Ramona: Allora, abbiamo deciso finalmente quando cenare tutti INSIEME APPASSIONATAMENTE?
Shrouk: no Ramona, A QUANTO PARE non riusciamo ancora a QUAGLIARE.
Adriana: Accidenti, come mai ancora CINCISCHIAMO?
Thiago: beh Adriana, MI SA che non tutti si sono ancora ESPRESSI.
Lilia: Avanti, chi è che fa ancora lo GNORRI?
Amany: Ragazzi, non mi menate, è colpa mia. È che sono un po’ INCASINATA ultimamente.
Ahmed: tranquilla Amany, MICA MUORE NESSUNO se rimandiamo di una settimana
Jasna: Vabbè, basta che non va a finire ALLE CALENDE GRECHE sta cena.
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Spiegazione
Buongiorno amici di italianosemplicemente.com e benvenuti nella “cena tra amici”. In questa simpatica storia, raccontata dai visitatori di italianosemplicemente.com e dagli amici di facebook, alcuni dei quali sono divenuti membri dello staff di Italiano Semplicemente, si racconta di una cena, di una cena tra amici e di come viene organizzata; cioè avete ascoltato dei dialoghi, una conversazione che si svolge tra i partecipanti alla cena, cioè tra coloro che devono partecipare alla cena.
Nella storia quindi ci sono dei dialoghi, delle frasi, delle parole, ed alcune delle frasi sono delle frasi idiomatiche o comunque tipiche della lingua italiana, del linguaggio parlato, che difficilmente troverete all’interno dei libri di grammatica italiana e che quindi avreste difficoltà a capire anche in normali conversazioni come questa se vi doveste trovare ad ascoltare casualmente. Quindi oggi siamo qui a spiegare questi modi colloquiali, queste espressioni tipiche italiane, abbastanza frequenti.
E lo facciamo utilizzando il metodo TPRS, un metodo che, appunto, utilizza le storie. E questa è appunto la storia di una cena tra amici.
Nell’articolo che trovate sul sito, cioè nella trascrizione del podcast presente sul sito potete trovare evidenziate, cioè in evidenza tutte le frasi o le parole più difficili, e le troverete infatti in grassetto, cioè con un carattere più scuro (bold in inglese) che sono state utilizzate nel dialogo che state ascoltando e che vengono spiegate in questo podcast, in questo file audio che potete anche scaricare e che come al solito vi consiglio di ascoltare più volte. La spiegazione avverrà utilizzando anche dei sinonimi, cioè delle parole più semplici, di più facile comprensione, ma che hanno lo stesso significato, ed utilizzando all’occorrenza anche il termine contrario, cioè utilizzando dei contrari. Spesso i due termini li ascolterete o li leggerete associati: i sinonimi ed i contrari.
Iniziamo con Ramona, che è la prima persona che parla nel podcast e che usa l’espressione tutti insieme appassionatamente. La frase di Ramona è: “Allora, abbiamo deciso finalmente quando cenare tutti INSIEME APPASSIONATAMENTE?”
Tutti insieme appassionatamente è una espressione ironica, una espressione divertente, che si dice per ironizzare, cioè per fare ironia, cioè per ridere. E’ una frase informale, familiare, che si utilizza per indicare che c’è un eterogeneo gruppo di persone che si riunisce. Dico “ironica” perché la parola appassionatamente vuol dire che tra tali persone c’è della passione, questo è il senso proprio della parola “appassionatamente” e la passione è una parola importante, che ha a che fare con l’amore, o comunque con le emozioni, con i sentimenti, con qualcosa di forte che accomuna queste persone, come la passione per qualcosa, che può essere anche l’amicizia. Accomuna, invece, significa che queste persone hanno qualcosa in comune, e la cosa che hanno in comune è l’amicizia; è l’amicizia che accomuna queste persone.
Questo gruppo quindi è un insieme di persone che si riunisce, un gruppo di amici, un gruppo che in realtà è abbastanza eterogeneo; ed è per questo che si dice ironicamente “appassionatamente”, cioè con passione.
In questo gruppo ci sono quindi persone diverse tra loro, eterogenee appunto, anche molto diverse, anche molto eterogenee, quindi è per questo che Ramona usa ironicamente l’espressione “tutti insieme appassionatamente”.
