812 Pio e pia

Pio e pia (scarica audio)

Trascrizione

Giovanni: voglio parlarvi di un uso particolare del termine pio e pia (al femminile).

Carla:

Pio: voce imitativa del verso dei pulcini o degli uccellini di nido (per lo più raddoppiata: pio pio).

Giovanni: grazie Carla. No, veramente non mi riferivo al verso del pulcino, ma grazie per averlo detto. In effetti pio è anche questo.

Giorgio:

Pio significa anche devoto: un atteggiamento pio, cioe credente convinto e praticante. Conosco molte famiglie pie.

Giovanni: grazie Giorgio, ma si dice pie. Pia è il femminile singolare di pio e pie è il femminile plurale.

Comunque ci stiamo avvicinando al concetto di pio di cui voglio parlarvi oggi.

Infatti Giorgio vi ha parlato di devozione, cioè della adesione agli aspetti spirituali e formali del culto (di una qualunque religione) o delle pratiche religiose in genere.

Quindi una persona molto pia rispetta le regole imposte dalla sua religione, crede ciecamente in essa. Si dice anche che questa persona è praticante perché segue scrupolosamente le pratiche di una religione.

Allora arriviamo al senso scherzoso di pio e pia.

Bianca:

Illusorio, utopistico, forse in quanto frutto di un abbandono ingenuo e sprovveduto alla divinità.

Giovanni: ecco, proprio questo significato intendevo. Grazie Bianca. Quanti aiutanti oggi!

Illusorio, ha detto Bianca, utopistico. Chi crede troppo nella sua religione, chi si fida ciecamente, crede a tutto ciò che dice la sua religione e rischia di prendere una cantonata. Questo è il senso ironico.

E allora, ogni volta che una persona si illude, ogni volta che ha una speranza vana, cioè che non si realizzerà mai, possiamo dire che ha una pia illusione.

Se ha un desiderio irrealizzabile, allora possiamo dire che ha un pio desiderio.

Se spera in qualcosa che secondo noi non accadrà mai, possiamo dire che la sua è una pia speranza.

Spesso, come ho fatto anch’io poco fa, si usa vana e vano al posto di pia e pio: una vana speranza, un vano desiderio, una vana illusione. Ma vano ha un senso un po’ diverso. Significa inutile, inconsistente, privo di utilità. Anche uno sforzo può essere vano. Anche delle parole possono essere vane quando non sono ascoltate o quando non sono servite a nulla.

Spero che le mie non lo saranno ovviamente. Oppure lo saranno?

Carla:

Se ti illudi che tutti abbiano capito la tua spiegazione, la tua è una pia illusione, caro Giovanni.

Giovanni: ah, facciamo anche gli spiritosi adesso? Secondo me invece hanno capito tutti!

Bianca:

Adesso meglio che ripassiamo.

Giovanni: questo veramente spetta a me dirlo! Non cominciamo!

Irina: stamattina mi sento proprio bene. Per questo ho rifatto il tampone rapido dopo sei giorni. Coltivavo la speranza, poi rivelatasi vana, di essermi negativizzato. Una pia illusione la mia.

Ulrike: Che vuoi Irina. Un tampone evidentemente realizzato anzitempo. Devi armarti di pazienza. Il virus non si lascia tallonare.

Anthony: sapete che oggi dice male pure a me cioè l’insorgere di sintomi me lo sento anch’io ormai da 2 giorni. Si tratta di un certo non so che di raffreddare leggero. Mi tocca fare il tampone. Purtroppo sono a corto di test fai da te e non me la sento di uscire di casa!

242 – Peccato

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Trascrizione

In Italia passeremo la Pasqua 2020 a casa. Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi, dice il proverbio, ma sembra che il Coronavirus non abbia rispetto neanche delle tradizioni. Poi è un vero peccato che anche il giorno di pasquetta (cioè il giorno dopo Pasqua) dovremmo stare a casa, tanto più che, come sembra, sarà una bellissima giornata. Proprio un peccato.

A casa invece riusciremo a resistere o faremo dei peccati di gola e mangeremo il doppio del solito? Beh, in queste condizioni ingrassare un po’ è un peccato veniale, potremmo dire.

