E ti pareva!

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Bentrovati a tutti e bentornati sulle pagine di Italiano Semplicemente.

Io sono Giovanni, il creatore del sito, senonché la voce principale, anche se ci sono molte persone che mi aiutano di tanto in tanto.

Oggi ragazzi vediamo di affrontare la spiegazione di una frase utilizzata in tutta Italia.

La frase è “e ti pareva!”. Tre parole: e, ti, pareva.

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Capita spessissimo di incontrare questa esclamazione, perché di una esclamazione si tratta.

Questa esclamazione, in quanto tale, si utilizza solamente all’orale. Difficile ma non impossibile trovare questa frase per iscritto ma può capitare, soprattutto quando si esprime una opinione personale e ci si rivolge in modo informale ad un amico.

Questo quindi è molto importante dirlo subito: si sta esprimendo una opinione personale. Vediamo perché.

Diciamo subito che il sentimento, l’emozione legata alla frase non è positivo. Si tratta di leggero stupore, di leggera meraviglia, e nello stesso tempo di dispiacere. A volte c’è anche dell’ironia, ma non è detto. Non sempre.

E’ accaduto qualcosa e di fronte a questo evento di fronte a questo accadimento, si esprime una emozione di dispiacere. Leggero stupore e dispiacere.

Dico leggero stupore perché si tratta di qualcosa che non era del tutto inaspettato. Non è proprio una cosa sbalorditiva quello che è successo. In qualche modo me l’aspettavo; poteva accadere. Questa cosa che è accaduta me l’aspettavo, ma speravo che non accadesse. La mia speranza era che questa cosa non accadesse, che questo accadimento non si fosse verificato; ma purtroppo è avvenuto.

Infatti “pareva“, il verbo utilizzato nella frase – la terza parola della frase – è il verbo “parere” che è un verbo equivalente a “sembrare” e “somigliare“.

E ti pareva!” col punto esclamativo, è una frase che appunto sta ad indicare che la cosa accaduta era prevedibile. Non era certa ma prevedibile e di fronte a questa cosa si manifesta dispiacere. Oppure, se non si tratta di una cosa negativa della quale ci si dispiace, è un avvenimento che non ci stupisce, che “era nelle corde“, “era nell’aria” che cioè poteva accadere, e con questa esclamazione si sottolinea che chi parla lo aveva intuito.

Quindi si esprime o dispiacere verso quanto accaduto o la prevedibilità di quanto accaduto. O entrambe le cose: dispiacere e prevedibilità. Con prevedibilità intendo la constatazione che quello che è accaduto era stato previsto personalmente; la constatazione, cioè l’aver constatato, l’aver verificato, che quello che è avvenuto c’era un alto rischio che accedesse. Dico rischio perché la cosa ha delle conseguenze negative.

E ti pareva!”. E’ molto importante il tono che viene usato: alto all’inizio e basso a seguire: “E ti pareva!”. La lettera “e” iniziale è più marcata, più evidenziata, pronunciata con un tono più alto, perché come detto serve a enfatizzare. Se non metto la “e” iniziale invece dico semplicemente “ti pareva!” accentuando la parola “ti”.

“E” all’inizio della frase è una congiunzione. Può anche essere omessa. Potete anche togliere questa prima parola perché serve solamente a enfatizzare, serve solo a sottolineare lo stupore ed il sentimento di dispiacere legato all’espressione.

Questo modo di dire “ti pareva” o “mi pareva” con o senza la lettera e, è in realtà una forma abbreviata. E’ un modo veloce di esprimere un parere, cioè una opinione. Un modo veloce che volendo potrei esprimere in altri modi:

  • Me l’aspettavo!
  • Secondo me questa cosa era prevedibile.
  • Per la mia esperienza, mi sembrava strano che non succedesse così!
  • Ecco, hai visto cosa è successo? Cosa ti avevo detto?
  • Guarda cosa è successo! Hai visto? Io l’avevo previsto!
  • Visto? Non sembrava anche a te che fosse nell’aria?
  • Visto? Non pareva anche a te fosse nell’aria?

