Le espressioni sulla fortuna

Trascrizione e spiegazione

Buongiorno e grazie di essere all’ascolto di questo podcast. Per chi è nuovo e non ha mai ascoltato la mia voce, benvenuto, questo podcast è pubblicato su italianosemplicemente.com, sia in forma scritta che in versione audio. Venite sul nostro sito, unitevi alla famiglia di italiano semplicemente, mettete un “like” alla pagina Facebook, ed in questo modo Facebook si ricorderà di mostrarvi le novità di Italiano Semplicemente. Questo è un podcast per coloro che conoscono già un po’ di italiano, ma che hanno problemi di pronuncia, che magari sbagliano a coniugare i verbi e hanno in generale dei problemi di espressione verbale. Con Italiano Semplicemente imparerete la grammatica automaticamente, grazie alle sette regole d’oro, i miei consigli personali, e grazie al metodo utilizzato, che è il metodo TPRS, basato sulle storie e sulla ripetizione.

Oggi è una giornata un po’ nebbiosa a Roma, e quindi c’è un po’ di nebbia. La nebbia è quando c’è molta umidità nell’aria, molta acqua, e quindi non si vede molto bene. La nebbia è quasi come una nuvola. Solo un po’ più bassa e meno densa, meno fitta. A Roma non siamo molto abituati alla nebbia, che solitamente frequenta maggiormente il nord, il nord Italia, ma pazienza.

Oggi sono andato al lavoro con lo scooter e quindi è stato un po’ rischioso, ho corso dei rischi perché la visibilità non era molto alta, non si vedeva benissimo. Ma mi è andata bene, sono sano e salvo. Posso dire di essere stato fortunato a non fare nessun incidente, a non farmi male. “Correre dei rischi” vuol dire fare qualcosa di rischioso, fare qualche attività pericolosa, che potrebbe portare conseguenze negative. Comunque tutto bene, e a proposito di fortuna, che è l’argomento di oggi, c’è chi mi dice che sono fortunato ad abitare e vivere a Roma, perché vivo nella “città eterna”, nella città del Vaticano e del Colosseo. La città eterna è uno dei nomi con cui si indica Roma, la capitale d’italia. La città eterna perché non muore mai, perché è immortale. E’ “eterna” appunto. Roma caput mundi, si dice anche così, cioè Roma capitale del mondo, non solo dell’Italia, ma del mondo intero. Roma è bella, però per chi ci lavora, come me, a Roma, non è poi così piacevole. Roma è eterna, ma anche il traffico è eterno, ed a volte per andare a lavorare ci vuole un’eternità di tempo… poi ci sono anche altri piccoli disagi e punti negativi, come un generale nervosismo abbastanza diffuso. La gente è nervosa, ovviamente mi riferisco agli abitanti di Roma, a chi ci lavora, e non ai turisti che sono felicissimi di essere qui a Roma.

Comunque, parliamo di fortuna oggi, parliamo delle frasi sulla fortuna, ed anche di sfortuna, cioè del contrario della fortuna: la sfortuna: la malasorte.

Capita spesso di parlare di fortuna, capita a tutti anche, ma c’è chi ama parlare di fortuna e sfortuna e chi invece ama di più, cioè preferisce, parlare di fede, di fede e di azione. C’è poi chi preferisce parlare di destino. C’è invece chi parla di sorte e di malasorte.

Sono tutte facce della stessa medaglia, sono tutte definizioni simili tra loro: fortuna, destino, sorte, sfortuna, malasorte, sfiga.

Oggi quindi parliamo di fortuna. Per la fede e per il destino, evidentemente ci vuole più tempo, e dovremmo dedicare un file audio a parte a questi due argomenti.

Ascoltiamo il dialogo che segue, la storia che segue, e quindi ascoltiamo quali sono le espressioni più comuni che riguardano fortuna e sfortuna. La storia parla di una ragazza fortunata, perché sembra che all’università studi molto poco, però sembra che prenda ugualmente dei bei voti. Questa ragazza ne parla coi suoi amici.

Shrouk : Sai, ieri ho fatto un esame, ed ho preso il massimo dei voti! Ma avevo studiato pochissimo!
Adriana: Un colpo di fortuna?
Shrouk: Credo di sì, ma è la terza volta questo mese. Mi è andata sempre bene!
Yasemin: Sei nata proprio con la camicia è?
Shrouk: Beh, chi non risica non rosica!
Georgt: Questo è vero, non si tratta solo di una botta di culo!
Thiago: Però a te va sempre tutto bene, sei una ragazza baciata dalla fortuna. A me non va mai bene niente invece!
Shrouk: Diciamo che sono nata sotto una buona stella, ma stai tranquillo, la ruota gira per tutti!
Ramona: Giusto, hai ragione, la fortuna è cieca!
Thiago: Sì, la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo!
Jasna: Almeno l’amore andrà bene no? Il proverbio dice: sfortunato al gioco, fortunato in amore!
Thiago: Dici? secondo me sono scalognato anche in amore!
Ahmed: Beh, in amore secondo me la fortuna aiuta gli audaci!
Thiago: Sarà! Finora una sola volta ho avuto una fortuna sfacciata!
Ahmed: quando?
Thiago: quando ho vinto 1 milione di euro al gioco del lotto.
Lot-venson: che culo!

Bene, avete ascoltato quindi, Shrouk è stata fortunata. Ascoltiamo ancora Shrouk:

Shrouk : Sai, ieri ho fatto un esame, ed ho preso il massimo dei voti! Ma avevo studiato pochissimo!

Quindi Shrouk è stata fortunata perché ieri ha fatto un esame, ed ha preso il massimo dei voti, nonostante avesse studiato pochissimo. Shrouk è stata fortunata quindi, ma si può anche dire che a Shrouk “è andata bene“. Quando “ti va bene” vuol dire che sei stato fortunato. E’ la stessa cosa.

Posso dire:

  • A me è andata bene.
  • A te è andata bene.
  • A lui è andata bene.
  • A noi è andata bene.
  • A voi è andata bene.
  • A loro è andata bene.

Attenzione perché se ti va bene un esame, o qualunque altra cosa, non necessariamente sei stata fortunata. Se invece “ti è andata” bene, se ti va bene vuol dire che c’è stata la fortuna.

Ad esempio: “l’esame mi è andato bene” vuol dire che ho superato l’esame, vuol dire che sono stato promosso, che ho preso un bel voto.

Allo stesso modo “il colloquio di lavoro mi è andato bene” vuol dire che sono stato assunto, che ho avuto il lavoro.

Invece se tu mi chiedi: com’è andato l’esame? io posso rispondere “mi è andato bene”, “cioè l’esame mi è andato bene”, oppure posso rispondere “mi è andata bene”, “andata”, e non “andato”, al femminile quindi. E poi non si dice altro: mi è andata bene! Questa è una esclamazione. Non si può dire mi è andata bene l’esame, ma solamente “mi è andata bene!”. Al femminile quindi, “andata” e non “andato”.

“Mi è andata bene” vuol dire quindi “sono stato fortunato”. Quindi Shrouk avrebbe potuto dire:

“Sai, ieri ho fatto un esame, e mi è andata bene, perché ho preso il massimo dei voti pur avendo studiato pochissimo!”

Shrouk avrebbe anche potuto dire: “Ieri sono stata assistita dalla fortuna“. Questa è ancora un’altra espressione sulla fortuna.

