Il suffisso – ata (sostantivi)
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Trascrizione
Giovanni: vediamo cosa succede quando il suffisso – ata lo utilizziamo coi sostantivi:
In questo caso parole che terminano con -ata indicano spesso un’azione tipica di qualcuno cioè di una persona specifica o una categoria di persone ad esempio, per indicare un comportamento.
Abbiamo già visto insieme la mandrakata, ispirata a Mandrake.
Analogamente, fare una “bambinata” indica un comportamento tipico dei bambini. Una “ragazzata” a sua volta è un’azione tipica di ragazzi più grandi.
Simile nel significato è una “cassanata” invece è un termine abbastanza nuovo CHE scherzosamente indica un gesto, un comportamento, una trovata, tipico del calciatore Antonio Cassano.
La cassanata si usa per definire gesti o atteggiamenti fuori luogo al limite della maleducazione o della mancanza di rispetto, specie nel mondo sportivo.
Questo modo di indicare un comportamento tipico rende molto semplice coniare dei nuovi termini se necessario. La cosa importante è che chi ascolta riesca a capire facilmente il rifermento.
Se un vostro amico che si chiama Paolo ha un atteggiamento particolare e ben identificabile, non appena un’altra persona si comporta così possiamo dire che ha fatto una “paolata” proprio per far capire velocemente di che tipo di comportamento si tratta. Ovviamente potete usarlo solo con chi è in grado di capirvi.
Non solo un comportamento tipico però.
Ata con i nomi di può usare anche nel senso di colpire con uno strumento, usare uno strumento, oppure un’azione collettiva a base di qualcosa.
Che vuol dire?
Dare una bastonata, come già visto, significa utilizzare il bastone per colpire, allo stesso modo possiamo dare una mazzata (con una mazza), una sassata (tiriamo un sasso), una spallata, una manata, una cuscinata.
Naturalmente dobbiamo ricordare l’importanza del verbo a supporto, perché spesso ci sono espressioni o locuzioni tipiche: “Prendere una mazzata” ad esempio non è solo ricevere una botta con la mazza, ma anche una brutta notizia che ci fa star male.
Qualsiasi tipo di botta, di colpo, dato o ricevuto, con qualcosa o in una parte del corpo può andare bene: Se quindi una spallata si dà con la spalla, una testata si dà con la testa. Si dà e si riceve, quindi se dico:
Ho sbattuto la testa a terra = ho dato una testata a terra
Passiamo agli strumenti musicali: abbiamo visto che “fare una suonata” utilizza il verbo suonare, ma possiamo attaccare il suffisso -ata anche a degli strumenti:
Fare una sviolinata, dove è coinvolto lo strumento del violino, ha anche una esse in più a far capire che si tratta di qualcosa di diverso rispetto ad un colpo inferto con un violino (quello si chiama una violinata!)
Infatti una sviolinata (con la esse iniziale) è anche una adulazione smaccata, cioè quando una persona fa i complimenti ad un’altra, quando ne parla molto bene, apertamente, smaccatamente. L’immagine è un concerto in suo onore.
Invece fare una schitarrata (sempre con la esse iniziale) significa solamente suonare la chitarra, magari brevemente, magari in compagnia, ma senza impegno e competizione. A volte è usata anche per indicare la noia e la lunghezza o la sgradevolezza della suonata.
Infine, riguardo all’azione collettiva a base di qualcosa, c’è la spaghettata, un pasto a base di spaghetti, fatto in compagnia di amici.
Che ne dite ragazzi ci facciamo una bella mangiata di spaghetti tutti insieme?
Allora questa possiamo chiamarla una spaghettata.
Preferite una piazzata? Oppure una polentata?
Oppure facciamo una peperonata?
A proposito di peperonata. Questa in realtà non è una riunione di amici che va a mangiare i peperoni, ma semplicemente un piatto a base di peperoni.
