Protetto: 3 giorni in Italia – Lezione 10: informazioni turistiche stradali

Il contenuto è protetto da password. Per visualizzarlo inserisci di seguito la password:

Italiano Professionale: Lezione n. 12 – condivisione ed unione (Prima parte)

lezione_12_condivizione_unione_sommario

Audio – prima parte (15 minuti)

La lezione completa disponibile per gli abbonati al corso.

PRENOTA

Indice delle lezioni: INDICE

italiano dante_spunta Parliamo delle espressioni idiomatiche che riguardano la condivisione e l’unione
spagna_bandiera Hablamos de expresiones idiomáticas referentes a Compartir y fusionar
france-flag Abordons les expressions idiomatiques concernant le partage et l’union
flag_en We’ll talk about idiomatic expressions concerning Sharing and merging
bandiera_animata_egitto نحن نتحدث عن العبارات الإصطلاحية التي تتعلق بالتقاسم و الإتحاد
russia Мы говорим о идиоматических выражений, которые касаются совместного использования и объединения
bandiera_germania Wir sprechen über Redewendungen betreffend Verbindungen und Gemeinsamkeiten in der Arbeitswelt.
bandiera_grecia Μιλάμε για ιδιωματικές εκφράσεις που σχετίζονται με την ανταλλαγή και την ένωση
bandieradanimarca Vi vil tale om sproglige udtryk der handler om enighed og organisering.

Trascrizione

  1. Prima parte – Introduzione

Benvenuti alla lezione numero 12, dedicata alla condivisione ed all’unione.

In questa lezione, importantissima in ambito lavorativo, vediamo le espressioni più utilizzate, in ogni tipologia di lavoro, dal più umile al più professionale, che riguardano il gruppo. In particolare vediamo le espressioni  che si riferiscono all’unione di persone, di interessi, di attività ma anche all’unione di sogni ed emozioni, tutti aspetti che occupano un posto di primo piano in ambito lavorativo.

Come diceva il poeta latino Omero, “Lieve è l’oprar se in molti è condiviso”, vale a dire che operare, cioè lavorare, pesa meno, è meno pesante, cioè è lieve, è leggero, se tale lavoro è condiviso, se cioè il lavoro è frutto di un lavoro di gruppo, se lo condividiamo con qualcun altro.

Fino ad ora, dalla corso della sezione n.1, la prima del corso di Italiano Professionale, abbiamo esplorato quasi tutti gli aspetti che riguardano la vita professionale, da come esprimere le proprie professionalità (nel corso della prima lezione), alla sintesi, dall’approssimazione alla puntualità, la sincerità, il controllo, il denaro, i risultati ed i problemi, per finire con i rischi e le opportunità, argomento quest’ultimo che è stato oggetto della scorsa lezione, la numero 11.

Questa lezione, dedicata all’unione ed alla condivisione, è probabilmente quella che più delle altre affronta un argomento trasversale a tutti i lavori, vale a dire un aspetto talmente importante che è veramente difficile trovare, ammesso che esista, una attività lavorativa che non abbia bisogno di contatti umani e relazioni sociali.

Gli ambiti lavorativi ai quali la lezione si riferisce, in particolare, sono quelli della trattativa d’affari e quello delle relazioni interne.

Ci occuperemo più avanti nel corso, nei capitoli che seguiranno, dei singoli aspetti. Ad esempio nella sezione numero tre del corso, dedicata alle riunioni  ed agli incontri di lavoro faremo un approfondimento su tutti i termini che si possono utilizzare per indicare un gruppo di persone. Ci sono dei termini che danno un’immagine positiva ed altri che ne danno una negativa, a volte anche molto negativa, di un gruppo di persone. Vedremo quindi il “gruppo di lavoro”, la “compagine”, la “società”, eccetera. Si tratta della prima lezione della terza sezione, che si preannuncia molto interessante.

Ma entriamo subito nel vivo di questa lezione numero dodici. Anche questa sarà suddivisa in tre parti, come la precedente, per facilitare al massimo l’ascolto e la lettura.