Chi è assistito dalla fortuna vuol dire che è fortunato, è come se la fortuna fosse lì con lui, ad assisterlo. Lui è lì, e la fortuna è lì con lui, che assiste, cioè che ha cura di lui, che lo custodisce, che lo assiste, che lo protegge. Questo è “essere assistiti dalla fortuna”.

Adriana: Un colpo di fortuna?

Arriva Adriana che fa una domanda: un colpo di fortuna?

Adriana chiede se Shrouk abbia avuto un “colpo di fortuna”, cioè se la fortuna la abbia aiutata, se la fortuna le abbia dato un “colpo”, cioè una spinta, un aiuto, per superare l’esame. Un colpo di fortuna si usa molto spesso, e fa parte del linguaggio di tutti i giorni e che potete ascoltare in ogni contesto. Non si tratta di dialetto.

Shrouk: Credo di sì, ma è la terza volta questo mese. Mi è andata sempre bene!

Quindi in questo mese è la terza volta, wow, è la terza volta che Shrouk ha un colpo di fortuna: Shrouk è stata assistita dalla fortuna molto spesso ultimamente, recentemente.

Le è andata sempre bene. Vediamo quindi che “mi è andata bene” è al femminile, anche se l’esame è una parola maschile. Come dicevo prima, “mi è andata bene” vuol dire “sono stato fortunato” (o fortunata, nel caso di Shrouk). Le è andata sempre bene, quindi in tutti e tre gli esami che ha dato Shrouk, questo mese, le è andata sempre bene, cioè è stata sempre fortunata, è stata sempre assistita dalla fortuna.

Yasemin: Sei nata proprio con la camicia è?

Yasemin commenta, commenta la fortuna di Shrouk, e dice che Shrouk, secondo lei, secondo Yasemin, è “nata con la camicia”.

Se analizziamo i senso proprio fa un po’ ridere perché la camicia è semplicemente un capo d’abbigliamento, di stoffa che copre il busto, e di solito ha un colletto e delle maniche. Impossibile quindi nascere con la camicia nel senso proprio. In realtà quando si nasce, può accadere che il sacco in cui è avvolto il bambino, che solitamente si rompe prima della nascita, è ancora intatto. Può accadere cioè che il bambino nasca ancora nel sacco (il cosiddetto sacco amniotico). E’ molto raro ma può accadere. Ebbene questo sacco è anche chiamato “camicia”, perché copre il bambino, lo avvolge, proprio come la camicia copre il corpo di chi la indossa.

E’ difficile dire se la cosa porti veramente fortuna, ma di sicuro è un evento molto raro e quindi “essere nati con la camicia” è oggi una frase diffusa per dire “essere fortunati”. Non è però un colpo di fortuna, ma è una fortuna costante, che ti assiste sempre, tutta la vita.

Infatti Yasemin dice a Shrouk che è nata con la camicia dopo che Shrouk ha detto che è la terza volta che le accade questo mese.

Shrouk: Beh, chi non risica non rosica!

Questa è una frase interessante. Rosicare è un verbo usato per i topi, gli scoiattoli, i roditori in generale, tutti quegli animali che hanno denti forti e che li utilizzano per rosicare, significa rodere a poco a poco, rosicchiare. Si può rosicchiare, rosicare, una pannocchia, un torsolo di mela, eccetera. Rosicare significa togliere dei pezzi piccoli con i denti, poco a poco. Però rosica qui significa “ottenere risultati”, “raggiungere l’obiettivo”.

“Risica” invece non esiste come parola, ma esiste il verbo “rischiare”. “Chi non risica” quindi vuol dire “chi non rischia”.

Quindi l’intera frase, “chi non risica non rosica” vuol dire “chi non rischia non ottiene risultati”. Ma suona meglio dire “chi non risica non rosica”, è più bello, suona meglio, anche se risicare non esiste; è più facile anche a pronunciarlo.

Chi non risica non rosica quindi vuol dire che chi non rischia non ottiene risultati. Solo chi rischia può ottenere risultati. Solamente chi corre il rischio, chi è disposto a correre il rischio, può ottenere un buon risultato. Chi invece non corre il rischio, chi non se la sente, chi preferisce non rischiare, non può ottenere risultati.

Shrouk vuole dire che lei ha rischiato, e pur sapendo che non era molto preparata, ha rischiato; ha rischiato e le è andata bene. E’ una frase però che potete usare solamente in un contesto scherzoso, tra amici o in famiglia.

Georgt: Questo è vero, non si tratta solo di una botta di culo!

Georgt, dal Messico (ciao Georgt!) che è la prima volta che partecipa ai nostri podcast, dice che Shrouk ha ragione, che è vero che chi non risica non rosica.

Secondo Georgt non si tratta solo di una “botta di culo”.

Ecco questa frase idiomatica ha lo stesso significato di “colpo di fortuna”: è la stessa cosa. Un colpo di fortuna è come una botta di culo. Una botta infatti è un colpo. Se qualcuno vi da un colpo, vi colpisce, vuol dire che vi ha dato una botta.

Il culo invece, con una elle sola (culo, non cullo) è il sedere. Culo equivale ad “ass” in inglese. Quindi è dialettale, tutti vi capiranno in Italia, ma si tratta comunque di una parola dialettale e scurrile, di una parolaccia insomma. Potete anche dire “botta di sedere”, ma non cambia molto in realtà.

Avere avuto una botta di sedere, o di culo, vuol dire quindi aver avuto fortuna, aver avuto un colpo di fortuna, un episodio fortunato. Si tratta comunque di un episodio, non di una fortuna costante e duratura, proprio come colpo di fortuna, perché un colpo è improvviso, dura solo un attimo. Ovvimaente non troverete nei libri di grammatica la frase “botta di culo”.

Thiago: Però a te va sempre tutto bene, sei una ragazza baciata dalla fortuna. A me non va mai bene niente invece!

Thiago dice che Shrouk è una ragazza fortunata, anzi dice che è una ragazza baciata dalla fortuna. La fortuna ha baciato Shrouk, e quindi chi ti bacia solitamente ti ama, quindi la fortuna è innamorata di Shrouk. Ed anche Italiano Semplicemente è stato baciato dalla fortuna incontrando una ragazza Shrouk. Anche essere baciati dalla fortuna è segno di fortuna duratura, che dura nel tempo, e non è una fortuna episodica.

A Thiago non va mai bene niente invece. Povero Thiago!

Shrouk: Diciamo che sono nata sotto una buona stella, ma stai tranquillo, la ruota gira per tutti!

Shrouk dice di essere nata sotto una buona stella. Quando si è nati sotto una buona stella vuol dire che si è fortunati, ed anche qui la fortuna è una fortuna duratura. Qui entriamo un po’ nell’astrologia, secondo la quale i pianeti influenzano i destini umani. Ci sono pertanto stelle buone  stelle cattive, stelle positive e negative, stelle che portano fortuna e stelle che portano sfortuna. Una buona stella è una stella che porta fortuna, perché è buona appunto.

E chi nasce sotto una buona stella, evidentemente, è assistita dalla buona stella per tutta la vita, la buona stella avrà cura di lei per sempre. Questo è nascere sotto una buona stella.

La “ruota gira per tutti” si intende la ruota della fortuna, per dire che la fortuna assiste tutti prima o poi, perché infatti le ruote girano, ed anche la ruota della fortuna lo fa, e girando girando incontra persone sempre diverse. La ruota gira per tutti quindi vuol dire che tutti, prima o poi, avranno fortuna, saranno assistiti dalla fortuna, perché la fortuna gira come una ruota.

