Putacaso ti tradissi?

Audio

 

Trascrizione

se_qualora_immagine_tradimentoBuongiorno a tutti amici di Italiano Semplicemente. Oggi affrontiamo un argomento molto interessante. Vediamo tutti i modi per dire “se”.

Lo facciamo con l’aiuto di Adriana e Jasna, che ringrazio calorosamente.

Conoscete questa parolina italiana “se”?

Mi riferisco al “se” congiunzione, quella parola usata per costruire delle frasi che contengono delle ipotesi, come ad esempio: “se domani c’è il sole vado al mare”. Infatti la parola “se” ha anche altri significati, e tra l’altro si può scrivere anche con l’accento, come ad esempio “parlare di sé”. Oppure, con accento o senza, posso dire “pensare solo a se stessi”.

Ecco, in questo episodio di Italiano Semplicemente vorrei invece parlare solamente del “se” congiunzione.

Bene, una frase molto semplice come quella vista prima: “se domani c’è il sole vado al mare, in cui è presente la parola “se”, la congiunzione “se” può essere scritta, in realtà, in molti altri modi.

Non c’è dubbio che “se” è la parola più semplice da usare e questa è la parola  che si impara per prima, ma vediamo appunto quali possono essere le varianti, quando si possono usare ed anche quanto sono diffuse tutte queste alternative, tutte questi modi alternativi di dire “se”.

Cercherò di fare questo  cercando degli esempi divertenti, sperando di riuscirci. Credo che Adriana e Jasna saranno molto importanti.

Vediamo la prima parola: “qualora”.

Dunque la parola “se” non è semplicemente sostituibile con la parola “qualora”, che è anch’essa una congiunzione, perché vuole solamente il verbo al congiuntivo. Questa è la spiegazione classica che si dà, ma vediamo degli esempi, perché la grammatica a noi non interessa ed è anche molto noiosa.

“Qualora ci fosse il sole, domani andrei al mare”.

Quindi “qualora ci fosse”, e non “se c’è”; “andrei al mare” e non “vado al mare”. La frase quindi è un po’ più complicata perché non si utilizzano i verbi al presente, ma si usa il congiuntivo e poi il condizionale.

Un italiano, vi dico subito, è difficile che usi questa frase, perché in generale la semplicità è sempre preferita da tutti. Soprattutto è più facile non sbagliarsi, e vi dico che anche il 50% degli italiani sbaglia regolarmente o molto spesso quando deve usare il condizionale o il congiuntivo.

La parola “qualora” si usa più in ambito lavorativo, nel lavoro, e si usa molto nella forma scritta. Difficile nella forma parlata.

A dire il vero si può anche dire in altri modi questa frase, anche usando la parola “se”: “se ci fosse il sole, domani andrei al mare” quindi il “se” posso sostituirlo a “qualora”. Non posso fare il contrario però.

Posso anche dire, ed è ancora più comune: “se ci sarà il sole, domani andrò al mare” . In questo caso si usa il futuro, ed anche questo è un modo corretto di scrivere la frase.

Vediamo ora: “nel caso in cui”.

“Nel caso in cui domani ci fosse il sole, andrei al mare”. Abbiamo semplicemente sostituito “qualora” con “nel caso in cui”. Semplice. Diciamo che è un po’ più informale però. “Nel caso in cui” si usa normalmente in ogni contesto. Qualora è un po’ più difficile e più adatto a situazioni professionali e formali. Possiamo anche togliere “in cui” e dire semplicemente “nel caso domani ci fosse il sole, andrei al mare”. Oppure, se avessi una fidanzata come Adriana…

Adriana: “Nel caso in cui mi tradissi, farei lo stesso”.

Gianni: Ma no, cara, sai che non ti tradirei mai!

Adriana: ma qualora lo facessi, anche io ti tradirei”.

Ecco questo è un altro esempio. Adriana interpreta la mia ragazza, o mia moglie, e dice che se io la tradissi, anche lei mi tradirebbe. Se io cioè non le fossi fedele, se io la tradissi con un’altra donna, anche lei farebbe lo stesso, con un altro uomo…. Credo.

