Ma di che!

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Buongiorno amici di Italianosemplicemente.com oggi è lunedì e come tutti i lunedì vi spiego una espressione tutta italiana. L’espressione di oggi è “ma di che!“.

Siamo nell’ambito della comunicazione informale, del linguaggio di tutti i giorni, ed in questo caso si tratta anche di una esclamazione.

Ma di che!

Sì scrive col punto esclamativo come tutte le esclamazioni.

Andrè: scusa, ma di che si tratta?

Bravo, bella domanda Andrè. Ma di che si tratta? Non è questo però il modo di usare l’espressione di cui voglio parlarvi oggi. Per come hai usato tu le parole “ma di che” non si tratta di una vera “espressione”, di un’esclamazione. Infatti la congiunzione “ma” ha un significato diverso. Nel tuo caso “ma” indica incertezza, dubbio, indica una richiesta di chiarimento da parte mia.  “Ma” può anche essere usata però per fare un’obiezione:

Ad esempio abbiamo fissato un appuntamento per oggi pomeriggio ed io ti dico: ci vediamo domani allora?

Tu potresti rispondermi: ma l’appuntamento non era per domani?

Oppure semplicemente:

Ma che stai dicendo?

Sì può usare in diverse modi quindi.

L’espressione di oggi poi, (ma di che!) intesa come esclamazione, si può usare in particolare in due occasioni e modi totalmente opposti tra loro.

L’episodio di oggi, è bene sottolinearlo, è utile per fare un approfondimento su alcuni aggettivi, usati per descrivere uno stato d’animo particolare. Uno “stato d’animo” indica come ci sentiamo in quel momento, indica il nostro “stato” nel nostro animo: tristezza, felicità, eccetera. Vedremo tra poco di quale stato d’animo stiamo parlando.

Vediamo comunque quali sono le due modalità opposte di usare questa frase come esclamazione:

Nel primo caso si tratta di una forma di gentilezza e nel secondo caso di un segnale di eccessiva confidenza, spesso anche di maleducazione.

Vediamo prima il caso della gentilezza.

Sapete che quando qualcuno vi ringrazia, vi porge i suoi ringraziamenti, voi potete rispondere in diversi modi: prego, figurati, non preoccuparti, non c’è problema, che sarà mai, oppure se si dà del lei: si figuri, non si preoccupi.

Volendo quando una persona vi ringrazia potete anche dire:

di che!

È un modo per sottolineare che la cortesia fatta non è costata fatica, ed è un gesto di cortesia, di educazione.

Una forma analoga è:

e di che?

Stesso significato ma volendo anche con la forma interrogativa. Ovviamente pur essendo sotto forma di domanda, non è una vera domanda.

Oppure ancora:

Ma di che!

Questa forma (con ma) sottolinea ancora di più che non c’è da ringraziare, che il favore fatto è poca cosa, poco importante. Aggiungere “ma” dà all’esclamazione un tono di protesta, una protesta “gentile” comunque che ha come fine non mettere in imbarazzo la persona, non farla sentire in debito, cioè come se dovesse restituire il favore.

Sono possibili anche forme combinate:

Ma di che, figurati, per così poco!

Ok? Quando diciamo “di che” è come se la frase fosse stata abbreviata, accorciata. Come dire:

Ma di che/cosa mi stai ringraziando?

La frase “ma di che” è equivalente a “ma di cosa“: “cosa” al posto di “che” è meno informale. Potete usarla anche con persone che non conoscete. Anche in occasioni importanti, senza problemi.

Usare “che” invece è un pochino più di uso familiare.

Dicendo quindi “ma di che” intendiamo dire: perché mi ringrazi? Di cosa mi ringrazi, di che mi ringrazi? La parola “ma” ha come abbiamo detto solo un senso di dare enfasi, serve solamente per dare più forza alla frase, ed allo stesso tempo c’è una obiezione “gentile”, come abbiamo sottolineato prima.

Passiamo invece alla seconda circostanza, quando l’espressione “ma di che” è invece segno di maleducazione.

Questa espressione la potete sentir utilizzare dagli italiani quando si vuole dire una cosa abbastanza simile:

Cosa stai dicendo?

Il significato però non è quello di chiedere una spiegazione. Non è quello di mettere a proprio agio la persona, non c’è nessuna obiezione “gentile”. Stavolta l’obiezione è una forte obiezione, c’è adesso una ricerca dello scontro.

Ancora una volta non si tratta di una domanda, ma di una esclamazione.

Può anche significare semplicemente:

No!

Ma generalmente qualcosa di simile ma non esattamente un no!

Qualcosa più simile a:

Che stai dicendo? Ciò che dici è falso, ciò che dici è assurdo, quello che stai dicendo non è la verità, oppure: non è come pensi tu, stai veramente lontano dalla realtà dei fatti. E’ una obiezione vera e proprio, si vuole contrapporre la propria opinione an quella dell’altro, cercando di far prevalere la propria in modo arrogante e anche presuntuoso a volte.