Nel corso della prima parte tratteremo tutte le espressioni “negative”, vale a dire quelle che non danno una immagine positiva di un gruppo, che non aiutano la condivisione e che danno quindi un’immagine negativa di un’azienda o comunque di un gruppo di persone che lavorano insieme.

Nella seconda parte vediamo invece le frasi cosiddette “positive” e poi quelle che possiamo definire “neutre”, la cui valenza e significato dipendono molto dal contesto e dal tono con cui vengono pronunciate. Nella seconda parte vedremo anche i rischi nella pronuncia e nell’utilizzo di queste frasi.

Infine nella terza ed ultima parte faremo un esercizio di ripetizione, con domande e risposte. Io farò delle domande e voi potete provare a rispondere. Poi ascolterete una delle possibili risposte. Ovviamente le domande avranno come oggetto le espressioni spiegate nel corso della lezione.

2. L’armata Brancaleone e l’Attrazione Fatale

Abbiamo detto che iniziamo dalle espressioni negative.

Quali sono dunque le caratteristiche negative di un gruppo? Di primo acchitto verrebbe da pensare a problemi di organizzazione ed efficienza. Insomma, se un gruppo è un cattivo gruppo allora vuol dire che funziona male, vuol dire che il gruppo non funziona come dovrebbe perché manca una organizzazione e c’è un problema di efficienza; poi possiamo aggiungere che le persone che ne fanno parte sono male assortite.

Ebbene, quando un gruppo di persone ha queste caratteristiche negative possiamo chiamarlo l’armata Brancaleone.

L’espressione viene dal titolo di un grande film italiano, un film comico del 1966. Un film di Mario Monicelli, che è quindi il regista.

Protagonista di questo film, ambientato nel Medioevo è appunto, un gruppo, un gruppo di briganti, il cui capo era un certo Brancaleone da Norcia interpretato da Vittorio Gassman, grande attore italiano.

Ebbene, questo gruppo di briganti, cioè di banditi, di disonesti, di persone fuorilegge, era un gruppo di persone completamente disorganizzato, che hanno moltissimi problemi, disorganizzati e che non hanno molte cose in comune tra loro.

Questa tipologia di gruppo, con queste caratteristiche la potete sempre chiamare l’Armata Brancaleone. Si chiama armata perché questo è il nome che si dà ad un gruppo armato di persone, generalmente in un esercito. È una frase molto usata in Italia ed è ovviamente molto negativa.

Se il vostro gruppo viene etichettato con questo nome, non è sicuramente un bel segnale! L’Armata Brancaleone non è però l’unica espressione che deriva da un film in senso negativo.

Considerato che stiamo parlando di espressioni negative, ce n’è un’altra altrettanto negativa: “Attrazione fatale”, che viene dal film del 1987 dal titolo Fatal  Attraction. Se usiamo questa espressione vogliamo rappresentare una situazione in cui, in ambito sentimentale o anche in ambito lavorativo, una iniziale attrazione si è alla fine dimostrata “fatale”. Un’attrazione iniziale, che può essere quell’attrazione che ha portato più persone a formare un gruppo, alla fine è risultata negativa, anzi, fatale, il che significa che c’era di mezzo il fato. Il fato è il destino, e ciò che è fatale è prescritto dal destino; inevitabile, ineluttabile.

Un’attrazione fatale però ha un significato negativo, infatti fatale significa anche mortale, che porta alla morte, o comunque disastrosa. Se un’attrazione è fatale allora significa che l’unione di più persone si è dimostrata molto negativa, fatale, ha cioè portato conseguenze drammatiche per il membri del gruppo.

3. Meglio soli che male accompagnati

Passiamo alla terza espressione della lezione. Eravamo rimasti ai gruppi che non funzionano, alle Armate Brancaleone ad esempio. Ebbene, se si è dell’opinione che un gruppo sia un’Armata Brancaleone, allora si potrebbe pensare: meglio non formare un gruppo. In tali casi si dice spesso: “meglio soli che male accompagnati”.

