Smammare (scarica audio)
Trascrizione

Il titolo di questo episodio è “Smammare” della serie “quando è ora di andarsene”.
Partiamo come al solito da una data significativa. Il 7 ottobre 1513, quando nei dintorni di Vicenza, si combatté la battaglia di La Motta, tra l’esercito veneziano e le truppe spagnole. I veneziani, guidati da Bartolomeo d’Alviano, provarono con coraggio a fermare l’avanzata nemica, ma alla fine capirono che non c’era più nulla da fare.
E allora — come diremmo oggi — hanno dovuto smammare.
Sì, perché “smammare” è proprio questo: andarsene di corsa, spesso per evitare guai, o semplicemente perché non se ne può più.
È un termine informale, colloquiale, anche un po’ ironico, che si usa quando si lascia un luogo o una situazione senza troppi complimenti.
Immagina un soldato veneziano nel 1513: le cose vanno male, le palle di cannone fischiano sopra la testa, e lui pensa: “Sai che c’è? Io smammo.” E via! Si ritira, magari correndo tra i vigneti, lasciando dietro di sé il fumo della battaglia.
Oggi “smammare” si usa in tantissimi contesti, anche quotidiani.
Se sei a una riunione che non finisce mai, con qualcuno che parla da mezz’ora del nulla, potresti sussurrare al collega:
“Io smammo, non ce la faccio più.”
Oppure sei a casa tua e un ospite non ne vuole sapere di andarsene. Sono già le due di notte, sbadigli, accenni con delicatezza:
“Oh, guarda che domani mi devo alzare presto…”
Ma lui continua a raccontarti della sua giovinezza negli anni Ottanta.
Allora, nel tuo pensiero, la parola è una sola: “speriamo che smammi il prima possibile!”
In senso più ironico o amichevole, si può dire anche ai figli o al partner:
“Dai, smamma un po’ adesso, fammi respirare!”
cioè “lasciami in pace per un momento, vai da un’altra parte”.
“Smammare” è informale, ma ci sono tanti modi per dire la stessa cosa con sfumature diverse.
Se vuoi essere più neutro, puoi dire “andarsene” o “uscire”.
Se vuoi esprimere fretta o urgenza, puoi usare “tagliare la corda” o “darsela a gambe levate”.
Se invece vuoi essere più colorito, magari un po’ volgare ma efficace, puoi dire “levarsi dalle palle” o “sloggiare”.
E in contesto familiare, affettuoso, come tra amici o genitori e figli, si può dire anche con tono scherzoso:
“Dai, adesso smamma, vai a studiare!”
Dunque il 7 ottobre 1513, quando i veneziani capirono che la battaglia di La Motta era persa, hanno smammato — cioè si sono ritirati, se ne sono andati per evitare il peggio.
E da allora, in fondo, ogni volta che ci troviamo in una situazione che ci sta stretta, possiamo fare lo stesso: smammare, come niente fosse, e tornare a respirare.
L’origine di “smammare” è curiosa e un po’ colorita. Deriva dall’attaccamento alla mamma, quindi smammare è in origine qualcosa come diventare indipendente, allontanarsi dalla mamma.
Col tempo, il significato si è esteso in senso figurato: non solo “lasciare casa”, ma in generale andarsene da un luogo o da una situazione, spesso in fretta o con un po’ di fastidio o di sollievo.