Nell’eventualità che io tradissi Adriana, anche lei mi tradirebbe.

Nell’eventualità” è un altro modo di esprimere lo stesso concetto. L’eventualità è una frase ipotetica, una circostanza che potrebbe verificarsi, che potrebbe avvenire. Nel caso in cui è la stessa cosa che “nell’eventualità”, che è la contrazione di “nella eventualità”, che è come dire “nel caso in cui”.

“Nell’eventualità che” equivale a “nel caso in cui”. Quindi la prima frase che abbiamo visto oggi diventa:

“nell’eventualità che domani ci fosse il sole, andrei al mare”.

Adriana: nell’eventualità che mi tradissi, ti ucciderei!

Ecco appunto…

Vediamo l’avverbio “eventualmente”.

Eventualmente si usa molto, ma è un utilizzo particolare.

Ad esempio potrei rispondere ad Adriana, che mi voleva uccidere e potrei dirle: “Amore, eventualmente potresti accettare le mie scuse?”.

Eventualmente si utilizza moltissimo, ma spesso si usa con il “se” davanti: “se eventualmente ci fosse il sole, domani, andrei al mare”.

Oppure posso fare due esempi in cui eventualmente  indica una alternativa finale. Il primo esempio è:

“se domani piove, sto a casa, ma se eventualmente dovesse uscire il sole, andrei al mare”.

Oppure, secondo esempio: “se Adriana mi perdona, sono contento, ma eventualmente, mi cerco una nuova casa”.

Quindi eventualmente in questi due casi è “se non dovesse accadere”, “nel caso in cui non accadesse”, o “in caso contrario”, quindi, come dicevo prima, indica un’alternativa finale, dopo che abbiamo scartato una ipotesi iniziale.

“Se” ed “eventualmente” quindi non sono la stessa cosa, e come abbiamo visto si possono anche utilizzare insieme.

Vediamo una parola molto simpatica: “putacaso”. P_U_T_A_C_A_S_O

“Putacaso” si può scrivere anche staccato, con due parole: puta e caso. Puta caso.

Ad esempio: “se putacaso ti tradissi ancora, Adriana, mi perdoneresti?” Ok, ok, non c’è bisogno che rispondi.

Putacaso significa “ipotizzando”, cioè “per ipotesi”.

“Se per ipotesi ti tradissi ancora, mi perdoneresti?” Anche con putacaso ci vuole il congiuntivo: tradissi e poi il condizionale: perdoneresti. Con putacaso non cambia nulla: “se putacaso ti tradissi ancora”: è la stessa cosa quindi.

Possiamo anche dire “ipotizziamo che”.

Ipotizziamo che io ti tradisca. Mi perdoneresti?

Ipotizziamo che domani ci sia il sole. In tal caso andrei al mare. Posso anche mettere il “se” davanti: se ipotizziamo che domani ci sia il sole…

Dopo “ipotizziamo” quindi ci va il “che”: ipotizziamo che.

Una forma familiare di dire “se” è “metti che”. Metti che equivale a “ipotizziamo che”, “o ancora meglio ”ammettiamo che”, ma ora stiamo dando del tu. “metti che” viene quindi da “ammettiamo che”.

Metti che io ti tradisco, Adriana… ad esempio

Metti che domani c’è il sole. Avrete notato che il verbo è al presente.

È quindi una forma molto familiare di “se”. Non possiamo usarlo con una persona che non conosciamo.

Al limite posso dire “mettiamo che”, che è un po’ meno intimo, ed infatti in questo caso potrei anche usare il congiuntivo: “mettiamo che io ti tradisca”. Ecco quindi l’uso del congiuntivo al posto del presente ci dà già una indicazione del fatto che l’espressione non è familiare. Ma volendo potete anche usare il presente. Dipende dalla situazione familiare o non familiare.

Se invece uso “ammettiamo che”, allora non è più familiare, ed ancora meno familiare è “ipotizziamo che”.

