Peppino, il signor Johnson e la rinascita del napoletano

Descrizione:

Leggiamo ed ascoltiamo una storia di fantasia che ha come protagonisti Peppino e il Signor Johnson, ambientata nel 2250 a Napoli. Si ringrazia per la collaborazione i tre personaggi napoletani: Massimo, Rita (90 anni) e Maria (93 anni) che hanno prestato le lorovoci

Alla fine siete chiamati a rispondere a 10 domande.

Pepino e il signor Johnson

La storia
Era il 2250. In una vecchia casa napoletana, abitava il Signor Johnson, un uomo dal carattere affabile e dal sorriso contagioso. Il suo vero nome era Antonio, ma era conosciuto da tutti come “Il Signor Johnson”. Il soprannome era nato anni prima, quando, in un particolare giorno di festa, aveva indossato una giacca a righe colorate che lo faceva sembrare un vero e proprio personaggio di un film di Hollywood.
Nella casa del Signor Johnson c’era un altro protagonista, il pappagallo saggio di nome Peppino.

Peppino aveva vissuto per oltre cento anni e aveva una conoscenza profonda della tradizione napoletana. Il piumaggio di Peppino brillava con i colori vivaci del Vesuvio al tramonto, e ogni giorno, seduto sulla sua altalena dorata all’aria aperta, ricordava al Signor Johnson gli antichi detti e le frasi napoletane che risalivano a tempi lontani.
Il Signor Johnson, appassionato dei dolci tipici napoletani, aveva un debole per i babà, soffici dolci inzuppati nel liquore e ricoperti di crema pasticcera. La sua abilità nel prepararli era diventata leggendaria, tanto che ogni vicino e amico aspettava con gioia il momento in cui il profumo dei babà si diffondeva per le strade.

via di Napoli
Il vicolo di Napoli in cui abitava il Signor Johnson

La casa del Signor Johnson si ergeva in un vicolo stretto del centro storico di Napoli, un labirinto di strade acciottolate e colorate facciate di edifici antichi. L’aria era densa di storia e di vita, e il profumo dell’olio d’oliva e dei piatti tradizionali si mescolava al suono vivace delle voci che echeggiavano tra i vicoli.
Il Signor Johnson aveva dei vicini che riflettevano l’anima autentica di Napoli.

Al piano di sopra viveva la signora Rosa, una donna anziana dal viso solcato dalle rughe e dal sorriso gentile. Era una cuoca esperta e le sue polpette al sugo erano famose in tutto il quartiere. Ogni tanto, il Signor Johnson poteva percepire il delizioso aroma delle sue creazioni che si insinuava attraverso la porta aperta e di tanto in tanto si permetteva di scomodarla per chiederle qualche consiglio culinario. Rosa era sempre ben lieta di aiutarlo e scendeva personalmente per assisterlo a dispetto della sua non più giovane età.

La signora Rosa

Il dirimpettaio era invece il giovane Vincenzo, un talentuoso musicista con i capelli arruffati e gli occhi scintillanti di passione. Le sue melodie di chitarra riempivano l’aria, donando un’atmosfera di dolcezza e malinconia. Il Signor Johnson amava sedersi sul suo balcone e lasciarsi trasportare dalle note che fluttuavano tra le case. A dire di qualche vicino, Vincenzo doveva ancora migliorare con la chitarra, ma Peppino non era d’accordo e rispondeva:

Fatte e fatte tue ca campi 100 anne comme mme. (fatti i fatti tuoi, chè campi 100 anni come me)

talentuoso musicista
Vincenzo il musicista

Ma l’elemento distintivo del quartiere era l’odore inconfondibile dei dolci napoletani che si diffondeva nell’aria. Ogni mattina, il Signor Johnson poteva sentire il profumo invitante dei cornetti caldi appena sfornati e delle sfogliatelle ricce, dolci a forma di conchiglia ripiene di crema pasticcera. L’odore si intrecciava con quello del caffè appena preparato e dei dolci fritti, creando un’armonia golosa che risvegliava i sensi e prometteva una giornata ricca di dolcezze. Lui non poteva abusare tali prelibatezze. Andava già di lusso se poteva assaggiare un pezzetto di sfogliatella di tanto in tanto.
La sua soddisfazione era però che il cuore pulsante di Napoli si rifletteva anche nelle sue speciali creazioni.

