Avvertire (ep. 1021)

Avvertire (scarica audio)

Emanuele: Oggi vediamo il verbo avvertire.

Ce ne siamo già occupati quando mio padre vi ha spiegato il verbo percepire, nella sezione dei verbi professionali.

Non fa male richiamare questo verbo anche in questa rubrica però, essendo di utilizzo molto frequente.

Tutti gli stranieri di livello intermedio sanno usare il verbo avvertire, ma immagino (smentitemi se sbaglio) solamente nel suo uso principale, vale a dire nel senso di “avvisare“.

Es:

ti avverto che non potrai tornare indietro

Avverti Gianni che il suo telefono è rotto

dobbiamo avvertirli subito

Spesso si tratta di pericolo o minacce, ma non è necessario in realtà. Ad ogni modo meglio usare “avvisare” in situazioni non pericolose.

In effetti, gli “avvertimenti” hanno spesso a che fare con le minacce o con qualcosa di cui preoccuparsi. Gli “avvisi” invece provocano generalmente meno ansia, a meno che non si riceva un avviso dall’agenzia delle entrate…

Dunque, il verbo avvertire generalmente si usa in modo simile ad avvisare, ma ha anche altri significati che si possono usare anche nel quotidiano.

Facciamo un esempio: se mi faccio male, posso dire che avverto un dolore.

In questo caso avvertire ha il significato di percepire, e si usa nello stesso modo.

Espressioni come “avverto qualcosa di strano” “avverto che sei arrabbiato”, “avverto dolore”, “avverto una certa tensione nell’aria” sono corrette e si possono usare senza problemi.

Nel quotidiano si preferisce usare il verbo sentire.

Senti dolore se ti tocco qui?

Sento che sei arrabbiato

Però “sentire” è spesso legato all’udito, similmente ad ascoltare. C’è un episodio anche su questo, mi ha detto mio padre.

Anche il verbo provare è spesso usato nelle stesse circostanze di avvertire, ma questo è un verbo più adatto per le emozioni personali.

Con le emozioni personali però, avvertire in genere non si usa. Non si usa dire “avverto rabbia” o “papà sta avvertendo tristezza”. Decisamente meglio usare “provare” in questi casi.

Posso farlo però se la sensazione viene dall’esterno.

Es:

Avverto tensione da parte vostra. Ditemi se sbaglio.

Avverto una certa mancanza di fiducia nei miei confronti

Avverto del pericolo

Si tratta di sensazioni sull’ambiente circostante, ma che potrebbero anche essere sbagliate.

Un ultimo modo di usare il verbo avvertire è con il significato di “considerare attentamente”, ad esempio: “avverti la tua decisione” o “avvertiamo ciò che ci sta per dire”

Vi avverto però che questa espressione non si usa quasi mai e qualsiasi italiano farebbe fatica a capirne il significato.

Ho voluto chiudere l’episodio con un avvertimento anziché con un avviso. Adesso l’episodio sarebbe terminato, ma mio padre mi ha avvisato che sarebbe il momento di fare un ripasso degli episodi precedenti.

Allora ciao e ci sentiamo presto.

– Ripasso in preparazione –

Membro1: Ho sentore che l’avviso di Marcelo sulle supposte sviste nell’esercizio sulla locuzione “vada per” sia passato in cavalleria, il che sarebbe un peccato. È possibile mai che Gianni non abbia visto l’avviso di Marcelo?

Membro 2 : Parlando di avvisi e avvertimenti, mi è venuto subito in mente il proverbio uomo avvisato mezzo salvato e anche un altro detto, meno famoso: “chi avvisa non tradisce” . Tra i due ci sono differenze? Eccome!

D’altra parte, siamo alla vigilia di due eventi importanti in famiglia: il primo è l’arrivo dalla Spagna di mia figlia, il secondo è il mio compleanno. Sì, sono un Sagittario con ascendente Toro e concordo pienamente con Gianni, cioè non sono di diverso avviso riguardo alle caratteristiche del mio segno descritte nel libro “Segni Zodiacali“, un’opera di Italiano Semplicemente che vi consiglio vivamente di leggere e rileggere!

Inoltre, va aggiunto che l’altra mia figlia, che abita in Uruguay, non è stata avvisata dell’arrivo della sorella dalla Spagna. Sarà un sorpresone per lei!

– – –

Emanuele tour music fest 2023
Emanuele, in una foto recente, durante la sua esibizione (con vittoria finale) al Tour Music Fest 2023, categoria Pianisti Junior

Espressioni del viso ed emozioni

Espressioni del viso ed emozioni (scarica audio)

Trascrizione

Che ne dite se oggi parliamo di emozioni?
Le emozioni difficilmente si riescono a nascondere. Per questo motivo allora ci occupiamo dei segnali del corpo, specie quelli del viso, che ci mostrano un’emozione.

Si dice in questi casi che un’emozione traspare da un’espressione. Non a caso le cose trasparenti, quando si tratta di oggetti, lasciano vedere cosa c’è dietro.

Quando si dice che un’emozione traspare da un’espressione, si intende che l’emozione o il sentimento che una persona sta provando diventa visibile o evidente attraverso il suo volto, i gesti o il linguaggio del corpo.

Le espressioni facciali, come il sorriso, la fronte corrugata, gli occhi lucidi o la bocca socchiusa, possono rivelare agli altri ciò che una persona sta provando internamente.

Questo è il modo in cui le persone comunicano i loro stati emotivi agli altri senza bisogno di parole.

Naturalmente ci vorrebbe una vita per parlarvi di tutte le possibili espressioni del viso. Ne vediamo alcune interessanti.

Partiamo dalla fronte corrugata. La fronte sta sopra i vostri occhi.

Una fronte corrugata si presenta con pieghe o rughe verticali sulla zona sopra le sopracciglia. Queste rughe si formano quando le sopracciglia si avvicinano a causa di emozioni come preoccupazione, irritazione o concentrazione intensa.

