Sai che c’è?

Sai che c’è? (scarica audio)

episodio 1205

Trascrizione

Cari amici di Italiano Semplicemente, oggi vi spiego un’espressione italiana molto usata da tutti, ma proprio da tutti gli italiani, ma la cosa strana è che non trovate, ad oggi, una spiegazione completa da nessuna parte. Non c’è dizionario o sito web che abbia mai spiegato l’espressione “sai che c’è?”, almeno non in tutte le sfumature che vedremo oggi.

Dunque, l’espressione “sai che c’è” e si usa soprattutto in contesti colloquiali.

Può avere più sfumature a seconda del tono e della situazione, ma in generale serve per varie situazioni. Direi tre situazioni diverse.

Ad esempio per introdurre una decisione improvvisa o definitiva.

È come dire “in fondo… sai che ti dico?”, “e allora facciamo così”.

Sai che c’è? Non ci vado più, ho cambiato idea.

Sai che c’è? Mi prendo una pausa, non ne posso più.

Qui dà l’idea di una presa di posizione spesso dopo un’esitazione.

Si usa anche per sottolineare qualcosa di sorprendente o inaspettato,come “indovina un po’” o “vuoi sapere la verità?”.

Sai che c’è? Alla fine aveva ragione lui.

Sai che c’è? Mi piace davvero questo lavoro.

Qui serve a dare enfasi, quasi a preparare l’altro a una rivelazione.

Una terza situazione è quando siete polemici o ironici. In questi casi può accompagnare una frase in cui si esprime fastidio o rassegnazione.

Sai che c’è? Fai come ti pare!

Sai che c’è? Non me ne importa nulla.

In questo caso equivale a “a dire il vero…” oppure “tanto vale…”.

Sono possibili anche mix tra le tre situazioni. Molto spesso infatti siete stufi di una situazione pesante, noiosa e annunciate una vostra decisione con tono polemico.

Sai che c’è? È che sono proprio stufo e adesso vado a vivere da solo. Sono proprio stufo di discutere tutti i giorni con i compagni di università su quanto tempo si può stare In bagno!

Ah, quasi dimenticavo di dirvi che se si parla con più persone si può anche dire: “sapete che c’è?”. Stessi utilizzi.

Avrete capito che di solito non si usa come domanda vera (“Sai che c’è?” “Sai quale fatto c’è?”), ma come frase fissa introduttiva, quasi come intercalare. È dunque una domanda retorica, quantomeno nella maggior parte dei casi.

Non serve pertanto per ottenere una risposta (nessuno ti dirà “no, non lo so, che c’è?”), ma per introdurre un pensiero, una decisione o una presa di posizione. Spesso si pronuncia con tono deciso, risoluto, o anche arrabbiato.

Funziona un po’ come una frase fatta di apertura, che cattura l’attenzione e prepara a quello che segue.

Sapete che c’è? Me ne vado!

Cioè: non chiedo all’altro o agli altri di spiegarmi “che cosa c’è”, sto solo annunciando una decisione.

Invece, usata alla lettera (Sai che c’è? Nel senso di “Sai che cosa è successo?”), esiste, si può usare anche così, ma è molto meno comune, più neutra e di sicuro meno espressiva. Poi il tono da usare in questo caso è diverso, più pacato e soprattutto c’è il tono interrogativo.

Andiamo al cinema stasera. Sapete che c’è?

Va bene, adesso, prima di ripassare un po’ le espressioni già spiegate, ricordo a tutti i visitatori che possono diventare membri di Italiano semplicemente, e inn questo modo possiamo discutere insieme sul gruppo WhatsApp, fare domande e, di tanto in tanto, viaggiare insieme ad altri membri in Italia in incontri organizzati dal sottoscritto.

Ripasso in preparazione a cura dei membri dell’associazione

Christophe: ciao ragazzi, vi scrivo velocemente perché ho una riunione. Mi sono fiondato seduta stante in questa riunione perché mi pareva impellente, ma ho la sensazione che il progetto faccia acqua da tutte le parti.

Marcelo: Non posso che darti ragione: a differenza di altri lavori, questo sembra un caso a sé stante e mi pare abbastanza inutile.

Ulrike: Finora comunque tutti gli incontri sono stati solo un pannicello caldo. La crisi delle vendite sta persino peggiorando.

Hartmut: Casomai, la butto lì, possiamo ricominciare ex novo, rivedendo tutto di sana pianta, invece di accavallare idee che non stanno in piedi.

Anne Marie: Con ogni probabilità, però, iniziare tutto daccapo richiederà un dispendio enorme di energie: non so se ne varrà la pena.

Karin: Stante la situazione attuale, già gravosa di suo, non resta che rischiare. Cerchiamo almeno di ridurre il progetto ai minimi termini.

Carmen: E allora, sapete che c’è? Delle due l’una: o ci buttiamo a capofitto e proviamo a salvarlo, oppure accettiamo la disfatta e la chiudiamo qui.

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