostume:
Bisogna colpire il malcostume diffuso attraverso la vigilanza e il controllo.
È necessario prevenire il malcostume all’interno della magistratura.
Troppe persone non fanno correttamente la raccolta differenziata dei rifiuti. Questo malcostume è irrispettoso nei confronti della legge.
Dilaga (verbo dilagare, che indica una diffusione nella società) il malcostume tra i dipendenti pubblici nel comune, troppo facilmente corrompibili dalla malavita organizzata.
Avrete capito che il malcostume va combattuto, va condannato, va demonizzato, perseguito e prevenuto in ogni ambito perché è un male di una società e potrebbe dilagare. Ho usato anche il verbo perseguire. Meglio se lo spieghiamo nel prossimo episodio dedicato al linguaggio della politica.
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La Tachicardia – IL LINGUAGGIO DELLA SALUTE (Ep. n. 4)
La Tachicardia (scarica audio)
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Giovanni: Bentornati nella rubrica di Italiano semplicemente dedicata al linguaggio della salute.
Buongiorno Anthony
Anthony: buongiorno a te Giovanni.
Giovanni: è arrivato il momento di spendere qualche parola sulla tachicardia. Che ne pensi?
Anthony: ottima idea! Parliamo del cuore che batte troppo velocemente.
Giovanni: lo chiedo a te perché sei un medico e voglio farti qualche domanda sulla quale sarai sicuramente ferrato!
Anthony: mi auguro di sì!
Giovanni: bene, cerchiamo di spiegare qualche termine e espressione particolare legati a un disturbo del cuore come la tachicardia.
Innanzitutto, come tanti altri disturbi, il termine Tachicardia termina con – cardia.
In generale, il suffisso “-cardia” viene utilizzato per descrivere qualsiasi cosa che riguardi il cuore, non solo disturbi, come ad esempio procedimenti medici, farmaci e trattamenti terapeutici: l’elettrocardiogramma ad esempio.
Anthony: La Tachicardia, in particolare è un disturbo cardiaco caratterizzato da un aumento della frequenza cardiaca a riposo, ovvero il cuore batte più rapidamente rispetto alla norma.
Giovanni: ma che significa “a riposo” quando parliamo di frequenza cardiaca a riposo?
Anthony: “A riposo” significa senza fare sforzi. Quando si parla di frequenza cardiaca “a riposo“, ci si riferisce alla misurazione del battito cardiaco in condizioni di totale relax, in cui il corpo non è sotto stress o sotto l’influenza di fattori esterni che possano aumentare il battito cardiaco. Il contrario è “sotto sforzo” cioè durante un esercizio fisico intenso. Il battito aumenta quando facciamo sforzi chiaramente.
Giovanni: “A riposo” chiaramente si scrive con la a senza acca! Si tratta della preposizione “a”, che ha lo stesso ruolo in altre locuzioni simili, come “a caldo”, “a freddo”, “a iosa“, “a cavolo”. In pratica la preposizione “a” ha la funzione di specificare il modo in cui viene eseguita un’azione.
Ma partiamo dalle basi: il cuore è l’organo muscolare che pompa il sangue attraverso il sistema circolatorio.
Il cuore quindi pompa il sangue, lo fa scorrere, lo spinge grazie al suo continuo pompaggio. Il cuore stesso è una pompa. Pompa è anche sostantivo.
Il verbo “pompare” viene spesso utilizzato per descrivere l’azione del cuore, in quanto il cuore è un organo muscolare che si contrae e si rilassa per spingere il sangue attraverso le arterie e le vene del corpo. In questo senso, si può dire che il cuore pompa il sangue nel sistema circolatorio.
Quindi abbiamo scoperto anche questi due verbi: contrarsi e rilassarsi. Il cuore si contrae e si rilassa.
Poi abbiamo già usato la parola “disturbo” per indicare che qualcosa non va, qualcosa non funziona bene nel nostro corpo o nella nostra mente. Non c’è nessuno che “disturba” ma c’è qualcosa che crea un disturbo, diciamo un malfunzionamento.
Anthony: In ambito medico, la parola “disturbo” viene utilizzata per indicare un insieme di sintomi o di comportamenti che causano un disagio significativo nella vita di una persona e che sono considerati clinicamente rilevanti.
