Accadde il 19 luglio: attecchire

19 luglio 1992 (scarica audio)

Trascrizione

Quando il 19 luglio 1992 un’autobomba esplose in via D’Amelio a Palermo, portando via con sé il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta, l’Italia venne travolta da un’ondata di dolore, rabbia, ma anche di consapevolezza.

Era passato appena un mese e mezzo dalla strage di Capaci dove venne ucciso il giudice Falcone.
L’Italia, ancora sotto shock, si fermò di nuovo.

Sembrava che tutto stesse crollando. Che la mafia avesse vinto.

Eppure, proprio in quel momento tragico, qualcosa attecchì .

Sì, attecchì nelle coscienze. Nella gente comune.

Nei giovani che scesero in piazza senza bandiere.

Negli studenti che iniziarono a scrivere i nomi di Falcone e Borsellino sui muri delle scuole e dei quartieri più difficili. Nei docenti che trasformarono quelle stragi in lezioni di cittadinanza.

Che cosa significa “attecchire“?

Il verbo attecchire viene dal mondo della botanica: significa radicarsi, prendere vita in un terreno nuovo, iniziare a crescere.

Si dice ad esempio:

La pianta ha attecchito bene.

La nuova idea ha attecchito nel gruppo.

In senso figurato, si usa per parlare di idee, valori, movimenti, sentimenti, quando riescono a trovare spazio e a diffondersi in modo stabile, proprio come fa una radice nella terra.

Dopo la strage di via D’Amelio, l’idea di una società civile che dice no alla mafia cominciò ad attecchire davvero nel cuore di molti italiani.

Non bastarono le bombe a fermare quel seme. Anzi. Più si cercava di bruciare tutto, più la memoria, la legalità e l’indignazione si facevano strada.

E attecchivano.

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