617 Erga omnes e ad personam

Erga omnes e ad personam

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Trascrizione

Giovanni: avrete sicuramente sentito parlare di leggi ad personam. Se ne parla abbastanza spesso nei telegiornali italiani.

Non è difficile da spiegare.

Iniziamo dalla definizione di legge.

Si tratta di un atto legislativo, una decisione del parlamento. Non voglio entrare troppo nel dettaglio, basti dire che le leggi o provvedimenti legislativi o come li vogliamo chiamare, fissano delle regole che valgono per tutti.

Tutti devono rispettare la legge, e generalmente la decisione che sta alla radice di una legge è basata sulla risoluzione di un problema, che naturalmente ha a che fare con i diritti dei cittadini e con i principi su cui è fondata la nazione.

Bene. Si sente tuttavia parlare di leggi ad personam, una locuzione latina che significa “alla persona”, “a titolo personale”, oppure “solo per la persona” cioè solo per una data persona.

Si dice questo riguardo a provvedimenti emanati non per garantire un diritto, non per risolvere un problema comune dei cittadini, ma per risolvere un problema di una sola persona, per tutelare questa persona, o per non farla andare in carcere o cose simili.

Si dice così non solo a proposito di alcune leggi, ma con finalità diverse, anche di cariche, titoli, privilegi, che vengono concessi “alla persona” ma non sono trasmissibili né per delega né ereditariamente, attraverso la parentela.

Più in generale si può usare anche a proposito di riferimenti rigorosamente individuali.

Es:

Un trattamento economico ad personam.

Un contratto ad personam

Come dire che sono le caratteristiche del singolo individuo a determinare le caratteristiche del contratto o del trattamento economico.

Si potrebbe anche parlare di qualcosa disegnato o pensato “su misura“, altra locuzione che si usa prevalentemente quando si parla di prodotti personalizzati, come le scarpe su misura o un vestito su misura, o anche di servizi su misura.

Si parla spessissimo di prodotti su misura ma siamo in ambito commerciale. È sicuramente una buona cosa avere delle scarpe su misura perché sono state costruite appositamente per il mio piede. Lo stesso dicasi per un vestito su misura o un qualunque servizio su misura, pensato appositamente per venire incontro alle esigenze personali.

Ma una legge su misura, cioè ad personam non è mai una buona cosa. Non lo è perché le leggi sono pensate per valere per tutti. Si può dire che una legge dovrebbe essere pensata per essere erga omnes, e non ad personam. Questa è la seconda locuzione latina di cui volevo parlarvi.

Io mi rivolgo ad un pubblico non madrelingua, e per questo ritengo sia importante dirvi che queste due locuzioni latine non fanno parte del linguaggio colloquiale o di tutti i giorni. Sono invece spesso usate dai giornalisti o avvocati e si sentono anche nel corso dei telegiornali.

Erga omnes significa “per tutti”, “nei confronti di tutti”, e si usa specialmente nel linguaggio giuridico-amministrativo. Si parla ad esempio di:

Contratti validi erga omnes

Sappiate che erga omnes e ad personam sono espressioni collegate tra loro, ma non sono esattamente l’una il contrario il dell’altra, nonostante possiamo utilizzarle in modo contrastante tra loro.

Sarà molto più semplice per voi usare ad personam, perché si usa prevalentemente per indicare favori personali, privilegi ingiusti fatti a singole persone.

Più complicato è usare erga omnes che si usa soprattutto per i cosiddetti diritti assoluti, che garantiscono al titolare di questo diritto il potere di farli valere nei confronti di tutti gli altri soggetti.

Allora se un contratto è valido erga omnes allora sto tranquillo perché è valido nei confronti di tutti. Esempi di questi diritti sono la proprietà e i diritti della persona.

Possiamo usare erga omnes anche se parliamo di un diritto da garantire a tutti, e quindi anche di un provvedimento, di una legge.

Possiamo dire ad esempio che la libertà di parola o la libertà religiosa sono diritti erga omnes. Infatti tutti, in Italia, possono credere nel dio che preferiscono e tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

Si può dire ugualmente che la legge vale per tutti, quindi vale erga omnes. Non ci sono eccezioni.

Per farvi un altro esempio più semplice di utilizzo delle due locuzioni, sappiate che prima di creare un episodio di Italiano Semplicemente, io indirizzo il mio interesse erga omnes, mi rivolgo erga omnes, vale a dire verso tutti i non madrelingua indistintamente.