È questa una frase che è più un proverbio che una frase idiomatica. Il senso è chiaro: meglio soli, cioè meglio non fare nessun gruppo, meglio non unirsi con nessuno piuttosto che accompagnarsi male.

Essere accompagnati significa avere compagnia, cioè avere qualcuno vicino. Essere “male accompagnati” quindi vuol dire essere “accompagnati male”, cioè avere una cattiva compagnia. Quindi meglio essere soli in questo caso: meglio soli che male accompagnati, frase utilizzata dappertutto e da chiunque in Italia, in ogni contesto in cui ci sia un gruppo che non funzioni bene.

4. Fare di tutta l’erba un fascio

Chi è che può dire la frase meglio soli che male accompagnati?

Ad esempio lo può dire una persona che ha capito che le persone che lo circondano non sono persone affidabili secondo lui, persone delle quali quindi lui non si fida.

Qualcuno potrebbe obiettare e dire: non fare di tutta l’erba un fascio! Non devi fare di tutta l’erba un fascio! Il che significa semplicemente: non tutte le persone sono uguali.

Anche questa è una frase fatta usata da tutti in Italia. Ma cosa vuol dire? Da dove viene questa frase?

Questa frase parla di erba, che cresce nel prato, e del fascio, che è un mazzo, un gruppo di erbe raccolte. L’origine è legata evidentemente al mondo contadino. A terra, come sapete, crescono piante buone e piante meno buone, e durante la raccolta nei campi, si poteva scegliere di raccogliere tutta l’erba assieme, oppure raccogliere solamente quella buona, lasciando le erbacce.

Era evidente che non conveniva, non era conveniente, raccogliere tutte le erbe in un unico mazzo, tutte assieme,  senza fare una selezione tra quelle buone e quelle cattive. Col termine fascio si indica quindi un mazzo, un insieme di erbe, un gruppo di erbe, raccolte tutte assieme, senza fare attenzione se le erbe raccolte siano  buone o cattive.

La stessa cosa può avvenire con le persone: in ogni gruppo ci sono persone positive, persone in gamba, adatte a lavorare insieme ad altre, e persone che invece non sono adatte, sono persone diciamo “negative”, professionalmente poco valide, non adatte a lavorare in gruppo. Ebbene, chi dice: no, non voglio lavorare con queste persone, non voglio lavorare con questo gruppo, sta facendo di tutta l’erba un fascio. Questa persona non sta distinguendo le persone positive da quelle negative, ma le considera tutte uguali, dicendo; meglio soli che male accompagnati. Questa persona fa di tutta l’erba un fascio, cioè fa un solo fascio, un solo mazzo, non distingue, fa un solo fascio di tutte queste persone, le considera come tutte uguali, come  un unico fascio d’erba.

5. Chi c’è c’è (e chi non c’è non c’è)

Vediamo la quinta espressione della lezione, che è poi l’ultima espressione della prima parte della lezione.

Quando si decide di far parte di un gruppo, non è detto che tutti siano d’accordo. Solitamente diverse persone hanno diversi gradi di entusiasmo. Qualcuno allora potrebbe dire: ok, d’accordo, formiamo il gruppo, sono contento. Qualcun altro invece potrebbe non essere d’accordo: “beh, un momento, fatemici pensare, non so se voglio appartenere a questo gruppo, ho bisogno ancora di tempo”.

A questo punto, se il gruppo nasce per qualche motivo specifico e non c’è più tempo da perdere, allora una persona del gruppo, una di quelle persone che è entusiasta di formare il gruppo potrebbe dire:

Sapete cosa vi dico? “Chi c’è c’è e chi non c’è non c’è”.

Si tratta di un’espressione chiaramente colloquiale, adatta al linguaggio parlato ma non a quello scritto. Chi c’è c’è e chi non c’è non c’è significa: “basta, non c’è più tempo, chi ha deciso di appartenere al gruppo fa parte del gruppo, e chi invece non ha deciso ancora sta fuori dal gruppo. Più brevemente: Chi c’è c’è e chi non c’è non c’è.

