Accanirsi e accanito (scarica audio)
Trascrizione

Il 23 ottobre 1867, durante la battaglia di Mentana, i volontari garibaldini tentarono di conquistare Roma per completare l’unità d’Italia, ma furono sconfitti dalle truppe pontificie, sostenute dai francesi.
Si chiama battaglia di Mentana perché avvenne nei pressi dell’omonimo borgo vicino a Roma, lungo la via Nomentana, dove Garibaldi cercò invano di aprirsi la strada verso la capitale.
Era un tentativo prematuro, precedente alla celebre Breccia di Porta Pia del 1870 (di cui abbiamo già parlato in altri episodi), che avrebbe poi segnato la fine del potere temporale dei papi. Anche del potere temporale abbiamo parlato.
Perché uso, apriamo una parentesi, questa forma verbale “che avrebbe poi segnato…”?
La frase significa:
“La Breccia di Porta Pia del 1870 che (in seguito, tre anni dopo) segnò la fine del potere temporale dei papi.”
Il condizionale passato (avrebbe segnato) crea un effetto di distanza temporale e di anticipazione, come se il narratore (cioè io, in questo caso) guardasse gli eventi da fuori, consapevole di ciò che accadrà in seguito. Io già so cosa accadde anni dopo. Per questo motivo e in queste occasioni si può utilizzare il condizionale passato. Volete altri esempi?
Beh, credevo non me li avreste chiesti, ma se insistete…
Se avessi saputo che vi sarebbe stato utile fare altri esempi, sono sicuro che ne avrei fatti a bizzeffe.
Chiudiamo la parentesi grammaticale e andiamo avanti.
Nonostante la disfatta, i garibaldini combatterono con accanimento, cioè con una tenacia ostinata e quasi disperata.
Allora parliamo del senso di “accanito”. È accanito chi mostra una passione o determinazione intensa e duratura. Si dice infatti, ad esempio, “fumatore accanito”, “accanito lettore”, “accanito tifoso”, “accanito lavoratore”, “accanito difensore della libertà”: l’aggettivo descrive un comportamento costante e perseverante, quasi mai violento, ma a volte eccessivo o ossessivo.
Il verbo accanirsi, invece, dà maggiormente il senso dell’origine: “diventare come un cane rabbioso”, cioè aggredire o insistere con furia. Oggi accanirsi si usa per indicare un atteggiamento ostinato o rabbioso: “si accanì contro il nemico”, “si accanisce a dimostrare di aver ragione”, “il destino si è accanito contro di lui” (sebbene il destino non abbia una sua volontà, si usa spesso), “si accanisce nello studio pur di superare l’esame”.
Abbiamo già trattato, se ricordate, il verbo infierire.
Bisogna dire che, nonostante a volte possa utilizzarsi uno al posto dell’altro, accanirsi è un po’ diverso da infierire, che indica crudeltà o ferocia verso chi è già in difficoltà: si può “infierire su un avversario sconfitto”, “infierire con le parole”, ma non certo dire “fumatore infierito”, perché fumare molto non è un atto di cattiveria, bensì di ostinazione. Quindi accanirsi sottolinea l’ostinazione, mentre infierire sottolinea la crudeltà.