724 Della serie, per la serie

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della serie

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Giovanni: oggi una locuzione che vi farà sentire molto italiani quando la userete.

Avete mai visto una serie TV? Su Netflix magari? Tutti conoscono le serie TV.

Ebbene, ogni serie TV ha un nome, un titolo, non è vero? E il nome della serie è in qualche modo indicativo – sebbene molto sintetico – del contenuto della serie, di cosa si parla, del tema trattato, del soggetto principale.

A volte il nome non ci dice molto, ma altre volte sì.

Pensiamo a delle serie chiamate ad esempio “Dopo la vita” oppure “Orrore a New York” .

È chiaro che abbiamo qualche indicazione del tema, che ci fa capire qualcosa di questa serie TV, proprio come il titolo di un film, ma non è certamente detto in nessuno dei due casi.

Comunque, la locuzione “della serie” o anche “per la serie” serve per spiegare meglio un concetto, quasi a voler indicare una categoria di appartenenza.

Non c’entrano nulla le serie TV, ma per capire bene questa locuzione meglio se parliamo delle serie TV,

Ogni volta che si usa questa espressione stiamo raccontando qualcosa, un fatto accaduto o il comportamento di una persona a cui vogliamo dare un’etichetta, un fatto a cui vogliamo dare un nome, per far capire bene di cosa si tratta.

In pratica è come se sentissimo la necessità di inventare su due piedi il nome di una serie TV.

Quel fatto, quel comportamento, si potrebbe verificare in una serie TV che abbia un titolo che possa far capire subito che tipo di fatto è, che tipo di comportamento è.

Allora ne inventiamo il titolo su due piedi.

Quando alla TV si assiste ad una presentazione di una puntata di una serie TV si ascolta il presentatore o la presentatrice una frase di questo tipo:

E ora va in onda una nuova puntata della serieCome mantenere un segreto

Come mantenere un segreto” è dunque il titolo della serie in questione. Il primo titolo che mi è venuto in mente.

Ovviamente questa serie TV non esiste, ma se mi capita che, ad esempio, che io confidi un segreto ad un mio amico e poi scopro che il mio amico l’ha raccontato a tutti e dopo due giorni non è più un segreto perché tutti lo conoscono, io mi arrabbierei e potrei chiamare il mio amico e dirgli:

Ehi, ma perché ti sei comportato in questo modo? Della serie “Come mantenere un segreto” eh? Non ti racconterò più niente di personale! Scordatelo!

Un’espressione che si usa spesso per commentare qualcosa di accaduto che si vuole spiegare meglio. Di solito è qualcosa che non ci piace.

Dopo l’espressione “della serie” troviamo quasi sempre un giudizio, nascosto dentro il titolo di una serie TV inventata.

Questa cosa rende l’espressione spesso ironica, ma altre volte il giudizio è anche crudele. Può anche essere una frecciatina nei confronti di qualcuno.

Oggi la mia fidanzata è stata puntualissima. non era mai successo prima. Della serie “mai perdere la speranza“.

Questa è ironica.

Il presidente degli Stati Uniti finalmente si è scusato pubblicamente per le sue dichiarazioni razziste del passato. Della serie “mai dire mai“.

Anche questa è ironica.

Mio marito mi ha lasciato con una telefonata dopo 10 anni di relazione. Della serie “non conti niente per me“.

Questa è meno ironica e sicuramente contiene un giudizio amaro su suo marito. Anzi, ex marito.

Spesso, dopo “della serie” si citano dei proverbi o frasi fatte o delle frasi riconoscibili da tutti che hanno un significato ben preciso, per spiegare quella cosa accaduta, tipo:

Giovanni ha detto che questo episodio sarebbe stato più breve del solito; della serie: “le ultime parole famose“.

I politici di oggi non sono onesti come un tempo. Della serie “si stava meglio quando si stava peggio

Incredibile, hai visto Maria, bella come il sole, si è fidanzata con quell’uomo anziano con la pancia e senza capelli. Della serie: “al cuor non si comanda

Visto cosa è successo a Giovanni? Ha divorziato per la terza volta! Mamma mia! Della serie “non c’è due senza tre

Comunque credo che questa espressione “della serie” sarà molto usata nel futuro nel corso dei nostri ripassi. Non è vero?

Mariana: Ah, della serie “conosco i miei membri“, non è vero?

Ulrike: Pare che Giovanni ci abbia chiamato in causa per un ripasso, della serie “io comincio, voi continuate”. Ma io non ci so fare con i ripassi, sono ancora a carissimo amico con la lingua italiana, ragion per cui preferisco tenermi da parte.