Vediamo ancora un altro modo dire “se”.

Se volessi dire alla mia fidanzata, che qui è interpretata ancora da Adriana, che ho un’altra donna, che cioè ho una relazione con un’altra donna, dovrei trovare le parole più opportune, le parole più adatte, perché avrei paura che lei, avrei paura che lei si arrabbi, e allora in questo potrei usare una forma diversa:

Adriana: dai, dimmi pure!

Gianni: Ascolta Adriana, “nella lontana ipotesi” che io abbia un’altra donna, cosa faresti?

Adriana: ti ucciderei! È facile!

Gianni: ah ok, grazie cara.

Ecco quindi questa forma “nella lontana ipotesi” si usa per dire che è poco probabile quello che sto dicendo. È una ipotesi, ma è una ipotesi lontana, come se fosse un luogo lontano da raggiungere, quindi è una ipotesi poco probabile.

Anche questa è una forma colloquiale, ma si usa anche molto su internet, sui giornali, perché oltre al “se” si dice anche quanto è probabile questo evento. Quindi si aggiunge un’informazione in più. Non solo una ipotesi, ma è una lontana ipotesi.

Ci sono anche altri modi di aggiungere qualcosa in più, quindi di “allontanare” una ipotesi, o di prendere le distanze da una ipotesi, o anche semplicemente di considerare una semplice eventualità, possibile o anche impossibile che si realizzi.

Posso dire ad esempio – espressione molto familiare questa – “facciamo finta che”.

Ad esempio:

Gianni: Facciamo finta che io abbia un’altra donna, Adriana!

Adriana: ti ucciderei! È facile!

Gianni: sì, ok, abbiamo capito.

Quindi con “facciamo finta” si vuole dire: “non succederà, ma fingiamo, cioè facciamo finta che io ho (o abbia) un’altra donna”. Molto colloquiale come espressione.

Quindi anche qui ci si sta allontanando, si stanno prendendo le distanze, si sta dicendo che è una finzione, facciamo finta, fingiamo che è ( o sia) vero; non è vero, ma facciamo finta che è (o sia) vero.

Un altro modo ancora è “semmai”.

“Semmai dovessi tradirti”, oppure “semmai ci fosse il sole domani, andrei al mare”.

Questa è abbastanza facile, basta sostituire “se” con semmai. Si usa nello stesso modo.

Dicevo che anche qui stiamo dicendo che non è molto facile che avvenga, non è molto probabile. “Semmai” dovesse accadere. Semmai contiene la parola “mai”. E si può scrivere anche staccato “se mai”.

Semmai è usato anche in altro modo, ma qui ci interessa questo utilizzo: quello come congiunzione, quindi da usare al posto di “se”.

Ci sono altre due modalità di dire “se”, molto usate in Italia.

Una è “nel momento in cui”. L’altra è “supponiamo che”. Più o meno sono espressioni equivalenti.

Queste due espressioni sono usate molto nella forma orale, sono abbastanza colloquiali quindi, e la prima forma (nel momento in cui) è più usata della seconda (supponiamo che), che invece è più adatta al lavoro, ma in ogni caso si tratta di espressioni abbastanza universali.

Io potrei dire ad esempio: “supponiamo che ci sia il sole domani”, oppure “supponiamo che Adriana si arrabbi!” Eccetera. Analogamente una seconda ragazza, Jasna, potrebbe dire ed esempio:

Jasna: nel momento in cui Adriana scoprisse che abbiamo una relazione, cosa farebbe?

Gianni: non lo dire neanche per scherzo!

Nel momento in cui si usa molto spesso per dire “quando”, “appena”, o ”non appena”, o anche “subito dopo” quindi c’è il tempo di mezzo. Fondamentalmente si usa al posto di “quando”, ma spesso può capitare di ascoltare frasi di questo tipo:

“nel momento in cui riuscissi ”, oppure “nel momento in cui potessi” oppure come nella frase di Jasna, “nel momento in cui Adriana scoprisse che abbiamo una relazione, cosa farebbe?”. In questo caso Jasna sta prospettando una possibilità, sta dicendo:

“se Adriana scoprisse che abbiamo una relazione, cosa farebbe?”

