Prima lezione – Questa lezione è in visione per tutti.
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- ABSTRACT: Breve descrizione in più lingue (inglese, francese, arabo, greco, tedesco, russo, spagnolo)
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1. Introduzione alla prima lezione
Buongiorno e benvenuti nel corso di Italiano Professionale. Siamo alla prima sezione del corso, dedicata alle frasi idiomatiche più usate in ambito professionale. Vediamo oggi le prime frasi idiomatiche del corso.
Come prima lezione, dopo aver spiegato brevemente le finalità del corso, vi illustrerò il metodo usato per la spiegazione delle frasi idiomatiche; infine passeremo alla spiegazione vera e propria.
Il corso è rivolto a chiunque voglia lavorare in Italia o con gli italiani, e prevede un livello di preparazione B2/C1. Per coloro che sono ancora alle prime armi, vale a dire che hanno iniziato solamente da poco tempo la lingua italiana, consiglio di seguire il corso gratuito per principianti, presente sul sito web di Italiano Semplicemente, all’indirizzo http://italianosemplicemente.com
Oggi iniziamo con delle di espressioni idiomatiche molto usate in Italia e dagli italiani, che vengono normalmente utilizzate quando vi presentate personalmente, oppure se presentate la vostra attività o la vostra azienda.
Potrebbe infatti capitarvi non solo di presentarvi ad una azienda per un colloquio di lavoro, ma anche di partecipare ad un meeting, ad un convegno, ad una conferenza, ad una tavola rotonda, oppure semplicemente potreste dover spiegare ai vostri clienti italiani o ad aziende italiane qual è la vostra attività, anche per telefono. In tal caso dovrete spiegare cosa sapete fare e come sapete farlo.
In questi casi ci sono molte espressioni che posso esservi certamente di aiuto nella spiegazione semplicemente di cosa vi occupate, di qual è la vostra attività principale e che tipo di esperienza e credibilità avete, sia come persona che come azienda. E’ importante perché è una delle prime cose di cui si parla quando ci si presenta da un punto di vista professionale.
Prima di arrivare alle espressioni, vi anticipo che per ogni frase idiomatica o espressione tipica che verrà spiegata nel corso, sarà indicato il contesto nel quale è più utilizzata. Verrà data cioè una “etichetta”, una label, in inglese, a questa frase idiomatica. In questo caso l’etichetta, è “presentazione”. Le etichette in tutto sono quattro:
- presentazione
- riunioni
- colloquio di lavoro
- trattare e convincere
Si tratta quindi dei nomi delle quattro sezioni che seguiranno dopo la prima sezione dedicata alle frasi idiomatiche. Quindi inizialmente ci occuperemo delle frasi idiomatiche; nelle altre quattro sezioni si affronteranno le questioni più importanti dal punto di vista professionale. Tali sezioni, tali questioni, sono, costituiscono, appunto, le etichette. Nel corso verrà quindi trattato nel dettaglio ogni aspetto della vita professionale e lavorativa, e le occasioni più frequenti in ambito professionale. Ogni frase idiomatica verrà spiegata inizialmente in questa prima sezione – oggi vediamo le prime frasi – e avrà una etichetta di riferimento, che è quindi, lo ripeto, l’occasione nella quale tale frase viene utilizzata più di frequente.
Successivamente, in ogni sezione che seguirà, nei vari dialoghi e spiegazioni verranno utilizzate tutte le frasi idiomatiche con quella etichetta, anche più volte, finché non sarete in grado di comprenderla e utilizzarla anche voi.
Una delle frasi di oggi, la prima che spieghiamo oggi, è “essere alle prime armi” ed ha l’etichetta “presentazione”, in quanto riguarda soprattutto questo aspetto. Questo non significa che non può essere usata in altri contesti o situazioni. Ad esempio potrebbe capitarvi anche durante un colloquio di lavoro, ma anche in quel caso state presentando voi stessi, poiché per ottenere un posto di lavoro, per essere assunti, per avere il lavoro, occorre presentarsi, avete bisogno di presentarvi. E’ la prima cosa che si fa. E’ per questo che oggi stiamo affrontando il primo problema linguistico legato alla presentazione. Dopo aver detto il vostro nome, quello della vostra azienda e di cosa si occupa, occorre dire se avete esperienza oppure se non ne avete.