Perché questa è un’espressione negativa? La risposta è che si tratta di una delle espressioni che non evidenziano sicuramente un aspetto positivo del gruppo, ma piuttosto il fatto che esistono due diverse opinioni, due gruppi che non si uniscono tra loro, perché hanno idee diverse. Il meglio sarebbe essere tutti d’accordo, e se siamo in un’azienda e non tutti condividono gli obiettivi aziendali, questo è un bel problema. Diversa è la situazione di un gruppo di persone che si mettono insieme per formare un gruppo motivato e unito. In questo caso è bene e giusto fare una selezione e escludere sin dall’inizio chi non è abbastanza convinto.

Non sempre quindi dividere è sbagliato e negativo.

Bene, finisce qui la prima parte della lezione n. 12. Nella seconda parte vedremo le espressioni neutre e quelle positive, tra cui alcune idiomatiche, come ad esempio “spezzare una lancia a favore di qualcuno”, “chi fa da se fa per tre“, ma anche molte altre espressioni più professionali e meno colloquiali.

Fine prima parte

prenota-il-corso

Italiano Professionale: Lezione n. 12 – condivisione ed unione

lezione_12_condivizione_unione_sommario

Audio – prima parte (15 minuti)

La lezione completa disponibile per gli abbonati al corso.

PRENOTA

Indice delle lezioni: INDICE

italiano dante_spunta Parliamo delle espressioni idiomatiche che riguardano la condivisione e l’unione
spagna_bandiera Hablamos de expresiones idiomáticas referentes a Compartir y fusionar
france-flag Abordons les expressions idiomatiques concernant le partage et l’union
flag_en We’ll talk about idiomatic expressions concerning Sharing and merging
bandiera_animata_egitto نحن نتحدث عن العبارات الإصطلاحية التي تتعلق بالتقاسم و الإتحاد
russia Мы говорим о идиоматических выражений, которые касаются совместного использования и объединения
bandiera_germania Wir sprechen über Redewendungen betreffend Verbindungen und Gemeinsamkeiten in der Arbeitswelt.
bandiera_grecia Μιλάμε για ιδιωματικές εκφράσεις που σχετίζονται με την ανταλλαγή και την ένωση
bandieradanimarca Vi vil tale om sproglige udtryk der handler om enighed og organisering.

Trascrizione

  1. Prima parte – Introduzione

Benvenuti alla lezione numero 12, dedicata alla condivisione ed all’unione.

In questa lezione, importantissima in ambito lavorativo, vediamo le espressioni più utilizzate, in ogni tipologia di lavoro, dal più umile al più professionale, che riguardano il gruppo. In particolare vediamo le espressioni  che si riferiscono all’unione di persone, di interessi, di attività ma anche all’unione di sogni ed emozioni, tutti aspetti che occupano un posto di primo piano in ambito lavorativo.

Come diceva il poeta greco Omero, “Lieve è l’oprar se in molti è condiviso”, vale a dire che operare, cioè lavorare, pesa meno, è meno pesante, cioè è lieve, è leggero, se tale lavoro è condiviso, se cioè il lavoro è frutto di un lavoro di gruppo, se lo condividiamo con qualcun altro.

Fino ad ora, dalla corso della sezione n.1, la prima del corso di Italiano Professionale, abbiamo esplorato quasi tutti gli aspetti che riguardano la vita professionale, da come esprimere le proprie professionalità (nel corso della prima lezione), alla sintesi, dall’approssimazione alla puntualità, la sincerità, il controllo, il denaro, i risultati ed i problemi, per finire con i rischi e le opportunità, argomento quest’ultimo che è stato oggetto della scorsa lezione, la numero 11.

Questa lezione, dedicata all’unione ed alla condivisione, è probabilmente quella che più delle altre affronta un argomento trasversale a tutti i lavori, vale a dire un aspetto talmente importante che è veramente difficile trovare, ammesso che esista, una attività lavorativa che non abbia bisogno di contatti umani e relazioni sociali.

Gli ambiti lavorativi ai quali la lezione si riferisce, in particolare, sono quelli della trattativa d’affari e quello delle relazioni interne.

