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Trascrizione
Buongiorno a tutti, avete mai pensato a quanti modi diversi ci sono per dire “cioè”?
Però questi modi, che adesso vedremo, non sono proprio tutti uguali, altrimenti esisterebbe solo cioè.
“Cioè” è il più diffuso, e serve per spiegare meglio un concetto o anche per dire che non si è capito bene.

Spesso è usato anche come intercalare, ma spesso si abusa di questo termine e non ce n’è bisogno veramente. I ragazzi hanno questo vizio spesso, e il motivo è che non si legge abbastanza.
E’ come dire: adesso cerco delle parole diverse, te lo dico in un altro modo, aggiungo qualcosa che può aiutare a capire.
Tu non mi ami più, cioè non è che non mi ami più, forse mi ami, ma non me lo dimostri più.- Cioè voglio dire che io ho bisogno di attenzioni, cioè di regali, di carezze, di parole carine. Cioè, in altri termini una volta prestavi più attenzione a questi particolari.
Questo è un esempio di uso colloquiale di cioè.
Infatti “cioè” è sempre colloquiale e nello scritto è sicuramente meglio usare una modalità alternativa.
Ad esempio “vale a dire”, “in altri termini”, “in altre parole”, “per meglio dire”
Questi sono più adatti allo scritto, quando si spiega meglio un concetto, aggiungendo dettagli o modificando i termini usati.
Vale la pena soffermarci su “ovvero“. A volte ovvero può sostituire “cioè”.
Questo episodio è molto interessante, ovvero molto utile per migliorare la lingua italiana.
La lingua di Dante, ovvero la lingua italiana, è la più melodica al mondo.
Ovvero inizia per “o” e infatti è l’unione tra “o” e “vero”, cioè serve a introdurre un’altra cosa “vera”, nel senso di equivalente.
Ma ci sono due cose da aggiungere a riguardo. Primo, che “ovvero” può usarsi per riferirsi ad una categoria più grande, o ad etichettare ciò che abbiamo già detto. Quindi non semplicemente ad usare parole diverse, come “cioè”, ma ad inquadrare ciò che abbiamo detto in una categoria più grande.
Mi spiego meglio con qualche esempio:
Oggi vi spiego cosa cucinare con gli avanzi del giorno prima, ovvero vediamo l’arte culinaria del riciclo.
In questo episodio parliamo di cioè, ovvero, ossia e altri termini, ovvero cerchiamo di aumentare il nostro vocabolario.
Questo è un uso particolare di ovvero, che non ci crea particolari problemi.
I problemi arrivano perché alcune volte “ovvero” si utilizza al posto di “oppure” e risulta spesso difficile capire se, in una frase, il senso di chi parla o scrive sia quello di “cioè” o quello di “oppure”: si sta cecando di spiegare meglio o stiamo aggiungendo una alternativa?
se dico ad esempio:
Si può partecipare alla festa di Giovanni solo se invitati ovvero se sei un suo parente.
Cosa significa? Potrebbe significare che ci sono due possibilità per partecipare alla festa: essere parenti o essere invitati, anche se non parenti. Ma allora significa “oppure”.
La seconda possibilità è che solamente i parenti siano invitati quindi quell’ovvero sta per “vale a dire”.
Il mio consiglio allora è di non usare mai “ovvero” proprio per questo motivo. Purtroppo, soprattutto nella lingua giuridica, quindi nelle leggi, regolamenti eccetera, il senso è più spesso quello di “oppure” mentre nella lingua comune significa quasi sempre “vale a dire”, “cioè”.
Quindi non usate ovvero, ma sappiate che si usa in questi due modi.
Poi c’è OSSIA, che equivale a cioè, ma è meno comune, più formale, più adatto allo scritto.
Ossia però non si usa normalmente per chiarire un concetto poco chiaro quando non trovo le parole adatte, cioè non esattamente per spiegarsi meglio, ma per introdurre una definizione equivalente o per aggiungere informazioni più dettagliate. Ad esempio:
Oggi vi parlo dei sinonimi di “cioè”, ossia dei termini che posso usare in sostituzione di “cioè”.
Per evitare il contagio, bisogna osservare le norme, ossia indossare la mascherina e rispettare la distanza di sicurezza.
Per vivere a lungo bisogna condurre uno stile di vita equilibrato, ossia mangiare poco, fare attività fisica, evitare lo stress e i pericoli e dormire almeno 7-8 ore al giorno.
Il Brasile ha una superficie di 8.516.000 km², ossia più di 28 volte l’Italia.
Ci vediamo domenica prossima, ossia il primo novembre.
In questi casi potremmo usare tranquillamente cioè, vale a dire, ovvero, eccetera, ma ossia è il più usato e il più adatto.
Spesso “ossia”, come avete visto, si usa anche per introdurre un elenco che riteniamo di utilità esplicativa:
Per andare a scuola mi servono ancora diverse cose, ossia una cartella, due penne e una matita.
Ossia possiamo quindi chiamarlo un chiarimento ampliato di una affermazione precedente.
Poi c’è anche “ovverosia” che è come “ossia”, ma molto meno comune.
Per perdere peso bisogna stare attenti alla matematica, ovverosia al numero delle calorie contenute negli alimenti.
Questa volta però non c’è più il doppio senso, l’ambiguità di “ovvero” che abbiamo visto prima. Quindi ovvero è meglio se non lo usate proprio, mentre per ovverosia vi è concesso, ma sempre meglio usare “ossia“. Sappiate comunque che è la stessa cosa.
Adesso ripassiamo:
Ulrike (Germania): A furia di spiegarci le espressioni per filo e per segno, spesso e volentieri il nostro presidente sfora un po’. Guardiamo la sostanza e non la forma.