E altre frasi equivalenti. Più brevemente: “e ti pareva!“. Breve, conciso, sintetico, efficace.

Facciamo alcuni esempi.

C’è la partita Roma-Real Madrid alla tv. Il Real Madrid è molto più forte della Roma, quindi mi aspetto che vinca il Real Madrid. Appena il Real fa un gol io dico: nooooo, e ti pareva!

Se invece segna la Roma dico: sììì, e vai!! Forza Roma!

Se non vi piace lo sport o tifate per il Barcellona, facciamo un secondo esempio più legato al. Un esempio mondo del lavoro.

Ammettiamo che nel tuo ufficio capiti spesso che diano la colpa a te di alcune cose sbagliate che accadono. Sei sempre tu la persona a cui danno la colpa, guarda caso. All’ennesimo episodio, cioè ancora una volta, dopo altre tante volte che è accaduto, danno ancora una volta la colpa a te, puoi dire:

  • E ti pareva! Ti pareva che anche stavolta non era colpa mia! Lo sapevo io! Succede sempre così, è sempre la stessa storia! Guarda caso è sempre colpa mia!

Quindi in questo caso è uno sfogo; ti senti accusato di essere il colpevole di un fatto accaduto, e come al solito, invece di cercare il colpevole, si dà la colpa a te come sempre.

Una alternativa breve e sintetica può essere “lo sapevo!“, che esprime lo stesso concetto, forse in modo meno ironico ma più arrabbiato: “lo sapevo io!”.

Se tu “lo sapevi” vuol dire che lo avevi immaginato, avevi previsto accadesse, perché nel passato era già accaduto più volte un episodio analogo a questo, ed anche questa volta non poteva essere che così!

Apriamo ora una parentesi sul verbo “parere“.

Quando una cosa “pare” un’altra, allora vuol dire che sembra un’altra, che assomiglia ad un’altra. I verbi parere, somigliare e sembrare sono molto vicini tra loro.

Anche per le persone vale lo stesso discorso. Se io paio mio fratello, allora somiglio a mio fratello, sembro mio fratello.

Il verbo parere si utilizza poco però. Si usa quasi esclusivamente con la terza persona: lui pare, lei pare, oppure una cosa pare. Rarissimo l’utilizzo nelle altre persone a parte in alcune forme che vediamo dopo.

Non si usa mai dire ad esempio: io paio mio fratello, o tu pari tuo fratello. Piuttosto si usa “io somiglio a mio fratello”, o tuttalpiù “io sembro mio fratello”. A me personalmente risulta difficile anche intuire come sia la coniugazione del verbo parere in alcuni modi come le varie forme del congiuntivo ad esempio. Il motivo è che si usa poco come verbo al di là dei casi citati. Si usano quasi sempre sembrare, somigliare e apparire.

Parere è invece molto usato nelle poesie e a livello letterario in generale. siete stupiti?

Pensate che era soprattutto molto usato nel passato, soprattutto tra il 1700 e il 1800 ma il suo utilizzo oggi è un po’ scemato.

Ho un esempio da farvi relativo a Dante Alighieri, e questo esempio si riferisce al 1293.

“Tanto gentile e tanto onesta pare”; questo è il titolo di un sonetto di Dante, di un’opera di Dante Alighieri contenuto nella Vita Nova, che è poi la prima opera di Dante. Pensate un po’. La prima opera. Pare sia la prima opera di Dante. Così pare almeno!