Infatti possiamo anche usare -ata anche per indicare un insieme di qualcosa. Se siamo al ristorante e io sto mangiando un piatto di spaghetti, magari una persona vorrebbe assaggiarli.
Mi dai una forchettata?
Non mi sta chiedendo di colpirlo con la forchetta, ma di fargli assaggiare un po’ di spaghetti.
Lo stesso vale per una cucchiaiata (es. di minestra) e una manciata (es. di noci). Una secchiata indica normalmente il lancio di acqua o altro liquido contenuto in un secchio (è un contenitore per liquidi).
Ho tirato una secchiata d’acqua per spegnere un piccolo incendio.
C’è anche una “pizzicata” (simile a pizzico) che indica una piccola quantità:
Metti una pizzicata di pepe sulla carne!
Una camionata è un’enorme quantità generalmente contenuta in un camion, ma non è detto. Può anche essere semplicemente un modo per indicare una grande quantità:
Per rifare la strada c’è voluta una camionata si sabbia.
Durante la riunione mi è arrivata una camionata di critiche!
Infine, -ata, attaccato ai sostantivi, può usarsi per indicare un periodo di tempo. Abbiamo quindi una giornata, una nottata, mattinata e un’annata. Questi termini si usano normalmente quando si vuole parlare di ciò che accade in quel periodo:
Ho passato tutta la giornata a lavorare
Che brutta nottata che ho passato con il cane che abbaiava!
Questa sarà un’annata strepitosa per i vini!
Durante tutta la mattinata ci sarà bel tempo!
Ma come fare a capire quando un sostantivo con -ata significa un colpo inferto, oppure un’azione tipica, un’azione collettiva a base di qualcosa, un insieme di qualcosa o un periodo di tempo?
Beh, questo si può intuire dal sostantivo: se può essere usato per colpire (martello, martellata) è abbastanza semplice. Un’azione tipica è ugualmente comprensibile (bambinata da bambino, paolata da Paolo). Un insieme di qualcosa è ugualmente abbastanza facile, ma si può confondere, come visto con il colpo (una forchettata). capire la quantità di tempo sembra abbastanza semplice.
Il contesto può essere ironico e comunque sempre colloquiale.
Alcune volte può risultare difficile capire: “un’ammarata” ad esempio è un atterraggio sul mare, ma viene dal verbo ammarare. Anche “una cantonata” è complicato perché deriva da cantone, ma si usa in modo figurato, come ad esempio innamorarsi della persona sbagliata, o semplicemente fare un grosso errore, cadere in un grosso equivoco.
Nel prossimo episodio vediamo cosa succede agli aggettivi. Per il momento ripassiamo qualche espressione passata.
Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente
Anne France (Francia): Se mi permettete, apro una parentesi divertente. Riguarda il naso del David di Michelangelo. Sapete che gli era stato contestato il naso del David perché giudicato troppo grande e lui fece finta di sgrossare il naso facendo cadere della polvere di marmo che teneva in mano.
Rafaela (Spagna): Ah, e in questo modo chi lo contestava si illuse che veramente il naso fosse stato ridotto nelle dimensioni?
Rauno (Finlandia): esattamente, lì per lì creò l’illusione che il naso fosse stato sgrossato un po’, e così Michelangelo l’ha passata liscia. Chi lo criticava non era proprio all’altezza!
Irina: Evidentemente nessuno ha voluto e potuto sincerarsi che effettivamente la limatura ci fosse stata.
Emma (Taiwan): Una bella mandrakata! Non si diventa qualcuno se non si è anche furbi!
Irina (California): poi lui ne aveva ben donde a non apportare modifiche alla sua opera perfetta! Avercene di artisti come Michelangelo.
Ulrike (Germania): Per diventare qualcuno , si deve allora essere furbi? Come sarebbe a dire? Vabbé, fatti salvi coloro che sono talmente furbi che finiscono in galera! Per la cronaca, cara Emma, la lode della furbizia secondo me – passami il termine – e una grande sciocchezza.