Giovanni: I disturbi possono essere di natura mentale, emotiva o fisica. Ci sono i disturbi dell’umore, i disturbi d’ansia, disturbi del sonno, disturbi dell’alimentazione, disturbi della personalità, disturbi dell’attenzione e iperattività, tra gli altri. Hai parlato dei “sintomi” che causano un disagio. Un’altra parola interessante.
I sintomi sono le manifestazioni o le sensazioni che una persona percepisce come indicazioni di un problema di salute o di un disturbo fisico o mentale. Sono dei segni evidenti di una malattia o di un disturbo, come il dolore, la febbre, la tosse, la nausea, la vertigine, la stanchezza, il prurito, l’irritazione, la perdita di appetito, il cambiamento dell’umore, ecc.
Dunque si diceva che il cuore pompa il sangue. Poi si è detto che si contrae e si rilassa. Ma il cuore batte anche. Se il cuore batte, allora siamo vivi. Il cuore batte continuamente. Allora esiste il cosiddetto battito cardiaco, cioè il battito del cuore.
Anthony: I battiti cardiaci sono le contrazioni del cuore (ogni volta che il cuore si contrae abbiamo una contrazione) che spingono il sangue attraverso le arterie e le vene. Ogni volta che il cuore batte, cioè che si contrae, assistiamo ad un battito cardiaco.
Giovanni: Che battito cardiaco bisogna avere? Quale battito cardiaco è considerato normale?
Anthony: Il battito cardiaco normale varia a seconda dell’età, del livello di attività fisica e di altri fattori. In media, il battito cardiaco a riposo di un adulto sano dovrebbe essere compreso tra 60 e 100 battiti al minuto (si usa la sigla bpm, tre lettere che sono le iniziali di battiti al minuto).
Tuttavia, il battito cardiaco può variare notevolmente da persona a persona. In generale, se è inferiore a 60 bpm è considerato bradicardia. In pratica questo accade quando il cuore batte troppo lentamente.
Giovanni: E’ grave?
Anthony: Diciamo che dipende. Alcune persone possono avere un battito cardiaco più lento o più veloce rispetto alla media senza che ciò rappresenti un problema di salute. Un battito cardiaco inferiore a 60 bpm può essere considerato normale per alcune persone, specialmente per gli atleti o per coloro che hanno una buona forma fisica. In questi casi, il cuore è in grado di pompare una maggiore quantità di sangue con ogni battito.
Giovanni: il che significa….
Anthony: il che significa che il battito cardiaco può essere più lento ma comunque efficace nel fornire ossigeno e nutrienti al corpo. Tuttavia in molti casi la bradicardia potrebbe essere associata a sintomi come stanchezza, vertigini o svenimenti. D’altra parte, un battito cardiaco superiore a 100 bpm è considerato tachicardia.
Giovanni: ma da cosa dipende?
Anthony: può essere causato da una serie di fattori, tra cui lo stress, l’ansia, l’esercizio fisico intenso, la febbre e altre condizioni mediche.
Giovanni: Stiamo parlando quindi della “frequenza cardiaca“: il numero di battiti cardiaci al minuto.
Abbiamo anche nominato le vene e le arterie: è li che scorre il sangue. Si chiamano “vasi sanguigni“, e servono a trasportare il sangue dal cuore ai tessuti e agli organi del corpo. I “vasi” normalmente servono solamente a contenere, sono dei contenitori, ma i vasi sanguigni contengono e anche trasportano il sangue.
L’aggettivo sanguigno è interessante perché può anche essere usato in senso figurato per definire una persona. Ci si riferisce alle sue caratteristiche emotive o psicologiche. Una persona “sanguigna” si usa per indicare una personalità passionale, impetuosa o impulsiva. Una persona con “un temperamento sanguigno” o che ha “un’irruenza sanguigna”. Non si tratta d persone moderate e riflessive, ma non è detto sia negativo come aggettivo associandolo ad una persona. Viene spesso associato a passione, forza e vitalità, e allora è positivo, ma può anche essere interpretato in modo negativo se utilizzato per descrivere una personalità impulsiva o aggressiva.
Tornando alle arterie e alle vene, fanno lo stesso lavoro? Cosa hanno di diverso le arterie dalle vene? Sono entrambi vasi sanguigni, ma cosa li distingue?
Anthony: Le vene fanno l’opposto delle arterie: sono i vasi sanguigni che portano il sangue dai tessuti e dagli organi al cuore. Le vene poi hanno pareti più sottili e meno elastiche rispetto alle arterie.