Adriana: ti ucciderei! È facile!

Bene, il risultato non cambia quindi!

Bene amici, spero però che Adriana non ci scopra (Jasna: lo spero anch’io!). Lo speriamo entrambi! Ma speriamo anche di essere riusciti a farvi capire quanti modi ci sono per dire “se”.

Adriana: se vi prendo, vi ammazzo a tutti e due!

Jasna: aiuto!

Passiamo alla ripetizione. Non pensate alla grammatica, ma ripetete dopo di me:

– Se domani c’è il sole, vado al mare”

– Qualora domani ci fosse il sole, andrei al mare

– Nel caso in cui domani ci fosse il sole, andrei al mare.

– Nell’eventualità che domani ci fosse il sole, andrei al mare.

– Se eventualmente ci fosse il sole, domani, andrei al mare”.

– Se putacaso Adriana mi scoprisse, sarei morto!

– Ipotizziamo che Adriana mi scopra. In tal caso sarei morto!

– Metti che Adriana ci scopre? Che facciamo?

– Mettiamo che Adriana ci scopra. Che facciamo?

– Ammettiamo che Adriana ci scopra. Che facciamo?

– Nella lontana ipotesi che Adriana ci scopra, che facciamo?

– Facciamo finta che Adriana ci scopre (o scopra). Che facciamo?

– Semmai dovessi tradirmi, ti perdonerei.

– Nel momento in cui dovessi tradirmi, ti perdonerei.

Bene, quindi ora concludiamo il podcast. Se, come spero, sono riuscito a spiegarmi, ne sarei molto contento, ma qualora non fossi riuscito a farvi comprendere bene come fare per dire “se” e quanti modi diversi ci sono, ebbene, in tale eventualità, vi consiglio di ripetere l’ascolto di questo file audio più volte.

L’ascolto ripetuto è molto utile, e, nel momento in cui vogliate ascoltare il mio consiglio, vedrete che non ve ne pentirete. Putacaso però voi non ne abbiate voglia, perché, per un motivo o per un altro, crediate sia tutto molto chiaro, allora questo vuol dire che il vostro livello di conoscenza dell’italiano è molto avanzato. In tale eventualità vi ringrazio comunque dell’ascolto, così come ringrazio anche tutti le altre persone, ed auguro a tutti un buon proseguimento di giornata.

Un saluto a tutti, ciao.

Qualora l’Italia vincesse gli europei, ne sarei molto felice. Nel caso in cui non lo vincesse,invece, me ne farei una ragione.

 

 

Il Decreto flussi (principianti)

Audio

principianteVideo con sottotitoli

IL DECRETO FLUSSI È UNA LEGGE ITALIANA

Domanda: CHE COS’È il decreto flussi?

Risposta: è una LEGGE italiana. Il decreto flussi è una legge italiana

Domanda: il decreto flussi è una legge?

Risposta: sì, Il decreto flussi è una legge. Il decreto flussi è una legge ITALIANA.

Domanda: COS’È Il decreto flussi?

Risposta: è UNA LEGGE. Il decreto flussi è una legge.

Domanda: Il decreto flussi è una legge FRANCESE?

Risposta: no, Il decreto flussi NON è una legge FRANCESE, ma è una legge ITALIANA. Il decreto flussi NON è una legge FRANCESE, ma è una legge ITALIANA.

Domanda: Il decreto flussi è una legge TEDESCA?

Risposta: no, Il decreto flussi NON è una legge TEDESCA, ma è una legge ITALIANA.

Domanda: DI QUALE nazione è il decreto flussi?

Risposta: DELL’ITALIA. Il decreto flussi è una legge dell’Italia. Il decreto flussi è una legge della NAZIONE Italia.

Domanda: il decreto flussi è una legge della NAZIONE FRANCIA?