Ci occuperemo più avanti nel corso, nei capitoli che seguiranno, dei singoli aspetti. Ad esempio nella sezione numero tre del corso, dedicata alle riunioni  ed agli incontri di lavoro faremo un approfondimento su tutti i termini che si possono utilizzare per indicare un gruppo di persone. Ci sono dei termini che danno un’immagine positiva ed altri che ne danno una negativa, a volte anche molto negativa, di un gruppo di persone. Vedremo quindi il “gruppo di lavoro”, la “compagine”, la “società”, eccetera. Si tratta della prima lezione della terza sezione, che si preannuncia molto interessante.

Ma entriamo subito nel vivo di questa lezione numero dodici. Anche questa sarà suddivisa in tre parti, come la precedente, per facilitare al massimo l’ascolto e la lettura.

Nel corso della prima parte tratteremo tutte le espressioni “negative”, vale a dire quelle che non danno una immagine positiva di un gruppo, che non aiutano la condivisione e che danno quindi un’immagine negativa di un’azienda o comunque di un gruppo di persone che lavorano insieme.

Nella seconda parte vediamo invece le frasi cosiddette “positive” e poi quelle che possiamo definire “neutre”, la cui valenza e significato dipendono molto dal contesto e dal tono con cui vengono pronunciate. Nella seconda parte vedremo anche i rischi nella pronuncia e nell’utilizzo di queste frasi.

Infine nella terza ed ultima parte faremo un esercizio di ripetizione, con domande e risposte. Io farò delle domande e voi potete provare a rispondere. Poi ascolterete una delle possibili risposte. Ovviamente le domande avranno come oggetto le espressioni spiegate nel corso della lezione.

2. L’armata Brancaleone e l’Attrazione Fatale

Abbiamo detto che iniziamo dalle espressioni negative.

Quali sono dunque le caratteristiche negative di un gruppo? Di primo acchitto verrebbe da pensare a problemi di organizzazione ed efficienza. Insomma, se un gruppo è un cattivo gruppo allora vuol dire che funziona male, vuol dire che il gruppo non funziona come dovrebbe perché manca una organizzazione e c’è un problema di efficienza; poi possiamo aggiungere che le persone che ne fanno parte sono male assortite.

Ebbene, quando un gruppo di persone ha queste caratteristiche negative possiamo chiamarlo l’armata Brancaleone.

L’espressione viene dal titolo di un grande film italiano, un film comico del 1966. Un film di Mario Monicelli, che è quindi il regista.

Protagonista di questo film, ambientato nel Medioevo è appunto, un gruppo, un gruppo di briganti, il cui capo era un certo Brancaleone da Norcia interpretato da Vittorio Gassman, grande attore italiano.

Ebbene, questo gruppo di briganti, cioè di banditi, di disonesti, di persone fuorilegge, era un gruppo di persone completamente disorganizzato, che hanno moltissimi problemi, disorganizzati e che non hanno molte cose in comune tra loro.

Questa tipologia di gruppo, con queste caratteristiche la potete sempre chiamare l’Armata Brancaleone. Si chiama armata perché questo è il nome che si dà ad un gruppo armato di persone, generalmente in un esercito. È una frase molto usata in Italia ed è ovviamente molto negativa.

Se il vostro gruppo viene etichettato con questo nome, non è sicuramente un bel segnale! L’Armata Brancaleone non è però l’unica espressione che deriva da un film in senso negativo.

Considerato che stiamo parlando di espressioni negative, ce n’è un’altra altrettanto negativa: “Attrazione fatale”, che viene dal film del 1987 dal titolo Fatal  Attraction. Se usiamo questa espressione vogliamo rappresentare una situazione in cui, in ambito sentimentale o anche in ambito lavorativo, una iniziale attrazione si è alla fine dimostrata “fatale”. Un’attrazione iniziale, che può essere quell’attrazione che ha portato più persone a formare un gruppo, alla fine è risultata negativa, anzi, fatale, il che significa che c’era di mezzo il fato. Il fato è il destino, e ciò che è fatale è prescritto dal destino; inevitabile, ineluttabile.