Marguerite: Però a me le serie TV non piacciono molto. Dovrei sacrificare molto tempo, il che non è facile per me.

Anthony: cosa dici? Non fai altro che spaparanzarti davanti alla TV e stai qua a dirci che la TV non ti sconfinfera?!

Marcelo: invece io sto sempre in campana quando sento la parola serie! A me sconfinerano molto le serie TV, soprattutto quelle storie dai risvolti inaspettati.

Hartmut: ci credo, ti piacciono le storie dai risvolti inaspettati perché la tua vita è banale e scontata. Scusa se ho infierito.

Cat: Stasera vi siete dati alle frecciatine! Se tanto mi dà tanto, chi avrà coraggio di continuare adesso?

Irina: io. Ben vengano le frecciate. Tante più se ne ricevono quanto più si impara. Vi ricordo che questo, per la cronaca, è un ripasso. Ci mancherebbe altro che queste cose si pensano veramente!

Vale più la pratica che la grammatica

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Vale più la pratica che la grammatica

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“Vale più la pratica che la grammatica” è un famoso proverbio italiano.

Il significato è molto semplice: l’esperienza vale molto di più della teoria (cioè è molto più importante della teoria, quindi vale di più, ha più valore) e questo non vale (cioè questo non è vero, non è valido) solamente quando si vuole imparare l’italiano.

Sembrerebbe il motto di Italiano Semplicemente. Vero?

Naturalmente ciò non significa che la teoria non sia importante, ma mentre si studia sui libri, cioè mentre si fanno esercizi e si imparano le regole, è necessario mettersi subito alla prova.

Solo così si impara veramente, magari anche facendo brutte figure. In questo modo potremo capire dove sbagliamo, correggerci o semplicemente fare aggiustamenti continui fino alla perfezione.

In ogni campo è sempre così: vale più la pratica che la grammatica.

E oggi avete anche imparato due modi diversi di usare “vale“. Valeva la pena continuare a fare solo esercizi?

Con troppi galli a cantare non si fa mai giorno

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“Con troppi galli a cantare non si fa mai giorno” è un famoso proverbio italiano.

Sapete che il gallo è il re del pollaio. E’ il maschio della gallina. Il gallo rappresenta quindi chi comanda nel pollaio, il luogo dove vivono galli e galline, cioè i polli.

Sapete anche che il gallo tutte le mattine, quando sorge il sole, canta, dando il benvenuto al nuovo giorno.

Questo proverbio significa quindi che quando ci sono più persone… non a cantare, ma a comandare, troppe persone che impartiscono ordini, non si sa a chi dare ascolto, quindi nessuno porterà a termine i propri compiti e le imprese non si realizzano

Si può usare ogni volta che troppe persone pretendono di comandare, quando sarebbe bene che ce ne fosse una sola.

Non si fa mai giorno” significa che non arriva mai il nuovo giorno, che non diventa mai giorno. Il giorno è l’immagine quindi dell’obiettivo da raggiungere, del risultato da realizzare.

Occhio non vede, cuore non duole

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Occhio non vede, cuore non duole è un famoso proverbio italiano.

L’insegnamento di questo proverbio è che per non soffrire è meglio non sapere, cioè non vedere la verità.

La frase corretta sarebbe:

Se gli occhi non vedono il cuore non duole.

Ci sarebbe molto da dire sul messaggio di questo proverbio

Tu preferisci sapere, conoscere la verità anche se ti fa soffrire oppure meglio non soffrire è non vedere la verità?

Quando il cuore duole vuol dire che il cuore fa male. È il verbo dolere. Vediamo qualche altro esempio del suo utilizzo:

Mi duole dirtelo, ma non ti amo più

Il dente mi ha doluto per 1 mese.

Ti dorrà ma bisogna togliere la Spina dal piede.

Non si usa spesso però: normalmente si preferisce “far male”:

Mi fa male il Dente

Mi fa male la testa

La testa mi ha fatto male tutto il giorno.

Ti farà male ma bisogna togliere la spina dal piede.

Aiutati ché Dio t’aiuta

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Un bel proverbio ottimista, che ti spinge a vedere il futuro in modo positivo è il seguente:

Aiutati che Dio t’aiuta

Questo proverbio ti spinge a risolvere i problemi, ti spinge a fare qualcosa, ad essere attivo, a reagire alle difficoltà, ti spinge ad aiutarti, ad aiutare te stesso. Non devi aspettare che i problemi si risolvano da soli.

“Aiutati” cioè aiuta te stesso. Lo devi fare perché vedrai che anche Dio ti aiuterà.

Come a dire che le cose si risolvono se vengono affrontate.