Poi ci sono anche i capillari, che sono sempre vasi sanguigni, ma sono i più piccoli vasi sanguigni e hanno pareti molto sottili che consentono lo scambio di sostanze tra il sangue e i tessuti.
Giovanni: capillare somiglia non a caso alla parola “capello”. La cosa più sottile che abbiamo.
E’ interessante come il termine “arteria” si usi anche parlando di strade e autostrade. A Roma ad esempio ci sono parecchie arterie che portano le macchine dentro e fuori la città.
Le arterie stradali o autostradali sono dunque una metafora che si riferisce alle principali strade di comunicazione che attraversano una regione o un paese o che collegano una città con la periferia o diverse città e regioni tra loro. Queste strade sono spesso chiamate “arterie” per il loro ruolo fondamentale nel trasporto di persone, beni e servizi attraverso un territorio, così come le arterie del sistema circolatorio che trasportano il sangue dal cuore ai tessuti del corpo.
Ma torniamo alla tachicardia. Da cosa può essere causata?
Anthony: Oltre all’ansia, lo stress, la febbre, l’ipertiroidismo, anche da abuso di sostanze come la caffeina o l’alcol, o anche da patologie più gravi come le aritmie cardiache o le malattie cardiache.
Giovanni: Accidenti, quest’ansia è davvero pericolosa! Lo chiedo ad Estelle, la nostra farmacista francese.
Estelle: Ciao a tutti! Già, l’ansia è veramente pericolosa. E non dobbiamo bere troppo caffè né bere troppo alcool. Mi raccomando.
Giovanni: grazie Estelle. Tu ci parlerai nel prossimo episodio della sana alimentazione, una cosa a cui in Italia teniamo parecchio. Intanto però dicci una cosa: quanti caffè si possono bere ogni giorno per non avere la tachicardia? E quanti bicchieri di vino italiano (o francese!) ci sono consentiti?
Estelle: Purtroppo in medicina la risposta è sempre la stessa: dipende! Parlando in generale però, se parliamo di caffè italiani (quindi molto corti, serviti in una tazzina) tre caffè sono sufficienti e anche salutari per un adulto. In media si ritiene che un consumo moderato di caffeina sia di circa 400 mg al giorno.
Giovanni: che corrispondono più o meno a 3 o al massimo 4 caffè (fatti con la moka) ogni giorno. Quindi massimo 3 caffè al giorno. E vino? Quanto ne possiamo bere? Dipende anche qui?
Estelle: Hai indovinato! Il consumo di birra e vino (e altri alcolici) può causare tachicardia in alcune persone, e la quantità che può essere consumata senza sviluppare tachicardia dipende da diversi fattori individuali. Per questo motivo, è importante prestare attenzione ai segnali del proprio corpo e limitare il consumo di alcol se si sperimentano sintomi come battito cardiaco accelerato o palpitazioni.
Giovanni: palpitazioni? E cosa sono? Come la tachicardia?
Anthony: Non esattamente. Le palpitazioni sono una sensazione soggettiva di un battito cardiaco irregolare, accelerato o “saltellante”. Spesso sono descritte come un “battito cardiaco forte”, o “sensazione di avere il cuore in gola” o una “sensazione di farfalle nello stomaco”.
Giovanni: le farfalle nello stomaco? Io credevo che solo quando siamo innamorati si sentono le farfalle nello stomaco!
Anthony: non è un caso infatti. Anche in quel caso il cuore può accelerarsi.
Giovanni: Avere o sentire le “farfalle nello stomaco” è un’espressione comune usata per descrivere una sensazione di eccitazione o ansia che si manifesta nell’area dello stomaco. Questa sensazione può essere associata a diverse situazioni, come quando si è innamorati, quando si è ansiosi o quando si è nervosi per un evento importante.
Quando siamo esposti a situazioni stressanti o eccitanti (io preferisco queste), c’è un aumento del flusso sanguigno verso gli organi vitali, compreso lo stomaco. Questo aumento del flusso sanguigno può causare la sensazione di formicolio o, appunto, di farfalle nello stomaco.
Con le farfalle nello stomaco possiamo concludere questo episodio. Un saluto a tutti e ci vediamo al prossimo episodio dedicato alla salute in cui parleremo della sana alimentazione.
Estelle: Ciao a tutti
Anthony: un saluto anche da me! Il vostro dottorino!