Risposta: no, Il decreto flussi NON è una legge della nazione Francia, è una legge della nazione ITALIA.

Domanda: QUAL È la nazione del decreto flussi?

Risposta: È L’ITALIA. È l’Italia la nazione del decreto flussi.

Domanda: è in Italia CHE esce la legge del decreto flussi?

Risposta: esatto! E’ in Italia CHE esce la legge del decreto flussi. E’ in Italia CHE esce la legge del decreto flussi.

Domanda: DOV’È CHE esce la legge?

Risposta: in Italia! È in Italia CHE ESCE la legge. È in Italia che esce la legge.

news_iconaDomanda: Sei SICURO?

Risposta: sì, sì! Sono sicuro! Sono SICURISSIMO! Sono sicurissimo! E’ una legge italiana. Il decreto flussi è una legge italiana.

Domanda: a chi È RIVOLTO? A chi è rivolto il decreto flussi? A chi è rivolto il decreto flussi?

Risposta: è rivolto AI CITTADINI non comunitari. È rivolto ai cittadini non comunitari. È rivolto ai cittadini EXTRA-comunitari.

Domanda: è rivolto ai cittadini COMUNITARI?

Risposta: no, il decreto flussi NON È RIVOLTO ai cittadini comunitari.

Domanda: è rivolto ai cittadini non comunitari ALLORA?

Risposta: sì, esatto! Il decreto flussi è rivolto ai cittadini non comunitari!

Domanda: a chi è rivolto?

Risposta: è rivolto ai cittadini non comunitari. È rivolto ai cittadini extra-comunitari.

Domanda: Ah, è rivolto A LORO QUINDI?

Risposta: sì, è rivolto A LORO. È rivolto ai cittadini non comunitari.

Domanda: non è rivolto AGLI italiani?

Risposta: no, non è rivolto agli italiani. Non è rivolto AI cittadini italiani.

Domanda: non è rivolto ai cittadini italiani?

Risposta: no, non è rivolto ai cittadini italiani.

Domanda: e A QUALI cittadini è rivolto?

Risposta: è rivolto ai cittadini NON COMUNITARI.

Domanda: è rivolto ai cittadini FRANCESI?

Risposta: no, NON francesi! Ai cittadini non comunitari, ai cittadini extracomunitari.

Domanda: ah, AI cittadini extra comunitari! CHE VENGONO A FARE in Italia? Che vengono a fare in Italia?

Risposta: vengono A LAVORARE. I cittadini extra-comunitari vengono a lavorare in Italia.

Domanda: i cittadini extra-comunitari vengono in Italia PER lavoro?

Risposta: sì, i cittadini extra-comunitari vengono in Italia PER lavoro!

Domanda: vogliono lavorare in Italia?

Risposta: sì, esatto! Vogliono lavorare in Italia! I cittadini extra-comunitari vogliono lavorare in Italia.

Domanda: COME SI CHIAMA la legge per far lavorare i cittadini extra-comunitari in Italia? Come si chiama la legge per far lavorare i cittadini extra-comunitari in Italia? Come si chiama la legge per far lavorare i cittadini extra-comunitari in Italia?

Risposta: si chiama DECRETO FLUSSI. La legge CHE SERVE a far lavorare i cittadini extra-comunitari in Italia di chiama decreto flussi. La legge che serve a far lavorare i cittadini extra-comunitari in Italia di chiama decreto flussi. È il decreto flussi.

Domanda: il decreto flussi quindi È RIVOLTO ai cittadini extra-comunitari?

Risposta: sì, esatto, i cittadini extra-comunitari le persone A CUI È RIVOLTO il decreto flussi –  A CUI è rivolto il decreto flussi.

Domanda: sono loro A CUI è rivolto?

Risposta: sì, sono loro a cui è rivolto. Sono loro a cui è rivolto.

Domanda: A CHI si rivolge il decreto flussi? A chi si rivolge il decreto flussi? Ai cittadini comunitari O ai cittadini extra-comunitari? Ai cittadini comunitari o ai cittadini extra-comunitari?