Attenzione alla pronuncia di “aiutati” perché si potrebbe confondere con “aiutati” che si scrive allo stesso modo ma ha la pronuncia con l’accento sulla seconda a.

Ad esempio: i ragazzi sono stati aiutati da Dio.

Notate poi l’utilizzo di “ché” nel proverbio.

“che” normalmente significa “cosa”:

Che fai domani?

Che ne pensi?

Che mi dici di bello?

Che in realtà ha un sacco di utilizzi: pronome, aggettivo, congiunzione.

Questo “ché” invece, che in trova in questo proverbio significa “perché” e questo uso è frequente nella lingua italiana:

Prendi l’ombrello, ché oggi piove

Mangia la pasta, ché poi non c’è altro.

Non fare esercizi, ché non servono.

Dammi una mano ché non ce la faccio.

Vieni a mangiare ché è pronto

Aiutati ché Dio t’aiuta.

Attenzione però: Questo “ché” ha anche l’accento acuto sulla e, e il motivo è che sostituisce perché.

Vieni con me ché ti faccio vedere che bel sito che ho trovato per imparare l’italiano.

È un modo veloce per esprimere un motivo o una conseguenza:

Aiutati perché se farai così anche Dio ti aiuterà

Vieni a mangiare perché è pronto.

Prendi l’ombrello, in quanto oggi piove

Questo ché con l’accento permette di fare frasi più veloci, immediate.

Però attenzione, ché non potete usare questo “ché” con l’accento per fare domande ok?

Non lo fate, ché sarete bocciati all’esame!

Se lo fate l’accento non c’è. È un altro “che”, senza accento stavolta, e spesso è un che particolare, dall’uso sempre colloquiale:

Che, non ci credi?

Che, mi dai una mano per favore?

Che, l’hai fatto poi l’esame?

Anche questo è un uso un po’ strano per un non madrelingua, perché non significa “cosa“. Ma è senza accento.

Vabbe adesso non voglio annoiarvi ché questo episodio sta diventando troppo lungo.

Proverbi italiani: chi si somiglia si piglia

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Chi si somiglia si piglia. C’è la rima anche in questo proverbio italiano dedicato all’amore ma non solo.

Chi si somiglia, cioè chi ha le stesse caratteristiche caratteriali, chi ha valori simili, abitudini simili, eccetera, si piglia.

Ma cosa significa “si piglia”?

Pigliare è simile a prendere, ma in questo caso è più vicino a scegliere. Quindi pigliarsi sta per scegliersi.

Le persone simili quindi si scelgono. Questo è il senso.

Come a dire che siamo tutti più propensi a scegliere, come nostri amici o nostra moglie o marito, una persona che ci somiglia, che è come noi.

Peccato però che esiste anche il detto contrario: gli opposti si attraggono. Mah!

Le bugie hanno le gambe corte

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Le bugie hanno le gambe corte.

Le bugie hanno le gambe corte, Un proverbio che ci insegna ad essere sinceri, perché con le bugie non si va molto lontano, proprio come chi ha le gambe corte.
Le bugie sono le false affermazioni, le menzogne. Quindi quando si dicono le bugie, prima o poi la verità che esse nascondono viene scoperta. Prima op poi la verità viene a galla.
D’altronde di dice anche che “il diavolo fa le pentole ma non i coperchi”, ma questo secondo proverbio si riferisce più al modo di comportarsi, oltre alle bugie. E’ facile fare il male ma che è difficile nasconderlo o evitarne le conseguenze: il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.

Non tutte le ciambelle escono con il buco

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Non tutte le ciambelle escono con il buco.

Un proverbio italiano che ci dice che non tutte le cose finiscono come dovrebbero.

In teoria una ciambella deve avere il buco al centro, no? Altrimenti non è una ciambella!

Interessante l’utilizzo del verbo uscire. In realtà le ciambelle non vanno da nessuna parte. Infatti uscire in questo caso sta per riuscire. Si parla di un risultato finale. Sei riuscito a fare la Ciambella col buco?

No, non ci sono riuscito. Oppure: il buco non è uscito.

Ma perché uscire e non riuscire?

Perché la ciambella esce dal forno, ma esce alla fine della cottura. E anche per capire se riesce qualcosa, o se si è riusciti a fare qualcosa, si vede solamente alla fine.

Volere la botte piena e la moglie ubriaca

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Volere la botte piena e la moglie ubriaca è un famosissimo proverbio italiano che ci dice che non si può avere tutto dalla vita, soprattutto quando si vogliono cose che sono in netta contrapposizione tra loro.

Si usa la metafora della botte del vino. La botte è un grande contenitore che può contenere vino o olio.

Magari la botte del vino fosse sempre piena!

Però avere anche la moglie ubriaca è altrettanto desiderabile.

