Dare in pasto

Dare in pasto

(ep. 1155) (scarica audio)

Trascrizione

Dare in pasto è un’espressione della lingua italiana che evoca un’idea forte e visiva: quella di offrire qualcosa o qualcuno a un pubblico affamato, proprio come si darebbe del cibo a un animale in gabbia. Ma il suo significato figurato va ben oltre questa immagine.

Cosa significa esattamente “dare in pasto”? Generalmente vuol dire esporre una persona o un argomento a un gruppo che lo giudicherà, lo criticherà o lo “divorerà” con entusiasmo, spesso in modo impietoso. È un’espressione che si usa quando qualcuno viene lasciato senza difese, esposto a critiche o attacchi pubblici.

Facciamo un esempio: Se un politico commette un errore e i giornali lo riportano con grande clamore, possiamo dire che quel politico è stato “dato in pasto alla stampa”. Significa che è stato esposto al pubblico, che non vedrà l’ora di analizzare, criticare o condannare il suo errore.

Pensate a una situazione in cui qualcuno viene deliberatamente esposto alle critiche degli altri: un collega che presenta un lavoro non ancora finito davanti a un capo molto severo, o uno studente che, senza preavviso, viene chiamato a rispondere a una domanda difficilissima davanti all’intera classe. Dire “mi hanno dato in pasto agli squali” è un modo iperbolico e divertente per esprimere questa sensazione.

Qual è l’origine di questa espressione?

L’immagine deriva chiaramente da situazioni in cui si dava del cibo a un gruppo di animali affamati, come i leoni o gli squali. Nel linguaggio figurato, gli “animali” possono diventare persone o anche altro: un pubblico, la stampa, un gruppo di critici, tutti pronti a “sbranare” ciò che gli viene offerto.

L’espressione può anche essere usata in modo ironico. Per esempio:

Un amico ti chiede di cantare al karaoke senza preavviso? “Non puoi darmi in pasto al pubblico così, senza neanche fare una prova!”

Oppure:

Qualcuno ti fa una domanda scomoda davanti a molte persone? “Mi hai proprio dato in pasto alla folla con questa domanda!”

In sintesi, “dare in pasto” è un’espressione che racconta di esposizioni improvvise, di giudizi impietosi e, a volte, di un po’ di ironia. Perfetta per descrivere situazioni in cui ci si sente, almeno per un momento, come un boccone prelibato!

In senso figurato non solo le persone possono essere “date in pasto”, ma anche informazioni, notizie o situazioni. L’espressione è molto versatile e si usa per descrivere qualsiasi cosa venga deliberatamente esposta al giudizio o all’attenzione di un pubblico affamato di critiche, curiosità o reazioni.

Esempi:

“L’azienda ha dato in pasto alla stampa i dettagli del nuovo prodotto.”
Qui si intende che l’azienda ha rivelato volutamente informazioni per stimolare interesse o reazioni.

“Il video è stato dato in pasto ai social.”
Si usa per indicare che un contenuto è stato pubblicato online, esposto alle reazioni di milioni di persone.

Può riguardare qualunque cosa venga offerto in modo deliberato o malizioso per suscitare reazioni: una persona, una notizia, un segreto o anche un oggetto simbolico.

L’espressione “dare in pasto” non si usa letteralmente con il cibo, ma è riservata a un contesto figurato. Questo perché nasce da un’immagine evocativa, ma il suo significato è metaforico: esporre qualcuno o qualcosa a critiche, giudizi o attenzioni, come se fosse cibo dato ad animali affamati.

Allora quando si parla di cibo reale caso si usa?

Se si tratta di cibo vero, non si dice “dare in pasto”, ma si usano espressioni più letterali, come “offrire”, “servire” o “dare da mangiare”. Ad esempio:

Ho dato da mangiare ai cani.

Ho servito la torta agli ospiti.

Perché l’espressione non si usa con il cibo?

L’idea dietro “dare in pasto” è quella di una scena drammatica o violenta: immaginare animali (leoni, squali) che si avventano su qualcosa o qualcuno. Questo rende l’espressione inadatta a contesti culinari quotidiani, dove il cibo è preparato e condiviso con cura.

Perché si usa la preposizione “in”? Potrebbe venire spontaneo usare “come”: dare come pasto.

Ci sono casi analoghi se può consolarvi. Pensiamo a “mettere in cattiva luce” una persona.

C’è sempre l’idea dell’esposizione, a una luce o a un giudizio.

Ad ogni modo la preposizione in è obbligatoria, altrimenti non ha senso.

Adesso ripassiamo. Parliamo della tecnologia.

Marcelo: Siamo sempre alle prese con una miriade di strumenti digitali.

Edita: comunque, a differenza di quanto si pensi, ci sono anche aspetti positivi. La tecnologia può fornire occasioni propizie per la comunicazione e per il lavoro. Cosa bolle in pentola nei vostri settori?

Anne Marie: Nel mio campo, per esempio, c’è troppa tecnologia e chi la sa usare tutta è merce rara! Ce ne fossero di più non sarebbe male.

Karin: altrimenti la tecnologia rischia di remare remare contro la nostra produttività se non sappiamo usarle bene.

Julien: Esatto. È doveroso dare più spazio ai giovani. Ad oggi non vedo iniziative in tal senso nel mio paese.

Ulrike: Eh, benedetti giovani! La nota dolente arriva dall’esperienza sul campo. Poi nella mia azienda si dovrebbero rimpinguare le casse per assumere giovani, che poi oltretutto vanno pure formati.

M7: Capirai, se la mettiamo sul discorso economico, a me sembra una scusa bell’e buona. Viva la tecnologia e viva i giovani.

Rispondi

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.