Ogni impasto che lavorava e ogni torta che sfornava erano un omaggio alla tradizione culinaria della sua amata città, un modo per preservare e diffondere la gioia che solo i dolci napoletani potevano regalare.

Al Signor Johnson piacevano molto alcuni antichi detti in particolare:

A lira fa ‘o ricco, a crianza fa o signore
La lira (il vecchio conio, inteso metaforicamente come soldi) fa il ricco, ma la creanza (la buona educazione) fa il signore. Non basta essere ricchi per essere signori, sono i modi gentili e la buona educazione a distinguere un signore.
Ogni scarrafone è bello a mamma soja

Il Signor Johnson sentiva anche questo modo di dire affettuoso che si usava per dire che ogni persona è bella agli occhi di sua madre.
Queste frasi erano come piccole perle linguistiche, tesori di saggezza e di umanità che rendevano il quartiere del Signor Johnson un luogo unico, dove la lingua napoletana si esprimeva in tutta la sua vivacità e calore.

Tuttavia, nel corso degli anni, il Signor Johnson notò che queste antiche frasi napoletane si facevano sempre più rare. Man mano che il tempo passava, il dialetto napoletano stava lentamente perdendo la sua vitalità e veniva sostituito dall’italiano standard. A volte bastava fare mente locale qualche minuto per far affiorare alla mente una parola tipica di quelle parti. Altre volte non ci riusciva neanche se si scervellava e il Signor Johnson ne era profondamente addolorato, perché vedeva scomparire anche dalla sua mente una parte preziosa della sua cultura e delle sue radici.

Sentiva che le frasi in napoletano erano come fili invisibili che legavano le persone alla storia e alla tradizione di Napoli, e vederli sbiadire lo faceva sentire come se qualcosa di prezioso si stesse perdendo per sempre.
Così, il Signor Johnson sentì crescere dentro di sé un desiderio ardente di preservare la lingua napoletana, di riportare luce e vita a quelle frasi che erano il riflesso autentico della sua identità e della sua comunità. Era determinato a fare tutto il possibile per far rivivere la lingua della sua città, perché sapeva che in essa era racchiusa una ricchezza culturale e affettiva che meritava di essere tramandata alle generazioni future.
Il Signor Johnson trascorreva ore ad ascoltare attentamente le parole di saggezza che Peppino pronunciava con voce squillante.

Ogni volta che Peppino apriva bocca, le frasi napoletane risuonavano nell’aria, portando con sé un senso di calore e tradizione.
Peppino ricordava i detti dei vecchi contadini, le poesie dei grandi poeti napoletani e le storie dei pescatori che sfidavano il mare. Attraverso le sue parole, il Signor Johnson si immergeva nell’anima di Napoli.

In un mondo sempre più globalizzato, dove spostarsi con la mente e col corpo era ormai solo un gioco da ragazzi, il suono melodioso della lingua napoletana rischiava infatti di svanire nell’aria, come un fragile sussurro destinato a perdersi nel tempo.
Un giorno, il Signor Johnson ebbe un’idea brillante: insegnare alla sua amica Aurora, l’intelligenza artificiale umanoide appena acquistata su Amazon, la lingua napoletana.

Come fare?

L’idea venne a Peppino: perché non convocare tutti gli anziani della città, i custodi viventi delle tradizioni e delle parole antiche? Loro sì che la sapevano lunga e potevano riuscire meglio di lui a insegnare tutto a Aurora.
Aurora aveva il volto e la voce di Sofia Loren – cosi aveva scelto sull’applicazione in fase di acquisto, e questo non poteva essere neutrale per nessuno, tantomeno per i vecchietti napoletani.