Se invece qualcuno ha un sorriso radiante o raggiante o radioso sul volto, questa espressione può far trasparire gioia, felicità o entusiasmo.

Allo stesso modo, una persona con gli occhi lucidi potrebbe mostrare tristezza o emozione. Quindi dalla sua espressione traspare tristezza o emozione.

Vi ho appena detto del sorriso radiante o radioso o raggiante

Si tratta di un sorriso luminoso e felice che illumina il viso di qualcuno. Radiante perché irradia gioia, irradia felicità, irradia una forte emozione positiva.

Irradiare” significa emettere o diffondere qualcosa, come luce (il sole ci irradia di luce), calore, energia o emozioni, in modo che si estenda o si propaghi in tutte le direzioni da una fonte. È spesso usato in senso figurato per descrivere come una persona possa trasmettere o manifestare intensamente una certa qualità, emozione o energia.

Passiamo allo sguardoassorto”: è uno sguardo profondo e concentrato, spesso indicativo di profonda riflessione.

Parliamo di una persona talmente immersa nei suoi pensieri, che forse sta immaginado qualcosa, sta riflettendo su qualcosa tanto da essere o parere indifferente al mondo circostante.
Essere assorto nei propri pensieri” si usa spesso ed è lo sguardo che più spesso si associa a questo aggettivo.

Il termine “assorto” deriva dal verbo latino “absorbere“, che significa “assorbire“. Qualcuno è profondamente concentrato o immerso in un pensiero, un’attività o una situazione. Quando una persona è assorta, è così immersa nei suoi pensieri da sembrare quasi “assorbita” da essi, come se il mondo circostante fosse meno rilevante in quel momento.

Passiamo alle sopracciglia. Lo sguardo può essere anche accigliato. “Accigliato” è un aggettivo utilizzato per descrivere l’espressione del volto di una persona quando le sopracciglia sono aggrottate o piegate verso il basso, tipicamente a causa di preoccupazione, confusione, irritazione o disapprovazione. Questa espressione può suggerire che qualcuno è profondamente concentrato su qualcosa di negativo o sta esprimendo una reazione emotiva come il malcontento o la contrarietà. Quando le sopracciglia sono aggrottate e lo sguardo accigliato, avidentemente la fronte è corrugata.

In sostanza, “accigliato” si riferisce a un aspetto facciale contratto e serio a causa di un’emozione o di una reazione negativa.

Lo so, state pensando a arrabbiato o addirittura a incazzato, ma se una persona è accigliata lo esprime fondamentalmente con la posizione delle sopracciglia, non dalle parole che dice o dalla bocca che mostra i denti. Una persona accigliata se ne sta solitamente in silenzio.

Vediamo adesso lo sbuffo di rabbia: Un’espressione di rabbia manifestata da un respiro pesante e un’espressione contratta.

Uno “sbuffo” è un termine che indica in generale un’espirazione (l’aria che esce dalla bocca) breve, energica e spesso rumorosa dell’aria attraverso il naso o la bocca, spesso, appunto, in segno di rabbia, frustrazione, disgusto o irritazione. È un gesto che può manifestare il disappunto o la sfiducia di una persona verso una situazione o un comportamento.

Ad esempio, se qualcuno emette uno sbuffo dopo aver sentito una notizia deludente, potrebbe indicare che è infastidito o insoddisfatto di quella situazione. Uno sbuffo può essere accompagnato da un’espressione facciale come un’occhiata sprezzante o un sorriso beffardo, a seconda del contesto emotivo.

Un’occhiata sprezzante è uno sguardo di disprezzo o superiorità che può essere espresso attraverso l’espressione del viso e il linguaggio del corpo.

Infatti gli occhi, durante un’occhiata sprezzante, potrebbero avere uno sguardo freddo e penetrante. Le sopracciglia potrebbero essere leggermente aggrottate o sollevate in modo sfuggente, mentre lo sguardo potrebbe essere diretto dall’alto verso il basso, come se la persona stesse guardando qualcosa di insignificante o non degno di attenzione. Potrebbe esserci una leggera curvatura delle labbra che suggerisce una sfumatura di superiorità o disapprovazione

Gli occhi invece, in altre occasioni, possono essere scintillanti: occhi che brillano di gioia o emozione. Spesso sono associati al sorriso radioso.

Gli “occhi scintillanti” sono un’espressione utilizzata per descrivere gli occhi di una persona che brillano o splendono con emozione, gioia, entusiasmo o interesse. Questa espressione suggerisce che la persona è animata da un’intensa felicità, emozione positiva o interesse particolare, che si riflette nella luminosità dei suoi occhi.

Gli occhi scintillanti possono essere osservati quando qualcuno è coinvolto in una conversazione appassionante, quando sta sorridendo o ridendo sinceramente, oppure quando sta vivendo un momento di felicità o soddisfazione. In sostanza, questa descrizione cattura l’idea di occhi luminosi e vivaci che riflettono l’emozione e l’energia positiva della persona.

A proposito di occhi. Lo sguardo può essere sospettoso: uno sguardo pieno di sospetto o sfiducia.

Lo “sguardo sospettoso” è un’espressione del viso che suggerisce diffidenza, dubbio o sfiducia. Le caratteristiche tipiche di uno sguardo sospettoso possono includere le cosiddette sopracciglia aggrottate, quando sono leggermente abbassate, creando rughe verticali sulla fronte. Gli occhi sono socchiusi, cioè semichiusi, come quando si cerca di vedere meglio un oggetto e si chiudono leggermente gli occhi.

In generale, parlando di una espressionie essa può essere ad esempio “distante“: Un’espressione che suggerisce che la mente è altrove e non concentrata sulla situazione attuale.

Torniamo agli occhi. Esistono anche gli occhi sbarrati: si tratta di occhi apertissimi, spalancati per la sorpresa o per lo shock. Esiste anche il verbo strabuzzare, molto adatto per rappresentare una sorpresa. Solamente gli occhi possono essere strabuzzati.

