Rimpinguare (ep. 923)

Rimpinguare (scarica audio)

Un verbo curioso quello che vi spiego oggi.

Rimpinguare non ha nulla a che fare con i pinguini, sia ben chiaro da subito!

Iniziamo da impinguare, perché rimpinguare viene dall’unione del prefisso ri con il verbo impinguare.

Impinguare a sua volta deriva dall’aggettivo “pingue” , che ha un significato vicino a “abbondante“.

Si usa a volte associandolo ad una persona:

un uomo pingue.

Si parla in questo caso di un uomo abbondante nel senso di grasso, uno che mangia e si vede! Abbastanza delicato come aggettivo direi ad ogni modo. Si può usare ad esempio quando non vogliamo offendere.

Il padre di Peppa Pig è indubbiamente un pingue padre di famiglia.

Nello sport si usa a volte per indicare ad esempio un numero elevato di gol:

un numero pingue di gol

Oppure per descrivere una vittoria per 4-0 si potrebbe parlare di un risultato pingue o di una vittoria pingue.

Spesso si associa ai guadagni:

Questo affare prospetta pingui guadagni!

Si prevedono quindi guadagni abbondanti, sostanziosi, notevoli, elevati.

Impinguare allora significa rendere pingue, quindi rendere abbondante qualcosa, aumentare qualcosa, accrescere qualcosa.

Ad esempio potrei impinguare un maiale. Significa che lo faccio ingrassare, che lo faccio mangiare affinché diventi più grasso. C’è anche chi impingua il marito conunque!

In senso figurato potrei invece impinguare il mio portafogli, cioè riempirlo di soldi, quindi arricchirlo abbondantemente, riempirlo, colmarlo.

Se lo stato aumenta le tasse lo fa per impinguare le casse di nuove entrate.

Non è un linguaggio formale comunque.

Il senso del “grasso” si presenta spesso anche in senso figurato:

la malavita organizzata è composta da criminali che s’impinguano con il lavoro disonesto.

Passiamo allora a rimpinguare, che significa impinguare maggiormente o nuovamente, cioè una seconda volta, ad esempio perché qualcosa è stato ridotto, non è più abbondante, quindi occorre rimpinguarlo nuovamente per renderlo nuovamente abbondante.

Es:

Dopo la crisi economica le aziende turistiche stanno rimpinguando il portafogli.

Devo rimpinguare le casse dopo le ingenti spese dentistiche degli ultimi tempi. Farò qualche ora di straordinario questo mese.

Adesso ripassiamo. Parliamo di amicizia.

Peggy: Un ripasso sul concetto di amicizia? Aggiudicato! Comincio con una domanda per niente retorica. Qui, nella chat, con riferimento a tutto il cucuzzaro del nostro gruppo WhatsApp, nessuno escluso, spesso e volentieri ci chiamiamo “amici”. Ma mi domando e dico: siamo sicuri che questo risponda al vero?

Hartmut: Vabbè, non bisogna mica fare voli pindarici per definire il concetto di amicizia. Innanzitutto c’è amicizia e amicizia. L’ha detto anche Aristotele!

Khaled: Bravo Hartmut. Mi hai fatto ricordare che questo grande filosofo greco distinse tre varianti di amicizia, quella basata sull’utile, quella basata sul piacere e quella che si fonda sul bene, la migliore delle tre, cioè la vera amicizia.

Lejla: E se unissimo l’utile al dilettevole per il bene del nostro apprendimento, questo sarebbe un quarto tipo d’amicizia? Sempre sulla falsariga di Aristotele ovviamente.

Marcelo: io direi in parole povere che l’amicizia è soprattutto un sentimento e come tale, a volte ci sono anche cose amare che accadono. Per questo motivo le amicizie (di qualunque tipo) si devono valutare tenendo conto di tutti gli annessi e connessi! Una cosa è sicura comunque: occorre essere tolleranti!

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