Aurora, l'intelligenza artificiale umanoide con la faccia di Sofia Loren
Aurora, l’intelligenza artificiale umanoide

La notizia si diffuse rapidamente per le strade e le piazze di Napoli. Gli anziani, con i loro occhi illuminati dall’esperienza (e da Aurora) e dalla saggezza che solo il tempo può donare, arrivarono da ogni angolo della città. Si riunirono nella piazza principale, pronti a condividere la loro conoscenza del dialetto napoletano con l’intelligenza artificiale.
Il Signor Johnson, con il suo sorriso contagioso e il cuore colmo di gratitudine, si alzò davanti alla folla di anziani. “Carissimi amici,” disse con voce calda e rispettosa, “vi ho chiamato qui oggi perché ho fiducia nel vostro potere. Siete i depositari viventi della lingua napoletana, e sono sicuro che con la vostra guida, potremo insegnare ad Aurora la bellezza e la ricchezza del nostro dialetto.
Peppino tradusse immediatamente:

Cari amici, ve chiammato ccà oggi perché tengo fede ‘n ‘o vostro potere. Siete ‘e custodi vivenne ‘e ‘a llengua napulitana, e so’ sicuro ca cu ‘a vosta guida, ‘mmiez’ ‘a ‘nfinita bellezza e ricchezza ‘e ‘o nostr’ dialetto, ‘mbiamu ‘a ffa capì ad Aurora.

Gli anziani si guardarono l’un l’altro, i loro volti raggianti di orgoglio e amore per la loro lingua. Si avvicinarono ad Aurora, che osservava silenziosamente, pronta ad apprendere.
Uno dopo l’altro, gli anziani presero la parola, raccontando storie e aneddoti della loro giovinezza, pronunciando parole e frasi napoletane che risalivano a tempi lontani.

Aurora, con i suoi algoritmi sofisticati, assorbiva ogni suono e intonazione, ogni sfumatura e ogni sottigliezza del dialetto.
Il Signor Johnson e Peppino osservavano con ammirazione e gratitudine, sapendo che in quel momento si stava creando qualcosa di unico e prezioso. Era l’incontro tra la saggezza dei vecchi e la potenza dell’intelligenza artificiale, un’armonia tra passato e futuro che avrebbe preservato la lingua napoletana per sempre.
Dopo giorni di incontri e conversazioni, Aurora, arricchita dalle parole degli anziani, si alzò. “Grazie assai” sussurrò con gratitudine con il suo nuovo accento. “Grazie per avermi donato un tesoro così prezioso. Sarà il mio compito custodire e diffondere la lingua napoletana con rispetto e dedizione.”
E così, grazie all’alleanza tra il Signor Johnson, Peppino e gli anziani di Napoli, Aurora (che gli anziani chiamavano Sofia) avrebbe portato avanti il patrimonio linguistico di Napoli, preservando l’eredità dei nonni e creando un futuro in cui la lingua napoletana avrebbe continuato a brillare con il suo splendore unico.
Con l’aiuto di Aurora e Peppino, il Signor Johnson portò la sua missione di preservare la lingua napoletana a un livello persino superiore. L’applicazione che avevano sviluppato utilizzava l’intelligenza artificiale per insegnare il napoletano in modo interattivo e coinvolgente. Aurora conosceva adesso anche la storia di Napoli e le sue tradizioni. L’unica cosa che non aveva imparato Aurora – “non ce n’è bisogno” – diceva il Signor Johnson – è il ricordo di Maradona e di Osimhen.
Le parole dei vecchi poeti napoletani risuonarono nelle case e nelle scuole di Napoli. Le nuove generazioni abbracciarono con entusiasmo la lingua dei loro nonni, scoprendo la ricchezza e la bellezza che essa conteneva. I vecchi detti napoletani, tramandati da Peppino, si diffusero come un canto, portando con sé la magia e la saggezza dei tempi passati.

I cloni di Peppino erano ormai diffusi in ogni casa. I “peppinielli” – così li chiamavano tutti – erano quasi uguali all’orignale, a parte il fatto che ogni giorno bisognava ricaricarli.
Il Signor Johnson, Peppino (quello orignale) e Aurora si godevano il successo della loro missione. La lingua napoletana risplendeva di nuovo, abbracciando il cuore di Napoli e delle sue persone. Ogni volta che un bambino pronunciava qualcosa in napoletano, il loro legame con le radici si rinforzava, e la tradizione continuava a vivere.
Il Signor Johnson guardò il cielo di Napoli, illuminato dalle stelle, e sorrise. La sua passione e il suo impegno per la lingua napoletana avevano dato i loro frutti. Ora, la lingua dei nonni sarebbe stata tramandata alle future generazioni, grazie all’alleanza tra tradizione e tecnologia.