Non penso alle esigenze dei madrelingua spagnola o cinese, non penso alle problematiche particolari che può avere un giapponese o un tedesco. Men che meno cerco di risolvere i problemi di una sola persona.

In quest’ultimo caso sarebbe un episodio ad personam, pensato proprio per lei, su misura per questa persona.

Comunque adesso tocca al ripasso:

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente

Uli (Germania): sapete la differenza tra la delusione e la rabbia? Secondo me la rabbia si sfoga esternamente e la delusione internamente. In entrambi i casi si infierisce su qualcuno.

Harjit (India) e Edita (Rep. Ceca): Già. Ma la delusione deriva da aspettative sbagliate, o meglio, da illusioni. Quindi ci si illude di qualcosa che poi non si verifica. La rabbia invece si scatena normalmente dall’impossibilità di rimediare.

Camille (Libano): comunque c’è rabbia e rabbia. Io a volte sono adirato, altre volte semplicemente innervosito. Poi ci sono delle volte che perdo proprio il lume della ragione.

Ulrike (Germania): credo non piaccia a nessuno essere in balia della rabbia. Poi bisogna vedere anche il motivo che c’è a monte.

Karin (Germania): ho letto che non appena si fa strada un sentimento di rabbia, è bene contare fino a tre prima di reagire. Anche perché se si esagera, quand’anche si avesse un buon motivo per arrabbiarsi, poi si passa dalla ragione al torto. Sempre meglio fare appello alla calma. Meglio ancora imparare a prenderla con filosofia.

Spiegazione del ripasso

Nella prima frase di ripasso, Uli dalla Germania, ci parla della differenza fra delusione e rabbia. Sentimenti diversi, che però ugualmente infieriscono su qualcuno. Naturalmente la delusione può portare ad infierire su sé stessi, mentre la rabbia ad infierire su altre persone. Secondo Uli quindi sono due sensazioni diverse ma che si manifestano spesso con una certa violenza, cioè colpiscono le persone e danneggiano il loro benessere.

La seconda frase, pronunciata da Harjit e da Edita, fa notare che la delusione deriva da aspettative non soddisfatte. Poi chiariscono (dicendo “o meglio” ) e dicono che la delusione può derivare da delle illusioni. Le aspettative infatti possono essere realistiche o eccessive e può capitare che ci si illuda di qualcosa e in tal caso il risultato è una sensazione di delusione poiché, in quanto eccessive, tali aspettative non vengono soddisfatte.

Riguardo alla rabbia si afferma che c’è qualcosa di irreversibile, accade cioè qualcosa di apperentemente irrimediabile e questo genera, produce rabbia.

La rabbia si scatena da queste illusioni, cioè ha origine da queste illusioni ed è una reazione difficilmente controllabile, che può arrivare anche ad essere violenta. A ciò si può aggiungere che spesso il tempo guarisce le ferite e il perdono diviene possibile.

Poi arriva Camille, libanese, che tiene a fare una puntualizzazione.

Secondo lui c’è rabbia e rabbia, cioè ci sono diversi tipi di rabbia, ci sono diversi livelli, diverse gradazioni. Si può essere adirati, cioè leggermente arrabbiati, oppure più semplicemente innervositi.

Poi ci sono delle volte che si può essere arrabbiatissimi, tanto da perdere il controllo, la razionalità quindi, detto in altre parole, tanto da perdere il lume della ragione.

Ulrike aggiunge che a nessuno piace essere in balia della rabbia, vale a dire essere travolti dalla rabbia, senza possibilità di contrastarla. Poi bisogna vedere anche il motivo che c’è a monte, termina Ultike, cioè il motivo che ha causato la rabbia, che sta all’origine di questa reazione.

Infine Karin, tedesca come Ulrike, dice di aver letto che non appena si fa strada un sentimento di rabbia, è bene contare fino a tre prima di reagire.

Quindi, immediatamente prima che la rabbia stia per esplodere e che inizia a avanzare e a manifestare le conseguenze negative, meglio contare fino a tre.

Questo perché anche qualora (quand’anche) si avesse un buon motivo per arrabbiarsi, poi si passa dalla ragione al torto, cioè non è giustificabile e ammissibile uno scatto di rabbia. Sempre meglio, in questi casi, contare fino a tre, cioè fare appello alla calma, ricorrere alla calma. C’è persino una soluzione migliore di questa: prenderla con filosofia, cioè assumere un atteggiamento più distaccato, come fanno i filosofi che hanno una visione della vita più basata sull’equilibrio spirituale.