Mettiamo un punto fermo: uso dell’asterisco e della “e” rovesciata (ə)

Mettiamo un punto fermo: uso dell’asterisco e della “e” rovesciata (ə)

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Associazione Italiano Semplicemente

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Trascrizione

Cari ascoltatori di Italiano Semplicemente, oggi voglio parlarvi di un’espressione molto utile quando si vuole chiudere una questione una volta per tutte: mettere un punto fermo.

E chi ha deciso di mettere un punto fermo di recente?

Ad esempio lo ha fatto il Ministero dell’Istruzione e del Merito, che recentemente ha inviato una circolare (una comunicazione ufficiale) a tutte le scuole italiane per stabilire che nelle comunicazioni ufficiali si devono rispettare le regole della lingua italiana.

In particolare: niente più asterischi (*) e niente più schwa (ə). Quest’ultima è una e rovesciata. Ma di che si tratta? Cos’è questa e rovesciata?

Ora, per chi non ha seguito il dibattito degli ultimi anni, facciamo un passo indietro: perché mai qualcuno aveva iniziato a usare questi simboli nella lingua italiana?

L’uso è legato al problema del genere nella lingua italiana.

L’italiano è una lingua che distingue chiaramente tra maschile e femminile: “cari amici” se ci si rivolge a un gruppo misto, “care amiche” se sono tutte donne. Ma alcune persone ritengono che questa divisione escluda chi non si riconosce in nessuno dei due generi.

Per questo, in certi ambienti – soprattutto nelle università, in alcuni enti pubblici e in gruppi attenti alle tematiche di inclusione si era diffuso l’uso sia dell’asterisco o in alternativa della rovesciata.

Spiego meglio.

L’asterisco (*) viene usato al posto della vocale finale: “Car* amic*, tutt* quell* che ricevono questo messaggio”.

Lo schwa (ə) viene usata come vocale neutra che, nelle intenzioni di chi la propone, dovrebbe evitare di scegliere tra il maschile e il femminile: “Carə amicə, benvenutə”.

Non si tratta di pronuncia, ma solamente di testo scritto. È infatti non c’è una pronuncia associata sia nel caso di uso dell’asterisco che della schwa.

Il problema, però, è che nella nostra lingua questo simbolo non è mai stato usato né nella grammatica tantomeno nella pronuncia.

Il ministero allora mette un punto fermo, cioè chiarisce la questione una volta per tutte.

Secondo la circolare firmata dal Ministero dell’Istruzione, questi simboli compromettono la chiarezza della comunicazione istituzionale. Possono creare confusione, specialmente nei documenti ufficiali.

Il documento cita anche un parere dell’Accademia della Crusca, l’istituzione che studia e protegge la lingua italiana, la quale aveva già espresso dubbi su questi esperimenti linguistici. In particolare:

L’asterisco è inutilizzabile nei testi ufficiali perché non si sa come si legge.

Lo schwa non è un simbolo usato nella scrittura italiana, e quindi potrebbe generare difficoltà nella comprensione dei testi.

Ora, chiaramente c’è chi sospetta che dietro questa decisione ci siano anche motivazioni politiche.

Oggi in Italia c’è un governo di centro-destra, che ha una visione più conservatrice su molte questioni, inclusa la lingua. Quindi niente forzature ideologiche sulla lingua italiana.

Secondo questa prospettiva, la grammatica italiana non deve essere modificata per ragioni sociali o politiche, e le comunicazioni scolastiche devono essere chiare e accessibili a tutti. Da qui la decisione di mettere un punto fermo sulla questione, vietando asterischi e schwa nei documenti ufficiali.

La si può pensare come si vuole, ma per me questo è solo un pretesto per spiegare qualcosa in più. In questo caso mi interessa l’espressione “mettere un punto fermo”.

Vediamo anche altre espressioni simili a “mettere un punto fermo”.

Se volete variare un po’, potete usare altre espressioni più o meno equivalenti, come:

“Tagliare la testa al toro” cioè Prendere una decisione netta per eliminare ogni dubbio. Povero toro ♉…

Chiudere la questione una volta per tutte“, senza lasciare spazio a ulteriori discussioni. Ci siamo già occupati di questa locuzione.

Simile è anche “Mettere i puntini sulle i” poiché si vuole definire con precisione ogni dettaglio, e mettere i puntini sulle i, capite bene, è veramente da precisini, no?

Dare un colpo di spugna” è abbastanza simile.

Questa espressione indica la volontà di dimenticare o mettere a tacere situazioni o problemi.

Il modo di dire nasce dall’azione di passare la spugna su una superficie, che permette di pulire senza lasciare residui.

Tirare una linea” è ugualmente molto usata. Più formale e elegante. Significa stabilire un confine chiaro su cosa è accettabile e cosa no. Come dire: da oggi in poi le cose saranno diverse.

Insomma, il ministero ha deciso di chiudere la discussione e di imporre una regola chiara.

Fine delle sperimentazioni linguistiche? Probabilmente no, perché la lingua è un organismo vivo e continua a cambiare. Ma, per ora, nelle scuole italiane il punto fermo è stato messo.

Adesso un piccolo esercizio di ripetizione:

Mettere un punto fermo

Tirare una linea

Chiudere una discussione

Chiudere la questione una volta per tutte.

Tagliare la testa al toro.

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