Ramona: Giusto, hai ragione, la fortuna è cieca!

La fortuna è cieca dice Ramona, cioè la fortuna non ci vede, è cieca, e non sa chi colpisce, non sa chi è la persona che colpirà, non sa chi assisterà, a chi starà vicino, a chi bacerà. La fortuna è cieca quindi quando gira non si sa per chi girerà.

Thiago risponde subito:

Thiago: Sì, la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo!

Thiago conferma: la fortuna è cieca, quindi dice ok, Ramona, è vero, ma la sfiga ci vede benissimo!

La sfiga è la sfortuna, in forma dialettale. Sfiga si usa in tutta italia, ma fa parte del linguaggio informale, non la usate questa parola con persone che non conoscete.

La frase di Thiago è abbastanza diffusa in Italia, “la fortuna è cieca  ma la sfiga ci vede benissimo” per smentire che la fortuna sia veramente cieca, dicendo che la sfortuna non è cieca invece, la sfortuna ci vede bene, la sfiga ci vede molto bene e sa sempre chi colpire.

Thago aveva già detto di essere sfortunato, che a lui non va mai bene niente, e quindi di essere una persona sfortunata.

Gli risponde Jasna che dice:

Jasna: Almeno l’amore andrà bene no? Il proverbio dice: sfortunato al gioco, fortunato in amore!

Jasna chiede a Thiago se in amore è fortunato, se si ritiene una persona fortunata in amore. Perché, dice Jasna, chi è sfortunato al gioco è fortunato in amore.

Qui non c’è nessun gioco ovviamente, perché Thiago diceva di essere sfortunato in generale nella vita, parlando in generale, dice infatti che non gliene va bene una. Non si tratta di un gioco. Questa frase solitamente si dice a chi perde al gioco, per tirarlo su di morale, per rincuorarlo, per rassicurarlo: “sfortunato al gioco, fortunato in amore!”. Per dire che chi perde al gioco ha avuto sfortuna, ma la fortuna lo assiste in campo amoroso. Non si può essere sfortunati in tutto.

Jasna vuole sapere se Thiago in amore abbia avuto fortuna oppure no, se Thiago si ritiene una persona che in amore la fortuna lo assista oppure no, ed immagina di sì; Jasna immagina che Thiago sia fortunato in amore, ma lo dice per rincuorarlo, per tirarlo su di morale.

Thiago: Dici? secondo me sono scalognato anche in amore!

Non lo sa Thiago se è fortunato o meno in amore. Secondo lui no, secondo lui anche in amore è sfortunato. Anche in amore è scalognato.

La scalogna è la sfortuna. E’ come la sfiga, ma la scalogna è un po’ in disuso, anche se meno popolare di sfiga. La scalogna è una fortuna persistente, che non ti abbandona.

Un altro modo per indicare la sfortuna, oltre la scalogna e la sfiga, è la iella, o Iattura.

Sentiamo se Manel conosce il significato della parola Iella.

Manel: la iella significa la sfortuna, oppure le cose che portano sfortuna, come un gatto nero, la cadenza (caduta) del sale, eccetera.

La Iella e la Iattura sono nomi femminili, come la scalogna  e la sfiga, e come anche la sfortuna e la malasorte. Tutti nomi femminili. Chissà perché la fortuna e la sfortuna hanno sempre nomi femminili.

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L’attore italiano Totò, nella parte dello “iettatore”

La Iella è come una maledizione, la Iella è un qualcosa che viene dato da qualcuno, o da qualcosa. Come se la sfortuna fosse qualcosa che viene portato da qualcun altro. Infatti esiste lo Iettatore, o Iellatore colui che porta iella, colui che è portatore di iella, di iattura, di sfortuna. E’ colpa dello iettatore che la sfortuna, la iella, arriva e colpisce una persona. Lo iettatore è colui che ha il potere di portare iella, anche contro la sua stessa volontà.

Si dice spesso: che iella! cioè che sfortuna!

Ahmed: Beh, in amore secondo me la fortuna aiuta gli audaci!

Interviene Ahmed che dice che la fortuna aiuta gli audaci, la fortuna aiuta gli audaci.

Gli audaci sono coloro che osano, coloro che hanno coraggio. E’ un po’ come “chi non risica non rosica”. Solo chi osa, cioè solamente gli audaci, ottengono risultati. Se sei audace, se hai il coraggio di osare, di provare, anche se c’è il rischio di fallire, di non riuscire, allora magari ti va bene, magari la fortuna ti aiuterà.

Se invece non sarai audace non potrà aiutarti la fortuna. Quindi la fortuna aiuta gli audaci, in amore, dice Ahmed.

Thiago: Sarà! Finora una sola volta ho avuto una fortuna sfacciata!

Thiago non è proprio convinto di questo, e dice che solamente una volta è stato fortunato in vita sua. Solo una volta. dice Thiago, ha avuto una fortuna sfacciata.

Cosa vuol dire sfacciata? Letteralmente vuol dire “senza faccia”: sfacciata, come squilibrata vuol dire “senza equilibrio”, come “spellata” vuol dire senza pelle, eccetera.

Sfacciata è una parola, è un aggettivo, che si utilizza solitamente con le persone. E’ una frase idiomatica che solitamente vuol dire “senza rispetto”.

Se dico che una ragazza ad esempio “è una persona sfacciata” vuol dire che non ha rispetto, che non rispetta nessuno, che dice quello che pensa, sena farsi problemi, senza contenersi, senza limiti, senza barriere. Questa persona esagera, non ha faccia, è come se non fosse una persona normale, con una faccia normale, ma è esagerata, è sfacciata.

“Non essere sfacciato” lo può dire un genitore ad un figlio, se il figlio risponde male alla madre o al padre: “non fare lo sfacciato”, cioè “abbi rispetto dei tuoi genitori”.

La fortuna sfacciata, allo stesso modo, è una fortuna che non si contiene, è una fortuna esagerata, senza limiti. Non si usa con la sfortuna però: non si può dire “sfortuna sfacciata”. Quindi non c’entra il rispetto qui, ma c’entra il concetto di normalità e di esagerazione:

Sfacciata = esagerata. Fortuna sfacciata=fortuna esagerata.

Finora Thiago solamente una volta ha avuto una fortuna sfacciata, e quando? Quando ha avuto questa fortuna esagerata Thiago?

Ahmed: quando?

Gli lo chiede Ahmed quando, e Thiago risponde prontamente:

Thiago: quando ho vinto 1 milione di euro al gioco del lotto.

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Urna con le palline da estrarre nel gioco del lotto

Beh, Thiago una volta ha vinto un milione di euro!! Mica male Thiago, che fortuna! Ha vinto un milione di euro al gioco del lotto. Il gioco del lotto è un gioco a pronostico, una lotteria, ed è quel gioco in cui vengono estratti, vengono sorteggiati dei numeri, e i partecipanti a questo gioco punta su dei numeri, e questi numeri vengono scritti, stampati su una ricevuta, su in cui sono scritti dei numeri sui quali si è puntato. Si possono puntare da un minimo di 1 ad un massimo di 10 numeri compresi tra 1 e 90. Si possono vincere molto soldi a questo gioco: più numeri escono e più si vince. “Puntare su dei numeri” vuol dire scommettere che quei numeri verranno estratti, vuol dire pronosticare, cioè prevedere che quei numeri escano, che quei numeri siano estratti. Estratti vuol dire letteralmente “estratti dall’urna”, cioè tirati fuori da un contenitore, chiamato urna, nel quale ci sono le palline con i numeri. Ogni pallina ha un numero, e dentro l’urna ci sono quindi 90 palline. Quando c’è l’estrazione delle palline, si tirano fuori alcune palline, si leggono i numeri, e ognuno che ha partecipato al gioco può verificare se i suoi numero siano stati estratti.