Un’attrazione fatale però ha un significato negativo, infatti fatale significa anche mortale, che porta alla morte, o comunque disastrosa. Se un’attrazione è fatale allora significa che l’unione di più persone si è dimostrata molto negativa, fatale, ha cioè portato conseguenze drammatiche per il membri del gruppo.

3. Meglio soli che male accompagnati

Passiamo alla terza espressione della lezione. Eravamo rimasti ai gruppi che non funzionano, alle Armate Brancaleone ad esempio. Ebbene, se si è dell’opinione che un gruppo sia un’Armata Brancaleone, allora si potrebbe pensare: meglio non formare un gruppo. In tali casi si dice spesso: “meglio soli che male accompagnati”.

È questa una frase che è più un proverbio che una frase idiomatica. Il senso è chiaro: meglio soli, cioè meglio non fare nessun gruppo, meglio non unirsi con nessuno piuttosto che accompagnarsi male.

Essere accompagnati significa avere compagnia, cioè avere qualcuno vicino. Essere “male accompagnati” quindi vuol dire essere “accompagnati male”, cioè avere una cattiva compagnia. Quindi meglio essere soli in questo caso: meglio soli che male accompagnati, frase utilizzata dappertutto e da chiunque in Italia, in ogni contesto in cui ci sia un gruppo che non funzioni bene.

4. Fare di tutta l’erba un fascio

Chi è che può dire la frase meglio soli che male accompagnati?

Ad esempio lo può dire una persona che ha capito che le persone che lo circondano non sono persone affidabili secondo lui, persone delle quali quindi lui non si fida.

Qualcuno potrebbe obiettare e dire: non fare di tutta l’erba un fascio! Non devi fare di tutta l’erba un fascio! Il che significa semplicemente: non tutte le persone sono uguali.

Anche questa è una frase fatta usata da tutti in Italia. Ma cosa vuol dire? Da dove viene questa frase?

Questa frase parla di erba, che cresce nel prato, e del fascio, che è un mazzo, un gruppo di erbe raccolte. L’origine è legata evidentemente al mondo contadino. A terra, come sapete, crescono piante buone e piante meno buone, e durante la raccolta nei campi, si poteva scegliere di raccogliere tutta l’erba assieme, oppure raccogliere solamente quella buona, lasciando le erbacce.

Era evidente che non conveniva, non era conveniente, raccogliere tutte le erbe in un unico mazzo, tutte assieme,  senza fare una selezione tra quelle buone e quelle cattive. Col termine fascio si indica quindi un mazzo, un insieme di erbe, un gruppo di erbe, raccolte tutte assieme, senza fare attenzione se le erbe raccolte siano  buone o cattive.

La stessa cosa può avvenire con le persone: in ogni gruppo ci sono persone positive, persone in gamba, adatte a lavorare insieme ad altre, e persone che invece non sono adatte, sono persone diciamo “negative”, professionalmente poco valide, non adatte a lavorare in gruppo. Ebbene, chi dice: no, non voglio lavorare con queste persone, non voglio lavorare con questo gruppo, sta facendo di tutta l’erba un fascio. Questa persona non sta distinguendo le persone positive da quelle negative, ma le considera tutte uguali, dicendo; meglio soli che male accompagnati. Questa persona fa di tutta l’erba un fascio, cioè fa un solo fascio, un solo mazzo, non distingue, fa un solo fascio di tutte queste persone, le considera come tutte uguali, come  un unico fascio d’erba.

5. Chi c’è c’è (e chi non c’è non c’è)

Vediamo la quinta espressione della lezione, che è poi l’ultima espressione della prima parte della lezione.

Quando si decide di far parte di un gruppo, non è detto che tutti siano d’accordo. Solitamente diverse persone hanno diversi gradi di entusiasmo. Qualcuno allora potrebbe dire: ok, d’accordo, formiamo il gruppo, sono contento. Qualcun altro invece potrebbe non essere d’accordo: “beh, un momento, fatemici pensare, non so se voglio appartenere a questo gruppo, ho bisogno ancora di tempo”.

