654 Quant’è vero Iddio

Quant’è vero Iddio (scarica audio)

Trascrizione

Giovanni: come usare il nome di Dio senza fare peccato, senza bestemmiare e neanche dar troppo fastidio a nessuno?

Ci sono varie locuzioni che nel linguaggio colloquiale vengono utilizzate dagli italiani e oggi vi parlerò di “quant’è vero Iddio“.

Iniziamo da Iddio, che si scrive con l’iniziale maiuscola come segno di rispetto. Iddio è una variante di Dio, usata per lo più con tono solenne o anche solamente enfatico:

Tipo:

Iddio padre onnipotente, salvaci dal male!

Nel linguaggio familiare però si usa più frequentemente per enfatizzare, come reazione a qualcosa:

O Signore Iddio!

O santo Iddio!

Soprattutto se accade qualcosa all’improvviso, che ci spaventa, o se ascoltiamo una brutta notizia, possiamo usare queste due espressioni.

Altrettanto diffusa, soprattutto tra le persone più anziane c’è anche:

O Madonna santissima!

O Maria santissima!

L’espressione quant’è vero Iddio si usa invece quando si esprime un forte convincimento.

È in realtà una specie di giuramento, una promessa che si fa a sé stessi o ad altri, una promessa talmente solenne che siete disposti a chiamare in causa Dio.

Questo accade sempre come reazione ad un fatto, che vi spinge a reagire per far sì che questo fatto non accada più o per risolvere il problema definitivamente. C’è qualcosa che ci ha stancato e che va risolto definitivamente.

Quindi ad esempio se dei ragazzi giocano a pallone sotto la mia finestra e la colpiscono proprio con una pallonata, rompendola, questo potrebbe farmi molto arrabbiare.

Magari sono diverse volte che li avviso dicendo loro che non si può giocare li e che è pericoloso, ma senza ottenere alcun risultato.

Quando però sento il vetro andare in mille pezzi grido:

Quant’è vero Iddio stavolta chiamo i carabinieri!

Quant’è vero Iddio stavolta glielo buco ‘sto pallone!

È curioso l’inizio: quant’è vero…

Si sta usando il termine “quanto“, per fare un confronto tra qualcosa di vero, qualcosa di indiscutibile e la mia promessa. Quanto si può usare per fare confronti:

Ho tanti anni quanto te

Io sono intelligente quanto te

Oppure:

Mangio quanto ne ho voglia

Ecc.

Allora “quanto è vero Iddio chiamo i carabinieri” è qualcosa di simile a:

Così come è vero che esiste Dio, allora io chiamerò i carabinieri.

Se è vero che esiste Dio, allora faccio questa cosa.

“Quanto è” diventa “quant’è“, con l’apostrofo, ma volendo si può scrivere anche separatamente con due parole.

Con questa espressione pertanto si fa una specie di promessa, ci si ripromette di fare qualcosa, sebbene poi nella realtà questa promessa spesso non venga mantenuta.

Pertanto la frase spesso resta solo una minaccia, magari per spaventare una persona o metterla in guardia per il futuro.

Quante volte ho sentito mia madre dire:

Quant’è vero Iddio stavolta t’ammazzo!

Lo ha detto più volte al nostro gatto quando rubava il cibo dal tavolo.

Ma il gatto è ancora vivo!

Allo stesso modo, al posto di Dio, si usa il proprio nome:

Quant’è vero che mi chiamo Giovanni, adesso me la paghi!

Come dire: prometto che me la pagherai, e questo è vero quanto è vero che io mi chiamo Giovanni. Si fa anche qui un confronto per dare credibilità alla propria affermazione.

Nessuno può mettere in dubbio il mio nome giusto? E neanche l’esistenza di Dio.

Naturalmente se ci sono altre cose che ritenete più credibili rispetto a Dio o al vostro nome, potete usarle come termine di paragone:

Quant’è vero che sono tuo padre, tu non uscirai più con i tuoi amici la sera per un mese!

La cosa che conta veramente è che siate arrabbiatissimi e che desideriate fortemente un cambiamento.

