914 Essere di casa

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Trascrizione

Giovanni: Cos’è una casa?

Ne parliamo oggi in questo nuovo episodio. Ascolterete non solo la mia voce ma anche quella di alcuni membri dell’Associazione Italiano Semplicemente che useranno anche ciò che hanno imparato in episodi passati.

Se da una parte parliamo di un edificio, una costruzione per abitarvi, suddivisa in vani ed eventualmente in piani, generalmente per “casa” si intende l’abitazione di una persona o di una famiglia.
Il termine “casa” trasmette quasi sempre sicurezza, intimità, confortevolezza.
Ci sono parecchie locuzioni e espressioni che usano il termine “casa”.
Oggi vorrei spiegarvi in particolare “essere di casa“.

L’espressione “essere di casa” significa essere a proprio agio in un ambiente o in una situazione, conoscere bene le abitudini e le regole del luogo.

Ad esempio, se si dice “sono di casa in questa città“, significa che si conosce bene la città e si sa come muoversi al suo interno.

L’espressione può essere utilizzata in diversi contesti, come ad esempio in una famiglia, in un lavoro o in un’organizzazione. In questi casi, “essere di casa” indica che si fa parte di quella realtà, che se ne conoscono le dinamiche e si è integrati nel gruppo.

Non essere di casa invece trasmette una estraneità al contesto o al luogo, perché poco frequentato e pertanto spesso “non essere di casa” significa che non ci si sente a proprio agio o che la propria presenza è sporadica o occasionale, senza necessariamente riferirsi a sensazioni personali.

L’espressione si usa spesso anche senza parlare di persone. In un messaggio pubblicitario si potrebbe dire ad esempio che nel mio supermercato la freschezza e la convenienza sono di casa.

Questo per indicare che ci sono sempre cose fresche e convenienti nel  supermercato.

Si potrebbe altresì dire che a Roma ormai i cinghiali sono di casa.

Questo perché è del tutto normale incontrare oggi dei cinghiali anche in qualche via del centro urbano e non solo in campagna. Può anche voler dire che gli stessi cinghiali non si trovano a disagio passeggiando per le vie del centro.

Hartmut: Si dà il caso che proprio ieri, andando al lavoro, ne abbia incontrato uno anch’io!

Parlando di una biblioteca potrei dire:

Gli scrittori famosi sono di casa qui.

Questo per dire che la biblioteca è abitualmente frequentata da scrittori famosi.

Marcelo: Ti consiglio di ritagliarti del tempo per constatare questo di persona e sicuramente ti sorprenderai!

In Italia generosità e solidarietà sono di casa.

Questo per dire che gli italiani sono un popolo di persone molto generose e solidali con chi ha problemi e ha bisogno di aiuto.

Rafaela: Gli italiani si fanno sempre vivi quando c’è da aiutare chi è in difficoltà!

Posso anche dire che c’è una zona particolare della Sardegna in cui la longevità è di casa.

Questo per dire che in questa zona la vita media è più alta del resto d’Italia.

Avete capito quindi che un po’ tutto può essere “di casa“, non solo le persone, per dare una connotazione a quel luogo, a quella situazione, a quella nazione eccetera.

Molto simile è “sentirsi a casa” ma questa si può usare solo per le persone, che quando si sentono a casa si sentono a loro agio.

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913 Il piacere

Il piacere (scarica audio)

Trascrizione

Giovanni: Oggi parliamo di piacere. Mi aiuterà qualche membro dell’associazione Italiano semplicemente che ogni tanto interverrà nella spiegazione rispolverando anche qualche episodio passato.

Avete piacere di parlare di piacere?

Vi fa piacere parlare di piacere?

Vi piace parlarne?

Il termine piacere è particolare.

Infatti è, ad esempio, sia verbo che sostantivo.

Piacere di conoscerla, mi chiamo Giovanni.

Piacere mio!

Che piacere che mi fa averla a cena stasera!

Il piacere è poi diverso a seconda del verbo che usiamo. Si “ha” piacere oppure si “prova” piacere.

Si usa il verbo provare in particolare nel caso di piacere fisico.

Provo piacere quando mi fanno un massaggio alla schiena.

Nel caso di sensazioni emotive dipende, ma “provare” trasmette maggiore intimità:

Ho il piacere di presentarti mia moglie.

Provo un certo piacere quando vengo a sapere che la mia ex squadra perde una partita.

Ma piacere, come dicevo, è anche un verbo.

Piacere piace a tutti.

Piacere a sé stessi poi è ancora più importante.

Estelle: Stasera voglio essere bellissima. Voglio piacere da morire. Mi metterò in ghingheri!