Io so come passare il tempo comunque: realizzo episodi per Italiano Semplicemente. E sicuramente avrete capito che questo episodio è dedicato al “peccato“, un termine che nasce nella religione per indicare i comportamenti che non rispettano i 10 comandamenti della Chiesa. Ma questo è “il peccato“, o “i peccati“. Il primo fu commesso da Adamo ed Eva, ricordate? Quando i progenitori dell’umanità mangiarono la mela dell’albero!

In realtà il termine peccato si utilizza anche in altri modi come abbiamo visto prima, non solo nel senso di violazione di una regola religiosa, ma anche quando ad esempio si perde un’occasione importante, ed allora si manifesta il proprio dispiacere per questa perdita, il proprio disappunto. Non c’è niente di religioso in questi casi, e si usa anche in cose banali, di poca importanza. Ad esempio:

Guarda come dorme bene Giovanni, sarebbe un peccato svegliarlo.

E’ veramente un peccato restare a casa con queste belle giornate.

Piove, che peccato! Volevo andare al mare!

Proprio quando la Lazio stava per vincere lo scudetto hanno interrotto il campionato di calcio. Che peccato!

Il termine poi è stato associato ad altri termini per formare locuzioni diverse.

Il “peccato veniale” ad esempio non è un modo per esprimere un disappunto, ma una cosa perdonabile, una cosa sbagliata ma non grave, come mangiare un dolcetto ogni tanto.

Anche le piccole bugie possono essere considerati peccati veniali, come quando qualcuno mente sulla propria età. Le bugie non si dicono ma questo è considerato un peccato veniale.

Il “peccato di gola” è anch’esso un peccato veniale, e in genere si usa quando si mangia qualcosa di molto gustoso (come un dolce) ma quando questo non avviene frequentemente.

Si usa spesso anche “peccato mortale“, una espressione che si utilizza quando si fa una grave disobbedienza alle leggi di Dio, ma anche quando si commette un atto grave, che va contro la moralità. Si dice ad esempio che sia “peccato mortale” gettare il cibo quando ci sono persone che muoiono di fame nel mondo.

Anche non pensare alle conseguenze del coronavirus e fregarsene delle regole è peccato mortale, e questo vale in tutti i sensi.

Ho superato i due minuti? Peccato! Ma non è ancora finita, ascoltiamo il ripasso di Sofie dal Belgio e di Ulrike dalla Germania. Non ascoltarle sarebbe un peccato.

– Ciao Ulrike, è da un bel popò di tempo che non ci raggiorniamo. tutto bene?

– Ciao Sofie, si tutto a posto! Viste le circostanze non mi posso lamentare. E da te invece?

– Dire che tutto sta andando alla grande sarebbe un parolone ma si tira a campare. Hai ragione, non è cosa di lamentarsi quando ci si trova ancora in buona salute.

– Eh sì, in tutto il mondo si sta vivendo un brutto periodo ma c’è anche il rovescio della medaglia. Distanti ci sentiamo uniti. E poi, non abbiamo contezza di quante siano le iniziative di solidarietà messe in campo per aiutare e rallegrare tutti coloro che sono chiusi in casa.

Laddove non è più possibile andare fisicamente a teatro o al museo, si possono fare delle visite virtuali.

– È vero. A questo proposito non scervellarti troppo. Se ti senti sguarnita di idee, puoi sempre visitare il sito http://www.irac.eu. (irac è l’acronimo di Io Resto A Casa). È un sito che ti offre un ventaglio di opportunità gratuite per superare i momenti difficili di questa emergenza. E c’è un po’ di tutto: dai tour virtuali nei musei, ai corsi di cucina, dalla lettura di libri al cinema e alle serie tv. Boh vedi tu cosa fare!

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L’inizio e/o la fine di ogni episodio dei “due minuti con Italiano Semplicemente” servono a ripassare le espressioni già viste e sono registrate dai membri dell’associazione. Se vuoi migliorare il tuo italiano, anche tu puoi diventare membro. Ti aspettiamo!