Dunque questa prima lezione è divisa in quattro parti: dopo questa breve introduzione vedremo le 10 espressioni idiomatiche più importanti per esprimete le vostre competenze, poi vedremo alcune espressioni che esprimono invece la “sufficienza”, un concetto molto negativo nel mondo del lavoro e dunque si tratta di frasi da non utilizzare; nella terza parte vedremo quali espressioni usare quando non siete ancora molto esperti nella vostra attività lavorativa. Infine vedremo quali sono le espressioni più rischiose, e per questo meritano una maggiore attenzione da parte vostra.
2. Le prime dieci espressioni idiomatiche
Cominciamo dunque con la spiegazione delle parole della prima frase idiomatica del corso Italiano Professionale: “essere alle prime armi”.
“Essere” è un verbo, lo conoscete, è un verbo ausiliare. “Le prime” è il contrario di “le ultime”, quindi vuol dire che vengono all’inizio, chi arriva primo arriva prima degli altri, sta avanti agli altri. In questo caso però si tratta delle “prime armi”. Probabilmente la frase ha origini militari. Le armi servono per sparare, come i fucili e le pistole, che sono armi da fuoco, ma anche la spada è un’arma, un coltello, eccetera.
Quando si dice “essere alle prime armi”, quando si sente qualcuno dire ad esempio : “sono alle prime armi”, letteralmente non vuol dire nulla, quindi la frase non ha un senso proprio, come d’altronde quasi tutte le frasi idiomatiche.
Il senso proprio ce l’ha però in ambito militare: chi non ha mai sparato prima, chi si trova ad usare un’arma da fuoco per la prima volta, può dire che è alle prime armi, cioè si tratta di una delle prime volte che usa un’arma. Probabilmente è questa l’origine della frase, ma oggi “essere alle prime armi” si applica in qualsiasi contesto, anche non lavorativo.
Ogni qualvolta che si esercita una attività da poco tempo, che si è appena iniziato, oppure si è in un certo ambito lavorativo solo da poco tempo, e non si ha molta esperienza, si può dire “sono alle prime armi”, o “siamo alle prime armi”.
Ma possiamo anche uscire dall’ambito lavorativo. Anche nello sport possiamo usare questa espressione. Guardando un calciatore ad esempio, un calciatore molto dotato, un forte giocatore, come Francesco Totti, si potrebbe dire: Francesco Totti non è certo alle prime armi.
Questo significa che Francesco Totti è un calciatore esperto, che sa giocare a calcio e che lo fa da molto tempo: non è alle prime armi. Se dico non è “certo” alle prime armi, la parola “certo” rafforza la frase: “non è alle prime armi” è uguale a “non è certo alle prime armi”, ma la seconda frase è più forte, si vuole evidenziare che Totti è un calciatore esperto.
L’espressione è assolutamente adatta a qualsiasi circostanza, in qualsiasi contesto, sia informale che informale. Nessuno si stupirà se usate questa espressione, in nessuna occasione.
Se siamo però in un ambiente più familiare, tra amici o tra persone che si conoscono bene, possiamo usare anche altre espressioni. Se volete dire che avete molta esperienza, che avete una certa esperienza in un certo lavoro o in certo settore, perché magari volete convincere il vostro potenziale partner di affari a collaborare con lui, ad avvalersi della vostra esperienza, potete anche usare altre espressioni se il contesto lo richiede. Potete ad esempio dire “non sono nato ieri“, o analogamente a prima, “non sono certo nato ieri“.
In questo modo siete più confidenti, più vicini al vostro partner d’affari, e volete convincerlo che siete degli esperti, che sapete fare il vostro lavoro, ok? “Non sono certo nato ieri nel campo delle vendite“, oppure “non sono nato ieri se parliamo di gestione del personale“.