Piacere a tutti è sempre difficile.

Edita: Qualcuno potrebbe essere di diverso avviso e dire:

Marcelo: Ma questo non risponde al vero! Si può piacere a tutto il mondo!

Una possibile risposta:

Ma fammi il piacere!

Ecco, questa esclamazione vale la pena di spiegarla. Abbiamo il verbo fare.

Fammi il piacere” può essere però diverso da “fammi un piacere”.

Vediamo cosa cambia.

Es:

Fammi un piacere, appena a arrivi a casa chiamami, così non sto preoccupato.

Peggy: La mamma dice sempre frasi di questo tipo per non paventarsi qualcosa di cattivo che ci è successo.

Oppure:

Mi fai un piacere? Potresti chiudere la porta?

Grazie, mi hai fatto un grande piacere aiutandomi.

In questi casi si tratta di piaceri nel senso di cortesie, gentilezze.

Se invece mettiamo l’articolo “il” molto spesso siamo arrabbiati, specie se la frase inizia con “ma”, come nella frase di prima.

Es: due persone vogliono parcheggiare l’auto ma c’è solamente un posto a disposizione. Uno dei due dice:

Non puoi parcheggiare la macchina qui. C’ero prima io!

Una possibile risposta può essere:

Irina: Ma mi faccia il piacere! Non faccia il finto tonto. È mezz’ora che aspetto che si liberi il posto! Ma dimmi tu!

Queste due persone sono evidentemente in disaccordo, e soprattutto la seconda persona afferma che non è assolutamente vero che è arrivato prima lui.

La frase “fammi il piacere” o “mi faccia il piacere” (se sto dando del lei) sta per: ma cosa stai dicendo? Non sono assolutamente d’accordo! Un modo colloquiale ma molto forte.

Si dice spesso anche “ma per favore!

Somiglia molto a: non dire sciocchezze, non dire stupidaggini.

È la presenza del verbo fare (nella forma imperativa) insieme all’articolo “il” a dare questo senso alla frase.

Non basta il verbo fare.

Es:

Fa piacere a tutti ricevere complimenti.

Mi fa piacere se vieni a trovarmi.

Non basta neanche il solo articolo “il” :

Es:

Piacere di conoscerla.

Risposta:

Il piacere è tutto mio!

A volte c’è anche la preposizione “di” quando siamo arrabbiati:

Fammi il piacere di stare zitto qualche volta!

Facci il piacere di non occuparti delle questioni che non ti riguardano.

In questi casi, proprio come quest’ultimo esempio si può anche usare la forma in “noi” (facci il piacere) se si parla in rappresentanza di più persone.

È importante notare che se invece non si è in disaccordo ma stiamo veramente chiedendo un piacere, una cortesia, una gentilezza a una persona, normalmente non si dice “fammi il piacere” o “mi faccia il piacere” ma la forma “posso chiederti un piacere?” oppure “ti chiedo la cortesia di lasciarci soli”, o anche “per cortesia, chiuda la porta”.

Non è carino dire frasi come:

Fammi il piacere, chiudi la porta!

Fammi il piacere di chiudere la porta!

Fammi la cortesia di chiudere la porta quando esci!

Queste modalità, in cui si usa l’imperativo e l’articolo il (piacere) o “la” (cortesia) sono normalmente usate con tono scocciato, piccato, infastidito.

Si tratta di un rimprovero e evidenziano una situazione di tensione, come a dire:

Non chiudi mai la porta quando esci, cerca di ricordarti la prossima volta!

Jasna: Se non si è sicuri di usare la forma giusta, in questi casi occorre stare attenti al tono che si usa, tanto per non dire qualcosa di fuori luogo.

Inoltre posso aggiungere che usare la parola “gentilezza” è più comune se volete essere gentili e non volete rimproverare.

Danielle: Evitate la forma imperativa (fammi, facci, mi faccia) perché in questi casi potreste incorrere in spavalderia. Infine potete usare il tono della domanda e non quello dell’ordine.

Un altro consiglio: se usate l’imperativo, non iniziate con “ma“, altrimenti non c’è alcun dubbio che si tratta di una disapprovazione.

Se volete criticare e rimproverare invece potete fare l’opposto.

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874 Di già?

Di già? (scarica audio)

Trascrizione

Il titolo di questo episodio è “di già?”. Si tratta di una domanda con cui si manifesta stupore per qualcosa che termina prima del previsto, o prima di quanto vi aspettavate. Lo avevamo già accennato in un episodio passato ma oggi vorrei dire qualcosa in più.

Finita la spiegazione.