Gli occhi sbarrati possono essere accompagnati da una bocca aperta o un’espressione di stupore, contribuendo a rendere evidente la forte reazione emotiva.

Tutt’altra cosa è lo sguardo freddo: Uno sguardo privo di emozione o calore. Non traspare alcuna emozione.

Passiamo al sorriso, ma lo sto stesso si potrebbe dire dello sguardo.

Può essere ad esempio ammaliante, e allora ammalia. È un sorriso sexi, particolarmente affascinante, accattivante o seducente. È un’espressione del viso che trasmette un’aura di attrattiva e fascino.

Il sorriso però può essere anche affettato: Un sorriso finto o insincero. È un sorriso privo di naturalezza e spontaneità, direi artificioso.

Torniamo allo sguardo: si dice implorante quando sembra chiedere pietà o aiuto.

Implorare è simile a pregare, e quando si implora qualcuno ci si può mettere in ginocchio. Ma agli occhi imploranti questo non si può chiedere.

Vediamo adesso cos’è un’espressione contrita: Un’espressione di rimorso o pentimento. Traspare del penstimento per una colpa. Traspare mortificazione.

L’aggettivo “mortificato” si associa generalmente a un’espressione del viso che indica vergogna, imbarazzo o umiliazione. Le parti del viso che potrebbero essere coinvolte in un’espressione mortificata sono principalmente le guance che possono arrossirsi o diventare rosate a causa dell’imbarazzo o della vergogna.

Le sopracciglia potrebbero aggrottarsi o abbassarsi, indicando disagio.

Gli occhi possono abbassarsi o evitare lo sguardo, manifestando il desiderio di nascondersi.

Il viso può apparire contratto o teso, riflettendo l’emozione di mortificazione.

A proposito. “Contratto” è un aggettivo interessante.

In genere si associa al viso. Significa teso, il che segnala nervosismo. Quindi traspare nervosismo.

Qualsiasi gruppo muscolare in realtà può essere definito “contratto” se è teso o compresso è quindi che si restringe a causa di attività fisica o tensione.

C’è anche l’espressione teso come una corda di violino. Stesso significato: nervosismo e viso contratto.

Cambiamo espressione.

Lo sguardo si dice scrutatore quando è attento e analitico.

È un’espressione del viso che indica un’osservazione attenta e dettagliata di qualcosa o qualcuno. È un tipo di sguardo concentrato che potrebbe suggerire un desiderio di comprendere a fondo ciò che si sta osservando. Questa espressione può essere utilizzata per descrivere una persona che sta cercando di raccogliere informazioni.

Uno sguardo scrutatore può mettere in imbarazzo.

Si cerca di indagare o valutare una situazione.

Caratteristiche tipiche dello sguardo scrutatore possono includere sopracciglia leggermente sollevate, indicando interesse e attenzione.

Gli occhi potrebbero essere fissi sull’oggetto o la persona, come se stessero cercando di penetrare oltre l’apparenza superficiale.

Il viso appare serio o concentrato, riflettendo la dedizione alla valutazione dettagliata.

La persona potrebbe inclinarsi leggermente in avanti o avvicinarsi all’oggetto dell’osservazione, per ottenere una visione migliore.

Lo sguardo scrutatore può essere usato per descrivere un personaggio che sta cercando di risolvere un enigma, studiare qualcosa con attenzione o cercare di scoprire qualcosa che non è immediatamente ovvio.

Passiamo al sorriso malizioso: Un sorriso che rivela astuzia o intenzioni nascoste. Traspare malizia.

È un’espressione del viso che suggerisce astuzia, scherno o segreti nascosti. Questo tipo di sorriso può avere un tocco di mistero o complicità, spingendo chi lo osserva a interrogarsi su cosa potrebbe nascondere o su quale potrebbe essere l’intenzione di chi lo sta mostrando.

È un sorriso che può essere leggermente curvo: Un sorriso che non è completamente aperto, ma piuttosto curvato o inclinato leggermente da un lato.

Fonte: Flickr.com

Il sorriso malizioso spesso coinvolge solo metà del viso, come se ci fosse qualcosa che non si sta rivelando completamente.

Gli occhi possono sembrare scintillanti o brillanti.

Il sorriso potrebbe trasmettere un senso di “so qualcosa che tu non sai”. Possiamo chiamarla un’espressione di complicità.

Infatti può essere usato per creare un’atmosfera intrigante o per suggerire che c’è qualcosa di più, dietro l’apparenza.

A proposito. Lo sguardo è la cosa che più spesso viene definita complice.

La “complicità” è un sentimento di condivisione, connessione o intesa tra due o più persone, spesso basato su un’esperienza, un segreto o un interesse comune. Si tratta di un legame emotivo che suggerisce che le persone coinvolte si comprendono a un livello più profondo e hanno una sorta di “accordo silenzioso” tra di loro.

La complicità si manifesta ad esempio con una gestualità particolare: gesti leggeri, come un cenno del capo o un sorriso rapido, possono indicare un’approvazione silenziosa o un accordo tra persone complici. Un sorriso malizioso potrebbe suggerire che le persone condividono un segreto o un’intesa speciale su qualcosa. Uno sguardo che dura più a lungo del solito può indicare un senso di complicità e un’intesa non detta.

Passiamo agli occhi lucidi di cui abbiamo fatto un accenno prima: stiamo descrivendo gli occhi di una persona che stanno iniziando a riempirsi di lacrime o appaiono umidi a causa delle emozioni. Questo termine viene spesso utilizzato quando qualcuno sta provando sentimenti di tristezza, commozione, felicità intensa o qualsiasi altra emozione che può portare alle lacrime.

È interessante anche parlare degli occhi incavati: Occhi profondamente affossati, spesso indicativi di stanchezza.