Quindi Thiago dice di aver vinto 1 milione di euro al gioco del lotto!

Lot-venson: che culo!

Lot, da Haiti, che salutiamo, dice: che culo! Che culo vuol dire, come avrete intuito, fortuna. Thiago ha avuto un colpo di fortuna, o una botta di culo, detto abbastanza volgarmente. Che culo è una esclamazione utilizzata in tutta Italia, senza distinzione, ed è un modo abbastanza forte di dire “che fortuna!”.

Culo, lo ripeto ancora una volta, si scrive e si pronuncia con una sola “elle”.

Possiamo anche dire, sempre volgarmente, che Thiago in quella occasione ha “sculato“, o anche “è stato Sculato”. Sculato viene da sculare, che è un verbo che non esiste in realtà. Thiago è stato sfortunato. Thiago ha avuto una fortuna sfacciata, ha sculato, è stato sculato. Stavolta sculato non è come sfacciato, cioè non è “senza culo”, ma comunque significa che Thiago ha esagerato in qualcosa. Ha esagerato in culo, cioè in fortuna.

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Ricordo che per chi è interessato a lavorare in Italia, c’è il corso Italiano Professionale, l’Italiano che è utilizzato in ambienti professionali, e che può esservi utile se volete migliorare il vostro italiano e portarlo ad un livello ancora più alto. La prima lezione è gratuita e già online, c’è già il testo scritto, e tra qualche giorno avrete anche l’audio. Informerò su facebook quando sarà online. I corso sarà disponibile nel 2018, ancora 23 mesi quindi, ma chi vuole lo può già prenotare gratuitamente.

Ciao amici, e buona fortuna!

 

Video con sottotitoli

 

Prego, si accomodi!

Una cristiana ed una musulmana sono alla cassa di un supermercato dopo aver fatto la spesa:

Audio:

Interpreti: Ramona dal Libano (Cristiana), Adriana dalla Colombia (Cassiera e audio supermarket), Shrouk dall’Egitto (Musulmana), Elettra (suono voce supermarket), Amany dall’Egitto (amica della musulmana)

Video

Trascrizione

prego

Cristiana: Prego, dopo di lei, signora!

Musulmana: grazie mille signora!
Cristiana: Prego, di nulla, si figuri!
Musulmana: le dispiace se mentre aspetto prego?
Cristiana: prego, faccia pure, ma stia attenta, la cassa si sta liberando!
Cassiera: Prego, avanti il prossimo!
Amica della Musulmana: la prego di scusarla, era distratta da un’āya di una sura del Corano.
Cassiera: prego?

Buonasera a tutti, dunque, oggi spieghiamo il significato della parola “prego”.
Prego è una parola diffusissima, una parola famosissima in tutto il mondo, una parola che ha più significati. Ho fatto una piccola ricerca su internet.
Ci sono vari luoghi, vari siti internet che cercano di spiegare, per iscritto, i vari significati della parola “prego”.
Devo dire che, come sapete io utilizzo il metodo TPRS, di conseguenza mi piace utilizzare delle storie. Fa parte del metodo, fa parte delle sette regole d’oro di Italiano Semplicemente, perché bisogna suscitare delle emozioni, affinché si possano ricordare le parole italiane, i concetti, le frasi e i significati.
Dunque abbiamo costruito questa piccola storia, dico abbiamo perché in realtà l’hanno costruita interamente gli utenti di whatsapp di Italiano Semplicemente; le persone che frequentano maggiormente la chat di Italiano Semplicemente e che si sono divertiti a fare questa piccola storia.
Io l’ho scritta, loro l’hanno interpretata. La storia quindi tratta di una cristiana e di una musulmana, che vanno a fare la spesa. Dunque discutono tra loro, anzi, parlano tra loro, e ne esce fuori una bella storiella in cui la parola prego viene utilizzata moltissimo, e in ognuno dei vari utilizzi che se ne fanno all’interno della storia, il significato è leggermente diverso.
Allora, avete ascoltato la storia; anche la voce dell’audio del supermercato è una voce interpretata dalla nostra amica Adriana, quindi non è una vera voce di supermercato ma abbiamo preso la voce di Adriana, che ce l’ha prestata per l’occasione, gli abbiamo fatto qualche piccolo ritocco con un software, abbiamo ritoccato un po’ l’audio ed è venuta fuori una bella storiella. Allora, “prego”. In questo file audio voglio spiegarvi i vari significati della parola prego. In generale la parola prego, l’uso più diffuso che se ne fa in Italia è come risposta della parola “grazie”.
Quindi se una persona ti fa un favore, tu puoi dire “grazie!” e lui può rispondere “prego!”, quindi può rispondere “prego, non c’è di che!”, “si figuri”, “non fa niente”, “non c’è problema” eccetera.
Sono tutti modi di rispondere in italiano alla parola “grazie!”.
In senso ancora più generale, per poter utilizzare la parola “prego” occorre essere in due, quindi non puoi parlare con te stesso, ma occorre un’altra persona. In generale, la parola “prego!” significa “tocca a te”, “tocca a lei”, “la prossima mossa non è la mia ma è la tua”, della persona con cui si sta parlando, quindi è la tua, o è la sua, dipende se stai dando del tu o del lei a questa persona. Quindi si chiede se si vuole fare o si vuole dire qualcosa.
“Prego” non solo è la risposta di “grazie”, ma “prego” lascia la parola all’altra persona, come dire “tocca a lei”, oppure lascia che l’altra persona faccia qualcosa, ad esempio se sono davanti ad un ascensore e stiamo entrando più persone all’interno dell’ascensore, posso dire, se c’è una ragazza o una persona accanto a me, quando si aprono le porte posso dire: “prego”. Posso dire semplicemente “prego”, che vuol dire Tocca a lei, prego, entri pure, “entra pure tu, poi io entrerò dopo di lei, entrerò dopo di te”.
Questo è uno dei modi di utilizzare la parola “prego”.
Ovviamente questo vale anche per la cassa del supermercato, quindi “prego, si accomodi”, “prego tocca a lei”, “prego, vada avanti”, vuol dire che si sta sollecitando all’azione, cioè “sei tu che devi fare qualcosa, prego”.
A volte è accompagnato anche con un gesto con la mano, volendo, è una abitudine abbastanza diffusa per dire “prego, si accomodi”, “prego, tocca a lei”, e questo quindi significa che si cede il passo ad un’altra persona, invece nel caso della risposta al “grazie”, è semplicemente un “non c’è problema”, “si figuri”.
In realtà la parola “prego” deriva dal verbo pregare, pregare, come è stato utilizzato anche all’interno del file audio, dalla ragazza musulmana interpretata da Shrouk, pregare significa dire a parole, o dire con la mente, pensare, al nostro Dio, o recitare delle parole per il nostro Dio.
Questo quindi è la parola “pregare”, e quindi “prego” significa “io prego”, accorciato: “prego”, quindi anche nel caso in cui si dice: “accomodati, tocca a te”, è come dire “ti prego, vai avanti tu”, “ti prego”, cioè “ti sto pregando,prego”. Prego è la forma abbreviata della frase “ti prego, vai avanti”, “ti prego, accomodati”, “prego, vada avanti lei”, “prego, faccia lei”, “prego, si figuri”.
Quindi vuol dire sempre “la prego”, “ti prego”, cioè è un modo gentile, educato, di dire, di cedere il passo, o di lasciare l’iniziativa all’altra persona con cui si sta parlando.
Ovviamente anche nel caso in cui si risponda al “grazie”, il “prego” deriva sempre dal verbo pregare, quindi “prego”, vuol dire “prego, non c’è problema”, “ti prego, non ti scusare”, “ti prego, non mi devi ringraziare”, è sempre il verbo pregare, all’origine dell’espressione “prego” c’è una parola che riassume una frase più lunga che quindi può essere utilizzata in più circostanze, può essere utilizzata in più contesti diversi quindi.
Nell’ultima espressione del file audio sentiamo la cassiera che dice: “prego?”. In questo caso la cassiera sta dicendo “scusa puoi ripetere?”, cioè “la prego puoi ripetere?”, “ti prego puoi ripetere?”, quindi in questo caso è sotto forma di domanda. La domanda è “prego?”.
C’è anche un altro modo di utilizzare questa espressione, un modo che non è stato utilizzato all’interno del file audio, e questo modo è un modo non educato, e per quello che non l’ho inserito, ma volendo avrei potuto farlo. Avrebbe potuto essere l’ultima battuta del file audio, della piccola storia. Se un’altra persona avesse sentito la ragazza musulmana che parlava di Corano, avrebbe potuto infastidirsi, ad esempio, perché magari era di un’altra religione, e avrebbe potuto dire: “ma ti prego!”, “ti prego”, cioè vuol dire “non sono d’accordo con te”, “ti prego, smettila!” vuol dire in questo caso, “ti prego, non andare avanti”, “ti prego, non mi dire queste cose”, quindi si sta sempre pregando una persona, quindi la forma è sempre quella dell’educazione, ma il tono è tutt’altro.
Il tono è quello di dire” ti prego smettila!”, quindi questo è ancora un altro significato della parola “prego”, anzi, un altro utilizzo della parola “prego”. Come avrete capito, il “prego”, la parola “prego” va utilizzata con un certo tono; a seconda del tono che si utilizza, a seconda della voce che si utilizza, il significato è diverso, quindi fate attenzione quando pronunciate questa parola, quando parlate con degli italiani, perché è importante anche il tono.
auto → it
Musulmana