Insorgere – POLITICA ITALIANA (Ep. n. 37)
Insorgere (scarica audio)
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Bentornati nella rubrica di Italiano semplicemente dedicata al linguaggio della politica.
Oggi vediamo il verbo insorgere, usato quasi esclusivamente in ambito politico. Vediamo perché.
Il verbo “insorgere” significa “opporsi attivamente” o “ribellarsi” a qualcosa o qualcuno che viene percepito come ingiusto o inaccettabile.
In ambito politico, il termine viene spesso utilizzato per riferirsi a movimenti di protesta, manifestazioni, scioperi e rivolte popolari contro governi, istituzioni o decisioni ritenute discriminatorie o dannose.

Il verbo “insorgere” è spesso usato in ambito politico soprattutto perché si riferisce a un’azione collettiva di protesta o di ribellione contro un sistema o un’autorità che viene percepita come illegittima o ingiusta.
Si tratta di una protesta collettiva dunque, che possiamo chiamare col termine insurrezione.
È un verbo che esprime un forte senso di opposizione e di resistenza. Una resistenza attiva, e quindi viene usato soprattutto in contesti di conflitto sociale e politico.
“Insorgere” somiglia ad altri verbi che esprimono un’azione di opposizione o di resistenza, come “protestare”, “opporsi”, “ribellarsi”, “sollevarsi”, “alzarsi”, “manifestare”.
Tutti questi verbi si riferiscono a un’azione di opposizione attiva e possono essere usati in contesti simili.
Quando dico “attiva” intendo che questa insurrezione ha un obiettivo preciso, vuole contrastare, vuole opporsi con l’obiettivo di ottenere un risultato. Una resistenza attiva non è una resistenza che serve solo a resistere, ad allungare la sofferenza o la vita.
Il verbo “insorgere” ha chiaramente a che fare con il verbo “sorgere” che a prima vista sembrerebbe riguardare solamente il sole, che sorge ogni mattina.
In realtà anche una domanda può sorgere. Spesso si dice che una domanda “sorge spontanea” .
Molto simile al verbo nascere. Un sospetto può ugualmente sorgere. Anche un edificio o una montagna possono farlo.
L’edificio sorge a fianco del parlamento
La casa abusiva è sorta in una sola notte
La maestosa montagna sorgeva all’orizzonte, dominando la vista con la sua imponenza.
Può sorgere anche un’idea o un problema, o un dubbio.
Mi sorge un dubbio
È appena sorto un problema
L’idea è sorta dalla geniale mente di Marco
Molto spesso si tratta di una nascita improvvisa, di una crescita inaspettata.
C’è un legame tra sorgere e insorgere perché entrambi derivano dal latino “surgere“, che significa infatti “alzarsi” o “elevarsi“, proprio come fa il sole la mattina, quando si alza in cielo per illuminare il mondo.
“Insorgere” invece significa letteralmente “alzarsi contro qualcosa” o “elevarsi in opposizione“.
In questi casi di insurrezione o protesta collettiva, protesta di massa, si parla anche di un “sollevamento di protesta” come ad esempio un sollevamento popolare.
Ad insorgere può essere il popolo in generale, magari contro una decisione del governo che non li trova d’accordo, oppure può insorgere un gruppo parlamentare o l’insieme dei dipendenti di un’azienda, o anche i sindacati dei lavoratori.
Perché l’uso del prefisso “in“? Se è sorta questa domanda, vi rispondo subito. “In” indica una sorta di inversione di una situazione data. Scusate il gioco di parole.
Cosa viene invertito? È Il senso del verbo sorgere.
“Sorgere” significa infatti “alzarsi” in senso positivo, mentre “insorgere” significa “alzarsi” in senso negativo, ovvero contro qualcosa o qualcuno.
Accade spesso questo con la preposizione in. Pensate a credibile e incredibile, pensate a indimenticabile o a intollerante.