Lo sguardo sfuggente invece è uno sguardo evasivo o timido. Traspare il desiderio di non lasciar trasparire emozioni. Si vogliono nascondere le emozioni.

Passiamo all’espressione costernata: Un’espressione di shock o sconcerto. Quando qualcuno è sconcertato invece potrebbe sentirsi momentaneamente disorientato o incapace di comprendere appieno ciò che sta accadendo.

Fonte: freepik.com

Che ne dite dello sguardo sbigottito?

È uno sguardo di incredulità o meraviglia.
Lo sguardo sbigottito è spesso associato a momenti di incredulità, shock o meraviglia di fronte a qualcosa di straordinario o inaspettato. È un’espressione che riflette la reazione immediata di chi è colto alla sprovvista da qualcosa di sorprendente.

L’espressione “costernata” e lo sguardo “sbigottito” sono entrambe espressioni facciali che indicano uno stato di sorpresa o stupore intenso. Hanno in comune alcune caratteristiche, ma possono variare leggermente nell’intensità e nel significato emotivo. Spesso la costernazione è associata a un senso di dispiacere o angoscia. Lo sbigottimento invece non ha un legame particolare con il fispiacere.

Possono esserci occhi spalancati per lo stupore, sopracciglia sollevate che suggeriscono sorpresa o incredulità e la bocca può essere aperta o leggermente socchiusa a causa della reazione emotiva.

Come possiamo usare questi termini?

Ripetete dopo di me così sarete più preparati ad usarli coi vostri amici:

Cos’è quella fronte corrugata? Sei preoccupato per l’esame?

Hai un sorriso radioso oggi! Dai, dimmi la bella notizia!

Maria aveva gli occhi lucidi prima. Deve aver pianto per Giovanni.

Hai uno sguardo molto assorto. Stai pensando a Paola vero?

Mario l’ho visto parecchio accigliato. Anche oggi si è alzato col piede sbagliato.

La Roma mi sa che ha perso la partita. Ho sentito uno sbuffo di rabbia venire dal salone.

Perché mi guardi con quello sguardo sprezzante. Che ti ho fatto?

Appena gli ho dato il regalo di natale, aveva gli occhi scintillanti dalla felicità .

Non fare quello sguardo sospettoso. Vado solamente a comprare le sigarette.

Oggi hai l’espressione distante. C’è qualcosa che ti preoccupa?

Perché strabuzzi gli occhi? Solo perché ti ho detto che sono incinta?

Lei mi ha guardato con uno sguardo molto ammaliante e io volevo baciarla.

Non mi piace Paola. Sta sempre con quello sguardo affettato!

L’ho perdonato. Me l’ha chiesto con uno sguardo implorante. Sembrava sincero.

Non l’ha fatto apposta, scusalo. Non vedi che sguardo mortificato che ha?

Dai, rilassati, non posso vederti con questo viso contratto.

Quello sguardo scrutatore sul tuo viso non mi piace. Credi che ti nasconda qualcosa?

Le sue battute a sfondo sessuale erano sempre accompagnate da un sorriso malizioso.

La cosa che più mi piace di quella coppia è la loro complicità. Sorridono e si guardano continuamente.

Non riesco a capire cos’ha Giovanni. Quello sguardo sfuggente potrebbe derivare dalla sua timidezza. Oppure mi nasconde qualcosa.

Perché ho questo sguardo sbigottito? Cos’hai fatto ai capelli? Sono viola!

– – –

Donazione personale per italiano semplicemente

Se vuoi e se puoi, aiuta Italiano Semplicemente con una donazione personale. Per il sito significa vita, per te significa istruzione.

€10,00

820 Imperterrito

Imperterrito (scarica)

Trascrizione

Giovanni: Un aggettivo interessante quello di cui voglio parlarvi oggi: imperterrito.

Ha a che fare con le emozioni.

Anthony: Ci sono infatti delle persone che, in certe situazioni, si mostrano assolutamente padroni delle emozioni, tanto che non lasciano trasparire alcuna emozione, alcun turbamento, quando invece le circostanze sembrano alquanto meritevoli di emozioni ed altre persone non sarebbero rimaste così imperterrite.

Invece c’è chi, imperterrito, si mostra assolutamente calmo e padrone di sé, sembra indifferente a quanto sta accadendo.

Si solito è successivo ad un verbo:

Giovanni ascoltava imperterrito le accuse di tutti i suoi compagni dopo aver sbagliato un’occasione da gol.

Quindi Giovanni, durante una partita di calcio, ha sbagliato un gol e tutti i compagni lo hanno accusato. Lui invece di sentirsi e di mostrarsi imbarazzato o colpevole, sembrava non provare alcuna emozione e li guardava imperterrito, cioè senza mostrare emozioni.

C’è anche una sfumatura di spavalderia, come a volersi mostrare superiore, indifferente, quasi a voler sfidare qualcuno:

Tutti dicevano a Maria che i leoni sono pericolosi, ma lei rimase imperterrita davanti al felino che ruggiva.

Maria dunque non mostrava alcuna paura davanti al leone. Ostentava indifferenza di fronte al leone (non ho usato casualmente questo verbo, per rappresentare la nota di spavalderia), leone che, in teoria, avrebbe dovuto turbarla, spaventarla, terrorizzarla, scuoterla o suscitare in lei almeno una reazione emotiva.

Giovanni: Dunque chi ostenta indifferenza di fronte a cose che dovrebbero tirarlo o suscitare una qualsiasi reazione lo fa in modo imperterrito.

Anthony: Avete visto che si utilizza quasi come un intercalare, infatti quasi sempre si potrebbe togliere senza danno per la frase, tipo:

Lui continuava imperterrito la sua strada nonostante i pericoli.

Altre volte invece è diverso:

Mi guardava imperterrito

Imperterrito somiglia molto a imperturbabile.

Imperturbabile, cioè non si può perturbare, cioè non si può turbare.

Se qualcosa mi turba, mi dà fastidio, mi disturba, mi scuote emotivamente.