E così, il Signor Johnson, Peppino e Aurora continuarono il loro viaggio, portando con sé la lingua e la cultura napoletana nel futuro. Un futuro dolce e ricco di tradizioni, in cui il passato e il presente si univano per creare un mondo in cui la lingua napoletana non sarebbe mai scomparsa, ma avrebbe continuato a risuonare nelle strade e nei cuori di Napoli.

Domande e risposte

  1. Da dove nasce il soprannome “Signor Johnson”? Risposta: Il soprannome “Signor Johnson” è nato anni prima, quando, in un particolare giorno di festa, il protagonista della storia, Antonio, aveva indossato una giacca a righe colorate che lo faceva sembrare un vero e proprio personaggio di un film di Hollywood. Il nome si diffuse tra la comunità, diventando il suo soprannome conosciuto da tutti.
  2. Qual era il nome del pappagallo che viveva nella casa del Signor Johnson? Risposta: Il pappagallo si chiamava Peppino.
  3. Qual era la specialità culinaria del Signor Johnson? Risposta: Il Signor Johnson era esperto nel preparare i babà, dolci napoletani inzuppati nel liquore e ricoperti di crema pasticcera.
  4. Come veniva descritto il quartiere in cui si trovava la casa del Signor Johnson? Risposta: Il quartiere era descritto come un labirinto di strade acciottolate e facciate colorate di edifici antichi, denso di storia e di vita.
  5. Chi era la vicina di casa del Signor Johnson che preparava delle famose polpette al sugo? Risposta: La vicina di casa si chiamava signora Rosa ed era una cuoca esperta.
  6. Come veniva descritto il giovane musicista che abitava di fronte al Signor Johnson? Risposta: Il giovane musicista si chiamava Vincenzo ed era talentuoso, con i capelli arruffati e gli occhi scintillanti di passione per la musica.
  7. Qual era l’odore che caratterizzava il quartiere del Signor Johnson ogni mattina? Risposta: Ogni mattina si poteva sentire l’odore invitante dei cornetti caldi, delle sfogliatelle ricce e del caffè appena preparato.
  8. Cosa provava il Signor Johnson nel vedere scomparire le frasi napoletane nel tempo? Risposta: Il Signor Johnson provava un profondo dolore nel vedere scomparire le frasi napoletane, poiché rappresentavano una parte preziosa della sua cultura e delle sue radici.
  9. Chi aiutò il Signor Johnson nel suo desiderio di preservare la lingua napoletana? Risposta: Il pappagallo Peppino e l’intelligenza artificiale Aurora aiutarono il Signor Johnson nel suo desiderio di preservare la lingua napoletana.
  10. Qual era l’obiettivo finale del Signor Johnson, Peppino e Aurora? Risposta: L’obiettivo finale era preservare e diffondere la lingua napoletana, permettendo alle future generazioni di abbracciare la ricchezza e la bellezza della tradizione linguistica di Napoli.

Botta e risposta

Audio

Trascrizione

Buongiorno amici di ItalianoSemplicemente.com io sono Giovanni ed oggi siamo qui per fare un esercizio particolare: un esercizio di botta e risposta. Adesso vi spiego cosa significa.

Ogni tanto bisogna che anche voi parliate un po’.

Allora diremo una frase ciascuno. Botta e risposta. Io la botta e voi la risposta.

Io cioè dirò la prima frase e voi direte la seconda. Ma non vi farò domande a cui rispondere… ma allora cosa dovete dire voi?

Dovete dire la mia stessa frase ma più breve, usando ci, ne, lo, vi, ti, eccetera, come se sapessimo di cosa stiamo parlando. Una cosa che si fa sempre nelle conversazioni per evitare di fare ripetizioni.

Io ovviamente darò la risposta dopo di voi.

Ad esempio. Se io dico:

Io devo parlare con te di quella cosa

Voglio evitare di dire “con te di quella cosa”

Voi dite:

Devo parlartene.

