Accadde il 1° dicembre 1964: la sbavatura

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Trascrizione

Totò Schillaci nasce il 1° dicembre 1964 ed è famoso per il mondiale di calcio del 1990 e per i suoi occhi sgranati. Ricordate gli occhi a palla di Schillaci?

Schillaci, occhi a parte, è stato un attaccante fenomenale, ma ogni tanto, come anche altri campioni, ha commesso ovviamente qualche sbavatura nelle conclusioni a rete. Queste sbavature hanno a volte fatto storcere il naso ai tifosi. Niente di grave, no?

La sua carriera è stata splendida. Certo, peccato per come è finito il mondiale italiano del 1990, dove l’Italia era fortissima. Un vero peccato!

Le poche sbavature, come qualche gol sbagliato di troppo, non ne hanno intaccato la leggenda.

Oggi parliamo dunque del termine sbavatura.

Negli esempi fatti la parola sbavatura funziona come una sorta di “macchia leggera” nella sua performance, senza essere un giudizio negativo complessivo.

Somiglia alla parola errore, ma non è esattamente un errore.

Sbavatura deriva dalla bava, cioè la saliva che “scola” o “sbava” fuori dai contorni. Oppure è una traccia che “esce fuori dal bordo”, come la vernice che sborda da una linea, l’inchiostro che si allarga, una stampa non perfetta.

Iniziamo nel dire che è una parola che è più adatta parlando di lavori manuali.

Gli artigiani o gli artisti che scolpiscono la pietra o chiunque debba fare un lavoro che richiede molta precisione, possono fare sbavature.

Il lavoro è quasi perfetto: il legno è ben levigato, la struttura è solida, il colore è uniforme.

Ma su un lato, vicino a una giuntura, si nota una piccola colatura di vernice, quasi invisibile ma presente. Non rovina il lavoro, non compromette nulla, non pregiudica la bontà del lavoro: è solo una piccola imperfezione, una sbavatura.

Ecco il senso della parola:
sbavatura = piccola imperfezione materiale, un difetto minore, spesso legato a manualità, cura del dettaglio o finitura. Un perfezionista comunque proprio non le sopporta le sbavature!

Ma non è grave, non cambia il risultato, ma si vede e rientra nella categoria delle “piccole cose da migliorare”.
È naturale, umano, quasi inevitabile fare una sbavatura.

Essa riguarda più la qualità estetica o la precisione del lavoro che la correttezza del risultato.

È spesso legata a: pittura, artigianato, costruzioni, disegno, cucina, fotografia.

Un altro esempio:

Il tavolo è bellissimo, ha solo una sbavatura di colla su un angolo.”

Si direbbe che il senso della parola sbavatura si avvicini ad errore.

Un errore come sapete è qualcosa di oggettivamente sbagliato, che cambia un dato, un risultato, una misura o un contenuto.

Può essere grave o lieve, ma riguarda la sostanza, non riguarda l’estetica. Ciò non toglie che parlando di una sbavatura si potrebbe parlare di un piccolo errore.

In genere però errore è più grave, anche se piccolo:

Es: Il tavolo è più lungo di un centimetro rispetto allo spazio che abbiamo: questo è un errore.

Ci sarebbero anche un paio di parole simil: refuso e svista.

Refuso, come abbiamo già visto in un episodio, è un tipo molto particolare di errore: un errore di scrittura, come una lettera invertita, una parola incompleta, una doppia mancata. Succede nei testi digitati o stampati.

Esempio:
“Il catalogo ha un refuso: hanno scritto ‘verince’ invece di ‘vernice’.”

La svista poi serve a giustificare un piccolo errore o un refuso.

Invece, se un pittore dipinge una porta: il risultato è ottimo, ma vicino alla maniglia rimane un piccolo segno di pennello più spesso. È una sbavatura.

Una torta è buonissima e cotta bene, ma sul bordo c’è una striscia di crema uscita di lato. È una sbavatura.

Uno scultore lucida una statua: perfetta, ma in un punto si nota un tratto leggermente meno liscio. È anche questa una sbavatura.

Un fotografo stampa una foto splendida, ma in un angolo rimane una lieve ombra indesiderata. Ancora una sbavatura, ma siamo al limite in questo caso.

In tutti questi casi, il lavoro è fatto bene, semplicemente ci sono piccole imperfezioni di finitura.

Dunque l’errore riguarda la correttezza, il “refuso” riguarda solo la scrittura, mentre “sbavatura” riguarda la finitura, la precisione estetica, la manualità.

C’è anche una similitudine con il termine “neo“, parola a sua volta oggetto di un episodio.

Neo e sbavatura, è vero, hanno in comune l’idea di un piccolo difetto che spicca in un contesto comunque buono, ma un neo è difetto vero, spesso di poca importanza ma si nota di più, perché è un limite vero e proprio.