Espressioni equivalenti: brutta gatta da pelare – brutta bestia… cavoli amari

Gatta (bella) e non da pelare...
Gatta (bella) e non da pelare…

Ciao a tutti amici. Oggi ci divertiamo un po’ con alcune espressioni tipiche italiane. Sono Gianni, di italianosemplicemente.com, e oggi, dopo aver spiegato il verbo cazzeggiare la settimana corsa, anche oggi voglio presentarvi alcune espressioni tipiche italiane.

Espressioni che hanno tra di loro più o meno lo stesso significato, e che però vanno utilizzati in contesti e situazioni diverse.

In Italia infatti, come probabilmente in ogni lingua, lo stesso concetto, la stessa cosa, lo stesso sentimento, si può esprimere non solamente in un modo, in un solo modo, ma in diversi modi.

Nel caso del verbo cazzeggiare, abbiamo visto che si può usare una parola derivata da una parolaccia per indicare un atteggiamento scherzoso, ma che la stessa cosa, lo stesso concetto può essere espresso in differenti modi, più o meno familiari, più o meno formali.

Ci sono differenti modalità di esprimere lo stesso concetto dunque, ed oggi vedremo la frase “avere una brutta gatta da pelare“.

E’ la seconda frase idiomatica che ha a che fare con un gatto, in questo caso con una gatta. Abbiamo già visto la frase “non c’è trippa per gatti” che è piaciuta molto e che è utilizzata solamente in Italia.

Oggi la frase dunque è “avere una brutta gatta da pelare“. Nel corso del tempo vedremo man mano tutte le espressioni che in generale hanno a che fare con gli animali. “Vedere i sorci verdi è un altro esempio che abbiamo già spiegato, che però riguarda i topi, cioè i “sorci”.

Oggi voglio provare, voglio sperimentare un diverso modo di fare la spiegazione della frase.

E’ un esperimento, ed è Il modo che vorrei seguire, che vorrei utilizzare anche all’interno del corso “italiano per affari e per le relazioni professionali“, il corso che sarà disponibile il 1 gennaio 2018 e che naturalmente conterrà anche un capitolo contenente tutte le frasi idiomatiche utilizzabili in ambito professionale, in contesti sia formali che informali. Ci sarà inoltre una chat su whatsapp dedicata a tutti coloro che acquistano il corso, per avere assistenza personale.

Dunque il metodo è il seguente e voglio illustrarvelo ora:

  1. Inizialmente spiegherò il significato delle parole e dell’espressione, e farò, come sempre, alcuni esempi di utilizzazione per capire al meglio quando si usa la frase in questione; questo è il primo punto.;
  2. Al secondo punto vedremo bene la pronuncia delle singole parole e l’intonazione che va utilizzata. Vedremo anche quando si pronuncia e se ci sono eventuali difficoltà nella pronuncia della frase;
  3. Terzo, vedremo in quali altri modi possiamo esprimere lo stesso concetto, con i sinonimi e i contrari anche, vedremo la versione formale cioè professionale, e quella informale, cioè che si usa tra amici o tra colleghi che si conoscono bene; Vedremo anche dove si colloca la frase in questione. Vedremo cioè ogni frase in quale contesto va usata. Se la frase è formale, vedremo l’equivalente informale e viceversa. Inoltre verrà specificato anche se la frase è solamente orale, oppure potete anche trovarla e utilizzarla in forma scritta;
  4. Quarto punto, vedremo se ci sono eventuali rischi nella pronuncia, vale a dire se ci sono pericoli di confusione con altre parole con altro significato;
  5. Infine, sarà anche il vostro turno, faremo infatti insieme un piccolo esercizio di coniugazione, utilizzando tempi diversi, al passato ad esempio, o al futuro o al condizionale eccetera, lasciandovi il tempo di ripetere per far sì che cominciate ad abituarvi a sentirvi parlare, a sentire voi stessi parlare, a sentire quindi la vostra voce e ad allenare i muscoli della vostra lingua, senza pensare alla grammatica.

Adesso ascoltiamo alcuni membri della chat di whattup di Italiano Semplicemente che pronunciano queste frasi:

Ascoltriamo Shrouk dall’Egitto, Thiago dal Brasile e Lilia dalla Russia, tre amici che mi hanno aiutato.

Shrouk: “Imparare l’italiano è una brutta gatta da pelare se non usi il metodo giusto

Thiago: “quel professore è proprio una brutta bestia. Se non te lo fai amico è impossibile superare l’esame“.

Lilia: “sono cavoli amari se mia madre mi scopre che le ho preso la macchina di nascosto

ringrazio tutti naturalmente per aver collaborato, e ringrazio anche Petra dalla Germania, che mi correggerà se sbaglierò qualcosa. Vero Petra?