E’ una frase molto usata in Italia e dagli italiani, e sempre ed esclusivamente in modo ironico, per ironizzare, per prendere in giro, o per prendersi in giro, come nel caso della cena.
Posso ad esempio dire: “i politici italiani di tutti gli schieramenti politici hanno votato una legge all’unanimità a favore del finanziamento pubblico dei partiti, tutti insieme appassionatamente”.
Questo vuol dire che, nonostante le differenze che ci sono tra i partiti politici, tutti i politici, di tutti i partiti, cioè di tutti gli schieramenti politici, sono favorevoli, cioè sono d’accordo a finanziare con soldi pubblici la politica; sono favorevoli cioè al finanziamento pubblico dei partiti. E’ una espressione che si usa sempre in modo ironico.
Bene, passiamo alla seconda frase, quella di Shrouk, egiziana, che risponde a Ramona dicendo: “no, Ramona, A QUANTO PARE non riusciamo ancora a QUAGLIARE”.
Shrouk quindi dice a Ramona che a quanto pare, cioè a quanto sembra, non si riesce ancora a quagliare.
Quindi Shrouk prima dice: “no! Ramona”, poi aggiunge: a quanto pare, cioè a quanto sembra, a quanto mi sembra, a quanto posso vedere, a quanto riesco ad immaginare, vedendo i fatti che accadono.
Quindi “a quanto pare” vuol dire: “da quello che si vede”, “da quanto si può desumere osservando la realtà”. La preposizione semplice “a” che sta all’inizio di “a quanto pare” può anche essere sostituita con “da”, cioè: “da quanto pare” e la parola “pare” può essere invece sostituita dalla parola sembra. Pare e sembra hanno lo stesso significato. “Pare” è però più informale. Difficilmente troverete la parola “pare” in un libro di grammatica, ma è molto usata in Italia nel linguaggio parlato.
C’è anche un’opera di Luigi Pirandello che si intitola: “Così è (se vi pare)” un’opera teatrale di Luigi Pirandello, scrittore e poeta italiano molto famoso.
Invece la parola “quagliare” vuol dire avere un esito positivo, concludersi positivamente.
Quando qualcosa o qualcuno “quaglia”, quando qualcosa o qualcuno riesce a quagliare, vuol dire che va a buon fine, che si conclude, che ha esito positivo. Si può dire anche che “va in porto“, come se fosse una barca, una imbarcazione che deve raggiungere il porto di destinazione. Andare in porto quindi significa “quagliare”. Hanno lo stesso significato.
La parola, il verbo quagliare ha anche altri significati, ma l’uso che si fa del verbo quagliare è solitamente questo: riuscire a ottenere qualcosa di positivo, riuscire a concludere. Quindi se gli amici riescono a quagliare vuol dire che riusciranno a cenare insieme, riusciranno a mangiare insieme a cena, riusciranno ad organizzare la cena, perché è quello l’obiettivo.
Quagliare solitamente è preceduto dal verbo “riuscire”. Se c’è questo verbo prima non potete sbagliare il significato: Siamo riusciti a quagliare, eccetera.
E’ un verbo, quagliare, anche molto usato nel mondo del lavoro: si dice ad esempio: “sembra che l’affare quagli” ed è per questo motivo che il verbo è uno di quelli inseriti anche nel corso di italiano professionale che sarà disponibile a gennaio 2018. In particolare le lezioni di italiano professionale in cui è inserito il verbo quagliare sono le lezioni numero 2 e 8, che si occupano rispettivamente di due concetti, quello di “sintesi” e “risultati”. Solitamente ci sono molti modi di esprimere lo stesso concetto, fondamentalmente però ci sono due macrocategorie, in modo formale o informale; in questo senso “andare in porto” è sicuramente più formale e più spendibile in ambito professionale. Quagliare è invece più familiare e quindi più adatto ad una cena tra amici, appunto, come questa. Ci son poi almeno altri 20 modi di dire la stessa cosa, e che potreste ascoltare in diversi ambiti, ciascuna con differenti caratteristiche. Per chi è interessato può acquistare il corso direttamente sul sito italanosemplicemente.com.