A questo punto, se il gruppo nasce per qualche motivo specifico e non c’è più tempo da perdere, allora una persona del gruppo, una di quelle persone che è entusiasta di formare il gruppo potrebbe dire:

Sapete cosa vi dico? “Chi c’è c’è e chi non c’è non c’è”.

Si tratta di un’espressione chiaramente colloquiale, adatta al linguaggio parlato ma non a quello scritto. Chi c’è c’è e chi non c’è non c’è significa: “basta, non c’è più tempo, chi ha deciso di appartenere al gruppo fa parte del gruppo, e chi invece non ha deciso ancora sta fuori dal gruppo. Più brevemente: Chi c’è c’è e chi non c’è non c’è.

Perché questa è un’espressione negativa? La risposta è che si tratta di una delle espressioni che non evidenziano sicuramente un aspetto positivo del gruppo, ma piuttosto il fatto che esistono due diverse opinioni, due gruppi che non si uniscono tra loro, perché hanno idee diverse. Il meglio sarebbe essere tutti d’accordo, e se siamo in un’azienda e non tutti condividono gli obiettivi aziendali, questo è un bel problema. Diversa è la situazione di un gruppo di persone che si mettono insieme per formare un gruppo motivato e unito. In questo caso è bene e giusto fare una selezione e escludere sin dall’inizio chi non è abbastanza convinto.

Non sempre quindi dividere è sbagliato e negativo.

Bene, finisce qui la prima parte della lezione n. 12. Nella seconda parte vedremo le espressioni neutre e quelle positive, tra cui alcune idiomatiche, come ad esempio “spezzare una lancia a favore di qualcuno”, “chi fa da se fa per tre“, ma anche molte altre espressioni più professionali e meno colloquiali.

Fine prima parte

prenota-il-corso

Italiano Professionale: Lezione n. 11 – Rischi ed Opportunità

immagine_lezione_11

Audio introduttivo: i rischi e le opportunità nel settore della farmaceutica

 

    La lezione è disponibile per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente

Indice delle lezioni: INDICE

italiano dante_spunta Parliamo delle espressioni idiomatiche che riguardano i rischi e le opportunità
spagna_bandiera Hablamos de expresiones idiomáticas relativas a los riesgos y oportunidades
france-flag Abordons les expressions idiomatiques concernant les risques et opportunités.
flag_en We’ll talk about idiomatic expressions concerning risks and opportunities.
bandiera_animata_egitto سوف نتحدث عن العبارات الاصطلاحية المتعلقة المخاطر والفرص
russia Мы будем говорить о идиоматических выражений, касающихся рисков и возможностей.
bandiera_germania Wir sprechen von Idiomen zu den Risiken und Chancen.
bandiera_grecia Θα μιλήσουμε για ιδιωματικές εκφράσεις σχετικά με τους κινδύνους και τις ευκαιρίες.

prenota-il-corso

Italiano Professionale – 5^ lezione – Tenacia e Resistenza

immagine_indice_lezione_5_tenacia_resistenza

Audio (abstract)

italiano dante_spunta In questa lezione vedremo le espressioni e le frasi idiomatiche più diffuse ed utilizzate in Italia per esprimere i concetti di Tenacia e Resistenza, qualità fondamentali nel mondo del lavoro.
spagna_bandiera En esta leccin dos cualidades importantes en cualquier actividad humana, pero sobretodo en el mundo de los negocios.
france-flag Dans cette leçon, deux qualités importantes dans toutes les activités humaines surtout dans le monde du travail
flag_en In this lesson we will see the expressions and the most common idiomatic phrases used in Italy to express the concepts of tenacity and endurance
bandiera_animata_egitto عربي : ميزتان مهمتان في اي نشاط انساني و لكن خاصة في عالم العمل
russia Два важных качества в любой деятельности человека, в особенности в бизнесе и работе.
bandiera_germania In dieser Lektion werden die italienishen Ausdrücke und die häufigsten Redewendungen vorgestellt die Konzepte wie die Hartnäckigkeit und die Ausdauer zum Ausdruck bringe.
bandiera_grecia Δύο ποιοτικά χαρακτηριστικά σημαντικά για οποιαδήποτε ανθρώπινη δραστηριότητα, αλλά κυρίως για τον εργασιακό χώρο.