PETRA: “Sì hai ragione

Avete sentito delle frasi dei nostri apprendisti della lingua italiana. Li ringrazio tutti per la loro collaborazione. Questi sono solo alcuni degli esempi che si possono fare con queste espressioni: “avere una brutta gatta da pelare”, “sono cavoli amari” e “è proprio una brutta bestia”. Le espressioni hanno un significato molto simile tra loro.

Ma cominciamo prima a spiegare le parole: sapete cosa è una “gatta“? E’ semplicemente un gatto dal sesso femminile, quindi un gatto femmina. Inoltre “pelare” è uno di quei verbi italiani abbastanza utilizzati, e che hanno più significati. Pelare, nel suo senso proprio, è un verbo che si può usare con le patate: si pelano le patate, cioè si sbucciano le patate, e le patate è l’unica cosa che si pela, cioè che viene pelato. In teoria pelare viene, deriva dalla parola “pelo”, quindi pelare vuol dire “togliere il pelo”, anche se a dire il vero le patate non hanno il pelo. Il gatto ha il pelo però, ed anche la gatta ce l’ha. Tutti o quasi tutti gli animali hanno il pelo. La gatta quindi può essere pelata, cioè può essere presa e le si può tagliare il pelo. Si può “pelare”, o “spelare” anche. La “s”, la lettera s è spesso usata in italiano per descrivere un significato opposto o esagerato di un verbo, come ad esempio: parlare, sparlare, radicare, sradicare, fatto, sfatto, turare, sturare eccetera. In questo caso invece pelare e spelare sono due sinonimi.

L’italiano è strano… vero Petra? “Sì, hai ragione“.

Se provate a pelare una gatta, o a spelarla, vedrete che non è affatto facile, non solo perché è un gatto, e quindi può facilmente graffiarvi, con le unghie, ma perché è un gatto femmina. E le gatte femmine sono potenzialmente più cattive dei gatti maschi,  quantomeno perché devono difendere i gattini, i cuccioli, i piccoli gatti, e come tutte le femmine quindi, degli animali intendo, sono potenzialmente più difficili da trattare. Per le femmine umane invece dovremo aprire un discorso a parte, che non potremmo comunque esaurire in un breve file audio come questo, vero Petra? “Sì, hai ragione

A parte gli scherzi, comunque avete certamente capito che avere una brutta gatta da pelare è una cosa abbastanza complicata, difficile, e quindi questa frase manifesta un problema difficile da risolvere. La gatta è poi anche “brutta”, e in questo caso il “brutta” non è riferito all’aspetto fisico, ma alla cattiveria. Brutta in questo caso vuol dire “molto”, quindi molto difficile da pelare.

Vediamo il secondo punto, cioè alla pronuncia e l’intonazione che va utilizzata. Gatta è una parola abbastanza facile, ma attenti alle doppie: é gatta e non gata. Le doppie sono importantissime in italiano, e se non pronunciate possono completamente cambiare e stravolgere il significato di una frase. A volte si rischiano veramente delle brutte figure. Basti pensare alle parole “anno” e “ano”. “Quanti anni hai” e “quanti ani hai” non hanno esattamente lo stesso significato. Infatti l’ano è una parte del sedere. Quindi se vi chiedono “quanti ani hai?”, la risposta è 1. Giusto Petra? “Sì, hai ragione

In questo caso non c’è pericolo perché “gata” non significa nulla con una sola “t”.

Attenzione però con la parola “brutta”. Stavolta se sbagliate e dite “bruta“, si capisce lo stesso, ma bruta in realtà è il femminile di “bruto“, ed ha un altro significato. Una “forza bruta“, ad esempio, è una forza mostruosa, una forza esagerata. Se dico “quell’uomo ha una forza bruta” vuol dire che quell’uomo è molto forte, forte come un “bruto, cioè come un uomo spietato, che non ha pietà, un uomo insensibile, come una bestia, cioè come una animale. Anche Dante Alighieri diceva: “Fatti non foste a viver come bruti“, forse qualcuno di voi l’ha anche studiato.

Un bruto quindi è un uomo insensibile, chi ad esempio compie una violenza carnale su una donna è un bruto, è un insensibile. “Sei un bruto!” lo può anche dire una donna al suo fidanzato se si mostra insensibile eccetera.

Vediamo il terzo punto. In quali altri modi possiamo esprimere lo stesso concetto?

Abbiamo sentito Shrouk dire: “Imparare l’italiano è una brutta gatta da pelare se non usi il metodo giusto” e poi abbiamo sentito anche Thiago: “quel professore è proprio una brutta bestia. Se non te lo fai amico è impossibile superare l’esame“.

Poi anche Lilia che dice “sono cavoli amari se mia madre mi scopre che le ho preso la macchina di nascosto“.

Allora Thiago dice “una brutta bestia“, “quel professore è proprio una brutta bestia”. Questo è un altro modo di esprimere lo stesso concetto. “Una brutta bestia” è analogo a “una brutta gatta da pelare”. Infatti un gato è una bestia, cioè è un animale. Una bestia è un animale, ma “bestia” è sì usato come sinonimo di animale, ma anche per sottolineare, come “bruto”, una caratteristica negativa, un lato negativo, non umano, di una persona: “le bestie non pensano” diceva Dante Alighieri. Quindi “bestia” è simile a “Bruto”. La parola bestia è usata in altre espressioni idiomatiche italiane, come “sudare come una bestia”, vivere, o mangiare “come una bestia”, quindi può indicare una cosa molto faticosa da fare, ma anche una caratteristica animale, più legata agli animali che all’uomo. Quindi una brutta bestia si dice quando c’è un problema da risolvere, un problema difficile. In questo caso, nell’esempio fatto del professore, si vuole sottolineare che l’esame è difficile per colpa del professore, quindi si sottolinea che la colpa è del professore, e non dell’esame in sé.

L’ultima frase idiomatica è “sono cavoli amari”. I cavoli sono degli ortaggi, gli ortaggi più nutrienti al mondo, più salutari. Gli ortaggi vengono dall’orto (Ortaggi, Orto) che non è una parolaccia, come potrebbero pensare i nostri amici spagnoli. Sono gli ortaggi più salutari che esistono e infatti sono molto raccomandati dai medici. Mangiate i cavoli dunque. Ma mangiateli solo se non sono “amari“. Amari è il contrario di dolci. L’amaro è da sempre associato a qualcosa di negativo in Italia. Non a caso il veleno è amaro. Difficile se non impossibile trovare un veleno non amaro, un veleno dolce.

Il veleno è qualsiasi sostanza che ti fa morire, che è mortale, come il cianuro eccetera. “sono cavoli amari” si dice quindi quando c’è un problema difficile da superare. L’accento è posto sul problema, e non sulla causa del problema. Superare l’esame di italiano? Sono cavoli amari! Invece la “brutta bestia” è più forte come concetto, il problema è più grave e si può riferire maggiormente a delle persone.

I cavoli sono usati moltissimo nelle espressioni italiane, quindi ne vedremo anche altre col tempo: “fatti i cavoli tuoi“, oppure “fare una cavolata“. Sono tutte espressioni che vedono il cavolo come protagonista, ed hanno tutte significati diversi. Una cosa però hanno in comune spesso le frasi idiomatiche con la parola “cavolo”, e questa cosa è che si può usare anche una parolaccia al posto di cavolo. Possiamo cioè dire anche “sono caXXi amari”, “fatti i caXXi tuoi” ed anche “fare una caXXata”. Sono tutte espressioni familiari, anche con la parola “cavolo” naturalmente, che poi diventano espressioni volgari con la parolaccia, e quindi tali espressioni di possono usare solamente in contesti adeguati, tra amici eccetera. Non troverete quindi mai scritto su un documento una frase che contiene una di queste frasi idiomatiche. Non si usano mai in contesti formali. Sentiamo Adriana dalla Colombia che prova a sostituire il cavolo con…. beh sentiamo Adriana: “Sono caxxi amari se mia madre scopre che le ho preso la macchina di nascosto“. Grazie anche ad Adriana. Non è stata molto volgare Adriana, vero Petra?  “Sì hai ragione“.