Questa espressione la potete usare solamente nella versione negativa. Nessuno in Italia dice “sono nato ieri”, ma solamente “non sono nato ieri”.
“Non sono nato ieri” è molto più informale di “non sono alle prime armi” ed anche di “ho una certa esperienza“, che invece potete anche usare in contesti un po’ più importanti. Una “certa” esperienza vuol dire una esperienza importante, molta esperienza. Spesso si dice “una certa” in italiano. Potete ad esempio dire, se avete fame: “ho una certa fame” eccetera. Non è volgare, né dialettale, e potete usarla in qualsiasi circostanza. Quindi potete dire semplicemente “ho esperienza“, “ho molta esperienza“, o “ho una certa esperienza”
Un’altra espressione informale, che si può ugualmente usare in ambito professionale ma quindi solo in un contesto informale, e che è equivalente a “non sono nato ieri”, è “so il fatto mio“. La frase non ha un suo significato proprio, “so” viene dal verbo sapere, quindi io so, tu sai, egli sa, noi sappiamo, eccetera. Ed “il fatto”, è un accadimento, qualcosa che è successo, quindi non avrebbe nessun senso la frase, ma “il fatto mio”, o “il fatto suo” ha un senso, un significato idiomatico che è entrato nel linguaggio corrente.
Chi “sa il fatto suo“, sa cosa fare, sa come comportarsi, sa lavorare, sa fare bene una cosa eccetera. Bisogna sempre specificare cosa però, a meno che non sia scontato. Se lo dite durante una vostra presentazione, senza specificare cosa sapete fare, ha lo stesso significato di “non sono nato ieri“. Forse è un po’ meno forte, meno diretto. “Sapere il fatto proprio” in generale, vuol dire, in ambito lavorativo, che il vostro lavoro lo sapete fare bene. Il “fatto proprio”, quindi mio, tuo eccetera, è in qualche modo la propria professionalità, la propria esperienza. Io, personalmente, posso dire ad esempio che so il fatto mio in termini di insegnamento dell’italiano, ma so il fatto mio anche in termini di come fare una pizza, so il fatto mio in termini di statistica, poiché sono laureato in statistica, e so il fatto mio anche in termini informatici, e credo si sapere il fatto mio appunto, anche nell’insegnamento della lingua italiana.
Passiamo alla espressione numero cinque. Sono due espressioni in realtà, quasi uguali, ma non esattamente uguali. Tali espressioni hanno lo stesso significato di “sapere il fatto proprio“, ma evidenziano maggiormente il fattore tempo. Il tempo che avete passato ad occuparvi di un argomento. Si tratta delle due espressioni “saperla lunga” e “avere l’occhio lungo“. Entrambe contengono la parola lunga o lungo. Si tratta di espressioni abbastanza informali, ma esprimono lo stesso concetto visto finora. Coloro che “la sanno lunga” hanno molta esperienza perché sono da lungo tempo nel settore, e chi invece “ha l’occhio lungo”, allo stesso modo, è esperto in qualcosa, talmente esperto che non gli sfugge nulla, l’occhio sta a significare il fatto che niente sfugge al suo sguardo, l’occhio è lungo, quindi nulla sfugge. Saperla lunga quindi evidenzia maggiormente il tempo, mentre avere l’occhio lungo pone l’accento maggiormente sull’occhio, cioè sull’attenzione, sulla capacità, in particolare quella di saper superare dei problemi. Si tratta, ripeto, di espressioni abbastanza informali.
La versione formale di queste due espressioni è “non essere sprovveduti“. Se dico di non essere uno sprovveduto vuol dire esattamente la stessa cosa, ma che c’è un accento sui problemi, e sul fatto che io sono in grado di risolverli grazie alla mia esperienza: quindi che so cosa fare, se so affrontare i problemi, allora sono una persona attenta, non sono uno sprovveduto. Credo che questa sia una espressione molto rassicurante. Non si tratta di una espressione idiomatica, perché la frase ha un suo senso proprio, ma è importante conoscerla perché rassicura molo chi la ascolta. Un vostro potenziale collaboratore, o datore di lavoro, vuole essere rassicurato da voi, e voi dovete fargli capire che sapete risolvere dei problemi, perché è quella la differenza tra un buon lavoratore e un cattivo lavoratore.