Giovanni: Una persona ad esempio può essere imperturbabile, cioè capace di dimostrare in qualsiasi occasione una calma composta e serena. Impossibile turbare una persona imperturbabile.

Anthony: Una persona imperturbabile non si scompone, non mostra alcun turbamento di fronte a fatti e situazioni difficili, rimane impassibile, imperterrita.

Come altro sinonimo spesso si usa anche impavido, per sottolineare l’assenza di paura, oppure a volte anche ostinato, quando si continua imperterriti a fare la stessa cosa, nonostante gli insuccessi, ma questo è un uso più raro del termine.

Altre volte si utilizza anche l’aggettivo impassibile, ad indicare che nessuna emozione riesce a passare, cioè ad apparire evidente sul viso.

Giovanni: Adesso meglio ripassare, tanto per non perdere l’abitudine.

Marcelo: si dice che fare un lavoro che ti va molto a genio sia un po’ come non lavorare.

Peggy: Al principio, pensavo così anch’io. Tuttavia con il passare del tempo, mi sono reso/a conto che a volte il concetto non è così semplice. Qualche fattore, che so, la responsabilità, la scadenza che ci corre dietro, persino le persone con cui collaboriamo influenzano il nostro stato d’anima di brutto. Dunque, al di di tutto, è sempre meglio avere un lavoro che ci sconfinfera piuttosto che il contrario. Altro che storie!

Albéric:
Un ragionamento da prendere con le molle quello di cui ci parla Marcelo. Coloro che la pensano così, pare che non sappiano distinguere i concetti di lavoro e fatica. Lavoro è energia volta ad un fine determinato. Benaccetto se divertente, ma resta pur sempre lavoro.

Giovanni: Adesso mettiamoci alla prova con 10 domande sull’episodio.

Esercizi

1) Giovanni mi ascoltava _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ mentre gliene dicevo di tutti i colori. Nessuna emozione traspariva sul suo volto.

2) Paola non tremava mentre parlava. Guardava fissa in avanti. Non _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ alcuna emozione.

3) Chi si mostra assolutamente calmo e padrone di sé, senza apparentemente provare _ _ _ _ _ _ _ _ , si dice Imperterrito.

4) _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ è un sinonimo di imperterrito. Vuol dire che niente sembra turbare questa persona.

5) Quando si resta _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ , nessuna emozione riesce a passare, cioè ad apparire evidente sul viso.

6) Come altro sinonimo di imperterrito spesso si usa _ _ _ _ _ _ _ _ per sottolineare l’assenza di paura.

7) Nell’aggettivo imperterrito c’è una sfumatura di _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ , come a volersi mostrare superiore, indifferente, quasi a voler sfidare qualcuno.

8) Non puoi continuare _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ a sbagliare per sempre.

9) Le ragazze ascoltavano _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ mentre i genitori le sgridavano. Una freddezza mai vista prima.

10) Maria non mostrava alcuna paura davanti al leone. Maria _ _ _ _ _ _ _ _ _ indifferenza di fronte al leone, come niente fosse.

Soluzioni

1) Giovanni mi ascoltava IMPERTERRITO mentre gliene dicevo di tutti i colori. Nessuna emozione traspariva sul suo volto.

2) Paola non tremava mentre parlava. Guardava fissa in avanti. Non TRASPARIVA alcuna emozione.

3) Chi si mostra assolutamente calmo e padrone di sé, senza apparentemente provare EMOZIONI, si dice Imperterrito.

4) IMPERTURBABILE è un sinonimo di imperterrito. Vuol dire che niente sembra turbare questa persona.

5) Quando si resta IMPASSIBILI, nessuna emozione riesce a passare, cioè ad apparire evidente sul viso.

6) Come altro sinonimo di imperterrito spesso si usa IMPAVIDO per sottolineare l’assenza di paura.

7) Nell’aggettivo imperterrito c’è una sfumatura di SPAVALDERIA, come a volersi mostrare superiore, indifferente, quasi a voler sfidare qualcuno.

8) Non puoi continuare IMPERTERRITO a sbagliare per sempre.

9) Le ragazze ascoltavano IMPERTERRITE mentre i genitori le sgridavano. Una freddezza mai vista prima.

10) Maria non mostrava alcuna paura davanti al leone. Maria OSTENTAVA indifferenza di fronte al leone, come niente fosse.

710 Benedetto, ben detto e ben fatto

Benedetto, ben detto e ben fatto (scarica audio)

Trascrizione

Giovanni: abbiamo già parlato di ben. Giusto?

In quell’episodio, tra le altre cose, ho utilizzato anche un’esclamazione:

Ben detto!

Che si usa quando si approva una affermazione con entusiasmo e soddisfazione, specie quando ce n’è veramente bisogno. Spesso poi si accompagna questa esclamazione con un’espressione del viso di compiacimento. Vale a dire che si esprime gradimento, si mostra e si sente un’intima soddisfazione.

Tutto questo però non l’avevo detto!

Meglio tardi che mai allora!

Se ad esempio sono stato licenziato, se cioè ho perso il lavoro, posso dire:

Non mi devo abbattere, devo mettermi subito a cercare un altro lavoro!

Qualcuno, che mi vuole bene ed apprezza le mie parole può dire:

Ben detto! Bravo, così mi piaci!

Che è un po’ come dire: è lo spirito giusto da avere in questi casi! Approvo pienamente ciò che hai detto.

Similmente si utilizza anche “ben fatto“:

Mio marito mi ha tradito e io sai cos’ho fatto? L’ho cacciato di casa!

Io, che sono tuo amico rispondo:

Ben fatto! Così impara ‘sto stronzo!

Oh, scusate, mi sono lasciato andare!

Notate che non c’è alcun verbo davanti. Se ci fosse, sarebbe il verbo avere:

Hai ben fatto!

Ma, generalmente, quando si mette il verbo avere, si inverte:

Hai fatto bene!