Risposta: il decreto flussi si rivolge ai cittadini extra-comunitari.

Domanda: A COSA SERVE il decreto flussi? A cosa serve il decreto flussi? A cosa serve il decreto flussi?

Risposta: il decreto flussi SERVE A LAVORARE in Italia. Il decreto flussi serve a lavorare in Italia. Serve a lavorare. Il decreto flussi serve a lavorare.

Domanda: ah, quindi il decreto flussi è una legge italiana che serve a far lavorare i cittadini extra-comunitari in Italia?

Risposta: esatto, è proprio così! il decreto flussi è una legge italiana che serve a far lavorare i cittadini extra-comunitari in Italia.

Domanda: extra CHE?

Risposta: extra-COMUNITARI! Extra-comunitari!

Domanda: il decreto flussi quindi RIGUARDA il lavoro?

Risposta: certo! Il decreto flussi è una legge SUL lavoro. Il decreto flussi RIGUARDA il lavoro in Italia. Il decreto flussi riguarda il lavoro DEI cittadini extra-comunitari in Italia. Il decreto flussi è la legge italiana che serve a lavorare in Italia SE SEI un cittadino extra-comunitario.

Domanda: SE SEI un cittadino comunitario?

Risposta: se sei un cittadino EXTRA-comunitario, non “comunitario”.

Domanda: se sei DENTRO o se sei FUORI la Comunità Europea? Se sei dentro o se sei fuori la Comunità Europea?

Risposta: se sei fuori! Se sei fuori DALLA Comunità Europea! Se sei dentro, sei comunitario, se sei fuori, sei extra-comunitario. Se sei DENTRO, sei comunitario, se sei FUORI, sei extra-comunitario, e il decreto flussi è la legge italiana che serve a far lavorare i cittadini extra-comunitari in Italia, non i cittadini comunitari.


>Corso di Italiano Professionale

In bocca al lupo e crepi il lupo (LINGUAGGIO FAMILIARE)

in_bocca_al_lupo

Audio

Video con sottotitoli

video a cura di Yasemin Arkun

Trascrizione

Buongiorno amici e membri della famiglia di Italiano Semplicemente.
Oggi torniamo a spiegare una frase idiomatica, e ringrazio Jasna che mi ha proposto e suggerito la frase.

In realtà si tratta di due frasi: la prima frase è “in bocca al lupo” e la seconda è “crepi il lupo”. Per divertirci un po’ lo faremo in due modi diversi: uno familiare, con un linguaggio semplice e amichevole, ed uno più formale, più cordiale, con alcune espressioni più adatte ad un contesto più importante, come se parlaste un linguaggio istituzionale, come se doveste scrivere un documento formale. Proviamo a fare questo esperimento, e se vi piacerà, potremo rifarlo altre volte. Iniziamo quindi la prima versione, la spiegazione amichevole, quella che uso sempre quando cerco di spiegare il significato di una espressione italiana.

Tra l’altro confrontare il linguaggio formale e quello informale è ciò che viene sempre fatto all’interno del corso di Italiano Professionale, che come sapete in fase di preparazione e che sarà online nel 2018. Tale corso è studiato proprio per chi di voi vuole conoscere in maniera un po’ più approfondita la lingua italiana, in particolare per motivi di lavoro, perché vogliono lavorare in Italia.

Ultimamente sto ricevendo varie frasi idiomatiche che quindi dovrò spiegare, e tutte queste frasi le ho appuntate, le ho scritte su una pagina del sito che tutti voi potete vedere. La pagina si chiama “frasi idiomatiche ed altri podcast gratuiti“, dove ci sono sia le frasi spiegate che quelle in programma.