Dare sicurezza, dare fiducia, è fondamentale in una presentazione professionale. Non bisogna solamente dire che si è bravi a fare qualcosa. Chiunque può dirlo. Occorre anche saper enfatizzare alcuni aspetti all’occorrenza, e se serve quindi occorre tranquillizzare, dare certezze al proprio interlocutore, cioè alla persona o alle persone con cui state parlando. Questa frase serve esattamente a questo, a rassicurare, a dare certezze, a far stare tranquillo chi vi ascolta.
Riguardo alla frase “so il fatto mio” è bene specificare che si può dire in diversi modi; ad esempio io posso dire che so il fatto mio in termini di statistica, oppure che so il fatto mio in statistica, o che so il fatto mio nella statistica, o anche che so il fatto mio quando si parla di statistica o a proposito di statistica.
Questa è una caratteristica di molte frasi idiomatiche italiane. C’è sempre un modo principale e più diffuso di dire una certa frase, ma non è detto che sia l’unico modo.
Questo non accade però con un’altra frase, strettamente collegata con quelle che abbiamo già visto. La frase è “farsi le ossa“. Farsi le ossa è una frase spesso utilizzata in fase di presentazione. Le ossa, come sapete, sono la struttura del corpo umano, lo scheletro è fatto di ossa. Le ossa sono di colore bianco e sostengono il nostro corpo. Ma cosa significa l’espressione “farsi le ossa”? Cosa c’entra col corpo umano? Non è in realtà molto difficile da spiegare e da capire, anche perché in altre lingue esistono espressioni simili. Farsi le ossa, letteralmente, significa rafforzare le ossa, rendere le ossa più forti, farle diventare più forti, in modo che possano sostenere un peso più grande, un peso maggiore. La frase “farsi le ossa” significa però non rafforzare il corpo, lo scheletro, le ossa, ma è usato in senso figurato. Quello che viene rafforzato, quello che diventa più forte è la propria esperienza, la propria professionalità. In inglese ad esempio si dice “cut your teeth“, che tradotto è “tagliare i denti”, analogamente, in francese è “se faire les dents“, che significa in italiano “farsi i denti”. Vediamo che sia in inglese che in francese si parla di denti quindi, che sono comunque delle ossa, le ossa che si trovano in bocca. In spagnolo invece si dice “ir metiéndose en tema“, quindi stavolta le ossa e i denti non c’entrano nulla.
Quindi chi si fa le ossa “su” qualcosa, o chi si fa le ossa “con” qualcosa, sta imparando, sta diventando più esperto, sta migliorando la propria bravura, la propria professionalità, la propria formazione professionale, sul campo, direttamente sul campo. “Sul campo” vuol dire non sui libri, ma sul campo, cioè lavorando.
Chi si fa le ossa rischia di sbagliare, come chi cerca di imparare l’italiano; rischia di rompersi le ossa, cioè di fare degli errori, ma questi errori, queste ossa rotte, lo aiuteranno a diventare più forte e più esperto. Un principiante dunque, cioè colui che non è esperto a fare qualcosa, facendosi le ossa fa esperienza, diventa mano a mano più esperto, fa quindi errori, ma impara, si fa le ossa. Farsi le ossa è una espressione che potete usare ovunque e in modo sia formale che informale, sia tra amici che tra colleghi. Sia “farsi le ossa” che “essere alle prime armi” si usano prevalentemente nella forma parlata e meno in quella scritta, come quasi tutte le espressioni idiomatiche.
Quindi, sempre in tema di presentazione personale, in tema di presentazione vostra o quello della vostra azienda o attività, abbiamo visto altre tre frasi tipiche, molto usate.
Le espressioni viste finora, se usate nel modo giusto, sono tutte da vedere in ottica di presentazione, quando ci si presenta e si fa una offerta, si offre se stessi, la propria professionalità, al servizio di un cliente o di un’altra azienda. Si usano per dire che siete affidabili, se dite “mi sono fatto le ossa per 10 anni”, o “non sono alle prime armi”, vuol dire che ci si può fidare di voi, che siete una sicurezza, che si può “contare su di voi“.