Vediamo altri 10 esempi di uso del verbo insorgere perché mi sono appena ricordato di altri due utilizzi particolari del verbo insorgere. Prima faccio gli esempi e poi ve ne parlo:
1. Il partito di opposizione insorge contro la nuova legge fiscale proposta dal governo.
2. I cittadini insorsero contro la corruzione dilagante nel loro paese.
3. Se non si prendono misure adeguate, il conflitto potrebbe insorgere nuovamente.
4. Dopo l’ultimo scandalo politico, molti gruppi di attivisti sono insorti per chiedere riforme.
5. La popolazione è insorta contro il regime autoritario che governava il paese.
6. Il sindacato è insorto contro la decisione dell’azienda di licenziare centinaia di lavoratori.
7. La tensione tra i due paesi insorge periodicamente a causa della disputa territoriale.
8. Dopo le elezioni, i sostenitori del partito vincitore sono insorti in festa nelle strade.
9. I giovani studenti sono insorti in protesta contro le misure di austerità del governo.
10. Non appena si è diffusa la notizia della nuova tassa, la popolazione è insorta in massa contro il governo.
Nell’esempio n. 3 vediamo che anche un conflitto può insorgere. In questo caso sta per nascere all’improvviso, crescere inaspettatamente e/o molto velocemente. Lo stesso vale con la tensione, quando insorge, come nell’esempio n. 7. Sempre di fenomeni collettivi parliamo però.
Infine, nell’esempio n. 8, “insorgere in festa“, non ha nulla a che fare con la protesta e la ribellione. Questa è un’espressione invece che indica una specie di festeggiamento di massa, un’occasione di festa collettiva.
Potrei anche dire che:
Dopo la vittoria del campionato del mondo, i tifosi sono insorti in festa.
Se vogliamo restare nella politica, un altro esempio può essere:
Dopo la notizia della liberazione del prigioniero politico, la popolazione è insorta in festa per celebrare il ritorno della libertà.
Adesso posso salutarvi veramente.
Alla prossima.
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La sgrammaticatura istituzionale – POLITICA ITALIANA (Ep. n. 35)
La sgrammaticatura istituzionale (scarica audio)
– Indice episodi del linguaggio della politica
Trascrizione

Bentornati nella rubrica di Italiano semplicemente dedicata al linguaggio della politica.
Una parolina che ogni tanto si vede usare quando si parla di politica è sgrammaticatura.
Normalmente infatti una sgrammaticatura indica un errore grammaticale.
Un compito pieno di sgrammaticature è pertanto un compito pieno di errori di grammatica.
Il fatto è che parlando di politica, a questo termine si associa l’aggettivo istituzionale o anche costituzionale.
Cos’è una sgrammaticatura istituzionale o costituzionale?
Si tratta sempre di una specie di errore in fondo, perché qualcuno già da qualche anno, ha pensato di usare questa espressione in occasione di episodi in cui c’è stato un modo scorretto di applicare le regole istituzionali.
Le istituzioni ad ogni livello e anche i personaggi che ricoprono cariche politiche hanno un compito preciso, dettato dalle leggi, cioè dalla costituzione o altre norme o da regolamenti, e anche il modo di assolvere a queste funzioni è definito, se non dalle norme, dalla prassi. Assolvere in questo caso significa compiere, adempiere. Parliamo di doveri.
Ebbene, ci sono casi in cui tali compiti o tali comportamenti non sono stati rispettati esattamente come si doveva ma si sono verificate scorrettezze, inesattezze, errate interpretazioni delle norme, o comportamenti non esattamente coerenti con la figura ricoperta da un personaggio delle istituzioni o dalle istituzioni stesse.
Spesso si parla di conflitti sulle competenze dei vari organi amministrativi o di governo.
Vi faccio alcuni esempi:
Una regione Italiana e alcuni comuni entrano in conflitto perché i comuni hanno organizzato degli incontri per prendere decisioni di interesse comune, ma non hanno coinvolto la Regione su una questione sulla quale è proprio la Regione a stanziare le risorse.
La regione pertanto lamenta una sgrammaticatura istituzionale, cioè una scorrettezza, o, nel migliore dei casi, un errore.
Vediamo un ultimo esempio riguardante una sgrammaticatura costituzionale:
La costituzione prevede che un cittadino italiano possa non andare a votare durante un referendum, ma un pubblico ufficiale non può indurre all’astensione i cittadini, non può cioè consigliare loro di non andare a votare o convincerli in tal senso.
Qualora questo accada qualcuno potrebbe parlare di sgrammaticatura costituzionale.
In tal caso (come nel precedente esempio) si sta utilizzando una modalità alternativa per denunciare una scorrettezza, un errore o, come in questo ultimo esempio, un atto illegittimo.
Così, una dichiarazione inopportuna, ad esempio con contenuti razzisti di una carica istituzionale viene derubricata (cioè declassata) come sgrammaticatura istituzionale, come a dire:
Queste dichiarazioni il presidente non può dirle perché non è previsto dal regolamento.