“Appuntare”, verbo che ho usato nella frase precedente vuol dire “segnare”, vuol dire scrivere da qualche parte, per non dimenticarsi. Scrivere su un foglio, oppure, come ho fatto io, su una pagina internet. Appuntare viene da mettere un punto, un punto non di punteggiatura, ma un punto… come se fosse fatto da qualcosa con la punta, come un chiodo, una puntina, qualcosa di appuntito che tenga fisso un foglio, che resti così attaccato da qualche parte in modo che possiamo vederlo. Oggi si usano i post-it per appuntare, e tutti credo che conoscano i post-it.

Quindi mi sono appuntato anche di spiegare queste due frasi: “in bocca al lupo” e “crepi il lupo”. Normalmente spieghiamo una frase per volta, ma in questo caso le spiegherò insieme, ed il motivo è che le due frasi sono collegate: quando si usa la prima frase si usa anche la seconda. L’unica differenza è che a pronunciare le due frasi, a dirle, sono due persone diverse.

Se vi ho incuriosito, ora vi toglierò ogni dubbio, facendolo in modo divertente, come al solito.

Alcuni di voi sanno già cosa sia un lupo, e per quelli che non lo sanno ancora provo a spiegarlo: il lupo è un animale, che somiglia molto al cane. Rispetto al cane però ha delle differenze: il cane abbaia (verso abbaio), mentre il lupo ulula (verso ululato). Quindi il suo verso è l’ululato.

Il cane è un animale domestico, mentre il lupo è un animale selvaggio, che vive normalmente nei boschi, oppure in cattività: vivere in cattività vuol dire vivere non in libertà, quindi non vuol dire essere cattivi (quella è la cattiveria). Chi vive in cattività non vive libero, cioè nel suo ambiente naturale, piuttosto vive, ad esempio, nei giardini zoologici. Quindi non confondete la cattività con la cattiveria.

Un’altra differenza tra il cane e il lupo è che il cane si dice sia il migliore amico dell’uomo, il lupo invece, essendo selvaggio, quindi non domestico, è un animale di cui solitamente si ha paura. Tutti hanno paura dei lupi perché i lupi hanno la fama, cioè sono famosi per essere dei predatori (cioè cacciano le prede), in particolare le loro prede preferite sono, tra le altre, gli agnelli e le pecore, ma non solo. Il lupo è uno dei protagonisti della storia per bambini “cappuccetto rosso”. Chi non conosce questa storia?

Questo dunque è il lupo. E il lupo ha una bocca, che quindi è piena di denti, e di conseguenza finire nella bocca del lupo non è molto gradevole e fa molta paura per via della sua fama di predatore.

“In bocca al lupo!” è una esclamazione, ed in particolare è un augurio. Questo significa che è una frase che si dice ad una persona a cui si vuole bene. “In bocca al lupo” è l’abbreviazione della frase “finirai nella bocca del lupo”, oppure “spero che tu finisca in bocca ad un lupo”. Ma come? Ma Giovanni non hai detto che era una cosa che si diceva ad un amico oppure no?

Infatti “In bocca al lupo” è un augurio scherzoso di buona fortuna che si rivolge a chi sta per sottoporsi ad una prova difficile, come un esame, un colloquio, di lavoro eccetera. L’espressione quindi nel linguaggio parlato ha assunto un valore scaramantico. Si dice cioè per scaramanzia, per allontanare cioè il pericolo o la sfortuna. Quindi per allontanare un pericolo, una cosa negativa che potrebbe verificarsi, si fa l’augurio contrario: si dice “in bocca al lupo”. 
La frase potrebbe quindi essere nata nella caccia (la caccia è l’attività che consiste nella ricerca, nell’uccisione o nella cattura di animali selvatici) e i cacciatori rivolgevano questa frase ad altri cacciatori come loro. Col tempo la si è utilizzata anche verso chi si appresta ad affrontare una prova rischiosa o difficile in generale, non soltanto per la a caccia ma anche un esame, una prova di qualsiasi tipo.

“Crepi il lupo” è la risposta. Anche questa è una esclamazione, e la dice per rispondere.

Il verbo crepare si usa spesso per allontanare qualcosa. Ad esempio c’è “crepi l’avarizia” che si usa quando si sta per affrontare una spesa.