Attenzione a non confondere il verbo quagliare con il verbo squagliarsela, o col verbo squagliare, che hanno tutt’altro significato. Squagliarsela infatti significa andare via, fuggire, fuggire velocemente da un pericolo ad esempio. Squagliare invece significa riscaldare qualcosa, con del calore, con del fuoco ad esempio, riscaldare un materiale fino a fargli cambiare forma. Si può squagliare la plastica, ad esempio, ma non si può squagliare il legno, che invece prende fuoco, è infiammabile, produce cioè della fiamma.
A questo punto, arriva Adriana di Bogotà che dice: “Accidenti, come mai ancora CINCISCHIAMO?“
Quindi Adriana dice come mai cincischiamo?, come mai stiamo ancora cincischiando?
Allora la parola difficile qui è “cincischiando”. Adriana l’ha pronunciata bene. Noi stiamo cincischiando, stiamo ancora cincischiando. Il verbo è “cincischiare” che è un verbo informale, che vuol dire fare qualcosa senza giungere ad alcun risultato, anzi più peggiorando che migliorando. È un verbo quindi che vuol dire esitare, perdere tempo, ma in senso negativo ed informale, quindi è bene usare questo verbo con prudenza perché è abbastanza amichevole come verbo. Cincischiare vuol dire non essere convinti, quindi non arrivare mai alla soluzione. Evidentemente se non si quaglia, se non si riesce a quagliare, allora c’è qualcuno che cincischia, c’è qualcuno che sta cincischiando, che sta cioè perdendo tempo prezioso.
Ci sono molti modi in Italia per esprimere il concetto di perdita di tempo, e degli atteggiamenti, dei comportamenti personali negativi che hanno a che fare col tempo e la capacità di non saperlo utilizzare bene, e questi modi riguardano evidentemente ancora una volta il mondo del lavoro, hanno a che fare cioè col mondo del lavoro.
Quindi quando nella nostra cena tra amici, Adriana dice “come mai cincischiamo?“, vuol dire come mai stiamo perdendo tempo? Come mai stiamo indugiando?
Allora come mai cincischiamo?
Thiago dal Brasile prova a dare una risposta. Thiago dice ad Adriana: “beh Adriana, MI SA che non tutti si sono ancora ESPRESSI.”
Mi sa che non tutti si sono ancora espressi. “Mi sa” è l’equivalente di “credo”, di “io credo”: credo che non tutti si sono ancora espressi.
Anche “mi sa” è una espressione molto informale, da usare solo in amicizia o in famiglia o tra colleghi anche ma solo a livello informale, solo a livello amichevole.
Mi sa che ti sbagli, mi sa che hai ragione, mi sa che farò tardi, mi sa che non c’è la farò, eccetera. Si usa quando si ha un piccolo dubbio su qualcosa, quindi vuol dire “credo” ma in realtà non si è proprio sicurissimi. Mi sa che farò tardi dire credo che farò tardi, ma non ne sono così sicuro, forse mi sbaglio. Diciamo che è una via di mezzo tra “credo” e “forse”.
Poi esiste anche un’altra accezione di “mi sa”, che vuol dire “mi appare”, in questo caso il “sa” è il verbo “sapere”, inteso come sensazione, sapore, impressione. “Mi sa molto di inganno” vuol dire ad esempio “ho la sensazione si tratti di un inganno”, quindi credo si tratti di un inganno, come prima, ma più nel senso di sensazione, di presentimento, di intuizione personale.
Poi Thiago dice “non tutti si sono ancora espressi”, mi sa che non tutti si sono ancora espressi, cioè forse, credo che non tutti si sono ancora espressi.
Espressi viene dal verbo esprimersi. Esprimersi vuol dire “dire la propria opinione”, dire ciò che si pensa in merito, in proposito, dire la propria opinione sulla cena in questo caso.
Io mi esprimo sulla cena, tu ti esprimi sulla cena, egli si esprime noi ci esprimiamo, voi vi esprimere, essi si esprimono.
Esprimersi è un verbo che però è usato anche in senso un po’ diverso.
Sapersi esprimere vuol dire essere in grado di dire qualcosa con chiarezza, riuscire ad esprimersi, Essere in grado di esprimersi. Ad esempio se voi siete in grado esprimervi bene in italiano vuol dire che sapete comunicare usando la lingua italiana. In tal caso quindi non significa dire il proprio pensiero, la propria opinione, ciò che si pensa, come nel caso della cena tra amici.