Dunque il quarto punto, quello delle parole simili ma diverse di significato lo abbiamo già visto, con le parole brutta e bruta. Anche la parolaccia ha una doppia zeta, ma qui se ne dite usa sola non rischiate nulla, poiché si tratta di una parolaccia, quindi la brutta figura l’avete già fatta. Tranquilli quindi. Non ci sono altri problemi di pronuncia credo, almeno dei grossi problemi da evidenziare.

Passiamo all’ultimo punto. Facciamo velocemente un piccolo esercizio di coniugazione utilizzando tempi diversi. Ripetete dopo di me, mi raccomando copiate la mia pronuncia senza pensare alla grammatica:

Tempo Presente: Io oggi ho una brutta gatta da pelare;

Tempo Passato Prossimo: Tu ieri hai avuto una brutta gatta da pelare;

Tempo Futuro: Il nostro amico domani avrà una brutta gatta da pelare;

Tempo Condizionale Presente: Noi potremmo avere una brutta gatta da pelare.

Tempo Imperfetto: Loro avevano una brutta gatta da pelare

Mi raccomando ascoltate il podcast più volte per poter memorizzare bene le espressioni usate e le frasi usate per la spiegazione.

Lasciate un commento per farmi sapere se vi è piaciuto il podcast e la nuova tecnica utilizzata, ed anche per avere informazioni sul corso di italiano professionale, italiano per affari, per chi è interessato, per chi lavora o intende lavorare in Italia, dove verrà usata la stessa tecnica per le frasi spiegate in questo corso, ovviamente con riferimento alle farsi che hanno a che fare con il lavoro, con la professione e con gli ambienti professionali, dove non possiamo esprimerci come se fossimo tra amici o in famiglia.

Per chi vuole dunque imparare a parlare in modo professionale dunque c’è il nuovo corso “italiano per affari“, che conterrà anche un capitolo sulla ricerca di lavoro in Italia, su come scrivere un curriculum ed una lettera, vedremo inoltre quali sono i mestieri, le professioni più ricercate in Italia e come fare per lavorare in Italia. Giusto Petra? “Sì, hai ragione“. Grazie Petra, sei troppo buona con me!

Ciao a tutti da Gianni.

Audio intro e fine: Vicente Celestino, “Mia Gioconda”

Chi di spada ferisce di spada perisce

Qui gladio ferit gladio perit, dice il proverbio latino. Se vuoi saperne di più, scarica ed ascolta il file audio mp3

Audio

Trascrizione

Buonasera amici, chi vi parla è Gianni, il creatore di Italiano Semplicemente.

Questa sera sono in viaggio verso Roma; io abito a Roma, a sud di Roma.

Sono appena terminate le vacanze estive. purtroppo. Di conseguenza questa sera rientro a Roma, perché domani si comincia a lavorare di nuovo.

Mia moglie è restata a casa dei suoi genitori, e mi raggiungerà soltanto domani.

I bambini invece resteranno per una intera settimana a casa dei miei suoceri, cioè i genitori di mia moglie.

Dunque: ho veramente un sacco di cose in mente, tante cose che vorrei dire e che vorrei condividere con tutti i visitatori di Italiano Semplicemente.

Mi scuso innanzitutto per i rumori di fondo che sentite, che ascoltate, ma naturalmente voglio approfittare di questo momento, approfittare dei miei tempi morti per registrare per voi un podcast, che sarà memorizzato, sarà salvato, sarà inserito nella sezione “Frasi idiomatiche“.

La sezione frasi idiomatiche è la sezione che è appena nata all’interno del sito Italiano Semplicemente, che è destinata ad ospitare tutti i file audio, tutti i podcast, che riguarderanno le frasi idiomatiche italiane, i modi di dire italiani, i proverbi, tutte le frasi “strane” che però sono di uso corrente da parte degli italiani e quindi fanno parte della lingua italiana a tutti gli effetti.

Si tratta, evidentemente, di frasi che difficilmente troverete all’interno di libri di grammatica, all’interno di libri di testo, ammesso che voi abbiate studiato la grammatica all’interno di qualche libro di grammatica italiana. Perché è molto probabile che molti di voi abbiano imparato un po’ di italiano, semplicemente vivendo in Italia o lavorando con qualche italiano.

In ogni caso questo è il secondo podcast della sezione frasi idiomatiche; il primo podcast è stato la spiegazione della frase “che pizza. Ovviamente la pizza è il prodotto –  uno dei prodotti, almeno – più famosi; che rende l’Italia più conosciuta al mondo. Non soltanto ovviamente!

Quindi ho voluto cominciare con un simbolo dell’Italia.

Oggi invece vorrei spiegarvi una frase molto utilizzata nel linguaggio italiano, che è la seguente: “chi di spada ferisce, di spada perisce”. Ripeto: “chi di spada ferisce, di spada perisce”.

E’ una frase utilizzata veramente moltissimo in Italia e da tutti gli italiani, utilizzata in molti contesti diversi, e, veramente, sia in un contesto famigliare che… si può usare anche in ufficio, tranquillamente con i vostri colleghi: in qualsiasi tipo di situazione vi possa venire in mente.

Allora, cosa vuol dire “chi di spada ferisce, di spada perisce”. Allora è innanzitutto una esclamazione, una frase che si  dice in determinate circostanze.

Intanto che cos’è la spada? La spada è un’arma, come il fucile, la pistola, bazuca eccetera eccetera.

La spada è un’arma tagliente, come un coltello, che però non si usa come coltello… cioè si usa… la usano i samurai la spada (ad esempio).

La spada è un’arma diciamo che si usa nelle arti marziali. Il verbo “ferire” – chi di spada ferisce di spada perisce – , quindi il verbo è “ferire”. Ferire significa colpire qualcuno con la spada, fare uscire… provocare una ferita significa far uscire il sangue dal corpo di qualcuno, quindi ferire una persona con la spada significa colpirla con la spada ed incidere la pelle di questa persona e quindi… quando si colpisce una persona con la spada, esce del sangue dal corpo di questa persona, dalla pelle di questa persona, quindi ferire… una ferita non è… ferire non significa uccidere quindi… non necessariamente (in quel caso si parla di ferita a morte) ma non necessariamente. “Chi di spada ferisce” vuol dire “chi ferisce con la spada”.

Ora, c’è un altro verbo alla fine della frase, che è “perisce“:  “chi di spada ferisce, di spada perisce”.

Perire è… “perisce” viene dal verbo “perire”, e perire vuol dire morire. E’ un modo per dire “morire”, non molto utilizzato ma… si usa molto di più, diciamo… proprio all’interno di questa frase.