Acquista il corso

Trascrizione

1. Introduzione

Benvenuti nella quinta lezione di Italiano Professionale.

In questa lezione affronteremo un altro argomento critico che riguarda il mondo del lavoro. Non sarò solo a farlo, come al solito sono con me gli altri membri della redazione di Italiano Semplicemente.

Oggi in particolare c’è Shrouk, (Shrouk: ciao a tutti) egiziana, Lilia dalla Russia (Lilia: ciao ragazzi!) e Ramona dal Libano (Ramona: ciao sono pronta!). L’argomento di oggi affronta una qualità che tutti i professionisti devono avere, se vogliono avere successo: la “tenacia”. Cos’è la tenacia?

Prima di iniziare la lezione, ricordiamo che questa lezione riguarda diversi aspetti del mondo del lavoro. È per questo che le “etichette” della lezione sono: presentazione, lavoro e colloquio, trattare. Nelle sezioni 2, 4 e 5 del corso ritroveremo quindi queste espressioni all’interno dei vari dialoghi delle lezioni.

Se cercate sul vocabolario italiano troverete una definizione di questo tipo: la tenacia è la Costanza, la Fermezza e la Perseveranza nei propositi e nell’azione. Possiamo ad esempio lavorare con grande tenacia, possiamo difendere con tenacia le proprie idee, possiamo agire con tenacia. Tenacia deriva da tenere, cioè non mollare, resistere. Per questo la lezione di oggi si chiama “Tenacia e Resistenza”.

Possiamo sin da subito fornire dei termini molto simili alla tenacia, che hanno un significato molto vicino alla tenacia, come ad esempio l’insistenza, l’ostinazione, la persistenza, quindi qui c’è l’idea di insistere, di non mollare, di non arrendersi. Oppure anche la “risolutezza” o la “determinazione”. Una persona tenace è una persona risoluta, è determinata, sa quello che vuole, sa dove vuol arrivare e non si arrende mai. Questi ultimi termini sono del tutto equivalenti al termine “tenacia”. Anche la “Volontà” è una qualità abbastanza vicina come concetto. Infatti il termine volontà deriva da volere, e chi ha volontà (willpower in inglese) o chi ha la “forza di volontà”, ha la qualità di volere, appunto, quindi di decidere consapevolmente il proprio comportamento in vista di un certo scopo. Avere forza di volontà è quindi una dote importantissima per tutti.

I termini “Costanza”, “Tenacia”, ”Fermezza”, “Propositi”, sono evidentemente dei termini non molto facili e immediatamente comprensibili, ma in realtà possiamo spiegare il concetto di Tenacia e simili in parole molto più semplici, ed utilizzeremo oggi quindi anche delle espressioni tipiche italiane, che vi faranno immediatamente capire in cosa consista questa qualità.

Oggi vediamo quindi varie frasi idiomatiche, le più utilizzate in Italia, per descrivere questa qualità fondamentale, che vale per tutti in ogni campo, ma soprattutto in ambito lavorativo.

Sono frasi di normale utilizzo dagli italiani, molto meno dagli stranieri, anche coloro che hanno un alto livello. Questo accade perché, evidentemente, chi ha studiato all’università, anche con ottimi risultati, pur sapendo il significato e sapendo anche utilizzare le parole tenacia, fermezza e perseveranza, non avendo vissuto in Italia, difficilmente hanno ascoltato queste espressioni. Chi invece lavora in Italia già da qualche tempo, sicuramente qualcuna di queste frasi l’ha già ascoltata molte volte, ma magari non tutte queste espressioni, perché ogni espressione ha il suo contesto specifico.

2. Le espressioni idiomatiche più utilizzate

Cominciamo con alcune delle frasi più interessanti.

La prima è “chi la dura la vince”. Chi la dura la vince è una frase grammaticalmente scorretta, ma è ugualmente un’espressione tipica italiana…


Fine abstract