Questa ultima espressione “potete contare su di me“, ad esempio, come l’ho appena utilizzata va interpretata nello stesso modo delle altre frasi viste, ma c’è anche un secondo significato importantissimo in fase di presentazione: normalmente infatti la frase “potete contare su di me” si usa come esclamazione, quando voi accettate una proposta che vi è stata appena fatta. E’ per questo che la frase in questione la vediamo per ultima. In questo caso quindi dovete rispondere ad una richiesta, qualcuno vi sta facendo una offerta, vi sta offrendo un lavoro o una collaborazione, avete convinto il vostro partner e dovete decidere voi, adesso, se accettate oppure no. Dunque se, al termine di un colloquio di affari vi viene chiesto: allora? accettate di collaborare con noi? Accettate l’offerta? Voi potete rispondere “potete contare su di me!“. Vuol dire semplicemente: accetto! Ok! Va bene! Sicuramente! Senz’altro! Però non è esattamente uguale.”C’è qualcosa in più. “Potete contare su di me“, o “lei può contare su di me” è non solo un “sì!”, ma è anche una promessa, una dichiarazione di fedeltà, un sì molto convinto, un sì molto forte. Il vostro partner d’affari italiano sarà molto soddisfatto della vostra risposta, perché ha ricevuto una promessa da voi, e voi siete stati assolutamente più convincenti, rispetto ad un semplice “Sì!”. Quando si può contare su qualcosa, o su qualcuno, vuol dire che sicuramente, al 100%, il risultato sarà positivo; non ci sono possibilità di errore. Ecco perché è una promessa. La scelta dell’espressione da usare è quindi molto importante in fase di presentazione. Informalmente si può dire “puoi contare su di me” o anche semplicemente “contaci!”, che sono le due versioni informali, in cui si da del tu anziché del lei al proprio interlocutore. Contare su di voi, quindi, significa dare fiducia, esprimere sicurezza, dare rassicurazione, fare squadra, ed è una espressione molto positiva, che aumenterà enormemente la vostra credibilità, rispetto ad un semplice: “va bene”.
Quando siete in grado di svolgere un lavoro, nel senso che lo sapete fare molto bene, e volete sottolineare, evidenziare, marcare che nulla vi preoccupa ed anzi, che il lavoro vi appassiona talmente tanto che è anche un piacere oltre ad essere molto facile per voi, in tal caso una espressione molto interessante da usare è “andare a nozze”. Cosa significa? Le nozze sono la cerimonia religiosa del matrimonio; il matrimonio stesso è anche detto “nozze”. Il viaggio di nozze, ad esempio, è il viaggio che gli sposi fanno subito dopo che è avvenuto il matrimonio. Le nozze rappresentano quindi un evento lieto, e quindi “andare a nozze”, cioè andare ad un matrimonio, essere invitati ad un matrimonio e partecipare, è sempre una cosa molto gradita; non comporta alcun impegno e la vostra giornata sarà sicuramente molto piacevole. Potete quindi dire “io vado a nozze con il mestiere del venditore”, vuol dire che lo sapete fare bene, e che vi piace anche molto. Si dice anche “è un invito a nozze”, o informalmente “mi stai invitando a nozze!”, oppure “questo lavoro lo ritengo un invito a nozze” eccetera. Sicuramente è una frase adatta per ogni circostanza, anche molto elegante ritengo, con la quale si esprime sicurezza, quasi spavalderia direi, quindi si deve porre attenzione al tono che si usa quando si utilizza questa espressione. Non vi consiglio di usarla con chi ancora non conoscete, almeno non nelle fasi iniziali.
Vediamo ora alcune espressioni da evitare, anticipando quindi la seconda parte di questa lezione. Le frasi che seguono e che spiegherò ora hanno una cosa in comune: non bisogna mai utilizzarle. Allo stesso tempo diffidate, state lontani, tenete alla larga chi le pronuncia.
