Non si muove foglia… (scarica audio)
Trascrizione
Nel 1978, tra il 10 e il 13 ottobre, a Ferrara, si tenne un simposio dal titolo un po’ enigmatico: “La vitalità delle compagini storiche”.
Ferrara, per chi non la conoscesse, si trova nel nord Italia, in Emilia-Romagna, tra Bologna e il delta del Po, non lontano dal mare Adriatico.
In questo simposio, si trattava di un momento per fare il punto della situazione sul rapporto fra città e campagna, sul loro equilibrio e su come le scelte umane potessero – o dovessero – rispettare certi ritmi naturali.
Era un periodo in cui si cominciava a riflettere seriamente sull’urbanizzazione, sul consumo del suolo e anche sulla necessità di lasciare alla terra il tempo di respirare. Si potrebbe dire che quel convegno fu, de facto, un precursore dei moderni dibattiti ecologici.
E qui colgo l’occasione per far entrare in gioco la nostra espressione di oggi: “non si muove foglia che Dio non voglia” alla quale abbiamo accennato in un recente episodio.
Un modo di dire antichissimo, che troviamo già nella tradizione contadina italiana, e che significa, letteralmente, che niente accade se non è nella volontà di Dio. Il movimento della foglia rappresenta la cosa più piccola e insignificante.
Ebbene, neanche questa piccola cosa può accadere se Dio non vuole. Questo il senso.
Durante quel palinsesto di incontri ferraresi, qualcuno avrebbe potuto farsi interprete di questa filosofia naturale, sottolineando come la natura, in fondo, si regoli da sé.
Non si muove foglia – diremmo oggi – che l’equilibrio naturale non voglia.
Le stagioni, le piene dei fiumi, la crescita dei raccolti: tutto segue un ordine più grande, un pilastro invisibile dell’universo, che l’uomo può osservare o ignorare, ma non stravolgere senza pagarne le conseguenze. Oggi ce ne accorgiamo più che mai, dopo decenni in cui ci siamo comportati come se non ci fosse un domani.
Nel linguaggio comune, però, l’espressione si è spostata su altri terreni, assumendo talvolta un tono ironico.
Se, per esempio, in un’azienda tutti fanno solo ciò che decide il capo, qualcuno potrebbe dire:
Qui non si muove foglia che il direttore non voglia.
Un modo per indicare che nessuno osa prendere in mano le redini o fare un passo senza l’approvazione di chi comanda.
Oppure, parlando di politica o di potere:
Non si muove foglia che il partito non voglia.
In questo caso, la “divinità” è sostituita da un’autorità terrena, davanti alla quale molti preferiscono farsi piccoli piccoli, magari per non cadere in disgrazia.
A proposito, il simposio cos’è?
La parola simposio viene dal greco sympósion, che significa letteralmente “bere insieme”. Ne abbiamo fatto uno proprio recentemente, alla riunione annuale dei membri di Italiano Semplicemente.
Ma prima dei membri, si faceva nell’antica Grecia. Il simposio era infatti un banchetto conviviale, in cui filosofi, poeti e politici discutevano di temi elevati – l’amore, la virtù, la giustizia.
Il più famoso simposio resta quello di Platone, dove ciascun partecipante espone il proprio pensiero sull’amore (éros).
Col passare dei secoli, il termine ha mantenuto un’aura di serietà e autorevolezza, ma oggi si usa per indicare un convegno scientifico o culturale, dove studiosi e ricercatori si confrontano e, in certi casi, riescono persino a non scadere in una pantomima accademica.