Condannare e demonizzare (scarica audio)
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Trascrizione
Giovanni: Oggi parliamo del diavolo, anzi del demonio.
Non abbiate paura, perché l’obiettivo di questo episodio è solamente quello di farvi capire il verbo demonizzare.
Lo farò con l’aiuto di quattro membri dell’associazione Italiano Semplicemente: Peggy, Ulrike, Irina e Hartmut, che interverranno nel corso della spiegazione. Quando lo faranno utilizzeranno qualcosa che abbiamo spiegato in un episodio precedente. Io poi farò un commento su questo utilizzo e continuerò la spiegazione.
Allora, l’origine di demonizzare l’avete già capita: il demonio, cioè il diavolo.
Il demonio è una figura presente nella cultura e nella religione cristiana.
Rappresenta un essere malvagio, oscuro e, appunto, demoniaco.
Peggy: Secondo la tradizione cristiana, il demonio o Satana (è il suo nome), è un Angelo che si è ribellato contro Dio e al contempo ha cercato di diventare eguale a lui.
Ulrike: Dio lo ha quindi espulso dal cielo nonché lo ha condannato all’eterna dannazione.
Va comunque sottolineato che il concetto di demonio e la sua rappresentazione variano a seconda delle culture e delle religioni, e non tutte le religioni credono in un’entità malvagia simile al demonio cristiano.
Il verbo “demonizzare” significa dipingere qualcosa o qualcuno come malvagio, pericoloso o negativo, e può essere usato sia in contesti formali che colloquiali.
Irina: Il verbo “demonizzare” viene spesso e volentieri utilizzato in riferimento a un fenomeno, un’idea, un gruppo o una persona, che viene presentata come dannosa o immorale.
Molto simile a “condannare” ma condannare si usa quando si giudica negativamente una persona o un fatto per qualcosa che ha fatto senza possibilità di scuse. Si tratta spesso di una colpevolezza morale, di una “sentenza” di colpevolezza ma non parliamo solamente delle sentenze di un giudice. Il giudice condanna nel senso che infligge una vera pena da scontare, tipo 10 anni di prigione o 1000 euro da pagare per scontare la condanna.
Il senso di condannare in questo caso è più generale: considerare colpevole una persona o sbagliato un comportamento.
Condannare è quindi simile a disapprovare o criticare, più leggeri da questo punto di vista rispetto a demonizzare, perché il demonio è il male in persona!
Poi per condannare c’è spesso bisogno di un fatto, un qualcosa che si disapprova, si condanna, si critica.
Ciò che si demonifica invece può essere una figura, un’idea, un fenomeno, un gruppo sociale, un mestiere, per ciò che rappresenta, per le conseguenze che comporta.
Vediamo esempi di condannare:
Non puoi condannarmi per averti tradito una sola volta!
Non condannarmi solo perché la penso diversamente da te.
Condanniamo chiunque usi la violenza.
Condannare l’operato di un arbitro per aver assegnato un rigore dubbio mi sembra esagerato.
Non basta condannare il comportamento di Giovanni; occorre anche impedirgli di fare del male alle persone.
“Demonizzare” ha quindi un’accezione più forte e spesso viene usato in situazioni in cui si vuole enfatizzare la malvagità o la pericolosità di ciò che si sta descrivendo.
Ecco alcuni esempi:
La Guerra va demonizzata sempre e comunque. Senza se e senza ma.
La stampa ha demonizzato la figura del politico, presentandolo come un mostro. Non sempre è così però.
La società ha demonizzato la figura del tossicodipendente, senza considerare i suoi problemi di salute mentale.
In questo periodo storico, molti gruppi sociali sono stati demonizzati e perseguitati.
Nella campagna elettorale, la figura del candidato è stata demonizzata dai media.
Hartmut: In alcuni Paesi, malgrado il progresso raggiunto, l’omosessualità viene ancora demonizzata da alcune fazioni conservatrici.
Il conflitto tra le due nazioni ha portato alla demonizzazione reciproca delle rispettive culture.
Per iscriversi alla facoltà di medicina bisogna superare un test. C’è chi demonizza questo test ma c’è anche chi è d’accordo.
Rispetto a condannare, demonizzare ha dunque un tono più forte e negativo, è meno legato a singoli fatti e comportamenti singoli e si usa per considerare qualcosa in modo estremamente negativo e pericoloso, senza possibilità di redenzione. Dall’inferno non si torna!
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