Una di queste espressioni è: “me la cavo“. Cosa significa me la cavo? Me la cavo, oppure “me la so cavare” è una frase informale, usata solamente nella forma verbale, quindi non la troverete mai per iscritto. “Me la cavo” significa semplicemente “faccio del mio meglio, faccio ciò che è sufficiente“. Potrebbe capitarvi di ascoltare qualcuno che dice ad esempio: “col mio lavoro me la cavo abbastanza“, oppure “noi ce la caviamo abbastanza“, “nella nostra azienda ce la caviamo abbastanza“, o anche “ce la caviamo abbastanza bene a fare il nostro lavoro“. E’ perciò diversa dalle farsi viste finora. Fondamentalmente il concetto è sempre lo stesso: riesco a fare una cosa, riesco a svolgere un lavoro, sappiamo fare questo o quello, ma stavolta chi la pronuncia sta dicendo che, pur sapendo svolgere un lavoro, pur essendo in grado di svolgere un lavoro, non è il migliore, si potrebbe fare meglio, c’è qualcuno che sa farlo meglio. Allo stesso modo, sono da evitare espressioni come “ce la posso fare”, “bene o male” o anche “più o meno”, come ad esempio: “questo lavoro, bene o male, lo so fare”, oppure “più o meno sono abbastanza capace a svolgere questo lavoro”. Una di queste tre espressioni potrebbe costarvi molto caro, quindi tenetevi ben lontani dall’usare “me la cavo”, “bene o male” e “più o meno” e “ce la posso fare”, almeno in ambito professionale. Quindi ne sconsiglio fortemente l’utilizzo in una qualsiasi presentazione professionale. Potete usarla solo in senso ironico tra amici, ed in questo caso potrebbe anche esprimere modestia, ma a questo proposito è importantissimo il tono con il quale si pronunciano queste espressioni.
3. Le espressioni di “sufficienza” ed il “minimalismo”
Queste espressioni appena viste mi forniscono l’occasione di introdurre due concetti fondamentali: la “sufficienza” e il “minimalismo”.
Vediamo meglio il primo punto. Cos’è il senso di sufficienza? Deriva chiaramente dalla parola “sufficiente”. Se qualcosa è sufficiente vuol dire che è appena accettabile, che non è buona, non è ottima, non è la migliore, ma neanche la peggiore. E’ sufficiente, permette di evitare il peggio, è “quanto basta”. Ma voi fareste mai affari con qualcuno che quando lavora lo fa con sufficienza? Vorreste avere dei colleghi che preferiscono dare il minimo anziché dare il massimo?
Probabilmente la risposta è “no!”. E’ esattamente questo che significa “lavorare con sufficienza”, o anche “fare le cose con sufficienza”, e chi si comporta in questo modo non è sicuramente una persona con la quale si ha voglia di fare affari o di collaborare. Quindi la frase “noi ce la caviamo abbastanza” da il senso di sufficienza in chi parla. Chi pronuncia questa frase non vuole essere il migliore, non si reputa il migliore, non crede di essere il più bravo a fare una cosa, che può essere anche il suo lavoro.
Il secondo motivo per cui non usare questa frase è che è fondamentale il tono con cui viene pronunciata la frase. Solitamente viene pronunciata con ironia infatti, proprio per evitare che si pensi che chi la pronuncia lavori con sufficienza.
Per questi due motivi vi sconsiglio di usare questa frase, e tutte le frasi che esprimono lo stesso concetto di minimalismo. Ritorneremo sul concetto di minimalismo nel corso della seconda sezione del corso; per ora vi sconsiglio perciò di usare queste espressioni. La stessa attenzione va rivolta verso anche espressioni come “facciamo del nostro meglio“, “siamo sufficientemente bravi“, “sono sufficientemente esperto“.
Spesso si sente anche dire “me la cavicchio“, espressione ancora più informale e palesemente ironica.