Se qualcuno, come dice Thiago, non si è ancora espresso vuol dire che non ha detto ancora la sua opinione sulla cena, che ancora non ha detto quando preferisce farla questa cena, se verrà a questa cena.
In tal caso quindi espresso vuol dire parlare: chi si esprime tira fuori qualcosa, ed anche la macchina per fare il caffè, cioè l’ESPRESSO, tira fuori il caffè, possiamo dire che “esprime” il caffè, esprime l’espresso.
Quindi se qualcuno non si è ancora espresso, secondo Lilia, dalla Russia, è perché sta facendo lo gnorri.
Lilia infatti dice: “Avanti, chi è che fa ancora lo GNORRI?”

Cosa vuol dire fare lo gnorri? Fare lo gnorri significa far finta di non sapere o di non capire, far finta di niente, si dice anche fare l’indiano.
Chi fa lo gnorri quindi fa l’indiano, cioè fa finta di non sapere, quando invece sa. La parola gnorri detiva dal verbo ignorare. Chi ignora vuol dire che non sa, invece chi fa lo gnorri fa finta di non sapere, ed invece sa. C’è anche una espressione tipica dello gnorri, che potete vedere sull’articolo pubblicato su Internet. L’espressione è con gli angoli della bocca e degli occhi rivolti verso il basso, come ad esagerare nell’esprimere che non si sa nulla di una cosa.
Chi è che fa lo gnorri? Vuol dire chi fa finta di niente? In questo caso chi fa finta di non aver sentito, ascoltato che si sta organizzando una cena? Perché non si esprime questa persona? Perché non dice nulla? Perché fa finta di nulla? Perché fa lo gnorri?
A questo punto esce fuori il colpevole, si fa per dire, ed infatti Amany dall’Egitto dice: “Ragazzi, non mi menate, è colpa mia. È che sono un po’ INCASINATA ultimamente”.
Ragazzi non mi menate vuol dire non mi picchiate. Menare vuol dire picchiare, far male fisicamente, colpire fisicamente, però in senso ancora più informale. Menare ha in realtà più significati, è utilizzato in modo diverso a seconda del luogo italiano in cui vi trovate. Al centro Italia ad esempio ha più il significato di picchiare, più al Nord invece vuol dire “infastidire”, insistere in modo fastidioso. “Non me la menare” vuol dire proprio non mi infastidire, non mi tormentare, non mi dar fastidio. Si esprime in ogni caso un sentimento negativo comunque: si tratta di un fastidio in entrambi i casi, di qualcosa di negativo che si riceve, che si tratti di ricevere colpi fisicamente oppure semplicemente fastidi generici, non in senso fisico.
Poi Amany, con la sua dolce voce, dice di essere stata incasinata, ed è per questo che ancora fa la gnorri, è per questo che ancora Amany non si è espressa, che non ha detto cosa pensa della cena tra amici, che si riuniscono tutti insieme appassionatamente.
Amany è quindi incasinata, anzi è stata incasinata, ha cioè avuto dei casini. Cosa significa?
Avere avuto dei casini, o essere stata incasinato, o incasinata, al femminile vuol dire che sono accadute delle cose fastidiose, dei problemi, dei casini, che non si aspettava e che avrebbe preferito evitare. Quando si hanno dei casini vuol, dire che si hanno dei problemi da risolvere. Ovviamente casini è una parola molto familiare, molto informale, da non usare mai in occasioni diverse dall’ambito delle amicizie o della famiglia.
Amany è stata incasinata; ha avuto dei casini, dei problemi, e questi casini, questi problemi, le hanno impedito di sapere quando sarebbe stata disponibile per fare la cena tra amici.
Attenzione perché la parola casino ha diversi significati, quindi se la utilizzate male rischiate delle figuracce, delle brutte figure.
Il Casino infatti è anche una casa chiusa, dove ci si prostituisce, dove ci sono le prostitute. Quindi in questo caso è al singolare: Casino. Ma casino significa anche confusione, trambusto, chiasso, molto rumore.
Se dico ad esempio “che casino che è in questa discoteca!” vuol dire che c’è molto rumore, molte persone che fanno chiasso.
Se invece dico “questa casa è un casino!” può voler dire due cose. Dipende dal tono che si utilizza. Normalmente vuol dire che nella casa c’è molta confusione, molto disordine, che è una casa senza ordine, tutto è confuso, disordinato, tutto è fuori posto. E’ un casino.