In un altro paese magari sarebbero state richieste le sue dimissioni per una questione così importante.
Ci vediamo al prossimo episodio di italiano dedicato al linguaggio della politica.
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Il presidio e il verbo presidiare – POLITICA ITALIANA (Ep. n. 35)
Il presidio e il verbo presidiare (scarica audio)
– Indice degli episodi della rubrica dedicata alla politica
Trascrizione
Un termine molto usato in ambito politico è il presidio.
Il termine presidio indica la protezione, la vigilanza e la sorveglianza di un luogo o di una situazione. Allo stesso modo il verbo presidiare indica l’azione del proteggere, tutelare.
Un presidio può servire anche a controllare, a difendere un luogo. Infatti il presidio militare è un contingente di truppe di stanza in un luogo, guarnigione. Si dice che questo contingente di truppe è di stanza in un luogo. Questo gruppo (contingente) di militari è “stanziato” (verbo stanziare) in un luogo con l’obiettivo di difenderlo.
Anche delle persone normali, come dei volontari posso fare un presidio, possono cioè presidiare qualcosa, come una banca, una scuola eccetera.
Il verbo presidiare quindi si riferisce all’azione di esercitare il presidio su un luogo, un edificio o una zona di interesse.
In politica si usano spesso frasi come:
Le istituzioni dello Stato sono il presidio della democrazia.
Questo significa che le istituzioni servono a tutelare, a garantire la democrazia.
Uno Stato deve presidiare la libertà democratica di un paese
Gli ambiti in cui si usano questi termini sono vari e spaziano dalla sicurezza pubblica, alla salute, all’ambiente, all’educazione, alla difesa, all’agricoltura e tanto altro ancora.
Ci sono alcuni presidi che ricorrono più spesso, come il presidio medico, il presidio di polizia, il presidio ambientale, il presidio di sicurezza o il presidio sanitario.
Il presidio di polizia è un luogo dove la polizia esercita un’azione di controllo, quindi può essere anche un edificio o una sola stanza in cui è necessaria la presenza di poliziotti.
Se parliamo di presidio sanitario le cose si fanno più complicate. Infatti ad esempio la farmacia è un presidio sanitario sul territorio. Anche un centro di riabilitazione privato lo è.
In generale ogni struttura fisica (ospedale, poliambulatorio, ambulatorio, ecc.) dove si effettuano le prestazioni o le attività sanitarie è un presidio sanitario.
Ma un presidio sanitario è anche il nome che viene dato a tutti quegli ausili sanitari (ad esempio le carrozzelle) cioè quegli strumenti utili per compiere azioni che sarebbero altrimenti impossibili o difficili da eseguire.
I presìdi sanitari sono i pratica degli oggetti che aiutano a prevenire o curare determinate patologie (come il catetere per l’incontinenza, i pannoloni etc.). Anche le protesi sono degli ausili sanitari.
Poi ci sono anche i presidi medico-chirurgici ma in questo caso si tratta di disinfettanti e sostanze come germicide o battericide, ma anche gli insetticidi, tipo per uccidere le zanzare.
Apriamo una breve parentesi grammaticale (non vi ci abituate).
Attenzione perché si dice e si scrive presidi medico-chirurgici. Medico al singolare e chirurgici al plurale. Infatti quando si hanno dei nomi composti da due o più parole riunite da un trattino, funziona sempre così. La prima al singolare e la seconda al plurale.
Quindi i presidi si dicono medico-chirurgici (medico, non medici).
Vale la stessa regola in tutti i casi di questo tipo, es:
Lezioni pratico-teoriche
Lezioni teorico-pratiche
Le questioni politico-parlamentari
Problemi scolastico-educativi
Problemi educativo-scolastici
Questioni economico-sociali
Questioni socio-economiche
ecc
Chiudiamo la parentesi.
Presidi medico-chirurgici: Si tratta di prodotti che vanno autorizzati dal Ministero della Salute e una volta autorizzati, i prodotti devono riportare in etichetta la dicitura “Presidio Medico Chirurgico” e il numero di registrazione che viene fornito proprio dal Ministero della Salute.
Quindi sul termine presidio si potrebbero creare confusioni. Non avviene questo però col verbo presidiare, che significa solamente controllare o proteggere. C’è il senso della presenza fisica, stare sempre fisicamente in quel luogo.
Fanno eccezione il presidio della legalità, della democrazia. In questi casi c’è più il senso della “tutela”