4. Cosa dire quando non siete ancora molto esperti?
Anziché usare una delle espressioni appena viste, qualora vogliate veramente comunicare una effettiva mancanza di esperienza, in qualsiasi circostanza (formale ed informale) potete usate altre espressioni, che ritengo siano più adatte. Qualora quindi non siate veramente degli esperti in una certa attività, ma state imparando molto velocemente e già state ad un ottimo livello, anziché dire “più o meno sono capace” potete dire ad esempio “sto cominciando a prenderci la mano”. Tenete presente però che non state dicendo che siete molto bravi, che siete il meglio che esista, ma che pur non essendo ancora degli esperti, siete “sulla buona strada”, state andando cioè verso quella direzione, state diventando sempre più bravi, e tra non molto diventerete dei veri esperti. In questo modo esprimete in primo luogo una certa modestia, vale a dire ammettete di non essere ancora i migliori, e nello stesso tempo che siete determinati nel migliorare sempre di più. La stessa cosa non emerge con le precedenti espressioni viste, cioè con “me la cavo”, “bene o male” e “più o meno”, “faccio del mio meglio” eccetera, che esprimono invece sufficienza e minimalismo.
In modo molto informale, si usa anche una espressione molto curiosa: “fare la propria porca figura”. Ad esempio se una persona domanda informalmente: “come te la cavi con l’uso di photoshop?” la risposta, altrettanto informale, potrebbe essere “faccio la mia porca figura”, oppure “modestamente faccio la mia porca figura”. Vi consiglio di non usare questa espressione, in quanto non esprime nulla di più di un normale “sono abbastanza bravo”, quindi ha lo stesso identico significato. L’uso di questa espressione è interpretabile solamente come un atto di eccessiva confidenza, come se si volessero accorciare le distanze. Di conseguenza potrebbe non essere conveniente usare questa espressione. Allo stesso modo, se la sentite pronunciare da un italiano, non è proprio il massimo della professionalità. In definitiva, vi consiglio perciò di non usare questa espressione. E’ bene comunque conoscerla per saper comprenderla e interpretarla correttamente.
5. I rischi
Parliamo ora dei rischi. Parliamo cioè dei rischi nella pronuncia delle frasi che abbiamo imparato. Tutte le frasi idiomatiche viste finora non sono tutte delle frasi senza rischi, non sono cioè tutte prive di rischi. Per capire se ci sono dei rischi, occorre vedere le singole parole, e capire se possiamo sbagliarci e confonderci, se possiamo sbagliare una parola e dirne un’altra al suo posto.
In questo caso, che può succedere naturalmente, dobbiamo capire se il nostro errore è senza conseguenze, oppure se è un grave errore. Possiamo sbagliare a pronunciare una parola, è chiaro, ma sbagliando possiamo anche esprimere il concetto opposto per errore. Possiamo dire esattamente il contrario di ciò che volevamo dire. Possiamo anche pronunciare, senza rendercene conto, una brutta parola, una parolaccia, magari solo perché sbagliamo l’accento o una sola lettera della parola.
State attenti ad esempio alla forma negativa e positiva di ciascuna frase. Ad esempio se sono un esperto nel mio lavoro, “non sono alle prime armi” va bene, perché come detto vuol dire che sono un professionista, ma se togliete la parola “non” e dite solamente “sono alle prime armi”, avete detto la cosa contraria. Sempre alla forma negativa, la stessa cosa vale per “non sono nato ieri“. Alla forma positiva invece abbiamo visto che lo stesso concetto potete esprimerlo dicendo “so il fatto mio“; anche in questo caso siete degli esperti, ma la frase è affermativa e non negativa: non c’è la negazione. Anche “mi sono fatto le ossa” e “potete contare su di me“ sono alla forma affermativa. State perciò attenti alla forma negativa e positiva.
In tutte le espressioni che abbiamo visto oggi invece non ci sono rischi di confusione con delle parole volgari, anche dette “parolacce”.