Questa frase (Tanto gentile e tanto onesta pare) è riferita a Beatrice, la sua donna. “Pare”, in questo sonetto è un verbo importantissimo. L’utilizzo del verbo parere è fondamentale perché Dante in questo modo vuole esprimere l’emozione soggettiva di chi osserva Beatrice e vuole dire che chiunque osservi Beatrice, chiunque guardi la sua donna, immediatamente nota le virtù di Beatrice. A chi guarda Beatrice, a chiunque la ammiri, Beatrice pare tanto gentile e tanto onesta. L’emozione di chi osserva è sottolineata con il verbo “parere”.
Ovviamente Dante avrebbe potuto scrivere “sembra ma probabilmente Dante non voleva apparire dubbioso, non voleva dare l’impressione di avere dei dubbi su Beatrice, voleva invece lodarla, dare evidenza delle sue qualità, non metterle in discussione.

E infatti “sembrare” dà più l’idea soltanto di una opinione personale, che può essere condivisa o meno da altre persone. Dicendo “sembra” si evidenzia incertezza, la mancanza di sicurezza.

Apparire” è abbastanza simile a “parere” e forse potrebbe meglio essere utilizzato in sostituzione a parere, ma sicuramente parere “suona meglio”, come si dice, vale a dire è più melodico e nella frase, nel titolo del sonetto la frase è più bella con “parere”.

Ai giorni d’oggi il verbo parere, oltre a ricordarci qualche poesia e qualche sonetto, si usa solamente in alcuni contesti ed in alcune locuzioni legate alla conversazione. Una di queste locuzioni è appunto “ti pareva“, o “mi pareva” che hanno lo stesso significato.

In effetti quando si dice “e ti pareva“, non è detto che si stia parlando con qualcun altro. Non ci si sta rivolgendo a qualcuno, non si sta facendo alla persona che si ha di fronte una domanda. Potrebbe anche essere una osservazione che si fa dentro di sé. “Ti pareva” e “mi pareva” sono pertanto equivalenti. Ovviamente si tratta di una osservazione personale, di una opinione di chi parla, quindi in teoria sarebbe più corretto dire “mi pareva”. Si usano entrambe le forme con la stessa frequenza. Forse “ti pareva” esprime una maggiore volontà di condivisione, quasi per voler ricevere conforto dal proprio interlocutore, se c’è un interlocutore.

Potrei ugualmente dire, con lo stesso significato:

  • mi pareva strano!

Notate il tono con cui si pronuncia questa frase: ” e mi pareva strano!”.

La stessa cosa è dire:

  • mi sarebbe parso strano se quello che è successo non fosse successo!

Quindi “mi sarebbe parso strano” diventa “mi pareva strano!“: il condizionale passato, che è la forma corretta, si sostituisce con l’indicativo imperfetto e diventa una esclamazione. Grammatica a parte comunque, che non è il mio forte, questa è un’esclamazione più netta e concisa oltre che più colloquiale, e si sa, quando si parla in modo colloquiale si dà più importanza alle emozioni.

Quando si esprime un parere in modo colloquiale, se vogliamo esprimere quindi rammarico, dispiacere, amarezza per quanto accaduto, uso “mi/ti pareva” all’interno di una esclamazione: mi pareva! mi pareva strano! E ti pareva strano! E mi pareva strano!

Posso mettere in questi casi anche “sembrava” al posto di “pareva” e non cambia nulla. Pareva è più usata perché esprime maggiore rammarico e dispiacere.

Attenzione adesso: se utilizzo l’indicativo presente la frase diventa:

– “Mi pare strano”. Mi pare strano non esprime dispiacere, rammarico. Esprime semplicemente un dubbio. ed anche il tono cambia.

Se oggi c’è il sole e non si vede neanche una nuvola nel cielo, magari un amico ti dice: “ho sentito le previsioni per domani: pioverà tutto il giorno”.

  • Mi pare strano!

Mi pare strano, cioè mi sembra strano, con questo sole che c’è oggi! Possibile che domani piova tutto il giorno? Strano! Infatti nulla è ancora accaduto. Domani vedremo. E domani arriva.