Hai fatto bene a lasciarlo!

Avete fatto bene a fare questo

Secondo te ho fatto bene a farlo?

Ma un conto è comunicare un concetto, un altro conto è comunicare un’emozione:

Ben fatto!

C’è approvazione, ma anche sostegno, entusiasmo. C’è emozione.

Che ne dite se adesso cambiamo il verbo ausiliare?

Questo lavoro è veramente ben fatto!

Adesso essere è il verbo usato.

Beh, questa frase è da leggere un po’ diversamente, cioè:

Questo lavoro è fatto veramente bene, è ben fatto. Anche qui se usiamo prima ben e poi fatto, c’è più emozione e coinvolgimento rispetto a “fatto bene”.

Torniamo a:

Ben detto!

Cioè: hai detto proprio bene, approvo pienamente ciò che hai detto. C’è entusiasmo e soddisfazione anche in questo caso.

Invece “hai detto bene” può indicare ugualmente una approvazione (con poco entusiasmo in genere) ma più spesso si usa quando qualcosa è corretto, è giusto, quando non ci sono errori:

Dico bene?

Sto dicendo bene?

Hai detto bene, nessun errore!

Per “hai fatto bene” vale lo stesso discorso.

Bene.

Adesso, dopo “ben detto” , passiamo a benedetto.

Notate per prima cosa che la prima “e” è chiusa e non più aperta. Sono tutte chiuse in realtà, anche se nel nord Italia spesso si sentono e aperte, specie la seconda e.

Ciao, mi chiamo Benedètta!

Benedetto comunque non c’entra proprio nulla con “ben detto“, questo lo avete capito già.

Tra l’altro è un’unica parola.

Infatti Benedetto, oltre ad essere un nome maschile (come anche Benedetta, che è un nome femminile) – e si scrive con l’iniziale maiuscola in questo caso – è anche un aggettivo.

Ha a che fare con le benedizioni, certamente. Anche questo lo sapete già.

In chiesa c’è l’acqua benedetta, ad esempio (o almeno prima del COVID c’era). Anche l’ostia è benedetta, perché rappresenta il corpo di Cristo.

Tutte cose che già sapete naturalmente.

Ma in senso figurato, l’aggettivo benedetto e benedetta si usano tantissimo nel linguaggio comune.

Infatti si utilizza generalmente per esprimere un affettuoso rimprovero, oppure quando si vuole evitare di dire parolacce, ma facendo capire chiaramente che c’eravamo quasi…

In questo caso l’affetto non c’entra granché!

Vediamo se sapete distinguere.

Vi faccio qualche esempio.

Un professore chiede a uno studente:

Oggi sei preparato? Vorrei interrogarti.

Lo studente dice che non ha potuto studiare e chiede di spostare ad un’altra occasione.

Il professore:

Ma, benedetto ragazzo, sono già tre volte che rimandiamo. Quando deciderai di metterti a studiare?

Allora? Rimprovero affettuoso o incazzatura mitigata?

Si tratta di un rimprovero affettuoso. Il professore rimprovera, sgrida il ragazzo ma lo fa con affetto, senza essere duro, senza punirlo o maltrattarlo. Se ci fosse solo affetto direi “caro ragazzo“.

Qusto professore probabilmente avrebbe potuto usare parole diverse, ben più pesanti e per niente affettuose:

Ma porca miseria! È già la terza volta!

È solo un esempio.

Secondo esempio:

Esco di casa con la solita fretta e come sempre c’è traffico.

All’ennesimo semaforo rosso che mi scatta sotto gli occhi dico:

Uff… Questi benedetti semafori! Sempre rossi mi capitano!

Lo so, vorremmo dire di peggio, ma stavolta ci tratteniamo.

Questo non è ovviamente un rimprovero affettuoso ma una leggera irritazione. Magari c’è qualcuno vicino a noi e non vogliamo mostrarci isterici di prima mattina!

In quest’ultimo caso al posto di benedetto potrei sbizzarrirmi con altri termini:

Ma guarda tu! Tutti rossi mi capitano!

Questo caspita di semaforo rosso!

E che cacchio!

Che diamine! Proprio adesso che ho fretta!

Questo cavolo di semaforo!

Avtrete notato che ho evitato termini ben peggiori!

Allora, ho fatto bene a fare un episodio di questo tipo?

Karin: veramente ben fatto direi, ma, benedetto presidente, so che sacrifichi il tuo tempo per il meglio di tutti noi, ma i due minuti sono passati da un bel pezzo.

Peggy: ma io mi domando e dico: a che pro criticare? Me lo vuoi fare un favore? Anziché dire castronerie, abbi la bontà di tacere. Per quello non c’è bisogno di imparare una lingua!

Sofie: ben detto Peggy! Gli hai dato un benservito bell’e buono! D’altronde ti ha fornito un assist perfetto criticando Giovanni. Tra l’altro lui non ha raccolto la provocazione. Un vero signore, no?

Ulrike: a me la vostra sembra una reazione un po’ sopra le righe. Cosa avrà detto mai Karin di così offensivo? A cosa si deve tanta acredine?

Irina: Acredine? Proprio a ridosso della fine dell’episodio te ne esci con le parole nuove? Sei proprio senz’appello! E dire che avevo quasi capito tutto…

680 Provare qualcosa

Provare qualcosa (scarica audio

cosa provi per me?

Trascrizione

Giovanni: episodio 680 della rubrica due minuti con Italiano Semplicemente.

Avete mai provato a parlare in italiano?

No? Perché non provate allora?

Provare è il primo passo verso il successo!

A proposito, sapete che il verbo provare ha più di un significato?

Non ha infatti solamente il senso di verificare, quindi non è solamente legata ai tentativi, alle prove, alle verifiche.

Ha a che fare anche con altre questioni. 