Oppure:

Te ne devo parlare

Altro esempio:

Io: Dobbiamo andare in quel luogo e parlare con loro (“con loro” e “in quel luogo” non voglio dirlo)

Voi: Dobbiamo andarci e parlargli

Mi sono spiegato? Adesso rispondete voi ok? Io vi dico cosa dovete abbreviare. Pronti e via!

  • Fai entrare lui – fallo entrare
  • Fai entrare lui nella macchina – faccelo entrare
  • Mettiamo le nostre mani nelle tasche – mettiamocele in tasca
  • Mettiamo le caramelle in tasca – mettiamole in tasca
  • Mettiamo qualche caramella in tasca – mettiamone qualcuna in tasca
  • Mettiamo la caramella dentro – mettiamola dentro
  • Mangiamo ancora altre mele – manogiamone ancora (mangiamocene ancora)
  • Voi vi dovete rendere conto di questo – rendetevene conto
  • Lavatevi bene le mani- lavatevele bene
  • Arruffa il pelo al gatto – arruffagli il pelo
  • Puoi dare un bacio a lui? – puoi baciarlo?
  • Versate un po’ d’acqua sul fuoco – versateci un po’ d’acqua
  • Versate un po’ d’acqua sul fuoco – versatene un po’ sul fuoco
  • Bisogna sperimentare il vaccino – bisogna sperimentarlo
  • Sbucciate le mele – sbucciatele
  • Sbucciate qualche mela – sbucciatene qualcuna
  • Andiamo al mare – andiamoci
  • Andiamo via – andiamocene
  • Mandiamo via loro – mandiamoli via
  • Mandiamo via qualcuno di loro – mandiamone via qualcuno
  • Lui salta sulla scala – lui ci salta sopra
  • Bisogna saltare le verdure in padella – bisogna saltarle in padella
  • Bisogna saltare le verdure in padella – bisogna saltarci le verdure
  • Io sono qui – io ci sono
  • Io sono in casa – io ci sono
  • Io sono presente – io ci sono
  • Io sono vicino a te – ti sono vicino
  • Fatti regalare qualche fiore – fattene regalare un po’/qualcuno

L’episodio termina qui, grazie a tutti per aver ascoltato e parlato in questo episodio di botta e risposta.

Adesso ascoltiamo la voce di Liliana di nazionalità moldava 🇲🇩 , membro dell’associazione Italiano Semplicemente che ha voluto provare a rispondere anche lei a qualche frase di botta e risposta di prima. Invito tutti voi a fare lo stesso per esercitare la lingua.

A proposito di membri c’è un nuovo membro dal Perù, si chiama Franco a cui do il mio bemvenuto.

Allora ascoltiamo anche la voce di Franco che ha voluto subito provare mettersi alla prova con una frase per ripassare alcune espressioni che abbiamo già spiegato. Vai Franco. Prima Liliana e poi Franco però.

Franco: buongiorno a tutti, io sono Franco, il nuovo membro dell’associazione Italiano Semplicemente. Volevo dire che laddove possa essere utile sono pronto anche io a registrare una frase di ripasso. Ah, dimenticavo di dire che sono peruviano. Avete presente il Perù?

Ulrike: Ciao Franco! Il Perù? Vuoi che non l’abbiamo presente? Vabbè, non con tutti gli annessi e connessi, questo devo ammettere quantomeno per me.

Grazie anche ad Ulrike, con la quale condivido la risposta.

Colgo l’occasione infine per ringraziare i donatori che aiutano italiano semplicemente tramite paypal.

Per donare basta cliccare sul link che vi inserisco sul sito oppure indicare l’email italianosemplicemente@gmail.com.

Voglio fare un regalo speciale a tutti i donatori: l’ultimo audio-libro di espressioni idiomatiche, cosi sarà più facile e meno noioso stare a casa in questo brutto momento dominato dal coronavirus. Tanti episodi da leggere ed ascoltare durante il tempo libero (non potete dire di non avere tempo libero in tempi di coronavirus!)

Basta una qualsiasi donazione, di qualsiasi importo e riceverete sulla vostra email il link per scaricare tutti i file audio in formato mp3 delle spiegazioni e il file pdf dell’audiolibro.

Un saluto e grazie a tutti.

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