Domani tra l’altro potrei avere un impegno importante e sarebbe un problema se dovesse piovere tutto il giorno come dicono le previsioni oggi. Se poi domani dovesse piovere, allora domani potrò dire:

  • E ti pareva! Proprio oggi! Proprio oggi che avevo un impegno!

Questo esempio mi permette di aggiungere qualcosa in più sull’espressione “ti pareva!” di cui finora vi ho solo accennato.

L’espressione infatti si usa per manifestare dispiacere, come abbiamo detto, perché oggi ho un impegno importante e non vorrei che piovesse, quindi se oggi piove potrei avere dei problemi; oltre al dispiacere però c’è qualcosa di più. E’ come se volessi sottolineare la sfortuna, il caso che mi ha colpito:

  • Tra tutti i giorni possibili doveva piovere proprio oggi! Proprio oggi che ho questo impegno! E ti pareva! Guarda caso! Sono il solito sfortunato! Succede sempre così!

Come vedete ho anche utilizzato “guarda caso”, un’espressione ironica che abbiamo già incontrato e spiegato. Le due espressioni infatti possono usarsi negli stessi contesti. Quando questo accade stiamo ovviamente facendo ironia. Non esprimiamo solo dispiacere ma anche ironia. Un’ironia particolare, un’auto ironia, una ironia su noi stessi la maggior parte dei casi.

In questi casi si usa quindi maggiormente in prima persona, quando si parla di se stessi, quando si esprime un’opinione su un qualsiasi argomento che ha degli effetti negativi su di noi.

Notate che la parola parere non è solamente un verbo, ma è anche un sostantivo. Un parere è semplicemente una opinione; tra le altre cose è una opinione professionale. Questo è molto interessante, e lo vedremo più nel dettaglio all’interno del corso di Italiano Professionale. Merita una lezione a parte.

Il verbo parere quindi si usa poco, come dicevo, nel senso di sembrare, apparire, ed invece fa parte di alcune espressioni particolari come proprio quella di oggi.

Non è l’unico modo di usare questo verbo. Tra l’altro posso farlo anche parlando di una cosa passata: “mi parve strano” che si usa quando si parla di molto tempo fa.

Poi c’è anche “come mi pare“, “come ti pare“, “come vi pare” , “come le pare” e “come gli pare“. In questo caso si usa al posto del verbo volere.

Quindi “fai come ti pare” significa “fai come vuoi”, cioè decidi tu, prendi tu la decisione. Anche queste sono modalità colloquiali per esprimere una opinione ma in questo caso lo si fa in modo scocciato, in modo infastidito, in un modo che esprime la perdita della pazienza.

– Uffff, ma fai come ti pare! Fai un po’ come ti pare!

Che significa: fai come vuoi, mi sono stancato.

Analogamente se parlo di un’altra persona posso dire:

– Faccia come gli pare!

Cioè: “faccia pure come vuole, faccia pure come preferisce, prenda lui la decisione, considerato che mi ha stancato, considerato che la mia opinione non conta. Mi sono stancato”, oppure “non mi interessa, non posso perdere tempo!”

Il tono anche in questo caso è importante. Lo è anche in ambito professionale, dove si preferisce però utilizzare modalità diverse per esprimere opinioni di questo tipo.

Vedremo nel corso di Italiano Professionale, quali sono i modi per esprimere un parere in modo più formale, quindi le forme più usate al lavoro, nelle riunioni e con persone che non si conoscono. Una lezione molto interessante.

Facciamo ora un esercizio di ripetizione dove dovrete ripetere le frasi che dirò usando lo stesso tono. Assicuratevi che non ci siano italiani attorno a voi!

E ti pareva!

Ti pareva!

Mi pareva strano!

Per finire vi faccio ascoltare un breve spezzone della sigla di una trasmissione tv che ha come titolo “E mi pareva strano“: la sigla è cantata da Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, una coppia comica italiana.

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