Ad esempio:

A Italia ’90 Schillaci quasi non ebbe sbavature: tutto quello che toccava diventava gol.

Il vero neo della sua carriera, però, fu la difficoltà a confermare quei livelli nelle stagioni successive.

La svista e il refuso (ep. 965)

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Trascrizione

Avete mai avuto una svista?

Sicuramente si. Fidatevi!

Capita a tutti di avere delle sviste.

Sicuramente molti di voi stranieri sanno già cos’è una svista, e allora vorrà dire che questa spiegazione è solo per chi non la conosce.

Datemi giusto il tempo di qualche minutino.
La parola “svista” indica un errore o una dimenticanza involontaria, non intenzionale.

Si riferisce a situazioni in cui qualcosa è sfuggito all’attenzione.

È spesso usata per descrivere errori leggeri o piccole mancanze che potrebbero essere facilmente corrette.

Termini simili includono “distrazione” e “refuso“. “Distrazione” indica una momentanea perdita di concentrazione che può portare (ma non è detto) a un errore o a una dimenticanza.

Ad esempio, una distrazione alla guida può causare un incidente.

In questo caso non si usa generalmente il termine “svista” che normalmente si utilizza per giustificare un errore, che non è stato quindi dovuto a scarse conoscenze o a ignoranza oppure per dire che l’errore non è stato volontario, che non l’hai fatto apposta.

Oh, non c’era il tuo nome tra gli invitati? Che svista imperdonabile, scusami!

Il refuso invece è un errore esclusivamente di digitazione, cioè quando si scrive un testo.

Scrivendo l’indirizzo di casa ho avuto una svista e ho dimenticato di indicare il numero civico. Poi ho fatto anche un refuso e ho scritto “zia” al posto di “via”.

A causa della mia distrazione, ho lasciato le chiavi dell’auto dentro casa e ho chiuso la porta.

Le differenze tra questi termini sono sottili:

Svista” si concentra su errori o omissioni accidentali e non intenzionali.
Distrazione“, oltre ad una caratteristica che può essere associata ad una persona, può evidenziare un momento in cui l’attenzione è scivolata via, portando a un errore o una trascuratezza.

Refuso” invece si riferisce a un errore tipografico o di stampa che si verifica durante la scrittura e quindi è specificamente legato a errori di scrittura o stampa.
Es:

Ho notato un refuso nell’articolo che ho scritto; c’era una lettera mancante in una parola chiave.

Hai scritto un articolo sui monumenti di Roma e hai dimenticato di citare il Colosseo? Una svista non di poco conto. Questo non è refuso.

La svista sembra avere a che fare con la vista, infatti ha una somiglianza fonetica con “vista”, ma in realtà non è sempre direttamente legata ad essa.

Svista” si può usare anche al posto di refuso, quindi per errori di disattenzione nella scrittura, ma la svista ha un uso più ampio.

Pur non essendo necessariamente legato alla vista, si usa anche per indicare un errore compiuto per non aver visto, notato qualcosa di importante.

L’arbitro ha avuto una svista decisiva non concedendo il calcio di rigore. Il rigore era evidente ma l’arbitro non l’ha visto.

Anche le sviste arbitrali sono errori non intenzionali (si spera almeno).

Stai attento se vai in Slovenia, perché li non ci sono caselli autostradali dove è obbligatorio fermarsi per pagare. Non è come l’Italia e altri paesi. Per andare In autostrada in Slovenia bisogna comprare un abbonamento che si chiama “vignetta”. È tutto controllato con le telecamere. Attento perché questa svista potrebbe costarti 300 euro di multa.

C’è stata una riunione mondiale di professori di italiano, ma non sono stato invitato. Spero si tratti solamente di una svista!

Spesso si parla di grave svista, come nel caso degli errori arbitrali o quando in una legge manca una parte ritenuta importante che è stata dimenticata per errore.

Un ultimo esempio:

Sapete che i colori della bandiera italiana sono gli stessi di quella ungherese? La differenza è che i colori italiani sono affiancati verticalmente, mentre quelli ungheresi sono affiancati in senso orizzontale.

Ebbene, è capitato più volte nello sport di fare l’errore di confondere una bandiera con l’altra. Certamente si tratta di sviste, perché non c’è volontarietà. Una distrazione come quella di cui sopra può costare caro.

È accaduto alla Ferrari, nel ciclismo e chissà quante altre sviste di questo tipo sono capitate.

Va detto che con la svista bisogna usare il verbo avere e non “fare”.

Si può fare un errore, ma non si può fare una svista.

Invece si può “avere una svista” , proprio come avere una dimenticanza o avere una distrazione.

Questo episodio non contiene un ripasso finale come sono solito fare in genere, ma non è una svista. Infatti avrete notato che c’è qualche citazione di altri episodi all’interno del testo di questo episodio.

Ciao a tutti e al prossimo episodio di italiano semplicemente.

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