484 Prendere atto

File audio e video Youtube disponibile per i soli membri dell’associazione Italiano Semplicemente (ENTRA)

Se non sei membro ma ami la lingua italiana puoi registrarti qui.

Dopo aver visto diversi utilizzi del verbo prendere che hanno a che fare con il movimento e la trasformazione, come prendere corpo,e prendere forma e “prendere piede” oggi vediamo una locuzione che invece usa il verbo prendere in un modo più vicino al senso proprio del verbo.

Infatti nella locuzione “prendere atto” (di qualcosa) il verbo prendere indica qualcosa che diventa nostro, qualcosa che viene preso, o meglio, viene acquisito, E’ qualcosa che entra in nostro possesso, ma non nel senso materiale. Infatti prendere atto si usa con le informazioni. Quando veniamo a conoscenza di un fatto o di una notizia in qualche modo è come se diventasse nostra, è come se la prendessimo con noi.
E’ quindi un “prendere” figurato, che somiglia molto al verbo “acquisire“, “considerare“, o “prendere in considerazione“.o, meglio ancora “constatare“.

Prendere in considerazione” è molto più usata come locuzione, ma non è esattamente equivalente a “prendere atto“.

Infatti un “atto” è un fatto, qualcosa di accaduto, o comunque una verità da non trascurare. Generalmente si tratta di un fatto che si è verificato e che ad un certo punto arriva a noi. Noi ne veniamo a conoscenza. Ma questa cosa di cui veniamo a conoscenza può anche essere una deduzione logica, una conseguenza di un fatto, e non il fatto stesso.

Es:

Maria mi ha rifiutato ancora una volta. Devo prendere atto del fatto che evidentemente non sono il suo tipo.

Questa è una deduzione, è una conseguenza della realtà (Maria non mi vuole!).

In effetti si usa spesso in questo modo, quando ci si deve convincere di qualcosa attraverso un ragionamento.

Potrei anche dire:

Dopo 10 volte che provo a fare inutilmente l’esame di matematica devo prendere atto

In modo più semplice posso dire che:

La polizia ha preso atto che la banca è stata rapinata.

Questa è una semplice constatazione, perché quando la polizia è arrivata ha visto, cioè si è accorta che la banca è stata rapinata, che la banca ha subito una rapina. Non è una deduzione ma una constatazione, è un fatto concreto che si è realizzato. Non c’è bisogno di fare una deduzione, ma posso usare ugualmente “prendere atto”.

Quindi “prendere atto” si usa quando si fa una deduzione, e in questo caso è simile a “cercare di accettare“, in quanto si tratta sempre di deduzioni negative, sgradevoli, e anche quando si fa una constatazione.

Nel caso della constatazione, l’uso è abbastanza formale. Io ho fatto l’esempio della polizia che prende atto di un fatto accaduto, ma anche al lavoro si usa spessissimo, nella politica e anche nel linguaggio giornalistico.

Vediamo alcuni esempi, sia di constatazione, sia di deduzione

Il direttore dell’azienda ha preso atto delle richieste dei lavoratori (constatazione)

Il Governo, preso atto dell’aumento dei contagi da Covid, ha deciso di dichiarare la zona rossa nazionale (constatazione)

La professoressa, preso atto dei buoni voti degli studenti, ha voluto dare loro una settimana di riposo dallo studio (constatazione)

Alcuni italiani che non credevano nel virus del Covid, di fronte al numero elevatissimo di morti, hanno dovuto prendere atto del fatto che si sbagliavano (deduzione)

Notate che spesso quando si “prende atto” di qualcosa, subito dopo accade qualcosa, si fa qualcosa, si reagisce a questa “presa d’atto” attraverso un’azione. E questa azione è influenzata da ciò di cui si prende atto. Non a caso il termine “atto” può indicare anche un documento. Pensiamo agli atti di un processo,

Il direttore dell’azienda, se dichiara di aver preso atto delle richieste dei lavoratori, evidentemente ha intenzione di fare qualcosa per andare incontro a questi lavoratori.

Il Governo, quando prende atto dell’aumento dei contagi da Covid, ha subito deciso di dichiarare la zona rossa nazionale. Se non ne avesse preso atto, non avrebbe agito in quel modo.

Analogamente, la professoressa, quando prende atto dei buoni voti degli studenti, decide di premiarli con una settimana di riposo dallo studio.

So cosa volete dirmi adesso: che devo prendere atto del fatto che non riesco mai a fare una spiegazione in due minuti. Va bene, ne prendo atto, ma voi dovrete prendere atto che questo episodio, come tanti altri, meritava una spiegazione più dettagliata.

Ripasso espressioni precedenti:

Ulrike:

Giochiamo un po’? Un indovinello vi va? Domanda retorica, lo so. Allora cominciamo: con quale espressione della rubrica dei due minuti si può dire che una cosa o un fare sono di scarsa importanza o di poco valore, ragion per cui non varebbe la pena di darle importanza? Ora tocca a voi.

Hartmut:
Vuoi che non lo sappiamo, è chiarissimo. Aggiungo un ulteriore indizio: dedicarsi ad una cosa inutile che non ha nessun effetto, non è cosa.

Mariana:
Chiarissimo dici? Vabbè, magari sono dura di comprendonio, ma questo tipo di indovinello non mi va, anzi mi fa persino voltare il cervello. Non contate su di me.

Anthony:
Ma va‘, vuoi darti subito alla fuga Hartmut? Dai, facciamo un po’ mente locale e vedrai che troveremo la soluzione nel giro di pochi minuti.

Bogusia:
Hai ragione, ma prima che ci incartiamo con questa caterva di espressioni della rubrica, dacci un altro indizio Ulrike oppure tu Hartmut.

Sofie:
La neccessità di un ulteriore indizio secondo me non si pone, anzi lascerebbe il tempo che trova, dato che gli indizi presentati sono ben chiari. Avete capito? Ho appena usato l’espressione misteriosa.🙂