E’ un verbo utilizzato al posto del verbo morire, ma più in un contesto… o quando si dice, si pronuncia,questa espressione oppure in un contesto magari “poetico”, all’interno di alcuni libri potreste trovare questo verbo “perire” al posto di morire. Di conseguenza  “chi di spada ferisce, di spada perisce”; ovviamente “fa rima”, quindi… la rima è quando due parole finiscono con le stesse lettere, quindi “fanno la rima”: ferisce-perisce“, ecco la rima. Quindi “chi di spada ferisce, di spada perisce”: che cosa significa?

Dunque, come qualcuno di voi potrebbe già aver intuito, “chi di spada ferisce, di spada perisce”, vuol dire che chi provoca un male a qualcun altro, chi fa del male a qualcun altro, utilizzando qualsiasi metodo, non è importante quale, è molto probabile che prima o poi riceva anche lui del male da un’altra persona, ed il significato dell’espressione è proprio questo, cioè:

chi fa del male, spesso, prima o poi, riceve anche del male, e lo riceve dalla stessa fonte

cioè “chi di spada ferisce, di spada perisce” vuol dire chi fa del male utilizzando un certo strumento per fare del male, è con lo stesso strumento che quella persona riceverà del male. Cioè, quello strumento verrà utilizzato anche per fare del male a questa persona.

Per capire meglio il significato di questa espressione è bene che io faccia qualche esempio; qualche esempio che mi viene, ovviamente, spontaneo, senza che io lo legga in qualche libro di testo.

Dunque, ammettiamo ad esempio che ci sia una coppia: un marito ed una moglie; un uomo ed una donna, e che il marito tradisca… tradisca la moglie, che il marito cominci a tradire la moglie.

Ammettiamo che il marito la tradisca di nascosto, senza che la moglie se ne accorga. La moglie, magari, invece è molto innamorata del marito e non si sognerebbe mai di tradirlo. Ammettiamo quindi che un giorno la moglie viene a scoprire che il marito la tradisce. Cosa succede? Ovviamente la moglie rimane molto delusa, e magari col passare del tempo, la moglie potrebbe essere talmente delusa da non essere più innamorata di lui e un giorno potrebbe anche decidere di tradirlo ance lei. Potrebbe usare la stessa arma che ha usato il marito. Ebbene, ammettiamo che lo faccia, ammettiamo che anche la moglie, un bel giorno, decida di andare con un altro uomo, decida di tradire il marito, perché magari dice: basta, mi son stufata di essere tradita! Anch’io adesso voglio la mia libertà, anch’io non lo amo più, mio marito, anch’io voglio fare delle nuove esperienze. E magari un amico, guardando questa coppia, e magari sapendo benissimo che il marito ha sempre tradito la moglie, nel momento in cui vede che anche la moglie tradisce il marito, potrebbe dire: “Ah, vedi! Chi di spada ferisce di spada perisce“.

Ovviamente sta parlando del marito, che fino a quel momento aveva tradito la moglie, e la moglie era sempre stata innamorata di lui, e adesso invece rimane “ferito” anche lui dalla stessa arma del tradimento; la stessa arma che aveva utilizzato lui stesso contro la moglie.

Questo è un primo esempio che mi è venuto in mente. Ovviamente adesso cercherò di trovarne almeno un altro, in modo che il concetto sia molto più chiaro, ed in modo che possa essere memorizzato da voi in maniera più solida.

Dunque, vediamo un po’. Ammettiamo che… vediamo se riesco a trovare un altro esempio rapidamente. Ammettiamo che ci sia una persona che sia… che ama rubare, diciamo. Una persona che normalmente vive rubando e quindi sottraendo soldi, sottraendo soldi a altre persone, magari svaligiando appartamenti, andando di nascosto negli appartamenti dei suoi vicini e svaligiando le loro case, i loro appartamenti, portando via gli oggetti più preziosi.

Ammettiamo che questa persona sia abituata a rubare molto di frequente e che nessuno abbia mai rubato a casa sua, che nessuno lo abbia mai “ferito” con la stessa arma.

Ammettiamo che un giorno, invece, mentre lui sta al “lavoro”, (si fa per dire) mentre lui sta svaligiando qualche appartamento, ammettiamo che nello stesso momento ci sia un’altra persona che, saputo che lui aveva svaligiato il suo appartamento, quindi si tratta di un proprietario, uno dei proprietari delle case che in precedenza il ladro aveva svaligiato, ammettiamo che questa persona, arrabbiata con il ladro, decida di vendicarsi, decida di… ammettiamo che questa persona decida, a sua volta, di svaligiare l’appartamento del ladro. E lo fa!

Un giorno, mentre il ladro sta al lavoro, mentre sta svaligiando qualche appartamento, il ladro viene derubato nella sua abitazione.

E ammettiamo che questa notizia si diffonda molto rapidamente e che quindi le persone sapendo… nel momento in cui si viene a sapere questo fatto: che il ladro è stato a sua volta derubato, potrebbe dire: “Ecco, vedi? Chi di spada ferisce, di spada perisce“, cioè chi usa un’arma contro gli altri, qualche volta può essere punito con la stessa arma, ed è quello che è successo al nostro ladro!

Bene, credo che adesso il significato dell’espressione “Chi di spada ferisce, di spada perisce” sia un po’ più chiaro per voi.

Non ci resta che cercare di praticare un po’ la pronuncia, affinché questa frase venga memorizzata dal vostro cervello. Ed anche in maniera che la vostra lingua, in qualche modo, si abitui alla lingua italiana. In effetti è molto bene ripetere gli esercizi più volte. Quindi è bene che voi ascoltiate questo episodio, questo podcast, numerose volte. Nelle sette regole di Italiano Semplicemente consiglio di farlo almeno mezzora al giorno per almeno sette giorni, e alla fine di ogni podcast mi piace fare anche un piccolo esercizio di coniugazione oppure un piccolo esercizio di pronuncia, in modo che la vostra lingua si abitui a parlare una lingua come l’italiano che per qualcuno potrebbe non essere così facile.

I vostri muscoli, i muscoli della vostra lingua potrebbero non essere abituati, di conseguenza occorre praticare.

Allora, l’importante è che voi ripetiate esattamente dopo di me, senza pensare… senza pensare alla coniugazione, o senza pensare a… ai verbi…. al passato, al presente, al futuro. Non dovete pensare alla grammatica, questo è il segreto.

La grammatica verrà memorizzata nel vostro cervello in maniera naturale, in maniera automatica. Questo è il sistema di Italiano Semplicemente, questo è il metodo TPRS. Non sono stato io ad inventarlo, Io mi sono limitato a mettere per iscritto questi sette consigli, le sette regole d’oro di Italiano Semplicemente, tra le quali c’è quella di ripetere. Ripetere quindi molte volte lo stesso podcast, questo compreso.

Ripetete quindi dopo di me, non pensate alla grammatica. Pronti, partenza, via!

Chi di spada ferisce, di spada perisce

(pausa)

Chi di spada ferisce, di spada perisce

ancora una volta…

Chi di spada ferisce, di spada perisce

Bene, mi raccomando quindi, ascoltate questo podcast più volte, ascoltatelo tutto: ascoltate la prima parte, quella in cui spiego il significato delle parole; la seconda: quella in cui spiego il significato dell’espressione, e a seguire quella in cui faccio alcuni esempi.

E infine la parte finale, dove faccio.. vi faccio praticare un po’ la pronuncia.

Spero che questo episodio vi sia piaciuto.

Ciao a tutti e diffidate delle imitazioni. Altri siti infatti riportano questo stesso articolo facendo pagare per ascoltare l’audio. State attenti.

 

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