Trascrizione completa disponibile per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente (ENTRA)

Se non sei membro ma ami la lingua italiana puoi registrarti qui

richiesta adesione

628 Tediare

Tediare

File audio disponibile per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente (ENTRA)

Se non sei membro ma ami la lingua italiana puoi registrarti qui

 

Trascrizione

Giovanni: continuiamo a parlare di atteggiamenti e comportamenti che non ci piacciono.

Abbiamo visto “sopra le righe“, e prima ancora avevamo visto ortodosso. Poi abbiamo incontrato lezioso e stucchevole. Un bel repertorio di espressioni finora, e ne vedremo delle altre anche nei prossimi giorni. 

Oggi vediamo come tediare una persona. Non faremo esattamente questo in realtà, ma mi limiterò a spiegarvi il senso del verbo, perché tediare è molto simile a stancare, ma mentre stancare si rivolge quasi sempre a sé stessi (stancarsi), tediare si  usa prevalentemente verso gli altri.

Quindi normalmente stancare si usa così:

io mi stanco, tu ti stanchi, lui si stanca, noi ci stanchiamo, voi vi stancate e loro si stancano.

Invece se uso tediare:

Io tedio Giovanni

Tu tedi Francesca

eccetera. Quindi è una azione che si rivolge contro altre persone.

In realtà il verbo stancare si può usare allo stesso modo, e in questo caso sono molto simili:

Io ti stanco.

Credo che tu mi stia stancando adesso.

Non voglio stancarvi con le mie chiacchiere

Ci stancate con tutte queste polemiche

eccetera

Il verbo tediare è simile, ma la differenza è che, oltre ad essere più “forte” o meglio, più intenso, come verbo, si usa quasi sempre con la negazione:

Non voglio tediarvi

Non volevo tediare nessuno

E’ più intenso rispetto a stancare perché trasmette anche fastidio e noia, quindi è simile a infastidire qualcuno causando “tedio“, e annoiare profondamente. Il tedio sarebbe proprio una sensazione di noia, di profonda noia, quasi esistenziale. Qualcosa di opprimente direi: Si usa poco come termine ma rende molto bene l’idea:

Non voglio inondarvi di tedio leggendovi le mie poesie…

Il tedio delle ore passate in casa in attesa che la pandemia scompaia

Direi che è anche più letterario come termine, rispetto alla noia

C’è dunque una forte insofferenza anche, cioè una Incapacità di adattamento ad una situazione o di sopportazione, di impazienza.

Si può tediare qualcuno con dei lunghi discorsi che risultano noiosi e stancanti

Volendo, ma l’uso non è frequente, si può usare anche verso sé stessi, come stancarsi:

Mi sto tediando su questo libro di grammatica italiana

Questo significa che, non seguendo le sette regole d’oro di Italiano Semplicemente, stai provando una profonda noia, e anche un intenso fastidio. Cosa aspetti allora a cambiare metodo?

Consigli a parte, vediamo altri esempi:

Giovanni ha iniziato a tediarmi qualcuno con domande inopportune. Un fastidio che non ti dico.
 
Non vorrei tediarvi con le mie lunghe spiegazioni
 
Adesso allora smetto per non tediarvi ulteriormente
 
Come avrete capito si usa spesso anche come forma di chiusura di un discorso, ed è anche abbastanza simpatica e auto ironica come chiusura, e quindi non è detto che ci si renda conto che forse non è il caso di continuare a fare qualcosa che potrebbe risultare noioso e stancante.
Adesso allora per non tediarvi ulteriormente la finiamo qua e ripassiamo alcuni episodi precedenti:

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente 

Harjit (India) e Mary (Stati Uniti): E’ possibile mai che tu non abbia ancora messo mano sul dossier assegnatoci dal direttore? Di questo passo non lo porteremo a termine manco entro la fine dell’anno.

Sofie (Belgio): ci ho messo mano eccome! È solo che ci sono molte questioni delicate. Il lavoro stavolta ci sta dando dato molto filo da torcere.

Hartmut (Germania): appunto! Il direttore questo dossier ve l’avrà assegnato perché sa che non siete mica da meno degli altri collaboratori di questa unità.

Irina (California): ti ringrazio ma mi puoi togliere una curiosità? A cosa dobbiamo queste parole belle nei nostri confronti? Nel passato, se non ricordo male, eri ben disposto a sparlare alle nostre spalle, almeno a tratti, o meglio, quando più ti è convenuto.

Karin (Germania): sapete una cosa ragazzi? Mi ha sempre colpito come siete riusciti a prenderla con filosofia davanti a questo trattamento certamente non meritato . Ma adesso sembra che Hartmut si sia dato una regolata dopo essere stato apostrofato dal direttore per non avergliela raccontata giusta un paio di volte. Vai a capire come sia riuscito a scampare al licenziamento!

A caldo e a freddo

File audio disponibile per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente (ENTRA)

Se non sei membro ma ami la lingua italiana puoi registrarti qui

Trascrizione

Benvenuti su italianosemplicemente.com io sono Giovanni e oggi parliamo di “temperature“.

Parliamo di caldo e di freddo, che con la preposizione “a” davanti diventano una frase (anzi, due frasi) con un significato preciso.

Fare qualcosa “a caldo” significa fare questa cosa poco dopo l’accaduto. Poco dopo che è successo qualcosa.

Parliamo di emozioni, quindi “a caldo” si intende quando ancora è ancora viva l’emozione.

Ad esempio:

Ho saputo del risultato delle elezioni e la mia reazione a caldo è stata di gridare a squarciagola: abbiamo vinto!!

Quando si dice che bisogna contare fino a 10 prima di rispondere quando riceviamo un’accusa o un’offesa in pratica stiamo consigliando di non reagire a caldo, di aspettare un po’, perché avrebbe la meglio l’istinto e non la ragione.

Aspettare 10 secondi serve a far raffreddare le emozioni e a far prevalere la ragione sull’istinto. Questa è una reazione a freddo.

