Accadde il 20 ottobre 1595: intaccare

Intaccare (scarica audio)

Trascrizione

intaccare

Il 20 ottobre 1595 nasceva a Roma Virginio Cesarini, un nome di sicuro poco noto ai più, ma molto importante nella cultura del Seicento.
Fu poeta, scrittore e uomo di scienza, proprio come Galileo Galilei, che abbiamo anche citato in un divertente episodio dedicato ai cosiddetti “massimi sistemi“.

Cesarini fu uno dei primi membri dell’Accademia dei Lincei, quella stessa cerchia di intellettuali che difese proprio Galileo Galilei quando le sue idee cominciarono a suscitare sospetti e ostilità. Ricordate la storia della terra che gira attorno al sole?

Era un tempo in cui bastava poco per intaccare la reputazione di un uomo.

Una parola mal interpretata, un’opinione troppo libera, una lettera finita nelle mani sbagliate… e l’onore di un intellettuale poteva venire intaccato, cioè danneggiato, compromesso, minato.

Non parliamo di distruzione completa: intaccare non significa “distruggere”, ma “ferire leggermente”, “corrodere”, “scalfire”. Quest’ultimo è un’ottima alternativa a “intaccare”, e persino più forte come effetto espressivo, perché una scalfitura è meno evidente di una tacca.

Il senso di intaccare (e anche di scalfire) può essere sia fisico che figurato.

Il danno c’è, ma non è definitivo: resta la possibilità di recuperare, di riparare, di risanare. In senso figurato però si usa più spesso con la negazione: non intacca, non intaccare, eccetera. Lo stesso vale per scalfire.

Riguardo all’origine di “intaccare”, bisogna tener presente il senso della parola tacca.

Una tacca è un piccolo segno, incisione o taglio fatto su una superficie.

È una parola concreta, da cui deriva il verbo intaccare:

Esempi:

Ho fatto una tacca sul coltello per riconoscerlo.

Il mobile ha una tacca sul bordo.

Quindi in senso figurato possiamo dire che nel Seicento, una voce o una diceria potevano intaccare l’onore di un uomo di scienza come Cesarini, anche se il suo valore intellettuale restava intatto.

Ah, forse a qualcuno sarà venuta in mente la “zona Cesarini“. No, quello è un altro Cesarini. Ne abbiamo parlato in un bell’episodio per spiegare l’espressione in questione.

Tornando al Cesarini del ‘500, non è l’unico caso in cui usare intaccare. Quello è stato solo un piccolo pretesto per parlarvi di questo verbo molto usato.

Oggi, nel linguaggio quotidiano, usiamo intaccare per parlare di qualcosa che subisce un danno parziale, oppure che non lo subisce:

La crisi ha intaccato i risparmi di molte famiglie.

Quel sospetto non ha intaccato la fiducia tra colleghi.

L’umidità ha intaccato il muro del salotto.

Ecco quindi che questo verbo unisce il mondo materiale a quello morale: possiamo intaccare un bilancio, una reputazione, una superficie, o persino una relazione d’amicizia.

Virginio Cesarini morì giovane, a soli 29 anni, ma la sua figura rimase un simbolo di lealtà e cultura.

La sua memoria, a differenza della sua salute, non fu mai davvero intaccata dal tempo.