Ma delle due, una! Non possiamo avere sia la botte piena di vino sia la moglie ubriaca.

Dobbiamo scegliere!

Dobbiamo accontentarci, non possiamo avere tutto: o la botte piena, e nostra moglie sobria, oppure la botte vuota, ma nostra moglie ubriaca.

Nella vita è tutto una questione di scelte.

375 A mali estremi, estremi rimedi

File audio disponibile per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente (ENTRA)

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Giovanni: Dopo aver visto il significato e l’uso dell’espressione “in malo modo”, e dopo aver visto anche “prendere a mali parole”, oggi vediamo un’altra espressione in cui si utilizza il termine “mali” ma stavolta come sostantivo, Per questo motivo l’avevo lasciata come ultima espressione da spiegare.

A mali estremi, estremi rimedi.

E’ un famosissimo proverbio italiano.

L’espressione contiene il termine “mali” definendo questi mali come estremi: questo è l’aggettivo. I mali estremi rappresentano le situazioni negative estreme, cioè le situazioni negative più gravi. L’estremo, rappresenta la parte terminale di qualcosa, anzi direi più il punto limite, il massimo grado di qualcosa. Fisicamente, quindi in senso materiale si parla più di estremità, come le estremità di un bastone. In senso figurato si parla invece di estremi e solitamente in senso negativo:

la situazione è agli estremi

Cioè la situazione è molto grave, è al limite, siamo al massimo livello di gravità, è quasi impossibile rimediare

l’estrema unzione, che rappresenta il sacramento per coloro che sono in fin di vita, quindi alla fine della vita, cioè in punto di morte.

Allora i mali estremi rappresentano tutte le situazioni in cui c’è un male, cioè qualcosa di negativo, quasi irreparabile. Non c’è quasi più nulla da fare per porre rimedio a queste situazioni, se non un estremo rimedio.

Il secondo “estremi” è però un aggettivo: gli estremi rimedi. Quindi sono i rimedi che devono essere estremi.

Cosa significa? Significa che in certe situazioni di particolare gravità, è indispensabile cercare ogni mezzo, ogni rimedio, ogni soluzione utile a risolverla in positivo. Se il male è estremo, anche il rimedio dev’essere estremo. Come a dire che quando la situazione è molto difficile, non bisogna molto stare a pensare alle soluzioni ed alle eventuali conseguenze negative di queste soluzioni.

Ad esempio:

Il virus si sta diffondendo rapidamente. L’unica soluzione è la chiusura di tutte le attività. A mali estremi, estremi rimedi.

Anche le Olimpiadi, meglio farle a porte chiuse che non farle per niente, no? A mali estremi, estremi rimedi.

In latino si parla anche di extrema ratio. Mai sentita questa locuzione latina? Si usa molto anche nell’italiano corrente ovviamente, altrimenti non ve la parlerei. L’extrema ratio è proprio la soluzione estrema.

Un altro esempio: avete un pollaio in giardino e c’è anche un bel gallo, che canta tutte le mattine. Questo gallo però dà fastidio ai vicini che si lamentano e minacciano di denunciarvi.

Le avete provate tutte le soluzioni ma non hanno funzionato:

Avete provato a dargli più attenzione, avete provato ad eliminare gli altri galli dal pollaio, avete provato a fargli venire il raffreddore, senza riuscirci. Alla fine resta solo una soluzione, che non è uccidere il gallo: gli esperti consigliano di insonorizzare il pollaio, in modo che il canto del gallo non si senta dall’esterno. A mali estremi, estremi rimedi.

La locuzione latina è “Extremis malis, extrema remedia“.

Esiste anche di conseguenza anche in altre lingue, e vi faccio ascoltare alcuni membri dell’associazione Italiano Semplicemente.

Anthony (Stati Uniti): Desperate times call for drastic measures

Ulrike (Germania): Außergewöhnliche Situationen erfordern außergewöhnliche Maßnahmen.

Rafaela (Spagna): A grandes males, grandes remedios

Komi (Congo): Aux grands maux, grands remèdes

Maria Lucia (Brasile): Para grandes males, grandes remédios

Sofie (Belgio): Uitzonderlijke tijden vereisen uitzonderlijke maatregelen

Irina (Russia):
Отчаянные времена требуют решительных мер.

Rauno: “Kova tauti vaatii kovat lääkkeet”

Oggi niente ripasso, perché l’episodio è già molto lungo. A mali estremi estremi rimedi.

Giovanni: Dunque, per concludere, se il vostro italiano non vuole proprio migliorare, non resta che iscriversi all’associazione Italiano Semplicemente. A mali estremi, estremi rimedi!