Normalmente “a caldo” e “a freddo” si usano in questo modo, quando si parla di risposte, di reazioni, ma si può usare anche quando parliamo di fare movimenti a caldo o a freddo.

Se faccio attività sportiva ed inizio a fare esercizi molto intensi, senza riscaldamento muscolare, posso anche farmi male. Allora è meglio non fare dei grossi sforzi a freddo o movimenti particolari.

In questo caso meglio fare questi movimenti a caldo,dopo che ci siamo riscaldati.

La preposizione “a” anche in questo caso ha un significato simile a “quando“, nel senso che indica un momento preciso, proprio come abbiamo già visto nella frase “a babbo morto”.

Ci vediamo alla prossima espressione. Un saluto da Giovanni.

A presto (ecco un altro esempio).

👋 Ciao

Protetto: Il segno dei pesci

Questo contenuto è protetto da password. Per visualizzarlo inserisci la password qui sotto.

L’addio di Francesco Totti

Audio

Il video

https://www.youtube.com/watch?v=BF61OpqU8jk

 

Trascrizione

totti_immagine

Ssssss… eh, è facile per voi… eh, ci siamo… è arrivato il momento.

Si sente?

La folla: Sìììììì

Sembra un concerto. Purtroppo è arrivato questo momento che speravo non arrivasse mai. Purtroppo è arrivato…

In questi giorni ho letto tantissime cose su di me: belle, bellissime. Ho pianto sempre, tutti i giorni, da solo, come un matto.

Perché 25 anni non si dimenticano. Con voi dietro le spalle, che mi avete spinto nel bene e nel male, anche nei momenti difficili… soprattutto.

E per questo vogli ringraziarvi a tutti quanti, qua, anche se non è facile…

Lo sapete che non sono di tante parole… però le penso!

E… questi giorni con mia moglie ci siamo messi a tavolino e gli (“le”) ho raccontato un po’ di cose… un po’ di anni vissuti con questa maglia, questa unica maglia.

Anch’io ho scritto, abbiamo scritto una lettera per voi, non so se riuscirò a leggerla… ci provo.

Se non la finisco… la finirà mia figlia Chanel, che non vede l’ora di leggerla.

Devo prende fiato (“prendere fiato“), scusateme (“scusatemi“). Vado sennò si fa troppo tardi… c’avete fame… è ora di cena… io starei qua fino a… altri 25 anni!

Grazie Roma, grazie a mamma e papà, grazie a mio fratello, ai miei parenti, ai miei amici, grazie a mia moglie e ai miei tre figli.

Ho voluto iniziare dalla fine, dai saluti, perché non so se riuscirò a leggere queste poche righe.

E’ impossibile raccontare 28 anni di storia in poche frasi. Mi piacerebbe farlo con una canzone o una poesia, ma io non sono capace di scriverla, ho cercato in questi anni di esprimermi attraverso i miei piedi, con i quali mi viene tutto più semplice…

A proposito, sapete qual era il mio giocattolo preferito? Il pallone. Lo è ancora ma a un certo punto della vita si diventa grandi. Così mi hanno detto e il tempo lo ha deciso… maledetto tempo… E’ lo stesso tempo che il 17 giugno 2001 (giorno dello scudetto della Roma, ndr) avremmo voluto passasse in fretta: non vedevamo l’ora di sentire l’arbitro fischiare per tre volte. Mi vien ancora la pelle d’oca a ripensarci.

Oggi questo tempo è venuto a bussare sulla mia spalla dicendomi: dobbiamo crescere, da domani sarai grande, levati i pantaloncini e scarpini perché tu da oggi sei un uomo e non potrai sentire l’odore dell’erba così da vicino, il sole in faccia mentre corri verso la porta avversaria, l’adrenalina che ti consuma e la soddisfazione di esultare.

Mi sono chiesto in questi mesi perché mi stiano svegliando da questo sogno. Avete presente quando siete bambini, e state sognando qualcosa di bello e vostra madre vi sveglia per andare a scuola? Mentre voi volete continuare a dormire e provate a riprendere il filo di quella storia ma non ci si riesce mai? Stavolta non era un sogno, ma realtà.

Io voglio dedicare questa lettera a tutti voi: ai bambini che hanno tifato per me, a quelli di ieri che ormai sono cresciuti e forse sono diventati padri e a quelli di oggi che magari gridano “Totti gol”.

Mi piace pensare che la mia carriera sia per voi una favola da raccontare…. questo è il pezzo più brutto… Ora è finita veramente… mi levo la maglia per l’ultima volta, la piego per bene anche se non sono pronto a dire basta e forse non lo sarò mai.

Scusatemi se in questo periodo non ho rilasciato interviste e chiarito i miei pensieri, ma spegnere la luce non è facile.

Adesso ho paura… non è la stessa cosa che si prova di fronte alla porta quando devi segnare un calcio di rigore.

Questa volta non posso vedere attraverso i buchi della rete cosa ci sarà dopo.

Concedetemi un po’ di paura, questa volta sono io ad aver bisogno di voi e del vostro calore… quello che mi avete sempre dimostrato.

la folla: … non ti lasceremo mai…

Con il vostro affetto riuscirò sicuramente a voltare pagina e a buttarmi in una nuova avventura. Ora è il momento di ringraziare tutti i compagni di squadra: i tecnici, i dirigenti, i presidenti, tutte  le persone che hanno lavorato accanto a me in questi anni…

…i tifosi, la Curva Sud… un riferimento per noi romani e romanisti.

Nascere romani e romanisti è un privilegio…. fare il capitano di questa squadra è stato un onore… siete e sarete sempre nella mia vita.

Smetterò di emozionarvi con i piedi ma il mio cuore sarà sempre lì con voi.

Ora scendo le scale, entro nello spogliatoio che mi ha accolto che ero un bambino e che lascio adesso che sono un uomo.

Sono orgoglioso e felice di avervi dato 28 anni di amore…

…vi amo!”