Proprio adesso voi potete rispondere così:

Di già?

Cioè: hai già finito?

Oppure: cosa? È già terminata la spiegazione? Così presto? Davvero?

Si potrebbe anche dire: di già terminata?

Hai di già finito?

O, meglio ancora:

Hai finito di già?

Semplice vero?

Altre volte poi non c’è il punto interrogativo. Es:

Dopo due minuti avevo finito di già.

In questo modo c’è qualcosa di inaspettato, c’è stupore per una fine prima del previsto.

Se volete, posso aggiungere che a volte si usa anche ironicamente, perché ciò che pensate è esattamemte il contrario.

Es:

Dopo due ore che aspetti sotto casa la tua fidanzata, lei ti dice:

Sono pronta, adesso scendo!

Risposta: di già?

State attenti perché potreste risultare ironici anche non volendo.

Notate che volendo potete eliminare la preposizione “di” e il senso non cambia. C’è solamente meno enfasi sulla meraviglia.

La preposizione “di” si usa davanti a “già” non solo in questo caso, però sicuramente col punto interrogativo va interpretata in questo modo.

Es. Se dico che:

Il Covid ha aggravato una situazione di già difficile per la popolazione, colpita precedentemente dalla crisi economica.

In questo caso non c’è nessuna meraviglia e la preposizione ha solamente il ruolo di sottolineare che la situazione era (di) già difficile da prima che arrivasse il Covid.

Anche stavolta però possiamo eliminare “di” e la frase ha ugualmente senso.

Anche esempi come quest’ultimo che ho fatto sono molto frequenti. Accade ogni volta che volete enfatizzare un evento che peggiora una situazione (di) già complicata prima che accadesse:

Il terremoto ha peggiorato le condizioni della casa, di già compromesse dall’uragano della scorsa settimana.

Vediamo un terzo utilizzo con alcuni esempi:

Quando avevo tre anni ho scoperto che il mondo era qualcosa di già esistente.

L’ultima sfilata di moda a cui ho assistito era un mix tra nuovo e di già visto.

Tra i membri del nuovo governo ce ne sono di nuovi e di già noti.

I soldati, benché di già stanchi, continuarono a lottare

Non c’è meraviglia però neanche in questi casi. Verrebbe anche qui voglia di eliminare la preposizione vero? Spesso in effetti all’orale si preferisce non utilizzarla, ma a volte è necessaria perché serve a specificare, a fare delle distinzioni (di nuovi e di già noti, un mix tra nuovo e di già visto) o a far rientrare qualcosa in una categoria (qualcosa di già esistente).

Oggi comunque volevo solamente spiegarvi l’uso di “di già?” ma come al mio solito mi sono dilungato. È qualcosa di già visto comunque, giusto?

Ripassiamo adesso:

Irina: ragazzi, siamo lontani da casa questo fine settimana dopo aver abbozzato quattro ore di noiosissima macchina ieri sera. Mentre ci avvicinavamo alla destinazione ci siamo accorti di essere in riserva. Quindi ci siamo fermati per fare benzina. E chi ti trovo alla pompa di benzina accanto? Un mio collega di lavoro! Una sorpresa che non ti dico!

Albéric: lui ci vede subito e ci fa “cosa ci fate qua?” Gli abbiamo risposto subito dicendo che siamo venuti per far visita a mio fratello e poi gli abbiamo posto la stessa domanda. Ma lui invece era molto restio a rispondere. Infatti avevamo subito sentore che qualcosa di strano stesse succedendo.

Karin: e allora? Non teneteci sulle spine! Ha tagliato corto ed è partito subito o cosa?

Natalia: sì, ma prima che fosse riuscito a darsela, ho buttato un occhio nella sua macchina e ho intravisto una signora che mi sembrava un’infermiera dal nostro reparto: era tutta in ghingheri, Non era di certo sua moglie, che ho incontrato più volte. Per non farlo innervosire ulteriormente ho fatto la finta tonta e non ho detto piu’ niente.

Estelle: mi sa che alla fine è una vicenda di cui non si parlerà mai piu’. Tra l’altro non voglio rovinarmi l’idea positiva che ho di lui come professionista indefesso sempre pronto a tendere la mano ai colleghi. Comunque, se ne parlassimo, finirebbe in difficoltà e gli toccherebbe giurare e spergiurare di non aver fatto nulla di inappropriato.

Giovanni: e rieccomi qua! Per finire, se volete, abbiamo due episodi sull’uso della preposizione di. Se non credete sia un di più, andate subito a leggerli. Che volete di più?

le preposizioni semplici

di e da

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