Sono veramente tante le circostanze in cui possiamo usare una frase oppositiva di questo genere, anche se spesso (quasi sempre) non esiste una vera necessità di essere arroganti e maleducati.

In tutti questi casi stiamo discutendo con una persona, ciascuno dice la sua opinione a proposito di un qualsiasi argomento. Se io non sono d’accordo posso esprimere il mio dissenso in moltissimi modi diversi. L’espressione che decido di utilizzare per rispondere dipende da ciò che per me è più importante comunicare in quel momento.

Spesso le espressioni che si usano sono quelle che sono allo stesso tempo brevi ed insieme ricche di significato.

Se dovessimo sostituire una risposta di questo tipo (ma di che!) con un’altra dovremmo fare discorsi più lunghi, spiegare bene, stare attenti anche alle parole che usiamo. Ma quando siamo arrabbiati non abbiamo né tempo né bisogno, né voglia di farlo. Ci serve qualcosa di veloce, che arriva subito all’orecchio e magari accompagnare il tutto con un gesto.

Facciamo un esempio:

Arrivate a Roma con la vostra macchina e cercate un parcheggio perché volete visitare il Colosseo.

Sapete che non è facile parcheggiare a Roma. Vedete però un parcheggio libero, state per entrare ma subito viene velocemente occupato da un’altra automobile. Allora tutto arrabbiato scendete dalla vostra auto e dite: quel parcheggio era mio, stavo parcheggiando io!

E il guidatore dell’altra automobile vi risponde:

Ma di che! Il parcheggio era libero!

Ecco, questo tipo di risposta può capitare spesso. E’ come dire: “di che stai parlando?” “non è vero!“. Risposte simili sarebbero:

  • Non è affatto vero!
  • Cosa stai dicendo?
  • Sei pazzo?
  • Ti rendi conto di cosa stai dicendo?

A Roma, è bene puntualizzarlo, potreste ascoltare anche:

Ma de che!

Con “de” e non “di”. La pronuncia tipica dei romani si legge poi in un modo particolare: “madde che!”.

E’ una risposta sgarbata comunque, non è un semplice:

Scusi, credo che lei si sbagli!

Questa risposta, molto più educata direi, benché equivalente dal punto di vista del messaggio di fondo, non è equivalente dal punto di vista complessivo del messaggio che viene trasmesso. In “ma di che” c’è più convinzione, più trasporto emotivo, ma anche più maleducazione. C’è nervosismo anche (a Roma, soprattutto gli automobilisti sono molto nervosi), non c’è rispetto per l’altro, non c’è la voglia di ascoltare le ragioni altrui, ma c’è invece voglia di discutere, e a volte di litigare. Raramente anche quella di arrivare alle mani!

Questo tipo di frase: “ma di che!” si pronuncia spesso con un tono arrabbiato, e come dicevo spesso accompagnato da un gesto di stizza, come a rimarcare, come a sottolineare ancora di più la contrapposizione tra le due opinioni, i due punti di vista.

Un “gesto di stizza” è un movimento (in questo caso fatto con la mano) che esprime una arrabbiatura, una collera, una irritazione, una stizza appunto; una collera non violenta ma improvvisa e scontrosa, che nasce da un sentimento di scontentezza, di contrarietà, di fastidio. Un gesto di stizza è un gesto stizzito (si dice anche così) e le stesse persone che fanno un gesto di stizza possiamo dire che sono persone stizzite (attenzione alla pronuncia di “stizza” e “stizzito“, la zeta è sorda, come “pazzo“, e non come pranzo o razzo.

Questo aggettivo si usa per indicare che una persona è vivamente irritata, per qualcosa che l’ha infastidita o contrariata (non cose gravi). si dice anche che la persona è risentita, seccata.

Il gesto di stizza che accompagna questa espressione lo potete vedere sul sito italianosemplicemente.com, all’interno dell’episodio dedicato a questa espressione. Si tratta di un movimento con la mano, che gli italiani usano qualche volta per comunicare questo tipo di sentimenti.

Bene ragazzi, l’episodio finisce qui, avete visto che lo stato d’animo di cui parlavamo all’inizio dell’episodio è descrivibile in moltissimi modi diversi: collera, irritazione, contrarietà, fastidio, risentimento.

Un piccolo esercizio di ripetizione ora. Riprendiamo l’esempio del parcheggio e vediamo modalità gentili contrapposte ad una frase maleducata di rispondere. Usate la frase di oggi per rispondere alla mia richiesta:

Scusi signore, credo che lei si sia confuso. Risposta: Ma di che!

Mi perdoni, le faccio notare che c’ero prima io! Risposta: Ma di che!

Chiedo scusa signore, forse lei era distratto, ma il posto in cui si è appena messo ci stavo parcheggiando io. Risposta: Ma di che!

Chiedo scusa signore, forse lei era distratto, ma il posto che lei ha appena occupato era riservato a me. Risposta: Ma di che!

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Un caro saluto da Roma. Io fortunatamente vengo al lavoro con lo scooter…

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