Adesso ripassiamo qualche episodio precedente. Ma prima un saluto speciale a Daria dalla Russia, che si unita nuovamente al nostro gruppo whatsapp dell’associaizone. Daria ha partecipato in passato a molti episodi. Allora ti dico bentornata e anche che questo ripasso è dedicato a te:

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente

Anthony (Stati Uniti): siamo felici che la nostra amica moscovita Daria sia tornata alla carica. Non mi fa mica specie in realtà. Gli studenti d’italiano dappertutto nel mondo hanno preso atto che questo gruppo va per la maggiore tra chi vuole imparare a parlare l’italiano come si deve. Dacché siamo così in tanti qua nell’associazione, non siamo mai sguarniti di persone con cui interagire e da cui imparare.

Peggy (Taiwan): questi ripassi poi non sono mai un pro forma, perché è proprio con i ripassi che le espressioni si fissano nella mente.

Marcelo (Argentina): benché bisogna fare mente locale per ricordarle tutte. Meno male che abbiamo un indice di riferimento altrimenti il grosso degli episodi non li ricorderei.

Karin (Germania): abbiamo superato i 650 episodi, senza contare che ce ne sono tanti altri che si trovano in altre rubriche. I membri più indefessi li hanno tutti a mente.

Daria (Russia): allora dovrò correre ai ripari perché sono mancata troppo a lungo. Ah, ho dimenticato di qualificarmi! sono io Daria, ma mi avrete sicuramente riconosciuta dall’accento. E grazie del vostro caloroso saluto. Bando alle ciance però. Adesso prendo e mi cimento subito con gli episodi che mi sono persa!

Aiutati ché Dio t’aiuta

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Trascrizione

Un bel proverbio ottimista, che ti spinge a vedere il futuro in modo positivo è il seguente:

Aiutati che Dio t’aiuta

Questo proverbio ti spinge a risolvere i problemi, ti spinge a fare qualcosa, ad essere attivo, a reagire alle difficoltà, ti spinge ad aiutarti, ad aiutare te stesso. Non devi aspettare che i problemi si risolvano da soli.

“Aiutati” cioè aiuta te stesso. Lo devi fare perché vedrai che anche Dio ti aiuterà.

Come a dire che le cose si risolvono se vengono affrontate.

Attenzione alla pronuncia di “aiutati” perché si potrebbe confondere con “aiutati” che si scrive allo stesso modo ma ha la pronuncia con l’accento sulla seconda a.

Ad esempio: i ragazzi sono stati aiutati da Dio.

Notate poi l’utilizzo di “ché” nel proverbio.

“che” normalmente significa “cosa”:

Che fai domani?

Che ne pensi?

Che mi dici di bello?

Che in realtà ha un sacco di utilizzi: pronome, aggettivo, congiunzione.

Questo “ché” invece, che in trova in questo proverbio significa “perché” e questo uso è frequente nella lingua italiana:

Prendi l’ombrello, ché oggi piove

Mangia la pasta, ché poi non c’è altro.

Non fare esercizi, ché non servono.

Dammi una mano ché non ce la faccio.

Vieni a mangiare ché è pronto

Aiutati ché Dio t’aiuta.

Attenzione però: Questo “ché” ha anche l’accento acuto sulla e, e il motivo è che sostituisce perché.

Vieni con me ché ti faccio vedere che bel sito che ho trovato per imparare l’italiano.

È un modo veloce per esprimere un motivo o una conseguenza:

Aiutati perché se farai così anche Dio ti aiuterà

Vieni a mangiare perché è pronto.

Prendi l’ombrello, in quanto oggi piove

Questo ché con l’accento permette di fare frasi più veloci, immediate.

Però attenzione, ché non potete usare questo “ché” con l’accento per fare domande ok?

Non lo fate, ché sarete bocciati all’esame!

Se lo fate l’accento non c’è. È un altro “che”, senza accento stavolta, e spesso è un che particolare, dall’uso sempre colloquiale:

Che, non ci credi?

Che, mi dai una mano per favore?

Che, l’hai fatto poi l’esame?

Anche questo è un uso un po’ strano per un non madrelingua, perché non significa “cosa“. Ma è senza accento.

Vabbe adesso non voglio annoiarvi ché questo episodio sta diventando troppo lungo.