Oppure se non enfatizzo molto e parlo più lentamente vuol dire che questa casa è una casa chiusa, che si sono delle persone che si prostituiscono. Poi dipende anche dal contesto, non solo dal tono che usate.
Attenzione quindi alla parola “casino” al singolare. Essere incasinata invece ha solamente un significato che è quello che ho spiegato prima: avere dei problemi.
A questo punto arriva Ahmed sempre dall’Egitto che risponde alla connazionale Amany: “Tranquilla Amany, MICA MUORE NESSUNO se rimandiamo di una settimana”.
Ahmed dice di stare tranquilla ad Amany, cioè che non si deve agitare, che non deve preoccuparsi se ha avuto dei casini e che non succede nulla se si sposta la cena di una settimana
Non succede nulla si dice anche “non muore nessuno”, ma questo è un modo informale. Non muore nessuno sta ad indicare che non accade nulla di grave, come può essere grave la morte di qualcuno, ed infatti non esiste una cosa più grave della morte di qualcuno giusto? Quindi dire che non muore nessuno vuol dire che è la stessa cosa, che non cambia niente, che non succede niente se si rimanda la cena di una settimana, cioè se la cena si sposta in avanti di una settimana. Quindi Amany non si deve preoccupare di aver avuto dei casini, possiamo rimandare la cena di una settimana senza problemi.
Almeno questo è quello che pensa Ahmed, perché infatti Jasna dalla Slovenia non è della stessa opinione. Jasna infatti dice: Vabbè, basta che non va a finire ALLE CALENDE GRECHE sta cena.
“Vabbè” credo lo conosciate tutti: vabbè vuol dire va bene, ok, “vabbè, basta che” vuol dire quindi, “ok, l’importante è che”, anche questo è un modo informale di dire “la cosa importante è che”.
Ad esempio se abbiamo un appuntamento e se io dico: “aspettami 5 minuti ok?”, tu potresti rispondermi: “ok, basta che ti sbrighi”, cioè “l’importante è che ti sbrighi, cioè “l’importante è che sei veloce”, “la cosa importamte è che non mi fai aspettare ancora”, ma possiamo anche dire “ok, è sufficiente che però ora tu ti sbrighi”. “basta che” indica quindi “è sufficiente che”. Infatti quando si dice “basta!”. oppure “basta così” vuol dire appunto che è sufficiente così. Basta col ritardo quindi. La cosa importante è che… “non va a finire alle calende greche sta cena”.
Quindi “sta cena” vuol dire “questa cena”, in modo informale.
Questa cena va a finire alle calende greche. E’ la cena che va a finire alle calende greche. La cena finisce alle calende greche quando ancora manca moltissimo tempo alla cena. In generale qualsiasi cosa, se finisce alle calende greche, se va a finire alle calende greche. vuol dire in pratica che non si farà mai, o si farà chissà quando, in un futuro molto lontano.
Ma cosa son le calende greche? Pensate che sembra che la prima persona ad utilizzare e quindi ad inventare questa espressione sia stato l’imperatore Augusto, l’imperatore romano Augusto.
Le “Kalendae” esistevano infatti solo nel calendario romano (e corrispondono al 1º giorno di ogni mese, da cui viene la parola calendario) e non esistevano in quello greco, quindi esistevano solamente le “Kalendae” romane, non quelle greche, e quindi l’imperatore Augusto, quando qualcuno non pagava, quando cioè c’erano delle persone che dovevano dare dei soldi ad Augusto, cioè all’impero Romano, Augusto per indicare quei debitori, quelle persone che avevano un debito, e che non avrebbero mai pagato, almeno secondo lui, diceva che avrebbero pagato il conto alle Calende greche, cioè mai, visto che non esistono le calende greche.
Bene ragazzi, abbiamo finito anche stavolta, riascoltiamo la conversazione, stavolta capirete un po’ di più.
Questa settimana ascoltate più volte questo file audio, e il prossimo podcast sarà invece intitolato: “una cena FORMALE“, quindi attenzione perché la conversazione formale sarà completamente diversa. Fatemi sapere se volete collaborare con le vostre voci, mandatemi un messaggio, anche su Facebook.
Ciao amici.