“Crepi il lupo” vuol dire quindi: “mi auguro che muoia il lupo”, “che crepi il lupo”. Abbreviato diventa: “crepi il lupo!”.

Se c’è quindi un vostro amico che deve fare un difficilissimo esame all’università, un esame complicato e molto importante, puoi dire al tuo amico:

“in bocca al lupo!” e il tuo amico risponderà: “crepi il lupo”, oppure semplicemente: “crepi!”.

In effetti molto spesso è sufficiente rispondere con “crepi!”.

Se un vostro parente o collega deve fare un esame medico, oppure deve andare a ritirare il risultato di un esame medico già fatto, un possibile augurio da rivolgergli quindi potrebbe essere:

“Un grosso in bocca al lupo!”, ed anche il tuo collega o parente risponderà “crepi” o “crepi il lupo”.

Ho detto parente o collega perché questa è un’espressione universale, che potete usare con tutti, amici, famigliari, parenti, colleghi; in qualsiasi occasione quindi, in ogni circostanza, al lavoro come a casa, al bar come al campo da calcio.

Se ad esempio un amico ti dice “in bocca al lupo per domani” e l’indomani tu hai un colloquio di lavoro, tu devi rispondere “crepi il lupo!”. Ed è difficile che un italiano non risponda nulla, oppure che risponda con un semplice “grazie”, oppure “ti ringrazio molto”, o “molto gentile da parte tua” perché è obbligatorio rispondere “crepi!” o “crepi il lupo!”. E’ obbligatorio perché è scaramantico, è una cosa che allontana il pericolo che il colloquio di lavoro vada male. Possiamo dire che non rispondere in questo modo “porta male”, come si dice in Italia, cioè “porta sfortuna” non rispondere “crepi il lupo”.

Spero cara Jasna di aver risposto bene alla tua domanda, spero quindi che la mia spiegazione sia stata sufficientemente chiara.

Colgo l’occasione per dire a tutti che se volete scrivermi per chiedere la spiegazione di una frase, di una espressione italiana, potete farlo mediante la pagina di facebook, che è il metodo più veloce, oppure andate sul sito italianosemplicemente.com ed cliccate sulla pagina dei contatti, o ancora sulla pagina Twitter di italiano semplicemente.

Prima di passare all’esercizio di ripetizione, vorrei ricordarvi che soprattutto i giovani utilizzano anche un altra frase, molto simile, nel senso che ha lo stesso significato, ma è un po’ diversa. Inoltre è molto informale e si può usare solo tra amici: “in culo alla balena!” Stavolta non vi consiglio di usare questa frase quindi in ambienti formali, come in ufficio ad esempio. Non la usate, ma è bene sapere che i giovani la utilizzano qualche volta e voi potreste chiedervi cosa significhi questa espressione: ebbene ha lo stesso significato di “in bocca al lupo” quindi è un augurio anche questo. Un augurio a cui non si può però rispondere con “crepi la balena”.

Bene, ora l’esercizio di ripetizione, importante per abituarsi a parlare italiano, per sciogliere un po’ la lingua, come si dice, e per abituarvi ad ascoltarvi mentre parlate, in modo che sia per voi sempre più naturale ascoltare la vostra stessa voce parlare una lingua diversa da quella vostra di origine.

Ripetete dopo di me senza badare alla grammatica ma solamente al tono della mia voce. Provate ad imitare il tono della mia voce.

In bocca al lupo

————————–

In bocca al lupo

————————–

In bocca al lupo

————————–

In bocca al lupo

————————–

In bocca al lupo

————————–

Crepi il lupo

————————-

Crepi il lupo

————————-

Crepi il lupo

————————-

Crepi il lupo

————————-

Crepi il lupo

————————-

Quindi amici questo episodio termina qui, e se avete un esame domani, un grosso in bocca al lupo da parte mia. E non dimenticate di ascoltare anche la versione formale di questo podcast, più difficile ma utile per chi frequenta italiani soprattutto per lavoro.