Riguardo all’espressione “fare la propria porca figura”, fate molta attenzione, perché la parola “porca” è assolutamente rischiosa, infatti “porca” in italiano è il femminile di porco, che vuol dire maiale. Il problema è che il termine “porca”, al di fuori di questa espressione, si usa solamente in contesti offensivi. La parola “porca”, in Italia, si usa cioè per insultare una donna, e persino per bestemmiare, se legata a termini religiosi. L’espressione quindi è abbastanza “forte” ed anche per questo che è sconsigliabile, come vi dicevo precedentemente, usare questa espressione. E’ comunque bene sapere che esiste, e sapere come collocarla in un contesto comunicazionale.
6. Il vostro turno: la ripetizione
Ora concludiamo questa prima lezione con un piccolo esercizio di pronuncia. È perciò il vostro turno, provate a ripetere dopo di me, ricopiando la frase e l’intonazione usata. Anche l’intonazione è molto importante, quindi recitate come se foste degli attori. Non pensate alla grammatica.
- Formale: Non sono alle prime armi in questo settore. Sono ormai 20 anni che mi occupo con passione di trasporti e logistica;
- Informale: Potete stare tranquilli, non siamo certo nati ieri nel campo dell’informatica;
- Formale: Sicuramente posso dire di avere una certa esperienza con l’import-export;
- Informale: Potete fidarvi della nostra azienda, sappiamo il fatto nostro nello sviluppo di antivirus;
- Informale: Noi la sappiamo lunga in termini di beni alimentari;
- Informale: Personalmente credo di avere l’occhio lungo per gli affari;
- Informale: Ci siamo fatti le ossa direttamente sul campo, ormai conosciamo molto bene i nostri clienti;
- Formale: Potete sicuramente contare su di me. Sono entusiasta della vostra offerta;
- Informale: Contaci! Da oggi sono uno dei vostri;
- Informale: a fare il nostro lavoro ce la caviamo abbastanza;
- Formale/informale: fare il direttore dell’hotel per me è veramente un invito a nozze;
- Formale/informale: bene o male riuscirò a portare a termine questo progetto;
- Formale/informale: Come sta andando? Sono sicuramente sulla buona strada;
- Informale: Modestamente facciamo la nostra porca figura nel settore tessile.
7. Conclusione
Bene, finisce qui la prima lezione del corso di Italiano Professionale.
Mi raccomando, è importante, importantissimo che questo file audio venga ascoltato più volte, anche a pezzi, non necessariamente in una volta sola. E’ necessario, se volete memorizzare, che ripetiate l’ascolto del file almeno una volta al giorno per almeno una decina di giorni. Mi rendo conto che si tratta di molte espressioni, ma sono tutte molto usate in Italia. Vedrete che quando queste espressioni verranno richiamate nella sezione dedicata alla Presentazione, sarà tutto molto più facile ed intuitivo.
E’ proprio la ripetizione il punto di forza, e questo è quello che fa veramente la differenza tra un corso come questo, basato sull’ascolto di file audio, e un corso standard in cui si fanno lezioni in classe concentrandosi solamente sulla grammatica, tra l’altro mediante delle lezioni che non potete ripetere. Queste lezioni invece basta salvarle sul vostro Smartphone e ascoltarle quante volte volete. Fatelo durante i tempi morti, fatelo quando potete, mentre fare ginnastica, mentre viaggiate. Sfruttate i vostri momenti in cui il vostro cervello non è impegnato. Altrimenti non riuscirete a trovare il tempo e sarebbe inutile aver acquistato il corso. Non preoccupatevi inoltre se avete paura di non riuscire a memorizzare queste espressioni viste nel corso di questa prima lezione, poiché saranno riprese una ad una nel corso della sezione prima.
La prossima lezione, la seconda, riguarderà ancora la presentazione, e le frasi che vedremo riguarderanno un altro aspetto della presentazione: la capacità di essere chiari e di non perdere tempo in cose poco importanti: la capacità di stare attenti a ciò che conta veramente. Vedremo molte frasi idiomatiche sia formali che informali, da usare in molte circostanze diverse in ambito lavorativo.
Vedremo, ad esempio, le seguenti espressioni: “Concludere, badare al sodo, Andare al dunque, Andare dritti al punto, perdersi in chiacchiere inutili, Badare alla sostanza, quagliare e tante altre espressioni.
Ci vediamo nella seconda lezione.
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